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Autore: _Miokie    08/01/2013    4 recensioni
"Uccido i demoni sulla terra perché quelli nella mia mente non possono morire".
In città è arrivata una ragazza avvolta da un mantello e dai lunghi capelli vermigli.
[Avvertimento per coloro che leggono, la storia che vi accingerete a leggere si rifà agli avvenimenti presenti nell' anime ispirato dalla saga dei videogiochi di Devil May Cry ]
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Devil May Cry

Quell’insegna a neon alla fine del vicolo da un’aria piuttosto tetra a quel posto, qualche lettera che ogni tanto si spegne per poi riaccendersi ronzando in coro alle altre. Sono di quel rosso acceso, strano. Un rosso…
Sangue. Simile a quello dei miei capelli.
La pioggia si fa sempre più rada fino a scomparire totalmente e dopo che l’ultima goccia è caduta al suolo, sembra che il silenzio più totale sia caduto sull’intero isolato. Solo il ronzio dell’insegna continua a spezzarlo.
Tensione. C’è tensione nell’aria e si impadronisce di me, facendomi camminare rigida come un pezzo di legno.
Una volta arrivata davanti alla porta abbasso il cappuccio e quasi simultaneamente un brivido mi percorre la schiena. Ansia.
E’ strano che mi senta così, di solito non mi faccio troppi problemi in certe situazioni. Eppure c’è questa maledetta aria inquieta che mi innervosisce.
Sussulto quando davanti a me si apre la porta. Un signore di mezz’età varca la soglia poco prima di accorgersi che ci sono io quasi in iperventilazione davanti a lui a bloccargli la strada.
Si ferma davanti a me e mi osserva lisciandosi i baffi.
- Dante aspettavi qualcuno? - Chiede rivolgendosi verso l’interno del locale. Il signore torna dentro lasciando la porta aperta: oltre a lui nella stanza c’è un’altra persona seduta dietro ad una scrivania, ma l’ombra all’interno mi impedisce di vederlo nel dettaglio.
Dante. Forse ho fatto bene a fidarmi di quello là.
Si sente una breve conversazione all’interno dello studio e l’uomo di prima esce fuori come un fulmine lasciando sempre dietro di sé l’uscio spalancato. Scansandomi con un:- Mi scusi signorina - se ne va senza rallentare il passo.
Dall’ombra del locale emerge un uomo, dai capelli argentei che gli ricadono davanti alla fronte e sul collo e occhi azzurri e splendenti. La cosa che mi colpisce subito è la somiglianza impressionante che ha col tizio del locale!
- E tu chi saresti? - la sua voce, però, è calda e roca. Non come quella dell’altro: fredda e distaccata.  
Mi squadra da capo a piedi soffermando leggermente lo sguardo sulla spada. Mi ripone la domanda poco dopo dato che non ho proferito alcuna parola.
- E-ehm - Balbetto - Mi chiamo Beatrix - Il silenzio di tomba cala di nuovo mentre lui è ancora occupato a fissarmi con quell’aria così seria e indagatrice.
- Cosa vuoi? - Chiede ancora. Ma stavolta sono io che lo sto studiando a fondo mascherando la mia curiosità con la soggezione, quei capelli bianchi, le iridi di ghiaccio, la mascella squadrata e quella voce così calda e seducente. Non sembra umano.
Deglutisco a vuoto e il nodo che ho in gola e (per qualche oscuro motivo) allo stomaco si sciolgono, riuscendo con la poca lucidità mentale che mi rimane ad assumere un’aria seria e quasi nello stesso momento il suo sguardo, prima apatico, si fa’ più interessato.
- Se sei chi mi hanno detto allora puoi darmi una mano - Lo guardo dritto negli occhi senza alcun indugio - Tu sei un cacciatore di demoni giusto? -
-Sì e deduco che lo sei anche tu- si poggia allo stipite della porta con le braccia incrociate davanti al petto, facendo risaltare i suoi muscoli ben visibili da sotto alla maglia nera a maniche lunghe.
-Esatto e ho bisogno di parlare con te di una cosa importante- sembra darmi più retta adesso.
Si scansa dalla porta e mi fa entrare. - Non ti preoccupare se goccioli a terra - mi dice.
Lui con molta poca grazia si lascia cadere sul divano che sta nello studio davanti ad un tavolino, su cui sopra sono appoggiate delle riviste spiegazzate. A parte questi due nella stanza non c’è molto: un tavolino da biliardo, una sedia ed una scrivania su cui ci sono un telefono e altre riviste, poi in un angolo semi buio dello studio ci sono un juke-box, una chitarra elettrica e una batteria. Questi pochi oggetti fanno sembrare la stanza più grande di quel che è in realtà e anche più polverosa, inoltre lì dentro regna l’odore di chiuso asfissiante che mi fa girare la testa.
Mi stringo nel mantello, nella stanza fa’ freddo esattamente come al di fuori. Se non di più.
Con un cenno della mano mi invita a sedermi accanto a lui. - Di cosa mi devi parlare? -
Con molto garbo rifiuto l’invito e rimango in piedi davanti a lui. - Immagino ti sarai accorto che stanno aumentando i demoni in circolazione. E immagino anche che ti sarai accorto che molti sono più forti rispetto a qualche tempo fa. -
Dalla posizione rilassata di prima passa ad una più composta, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la bocca a sfiorare le dita. - Ora che mi ci fai pensare sì. - Dice assorto in chissà quali pensieri.
- Bene, per me che sono una Devil Hunter senza una dimora fissa questo è un problema, ultimamente mi sono ritrovata spesso a combattere in viaggio, questo mi ha fatto rendere conto del fatto che non posso continuare da sola e che ho bisogno di collaborare con qualcuno -
Un mezzo sorriso si forma sulla sua bocca: - E quel qualcuno sarei io giusto? -
- A dire la verità non stavo cercando te di preciso, mi ci hanno mandato qui. - Cerco di rimanere sul vago e lui non insiste neanche più di tanto nel voler sapere chi sia stato a farmi il suo nome.
- Comunque non devi sentirti costretto, se non vuoi una donna tra i piedi non me ne faccio un problema: torno al motel a prendere la mia roba e sparisco dalla città - dico chiaro e tondo, mi pare ovvio che non voglio essere d’intralcio a nessuno. Lui però si alza in piedi e con pochi passi è di fronte a me, osservandomi ancora meditativo.
Mi da’ una pacca sulla spalla con un’espressione allegra in volto:- Non sono entusiasta all’idea di lavorare ancora con una donna, ma non mi sembra giusto abbandonarti così al tuo destino di vagabonda - dice scherzoso e con una punta di strafottenza, in ogni caso sorrido. Meglio evitare rapporti scontrosi già da ora.
- Però, Beatrix… - continua. - Prima dovrai dimostrarmi quel che sai fare e come te la cavi. Perché sono tutti capaci a portarsi un’arma dietro e dire di essere dei cacciatori di demoni - Non sai quanto hai ragione Dante, lo so anche io questo e tempo fa’ da bambina innocente ne ho dovuto pagare le conseguenze. - Al prossimo incarico che arriverà, tu verrai con me e mi dimostrerai quello di cui sei capace. - si volta e va verso la sua scrivania, prende una rivista a caso e, abbandonandosi sullo sgabello inizia a sfogliarla.
- Ti ringrazio molto - mormoro - Torno al motel adesso, ripasso domani mattina? - Colgo un mugugno e lo prendo per un sì. Esco dallo studio e una volta chiusa la porta dietro di me tiro un sospiro di sollievo.
Mi sento più leggera, finalmente ho una probabilità di potermi stabilire in un posto e stare al sicuro. Ora sono molto più tranquilla, anche perché Dante sembra essere in gamba. Deve esserlo se è riuscito a mettermi così in soggezione, non tutti ci riescono in effetti. Spesso e volentieri sono arrogante, ma lo faccio specialmente per evitare che qualcuno si prenda troppa confidenza. Momenti di goffaccine e timidezza come quello di prima capitano raramente e solo se sono particolarmente agitata. Posso dire però che è andato tutto più che bene, almeno fino ad ora.

 La porta del Motel si apre con il solito “din-din” del campanello, fastidioso e irritante a livelli cosmici.
Mi faccio ridare la chiave della stanza e salgo al piano superiore passando dalle scale però. Quella gabbia per uccelli in fondo al corridoio non la prenderei mai, neanche se fosse ragione di vita o di morte.
Faccio girare la chiave nella serratura e questa emette un suono metallico e stridente da far accapponare la pelle. Stupidi Motel economici del cavolo!
Poggio la spada al muro e mi butto sul letto sbuffando.
Vorrei dormire, ma ho paura di rifare quel sogno. Dove rivivo la scena della morte dei miei genitori, uccisi da dei demoni. Demoni troppo forti perché mio padre, Devil Hunter di scarsa bravura, potesse uccidere. Vedendolo di mio padre si poteva dire qualsiasi cosa tranne che fosse un Cacciatore di Demoni, era una persona troppo ingenua per poterlo essere, infatti la fine che ha fatto è stata proprio mentre cercava di proteggere mia madre da delle creature che cercavano delle anime con cui cibarsi. Quella notte si sono prese quelle dei miei genitori, lasciando i loro corpi in mezzo al sangue che inondava la stanza con una grande macchia rossa che si allargava sempre di più sul pavimento.
Una scena del genere vista da una bambina di sette anni non può che traumatizzarla a vita. Grazie al cielo non sono mai stata debole di cuore e in parte l’ho superata. In parte.


L'angolo di Lilith 
Scusatemi tantisssimo per avervi fatto aspettare così tanto, ma nonostante le vacanze di natale non ho avuto tempo e l'ho voluto anche riguardare bene.
Oddio, nonstante la sudata fatta ancora non mi sentivo sicura di pubblicarlo, però non volevo farvi aspettare troppo... Spero comunque vi sia piaciuto e non dimenticatevi di recensire, specialmente per darmi consigli e critiche dato che non è da molto che scrivo U///U.

Al prossimo capitolo! 
Baci baci, Lilith.

  
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