SI
PARTE!!
Afuro POV
Sono tornato
davanti alla scuola, curioso come non mai di scoprire la
verità.
Con la
storia degli Alieni non avrò molto tempo per risolvere tutti
i questi problemi.
Sono davanti
al cancello da quasi cinque minuti quando decido di entrare. Non so
come fare,
il cancello è alto quasi due metri e mi sa che
dovrò scavalcarlo.
Poi mi fermo
ad osservare l’edificio gotico davanti a me, con quel piccolo
boschetto che
ormai lo stava facendo sparire.
Quando
finalmente sono nel giardino mi sento osservato.
Mi guardo
attorno ma non vedo nessuno così vado avanti.
Sono davanti
al portone quando mi rendo conto di non sapere più cosa fare
o cosa cercare.
Però
mi
decido a entrare, tanto peggio di così non può
andare.
Prendo la
maniglia e la tiro verso il basso.
Con mia
sorpresa la porta si apre senza problemi, così entro.
Sento delle
voci provenienti dal piano di sopra, così salgo lentamente i
gradini della
grande scalinata davanti a me.
Poi il
rumore della porta che si sta aprendo alle mie spalle.
Mi giro e la
vedo.
È la
stessa
ragazza del’altro giorno, quella bellissima ragazza dagli
occhi color del cielo
e i capelli bianchi.
Mi guarda ed
io rimango incantato da quegli occhi di vetro devo avere una faccia
alquanto
ebete perché lei mi sorride.
Sento
improvvisamente molto caldo e rimango a guardarla.
Si avvicina
con passo lento e si ferma prima delle scale.
<<
Tu
chi sei? >> mi chiede a voce bassa lei dopo avermi
fissato per qualche
secondo.
<<
Mi
chiamo Terumi >> rispondo io, per poi aggiungere
<< Chi sei tu?
Perché sei scappata l’altro giorno?
>>
Lei non
sembra molto sicura di voler rispondere però poi dice
<< Io sono Arianne,
ora ti devo parlare. Vieni fuori >>
E detto
questo si gira e comincia ad andare verso la porta.
Dopo averla
guardata per un po’ comincio a seguirla.
<<
Devi andartene. Non t’intromettere. Vattene e non parlarne
con nessuno.
>>
Sono quasi
stupito da queste parole.
Siamo ormai
sotto un grande albero dalle foglie verdissime e non riesco a collegare
il
cervello alla bocca.
<<
Perché? Perché dovrei andarmene e non dirlo a
nessuno? >> le chiedo dopo
un po’ quasi urlando per la rabbia.
<<
Ti
stai immischiando in una faccenda più grande di te. Non ti
conviene stare qui,
rishieresti grosso. >> mi risponde determinata agitando
le mani.
<<
Ma…
>> tento di ribattere io ma lei mi blocca
<< No, niente ma. Non
cercarci più. Noi spariremo ma tu stanne fuori. Come ti ho
già detto non puoi
neppure immaginare ciò che sta succedendo. >>
Detto questo
mi accompagna al cancello e lo apre con una chiave attaccata alla
sottile
catenella argentata che porta al collo. La chiave ha dei motivi a
volute sulla
parte superiore e piccoli brillantini bianchi la dove i sottili
riccioli
d’argento s’incontravano, la parte inferiore
è invece di vetro.
Quando mi
apre il cancello io non so cosa fare ma poi mi arrendo e me ne vado.
La guardo
chiudere
il cancello, girarsi e tornare nel vecchio edificio.
Sono ormai
le tre del pomeriggio, non so cosa fare.
Poi passo
davanti alla Raimon e poi torno a casa a pensare.
Dopo un
pomeriggio intero a pensare decido di tornare là, di non
arrendermi.
Rifaccio la
strada fino a trovarmi di fronte all’edificio.
Entro.
Non
c’è
nessuno nel cortile.
Entro dal
portone e mi faccio coraggio salendo le scale.
Dopo quasi
un quarto d’ora di perlustrazione esco mortificato: la
struttura è
completamente vuota, deserta, come se nessuno ci abbia mai abitato.
Arianne Pov
Saluto
un’ultima volta quella che ormai chiamo casa.
Non
tornerò
più in questo luogo tanto triste.
Prendo il
mio borsone con quegli oggetti che sono riuscita a collezionare in
questi
ultimi anni: tre paia di jeans lunghi, un paio corti, un paio di calze
di lana
e due più leggere e basse, due T-shirt, una canottiera e una
camicia. Infilo
poi in un sacchetto la biancheria e in un altro un paio di ballerine
nere.
Esco dalla
mia camera e trovo davanti a me tutti i miei compagni di avventura:
Ruka, il
ragazzino ai capelli neri e corti con le orecchie a sventola, Andrew,
il mio
amico con i capelli ricci e castani e gli occhi verde smeraldo.
Scendendo le
scale trovo Alice, una bambina nuova, la più piccola tra di
noi, con i suoi
occhioni blu notte.
Arrivo alla
porta e do un ultimo saluto alla mia casa.
Poi,
seguendo Silver, mi avvio verso il furgoncino che ci porterà
lontani da questo
luogo.
Sono la
prima a salire e osservo tutti i miei compagni seguirmi.
Siamo quindici
ragazzi tra i 14 e i 17 anni, ci sono poi Joe,il più grande,
di 19 anni e Alice
di 10.
Silver si
siede in fondo al pullmino, si mette le cuffiette e si isola nel suo
mondo di
musica.
Io invece mi
perdo ad osservare un’ultima volta la scuola, la mia casa.
Continuo a
guardarla fino a quando non la vedo sparire dietro l’angolo.