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Autore: Ilarya Kiki    12/01/2013    1 recensioni
La vita di Amy Wong fa schifo.
Lavora sottopagata in un call-center in una cantina, vive sola in un monolocale nel peggior sobborgo della sua città, Leadenville, con un dirimpettaio invadente e le bollette con cui fare i conti.
Ogni notte va ad ubriacarsi e vaga, solitaria, per le strade notturne come un fantasma…
Finché non si imbatte in una strana ragazza dai capelli rossi.
Quell’incontro stravolgerà la miserabile esistenza di Amy, e la farà intrecciare con i fili rossi dei destini di innumerevoli creature in un misterioso disegno più grande, l’ordine del mondo e l’equilibrio tra bene e male,
fino a risalire al suo oscuro e terribile passato.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'impossibile, disperata missione della Princpessa dei Demoni.

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Amy quella mattina si svegliò di buonumore, cosa che ormai le accadeva piuttosto spesso, a dire il vero. Ma il discorso valeva particolarmente per quella speciale mattina, infatti era domenica.
Finalmente domenica!
I faticosi giorni di lavoro e le alzatacce erano finite, e per una mattina almeno lei poteva attardarsi tra le coperte al calduccio, visto che non riusciva a non svegliarsi dopo le sei mezza a causa dell’abitudine, e godersi il suo meritato riposo in un dolce dormiveglia.
Nel piccolo monolocale tutti ancora dormivano: Annette stesa a stella sul pavimento e mezza avvolta nelle trapunte che le facevano da letto, Tarja tutta accoccolata sul divano e Cherì, poverina, stretta a sua sorella e quasi al punto di cadere giù per terra per la mancanza di spazio.
La blu richiuse gli occhi e si voltò su un fianco, abbracciando il cuscino.
Si lasciò cullare dal lento scorrere dei suoi pensieri.
Da quando aveva detto alle sue inquiline ed a Davey dei suoi genitori e di Serji, Amy si sentiva molto più in pace con il mondo: certo, Tarja era sempre insopportabilmente strana, Cherì negli ultimi tempi era ancora più tormentata ed assente del solito e Annie, sinceramente, non vedeva l’ora di sbatterla fuori da casa sua a calci, ma si sentiva un po’ più compiacente nei loro confronti.
Davey, poi, aveva smesso di essere pressante e noioso come al solito e la lasciava in pace, anche se in effetti in quella settimana era sempre venuto a trovarla. Probabilmente per vedere Tarja, con la quale aveva sviluppato una certa affinità di pensiero. Che dire, erano entrambi due geni dell’idiozia, si trovavano bene. Amy pensò che era meglio che non si riproducessero, perché altrimenti Green Peace avrebbe avuto un altro temibile nemico da combattere per salvare il mondo.
Sorrise e lanciò un’occhiata alla foto di Serji sul comodino.
Si trovava meglio con quei ragazzi, perché in fondo aveva rivelato loro quello che non aveva mai detto a nessun’altro, quello che si era ripromessa di cancellare.
Ora non poteva più fingere che loro ignorassero chi lei era davvero.
E nemmeno lei poteva più ignorarlo.

A colazione c’era molto silenzio, nonostante il buonumore di Amy: Cherì se ne stava in un angolo con la sua Divina Commedia, e come al solito non era di molta compagnia, Annie era troppo insonnolita per fare più di tanto rumore ed il suono più frequente erano lo sgranocchiare dei cornflakes ed i suoi ampi sbadigli, emessi a brevi intervalli di qualche minuto. Insomma, mancava il solito caos. Amy si accorse presto della motivazione di tutta questa innaturale quiete: Tarja infatti se ne stava mogia mogia al tavolo, con la tazza di tè ancora piena ed una guancia appoggiata al palmo. Con l’altra mano seguiva i fogli di giornale, stesi come una tovaglietta sotto i suoi occhi spenti, facendo danzare la punta di un dito tra le righe grigie delle offerte di lavoro. Non proferiva parola.
Amy si stupì della differenza che poteva fare la mancanza della sua voce argentina e delle sue risate, era come se l’interruttore dell’allegria si fosse spento.
Le si accostò, in un rarissimo momento di solidarietà.
“Che c’è? Non trovi niente?”
“No, ci sarebbero delle cose, ma…”
“E allora?”
“Non credo di essere capace di fare qualcosa di utile nella società degli umani…”
“Ah, sciocchezze. Non ci vuole tanta arte a fare la cameriera.”
“Mmm…ma poi come mi sposterei…?”
“Ci sono i pullman.”
“Ma poi…e se rompessi qualcosa…?”
“Ma smettila.”
“…e se…”
“Oh cavolo, si può sapere qual è il problema!?”
Amy non si sarebbe mai aspettata la reazione di Tarja al suo sbottare scocciato: la rossa all’improvviso sbatté le mani sul tavolo con violenza facendo ballare tutte le tazze che vi erano appoggiate, destando l’attenzione anche di Annette e Cherì, che sussultarono allo schianto improvviso.
Gli occhi della principessa dei Demoni lanciavano saette, il suo volto era di pietra. Il tavolo per poco non s’era spezzato in due.
Amy si sentì trafiggere dal gelo della morte ed il fuoco dell’Inferno insieme, non appena quei due pozzi oscuri e roventi le si puntarono addosso. Le sembrò in un secondo che la sua fine fosse arrivata.
Ma velocemente com’era iniziato, tutto finì subito.
Lo sguardo della rossa si addolcì un pochino, e poi si nascose la faccia tra le mani.
“…oh, scusa Amy…non volevo spaventarti.”
Amy ricominciò a respirare, e si sentì ricoperta di sudore gelido. Stiracchiò un sorrisetto di comprensione e prese questo appunto mentale: mai più, mai più dimenticarsi che si aveva a che fare con una discendente di Satana…
“…ma proprio non posso. Non posso mettermi a cercare adesso qualcosa di inutile come un lavoro tra i mortali…”
“Beh…inutile…” tentò di negoziare la blu, mettendo le mani avanti. Cherì era sbiancata come un cencio, ed Annette era sparita non si sa dove dalle parti del bagno insieme a ciò che restava del giornale.
“No, non posso.”
Amy si accorse che in Tarja sembrava essersi acceso qualcosa di nuovo, come se ogni ombra di esitazione fosse scomparsa dal suo sguardo sempre vagante e incerto. Sembrava aver deciso di rompere tutti i compromessi delle buone maniere, ed avesse finalmente snudato le sue vere decisioni, e la sua nuova risolutezza filtrava dallo sguardo deciso e dal tono serio.
“Ragazze…è il momento di dirvi una cosa. Amy, Cherì…”
La giovane lettrice dal caschetto arruffato, un po’ tremante, si sedette al tavolo con le altre due. Aveva capito che il discorso stava diventando importante.
“Voglio dirvi perché non posso perdere tempo. E perché sono fuggita da Chrysantemum Hill.”
“Oh…” disse Amy, sentendo improvvisamente nascere in sé un impertinente moto di curiosità. In effetti, Tarja sembrava aver voluto nascondere qualcosa riguardo alla sua fuga fin dal momento in cui le aveva svelato la sua vera natura, e le idee che si era fatta Amy erano solo pure supposizioni.
“…ma…” la voce di Cherì tremava, e le sue mani si tormentavano l’un l’altra sotto il tavolo, “…io pensavo che fossi scappata per me…”
“Sì, sorellina.” Tarja rivolse alla sorella un sorriso dolce, vedendo la sua anima fragile vacillare all’improvviso come una foglia al vento freddo di novembre.
“Ho sempre voluto ricongiungermi alla mia metà lontana dal momento stesso in cui siamo state separate. Non ho mai desiderato il fato che mi era stato imposto. Tu mi sei mancata tantissimo.”
Le due sorelle congiunsero le mani sul legno consumato del tavolo, per un lungo istante.
Amy si sentì un po’ in imbarazzo.
“…ma non avrei mai avuto la forza di alzare la testa e fuggire se non avessi avuto un ideale più forte che mi spingesse ad agire. Io…sono una codarda.”
Ci fu un momento di silenzio.
Tarja codarda…? Pensò Amy. Beh, in effetti, quella rossa svitata avrebbe anche potuto dirglielo subito che non aveva nessuna intenzione di guadagnare qualche soldo…
“…sono una codarda. La prova è il fatto che non ho ancora combinato niente…non ho fatto altro che rimanere qui come una parassita, a scroccare cibo ed alloggio a te…”
Amy si sentì presa in causa e fece un gesto noncurante, memore dello spavento di poco prima.
“…vi ho anche messo in pericolo di vita con la mia presenza, visto che i Demoni hanno cominciato a mandare sicari per riportarmi a casa, e poi non sono nemmeno capace di lavare i piatti…”
Amy cominciò, nonostante tutto, a sentir crescere il nervoso. Abbandonò il suo atteggiamento finto di compiacenza e decise di tirare fuori un po’ di sane palle, ignorando il timore che le rodeva lo stomaco.
“Hai finito di auto-commiserarti, Principessa dei Demoni? Dicci cosa vuoi fare e basta!”
La rossa si morse le labbra. Sembrò riscuotersi un po’ e si decise.
“Voglio abbattere Chrysantemum Hill, il regno dei Demoni, e porre fine alla Guerra.”

“…cosa?”
Amy stentava un po’ a capire le parole che aveva appena ascoltato. Cherì aveva spalancato gli occhi all’inverosimile, stringendo convulsamente le mani della sorella sul tavolo.
Tarja si morse di nuovo il labbro inferiore, abbassando lo sguardo, come se non riuscisse a sopportare a testa alta il peso eccessivo di ciò che aveva appena pronunciato. Stiracchiò la faccia in un sorriso incerto.
“…beh…mi sento in dovere di farlo.”
Le due ascoltatrici rimasero in silenzio, ancora troppo stupite per riuscire a spiccicar parola: Amy provò la sensazione di aver ascoltato la frase più assurda della sua vita, neanche in un film con una trama scritta da una scimmia sarebbe apparsa un’affermazione così banale e impossibile! E nonostante tutto continuava ad avere sotto gli occhi quella giovane donna che si tormentava le labbra, e che sembrava non credere nemmeno lei alle cose che aveva appena detto, e che di questo si doleva.
“Scusa, Tarja, ma dici sul serio? Cioè…tu, da sola, far vincere i “buoni” nella battaglia cosmica dell’eternità?”
“Certo che dico sul serio!”
La rossa tornò decisa, e fissò Amy con un cipiglio che le incurvava le sopracciglia sottili.
“Io devo farlo! Lo so, l’ho capito mentre vivevo in quell’inferno! Io ho sopportato tutto ciò che mi ha insegnato mio padre solo avendo fisso in mente il pensiero che tutto il potere che mi stava dando l’avrei ritorto contro di lui, e non usato per continuare la Guerra per quegli stupidi ideali!”
Amy e Cherì erano di nuovo senza parole, imbambolate.
“Io so che cosa vogliono fare i Diavoli, che cosa farebbero se li aiutassi a prevalere e vincessimo la guerra! Vogliono distruggere l’ordine imposto da Dio e fare quello che vogliono, regnare su tutto! Vogliono male agli umani, li odiano perché sono fedeli a Dio e lui li protegge! Probabilmente la distruggeranno la vostra razza, se non gli sembrerà più divertente corrompervi fino a che non vi distruggerete a vicenda!”
“Quello lo facciamo già, mi pare…” mormorò Amy in un filo di voce, ma Tarja non la sentì.
“Vi trasformeranno in animali miseri e feroci e stravolgeranno il mondo in una anarchia senza senso! Io…io dovrei essere la loro regina…”
Il fiato le venne a mancare tra le labbra, mentre il tono si abbassava e la disperazione cresceva. Fece una pausa, mentre tentava di governare il tremore che aveva cominciato a scuoterla al suono delle sue stesse parole.
“Io sarei dovuta essere la loro regina…ma non sono adatta. Io sono umana per metà, e questo non si può cancellare. Mio padre era convinto di aver spazzato via tutta la mia umanità nel mio corpo…ma non ha mai accettato che potessi esserlo rimasta nel cuore. Deve essere stato questo il suo errore, con me.”
Fece un’altra pausa, senza riuscire ad arrestare i tremiti che percorrevano le sue membra. Un pallore sconcertante le aveva svuotato le guance dal colore.

“Io…mi sono convinta che se un Demone dal cuore umano come me si è ritrovato a possedere il potere del Principe Oscuro…non può essere un caso. Io sono la persona che deve fermarli, perché sono l’unica che ne ha il potere e la volontà. Non esiste nessun’altro come me…sono stata scelta dal fato, non ci sono dubbi. Sono talmente potenti che solo il loro esponente peggiore può distruggerli.”
Smise di parlare.
Amy si ritrovò in piedi dietro di lei, con una mano sulla sua spalla, ancora tremante.
Non riusciva ad assimilare le parole appena dette dalla rossa, come ogni cosa seria che le usciva dalla bocca, d’altronde: tutto quel casino le sembrava uscito da un romanzo di basso rango, ma doveva fare uno sforzo e capirla. Sì, ce l’avrebbe fatta, in fondo Tarja era stata ad ascoltare lei e la sua storia patetica. Si sarebbe comportata da amica, come minimo, glielo doveva.
“Tu…intendi salvare il mondo, dunque.”
“Se la vedi così…”
Non erano molto diverse, in fondo, loro due…almeno, non molto diverse da come era Amy prima che morisse anche Serji. Ah…fanculo! Il mondo aveva sempre bisogno di essere salvato, con o senza Serji…
“E quindi? Cosa pensavi di fare?”
Non lo so!”
E qui Tarja scoppiò in lacrime, gettando il viso tra le mani e singhiozzando penosamente. Amy non seppe che fare, se non sentirsi in un incredibile, impietoso disagio: si trovava all’improvviso davanti ad una ragazza disperata, senza punti di riferimento a cui sostenersi in un’impresa che si era auto-convinta di doversi sobbarcare, e nemmeno quel briciolo di spina dorsale necessario a darle forza.
Le sembrò una poveretta, e lei non aveva idea di come farla sentir meglio: era impotente.
“E’ questo il problema! Non so neanche da che parte iniziare! Mi ero fatta qualche piano mentre mio padre mi teneva reclusa, ma in realtà non so nulla di come funzionano le difese di Chrysantemum Hill, non abbastanza da impedire di farmi ammazzare almeno! So solo combattere, ma sono da sola… E ho paura, cavolo!”
Cherì, senza farsi notare, si era alzata e si era accucciata accanto a sua sorella. Le circondò le spalle con un braccio e le appoggiò il capo nella piega del collo, senza dire nulla. Amy, in preda all’imbarazzo più totale e sentendosi terribilmente fuori posto, staccò la mano dalla spalla della rossa in lacrime e arretrò di qualche passo, assistendo a quella profonda comunione tra sorelle.
Non si dicevano nulla, ma i singhiozzi di Tarja si calmarono un poco.
Infine, Cherì le diede un bacio sulla guancia, e lei smise di piangere.
“Ti aiuterò io, Jaja. Troveremo un modo. E anche Amy, vero?”
“Eeeemh…”

In quel preciso istante la porta del bagno si spalancò con violenza ed una voce trillante e cristallina invase il piccolo monolocale.
Apparve Annette in tutto il suo splendore, sventolando la carta igienica con una mano e il giornale con l’altra.
“Eeeeehi!” disse, raggiante: “Forse ho trovato il lavoro che fa per te, rossa!”
  
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