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Autore: fioredaparete    08/01/2013    0 recensioni
Una brava ragazza, il bisogno di fuggire da una vita di aspettative e doveri, un cattivo ragazzo, la perdizione completa di lei. Riuscirà quest'ultima a rimettere insieme i pezzi della sua vita e a ritrovare la parte migliore della sua anima, ormai scomparsa nell'oscurità?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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 Era il 15 di settembre, avevo appena compiuto 17 anni ed ero sul punto di iniziare il mio penultimo anno di liceo. Mi aspettavo un anno esattamente uguale al precedente: stessi genitori ultraperfetti, stesso fratello rompiscatole, stessi amici, stessa scuola, stessi professori…  insomma, la solita routine, ma non avrei mai immaginato che la mia vita potesse essere sconvolta da qualcuno in così poco tempo.
 
-Destiny Peterson, non vorrai fare tardi il tuo primo giorno di scuola! - ovviamente mia madre era già sull’attenti, pronta a darmi addosso come ogni giorno e a ricordarmi quanto dovessi essere perfetta, che dovevo fare onore alla famiglia anche quest’anno, a differenza di mio fratello.

Beh, se tuo padre è il sindaco di una piccola città come Monroe ( North Carolina), dove tutti ti conoscono, non  puoi farne a meno.

Eh già, mio padre è Donald Peterson: politico, grande persuasore di masse e… il padre perfetto, come molti sostengono. La verità è che come padre è un grandissimo incapace, lui non è neanche un padre, è un… un… un estraneo che ogni tanto si degna di tornare a casa per cena; per lui fare il padre è un passatempo, un hobby, la sua vita è fare il sindaco, tutto il resto viene dopo, molto dopo.
E, come in tutte le “favole” che si rispettino, l’uomo perfetto deve per forza sposare la donna perfetta. Ecco che entra in gioco mia madre, Nora, anche lei perfetta solo agli occhi degli altri. Lei però, a differenza di mio padre, non è così male come genitore, anzi, si occupa di noi anche troppo. Per mia madre la famiglia viene prima di tutto, è lo sfondo perfetto per una campagna elettorale perfetta… è come se tutta la famiglia dovesse entrare in politica.
Cosa manca per formare una famiglia perfetta? Ah già… i figli perfetti.

Io e mio fratello, poveri esseri indifesi, prigionieri di un mondo a cui non sembriamo appartenere.

Brian, il mio fratellino, cosa dire di lui? E’ un adolescente come tanti altri… ultimamente è in una fase che mi piace chiamare “asocialità cronica”: se ne sta tutto il giorno rinchiuso in camera sua, non rivolge la parola nemmeno a me; mette piede fuori di casa solo per andare a scuola, e questo perché mamma lo obbliga ad andarci, se no Dio solo sa quando lascerebbe la sua stanzetta.

E in fine ci sono io, la martire della casa, sempre pronta a rimediare alle cacchiate di mio fratello, che non sono per niente poche, e a compensare il suo far nulla quotidiano.
“Devi portare avanti il buon nome della famiglia, sei tu il nostro futuro” mi ripetono sempre i miei.
Ecco perché cerco di essere sempre perfetta in tutto, di non deludere mai nessuno: sono capitano delle cheerleaders, a scuola me la cavo discretamente, ho una borsa di studio assicurata per studiare Legge alla Columbia e ogni anno, negli ultimi tre anni, sono sempre stata eletta Rappresentante degli Studenti. Eppure, non mi sono mai sentita realizzata, o semplicemente soddisfatta della mia vita, era come se qualcun altro la vivesse al posto mio.
 
-No mamma, ora mi alzo.

-Beh sbrigati, e fatti bella, devi farti notare!

-Come sempre…

-Tuo padre è già uscito, mi ha detto di salutarti, ora vado a tentare di convincere tuo fratello ad alzarsi. Brian, giù da quel letto! - concluse sbattendo la porta.

Mi alzai in fretta e furia e corsi in bagno. Mi guardai allo specchio e l’unica cosa che riuscii a vedere era una ragazzina assonnata e depressa. Quella non ero io, o almeno, non volevo essere io.

-Ho proprio bisogno di un “extreme makeover”- dissi tra me e me.

Avevo i capelli arruffati, tipo la criniera di un leone, solo un po’ più scura, e i miei occhi, anche loro marroni, erano circondati da degli enormi cerchi neri… in poche parole, sembravo un panda.
Mi tuffai sotto la doccia e mi misi un filo di trucco in faccia, tanto per evitare commenti del tipo “ecco la ragazza panda” oppure “ehi panda girl, ti va se dividiamo del bambù a pranzo?”.
Ok l’ultimo era patetico e improbabile, ma avete capito il senso.

Uscita dal bagno trovai sul mio letto una busta di plastica, di quelle che si usano per conservare gli abiti, la aprii e dentro ci trovai… un tailleur GRIGIO.
Ma davvero? Per caso mia madre pensava che stessi  andando ad un colloquio per un posto da segretaria?!?

Ovviamente, gettai nell’armadio la malefica busta e scelsi un vestitino a fiori dal taglio vintage e dai colori primaverili, abbinato ad un paio di ballerine beige con le borchie (per la cronaca, adoro le borchie).

Scesi in cucina per la colazione e, come avevo previsto, Brian era ancora di sopra ad abbracciare il cuscino. Mi preparai un toast con la mia marmellata preferita, presi un bicchiere di succo d’arancia e mi caricai la borsa sulla spalla.
Decisi  di andare a scuola a piedi, giusto per evitare il solito discorso “pre primo giorno” che mia madre mi faceva ogni anno, in cui non dimenticava mai di aggiungere le personali scuse di mio padre per non essere presente nemmeno quell’anno: volevo sentirmi libera quel giorno, senza pressioni, senza delusioni o nervosismi vari, ecco perché non mi degnai di salutare nessuno e filai spedita fuori dalla porta, pronta ad affrontare un altro anno.
  
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