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Autore: Cinnamon Nya    14/01/2013    13 recensioni
Urania sospirò.
Era partita il giorno precedente dall'aeroporto di Yangon, in Birmania, per raggiungere la capitale greca. Nella sua mente ormai galoppavano pensieri di ogni tipo, misti ad un profondo senso di inquietudine che le stava attanagliando la bocca dello stomaco... Non tornava ad Atene da dieci lunghi anni, e la cosa la stava agitando non poco. Chissà quante cose erano cambiate, in tutto quel periodo. Chissà se avrebbe rivisto i suoi amici d'un tempo, se erano tornati anche loro dagli allenamenti... chissà se erano ancora vivi.
Accenni a Episode G e Lost Canvas - Non tiene conto di gran parte dell'anime (salvo alcune eccezioni), di Saint Seiya Omega, di Saint Seiya Next Dimension e dell'Ipermito.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 3

Love will keep us alive. ~ 

Capitolo tre pronto pronto per la scrittura! In realtà doveva trattare di molte più scene, ma poi mi sono resa conto che a) avrei dovuto stringere troppo b) se non stringevo veniva chilometrico (immaginatevi questo capitolo raddoppiato!) così alla fine saranno due capitoli incentrati sulla prima missione della nostra protagonista. E chi andrà in missione con lei? Aiolia? O magari... Milo? Mah... lo scoprirete molto, molto presto! ;)
Ringrazio di cuore: _Sherry_, che sta pompando il mio ego di complimenti (mi farai esplodere di gioia, prima o poi!), MaikoxMilo, che spero sia ancora viva per leggere questo capitolo (in quanto è svenuta leggendo la parte di Camus!), Gemini_No_Sabriel che senza di lei non potrei andare avanti a scrivere nessun genere di storia, Shuratheavenger che lascia sempre commenti esilaranti e Light Upon Us, che invidio perchè è stata in Grecia e io no XD (e che ringrazio tanto per il commento dolcissimo!)
E, come sempre, grazie a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!

Cap.3
First mission: alle pendici dell'Etna [part 1].


<< Vieni avanti, Deathmask. >>
La voce del Gran Sacerdote era calma e pacata, mentre un uomo vestito con una lucente armatura d'oro s'inginocchiava di fronte a lui, sorridendo.
<< I miei omaggi, Saga... >> disse con un ghigno.
<< Deathmask! >> urlò Saga balzando in piedi << Non... Non osare mai più chiamarmi con quel nome! Qualcuno potrebbe sentirci! >>
<< Vi chiedo perdono... >> si finse dispiaciuto quest'ultimo, stringendosi nelle spalle.
Deathmask era l'unico, al Santuario, a conoscere la verità: solo lui sapeva che il Grande Sacerdote non era più Shion, ma il creduto scomparso Saga di Gemini. Sapeva bene cos'era successo dieci anni prima, quella notte in cui la neonata Athena era apparsa al Santuario, e conosceva la verità sulla morte di Aiolos del Sagittario. Era a conoscenza di ogni minimo dettaglio: ma ciò non gli importava minimamente.
Chi ci fosse a capo del Santuario, per lui non faceva assolutamente differenza. L'unica cosa che interessava a Deathmask del Cancro era la forza: lui si schierava dalla parte dei forti; quali fossero poi le loro ragioni, di certo non gli interessava.
<< Saint della costellazione del Cancro >> esordì Saga << Ho bisogno che tu parta il prima possibile per una missione importante. >>
Deathmask grugnì per il disappunto. Era appena tornato da una noiosissima perlustrazione del Peloponneso, e l'idea di andare nuovamente in missione gli faceva accapponare letteralmente la pelle.
<< In Italia >> continuò poi il Gran Sacerdote, la voce resa gutturale dalla pesante maschera nera << Precisamente, in Sicilia. >>
<< I... In Sicilia?! >> balbettò Deathmask << Perché mai dovrei tornare nella terra in cui sono nato e mi sono allenato? In cosa consiste, questa missione?! >>
Saga si alzò dal suo trono, con fare lento e pesante. Sembrava essere molto stanco e affaticato, ma il Saint del Cancro non riusciva davvero a spiegarsi il motivo.
<< Credo di aver visto brillare una Stella Malefica, sopra le pendici dell'Etna. >> spiegò con un sospiro.
<< Stelle Malefiche? Si tratta forse di Spectre?! Quindi il Sigillo... >>
<< ...ha cominciato a rompersi, sì. >>
Deathmask sorrise.
Finalmente una missione divertente... pensò ghignando.
<< Sono preoccupato... >> mormorò Saga << Non è un potere normale, quello che avverto... non andrai da solo, questa volta. Porta con te un altro Gold Saint e alcuni dei vostri sottoposti. Quando la missione sarà completata, tornerai a farmi rapporto. Questo è tutto. >>
<< M... Ma... >>
<< Niente ma. Puoi andare. >>
Deathmask chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro. Sapeva che quando Saga faceva così, era inutile insistere: non avrebbe aggiunto altro. Si diresse fuori dalla Tredicesima Casa, dove lo stavano aspettando un ragazzo e una ragazza, seduti con le gambe incrociate per terra.
<< Maestro! >> esclamò il ragazzino più giovane, alzandosi in piedi. Non era vestito con un Cloth, ma con semplici abiti da addestramento, segno che, probabilmente, ancora non aveva ricevuto un'armatura sacra. Sorrise verso Deathmask scuotendo i lunghi capelli neri; poi borbottò, rivolto alla ragazza che era seduta di fianco a lui:
<< Non ti vergogni a mostrare così il tuo volto?! Dovresti portare quella dannata maschera una buona volta! >>
<< Chiudi il becco, Mei... >> grugnì l'interpellata, stiracchiandosi << Il maestro Deathmask non conta. Io lo amo così tanto, e al tempo stesso lo odio così profondamente che vorrei ammazzarlo... diciamo che ho trovato il giusto equilibrio, ecco. >>
La ragazza si alzò in piedi, guardando Deathmask con aria annoiata. A differenza del compagno, sul suo corpo sfavillava una lucente armatura argentata, segno inderogabile della sua investitura a Silver Saint. Si ravviò i capelli biondi come il miele, sorridendo a Mei con aria di sfida.
<< E tu sei un caso a parte... conosci il mio viso da quando sei nato... fratellino. >> aggiunse poi.
<< Ti conviene indossarla quella maschera adesso, Soul Eco >> le disse il Gold Saint facendo un cenno con la mano << Dobbiamo fare una visitina alla Dodicesima Casa. >>
<< Dal Sommo Aphrodite?! E perché mai? >> esclamò Mei sorpreso.
Deathmask ghignò.
<< Amuninne, picciotti mei >> esclamò poggiando loro una mano sulle spalle << riturnammo a' casa! >>

Retsu si svegliò di soprassalto. Aveva fatto l'ennesimo incubo in cui riviveva la morte di Noesis, il suo maestro, e il terribile scontro avvenuto con la Gorgone, vinto grazie al sostegno che l'uomo gli aveva concesso anche dopo la sua morte. Ogni giorno era la stessa storia: si svegliava sudato e terrorizzato, poiché nei suoi incubi, a differenza di com'erano andate realmente le cose, lui lo scontro non lo vinceva e veniva letteralmente sbranato dal mostro.
In verità, da ben quattro anni, Retsu veniva davvero divorato da una bestia ogni giorno: quella della solitudine.
Dormiva clandestinamente in quella casa che non era più destinata a lui; al mattino si svegliava e restava lì, dilaniato nell'anima dai dolci ricordi di quell'uomo che tanto lo aveva amato, a fissare il muro per ore intere...
Quel giorno però, il suo risveglio fu assai differente dai precedenti.
Si ritrovò sdraiato per terra, sopra una manciata di coperte che gli avevano fatto da materasso la notte precedente, mentre un dolce profumo di caffè gli inebriava le narici. Si mise seduto, confuso, e vide una ragazza vestita con una sfavillante armatura argentata, impegnata ad armeggiare con il cucinotto dell'abitazione.
<< Buongiorno, Retsu! Finalmente sveglio, eh? >> gli disse lei con voce gioviale << Sto preparando la colazione. Ti va un po' di caffè? >>
Il ragazzino si grattò dietro la testa, ancora intontito dal sonno, e sorrise. Adesso ricordava: la sera prima aveva incontrato una Silver Saint, la nuova inquilina della ex casa del suo maestro, e aveva accettato di diventare una specie di suo "sottoposto", in modo da poter rimanere ufficialmente in quella che, un tempo, era stata la sua dimora. Rimase quasi senza fiato davanti alla bellezza dell'armatura della donna, dalle linee semplici ma sinuose: un bustino monospalla lavorato come se fosse stato ricoperto di piume le avvolgeva la schiena e i seni, lasciandole scoperta la pancia, mentre le gambe erano avviluppate in degli elaborati gambali asimmetrici, che la coprivano fino a metà coscia. Indossava un collarino d'argento e le braccia erano rivestite da due guanti dall'aria robusta, anch'essi asimmetrici. Celava il volto dietro una maschera ovale, decorata con alcuni segni neri sul lato destro, mentre sulle sue spalle nude era adagiata una lunga stola rossa, apparentemente leggera come seta.
<< S... sì! Vi ringrazio, Nobile Urania... >> rispose Retsu, superato l'imbambolamento iniziale.
Malgrado il volto della donna fosse coperto, il Bronze Saint giurò di averla vista sorridere. La cosa era pressoché impossibile ma, in cuor suo, Retsu sentiva che fosse così.
Si sedette al tavolino vicino al cucinotto e, poco dopo, anche Urania lo seguì, portandosi dietro due tazze di caffè bollente.
Ne bevve subito un sorso, mentre una gioia inaspettata gli scendeva giù per la gola fino alle viscere, insieme alla nera bevanda. Non era più abituato a certe gentilezze, e quella colazione gli ricordò tanto i giorni felici insieme a Noesis.
<< Puoi voltarti un attimo? >> chiese lei ad un certo punto.
<< P... Perché? >>
<< Vorrei berlo... >> ridacchiò la ragazza indicando prima la sua tazza e poi la maschera sul viso.
Retsu avvampò, ricordandosi di scatto che la donna non avrebbe mai potuto fare colazione con la maschera che le copriva il volto, e si girò, continuando a bere il caffè da voltato.
Urania si staccò la maschera dal viso, sospirando. Era una vera seccatura dover portare un simile impedimento, ma non aveva nemmeno intenzione di trasgredire alle regole del Santuario. Si portò la tazza del caffè alle labbra e ne bevve un piccolissimo sorso: subito dopo, sul suo volto si dipinse un'espressione di disgusto.
<< C... Che schifo! >> esclamò nauseata.
<< N... Nobile Urania, che succede?! >> mormorò Retsu preoccupato, frenando la tentazione di voltarsi di scatto.
<< Niente. E' amaro. >> mugugnò lei.
<< E' normale... è caffè! >>
<< Lo so... infatti il caffè a me proprio non piace! Ma non ho trovato altro, e mi sono dovuta accontentare. Oh, dannazione! Dobbiamo andare a fare la spesa, ricordiamocelo... >>
Retsu non poté fare a meno di scoppiare a ridere, sorpreso dal comportamento buffo della Silver Saint. Stava per dirle qualcosa, ma fu bruscamente interrotto da qualcuno che aveva bussato alla loro porta.
Urania si infilò la maschera in fretta, mentre il ragazzino andava ad aprire.
Si trovò davanti un giovane di circa la sua età, che lo guardava con aria spaventata sgranando due grandi occhioni azzurri.
<< S... Scusatemi  >> balbettò << C... Credevo che questa fosse l'abitazione della Nobile Urania della Gru... >>
<< Difatti lo è... >> rispose la donna alzandosi e sbirciando da sopra la spalla di Retsu << Chi è che mi desidera? >>
Il ragazzino s'affrettò a fare un breve inchino, servile, poi rispose:
<< Sono uno dei servitori del Nobile Aphrodite, mi ha mandato a chiamarvi... chiede che raggiungiate immediatamente la Dodicesima Casa >>
<< Oh... >> lipperlì Urania non seppe che dire, sorpresa da tale rivelazione << D'accordo. Digli che stiamo arrivando. >>
Il servitore s'inchinò nuovamente e corse via.
<< Scusatemi... avete detto stiamo? >> mormorò Retsu guardandola con aria interrogativa.
<< Certo... >> Urania sogghignò << Indossa l'armatura, giovane Lince. Si va al cospetto del Gold Saint di Pisces... >>

Retsu e Urania stavano quasi per varcare la soglia della Dodicesima Casa quando un uragano argentato quasi li travolse, facendoli sobbalzare. Lo fissarono sbigottiti, riconoscendo in lui Misty, il Silver Saint di Lizard.
<< Ehm... Buongiorno, Misty >> lo salutò lei, ma ricevette in cambio solamente un'occhiata truce.
<< Non... Non credere che sia finita qui, maledetta! >> gridò lui. Era talmente stizzito che la sua voce era diventata fastidiosamente stridula.
<< C... Cosa? >> balbettò Urania senza capire.
Misty la fissò assottigliando lo sguardo, quasi incapace di mantenere il controllo: fremeva così tanto dalla rabbia che gli era venuto uno strano tic al labbro superiore, il quale continuava ad arricciarsi ritmicamente nell'angolo destro.
<< Non riesco a capire come... come il Sommo Aphrodite possa aver preferito te a... a me! Io sono il grande Misty di Lizard! E... e tu... >> le puntò un dito contro, cercando di farsi minaccioso << Tu non sei assolutamente nessuno! >>
Si voltò di scatto e si allontanò, borbottando imprecazioni sottovoce.
Retsu e Urania si guardarono, perplessi, e fecero le spallucce, non capendo il comportamento anomalo del Cavaliere. Proseguirono poi il loro cammino, varcando la soglia della Casa dei Pesci.
Non appena misero piede nel salone principale, rimasero sbigottiti dalla quantità di persone presenti nell'atrio: oltre al bellissimo Saint dei Pesci, si trovavano presenti anche un ragazzino, una donna che indossava un'armatura d'argento e quello che a prima vista sembrava essere uno dei Gold Saint che Urania non aveva incontrato.
<< Urania! >> esclamò Aphrodite allegramente non appena la vide entrare << Eccoti, finalmente. Vorrei presentarti delle persone... >> il suo sguardo si fece poi perplesso, non appena notò la presenza di Retsu, che nel frattempo era avvampato per la vergogna.
<< Sommo Aphrodite, lui è Retsu della Lince... l'ho accolto come mio sottoposto, spero che non vi dispiaccia se ho portato qui anche lui... >> s'affrettò a spiegare Urania, chinando leggermente il capo.
<< Certo che no, va benissimo >> mormorò Aphrodite << Una persona in più non guasterà. Vieni, voglio farti conoscere il Gold Saint della costellazione del Cancro... >>
Urania s'avvicinò, inchinandosi di fronte all'uomo dalle dorate vestigia. Lui la guardò storcendo il naso, mentre i suoi piccoli occhi cerulei guizzavano da lei a Retsu. Si passò infine una mano fra i capelli argentati, ravviandoli all'indietro, e fece un sorriso che pareva quasi più un ghigno poco rassicurante.
<< Sono Deathmask. Deathmask del Cancro >> disse infine, chiudendo gli occhi con aria soddisfatta << E questi sono i miei due allievi... Soul Eco e Mei >>  aggiunse poi, indicando i due ragazzi con un gesto della mano.
<< I miei omaggi >> risposero Urania e Retsu in coro, inchinandosi.
<< Soul Eco? >> bisbigliò poi Retsu nell'orecchio della sua compagna << Ma... che razza di nome è... ? >>
<< Ovviamente non è il suo vero nome... >> borbottò il ragazzino dai lunghi capelli neri, che l'aveva sentito << Lei in realtà si chiama Lu... >>
Ma non finì la frase, perché la ragazza che rispondeva al nome di Soul Eco l'aveva agguantato per il colletto e lo stava strattonando, inferocita.
<< Ti ho detto mille volte che non devi pronunciare quel nome! Io non mi chiamo più così! E' chiaro? Sono solo Soul Eco adesso... ho rinnegato quella nomea sei anni fa, quando ho votato anima e corpo al nostro maestro. Vedi di ricordartelo! >> gli sbraitò contro.
<< V... Va bene, sorella. Non agitarti! >> borbottò Mei, cercando di liberarsi dalla morsa della donna << Mi stai quasi strangolando! >>
Deathmask scoppiò a ridere, divertito.
<< Suvvia, Soul Eco. Lascialo, o me lo ammazzerai sul serio. >>
<< Sai che perdita... >> grugnì lei, ma mollò la presa.
Aphrodite si schiarì elegantemente la voce, cercando di attirare l'attenzione dei presenti.
<< Urania, ti ho chiamata qui perché il Grande Sacerdote ha affidato una missione delicata al mio compagno Cancer, il quale ha pensato di chiedere a me supporto per tale incarico. Potendo anch'io scegliere di essere accompagnato da qualcuno, desidererei ardentemente che fossi tu. Visto che sei la nuova arrivata, testare le tue capacità potrà essere molto... divertente. Ah, puoi ovviamente portare il Bronze Saint, se ne senti la necessità. >>
Urania lanciò uno sguardò d'intesa a Retsu, il quale annuì, convinto.
<< Sommo Aphrodite, vi siamo davvero grati per l'occasione che ci avete offerto. >> rispose Urania sciogliendosi dal lungo inchino.
<< E' fantastico. Partiamo subito, allora? >> esclamò il Cavaliere di Pesci, eccitato.
<< Dove dobbiamo recarci, Sommo Aphrodite? >> domandò lei con curiosità.
L'uomo sorrise.
<< In Italia... più precisamente, in Sicilia! >> esclamò, facendola trasalire.

Urania non ne poteva più: avrebbe dovuto nuovamente salire su un aereo, a distanza di pochi giorni dall'ultima volta che ne aveva preso uno. Quello, però, era il modo più rapido per raggiungere l'Italia da Atene, per cui non aveva potuto lamentarsi. Sfortunatamente, non esistevano voli diretti Atene - Catania, capoluogo della Sicilia e loro meta, quindi il gruppo avrebbe dovuto fare scalo nella città di Roma, la capitale italiana.
Quando si ritrovarono quel pomeriggio all'aeroporto di Atene, Urania stentò a riconoscere i suoi compagni di viaggio. Erano tutti vestiti in borghese, e ognuno di loro (tranne Mei) portava sulle spalle lo scrigno del proprio Cloth. Quello che la sorprese di più fu però Aphrodite: indossava infatti un paio di jeans neri attillati, stretti in vita da una cintura bianca, e una t-shirt con scollo a V, anch'essa nera. Le fece così strano vederlo vestito in quella maniera che rimase almeno un paio di minuti buoni buoni a fissarlo sbigottita.
Retsu invece sembrava molto più interessato ai vari scrigni dei Cloth: si era infatti messo ad esaminare quella dell'allieva di Deathmask, incuriosito dalle incisioni che riportava.
<< Quella... non è una giraffa? >> chiese infine, indicandola << Sei il Saint della Giraffa? >>
<< C... Camelopardalis >> sibilò Soul Eco, fremendo di rabbia << Sono il Silver Saint del Camelopardalis... >>
<< ...ma Camelopardalis o Giraffa è la stessa cosa! >> protestò la Lince, mettendo il muso.
Deathmask scoppiò a ridere.
<< Non ha tutti i torti... >> ridacchiò, avviandosi verso l'entrata dell'aeroporto.
Invece di seguirlo, Soul Eco si avvicinò ad Urania, la quale non poté far a meno di indietreggiare. Malgrado la ragazza fosse alta quanto lei, le metteva una soggezione terribile: avvertiva un Cosmo decisamente potente dentro di lei e, soprattutto, per niente amichevole.
<< Tu non servi affatto, qui. >> le disse secca.
<< Ehm... come, scusami? >> balbettò Urania, senza capire.
<< Vedi di non metterti fra i piedi. Questa è l'occasione giusta per dimostrare al mio maestro di cosa sono capace... e tu non mi ruberai la scena, è chiaro? >> continuò Soul Eco, ignorando la domanda.
Urania era così perplessa che riuscì solo a balbettare un "ok" biascicato. Non riusciva a staccare gli occhi dalla maschera che copriva il volto della donna, decorata da due righe nere sotto gli occhi, quasi come se il volto che rappresentava stesse piangendo sangue. Cercò d'immaginarsi cosa ci sarebbe potuto essere sotto, ma l'unica figura che le balenava alla mente era quella di un demone, e non d'una donna.
<< Questa è pazza... >> sussurrò a Retsu quando Soul Eco si fu allontanata, il quale, per tutta risposta, le rivolse uno sguardo terrorizzato.
Il viaggio fu tranquillo e, per la gioia di Urania, assai più breve di quello affrontato per raggiungere Atene dalla Birmania. Dopo lo scalo a Roma, raggiunsero l'aeroporto di Catania e si diressero a recuperare i bagagli, fra cui stavano i loro Cloth (il Santuario aveva dovuto richiedere un permesso speciale per farli viaggiare in stiva sotto la massima sorveglianza).
Non appena messo piede fuori dal complesso aeroportuale, Deathmask inspirò l'aria a pieni polmoni quasi si fosse trovato in alta montagna.
<< Catania mia >> sospirò << Si a città cchiu bedda du munno! >>
Notando gli sguardi interrogativi dei suoi due sottoposti, Aphrodite scoppiò a ridere e, ravviandosi i biondi capelli dietro le spalle, mormorò:
<< Deathmask è italiano. Catanese, per la precisione... qui siamo a casa sua. >>
Intanto, il Saint del Cancro stava già agitando le braccia verso quello che, a prima vista, sembrava un taxi, e si era messo a parlottare in dialetto stretto con il conducente.
<< Anche voi due siete italiani? >> domandò Retsu rivolto agli allievi del Gold Saint.
Soul Eco mimò uno sbadiglio annoiato, e Mei alzò gli occhi al cielo sospirando.
<< Sì >> rispose infine il ragazzo << Io e L... Soul Eco... siamo fratellastri. Abbiamo la stessa madre... Io sono per metà giapponese, ma siamo cresciuti insieme qui, in Italia, dove siamo stati allenati dal maestro Deathmask. >>
<< Mei... >> grugnì la donna mettendogli un braccio attorno al collo << Ci ha chiesto se siamo italiani, non di raccontargli la nostra biografia... >>
Il ragazzo se la scrollò di dosso agitando le spalle, innervosito.
<< E tu sei simpatica come al tuo solito... >> sbottò incrociando le braccia al petto.
Urania si lasciò sfuggire una risatina sommessa; infondo quei due assieme erano davvero comici: Mei era un bel ragazzo, più giovane di lei di qualche anno, con l'aria tranquilla e gentile. Soul Eco, invece, sembrava un demone sceso in terra, tutto il contrario del fratello, insomma.
<< Bene, ho contrattato con quel tassista, ci farà un buon prezzo. Ci scorterà fino alle pendici dell'Etna... seguitemi. >>
La voce di Deathmask le interruppe il corso dei pensieri, facendole volgere la testa verso di lui. Il Gold Saint del Cancro la lasciava estremamente perplessa: era un ragazzo sulla ventina, gli occhi azzurri e corti capelli argentati. La sua pelle ambrata e tonica, segno imprescindibile delle sue origini latine, fasciava un agglomerato di muscoli vigorosi e guizzanti, ben visibili adesso che indossava solo una canottiera bianca. Tutto il contrario di Aphrodite, delicato ed esile, con quella carnagione così diafana e dall'aria fragile.
Una principessa e uno scaricatore di porto... pensò Urania, ridacchiando fra sé e sé.
Salirono sul taxi con un po' di fatica, in quanto si trattava di una vettura a sei posti e il loro gruppetto (compreso l'autista) era composto da ben sette elementi. Ovviamente, i due Gold Saint si sedettero sui sedili anteriori, vicini al conducente, mentre ai quattro adepti toccò stringersi malamente su quelli posteriori. L'auto puzzava di fumo in maniera nauseabonda, tanto che Urania dovette fare tutto il viaggio tappandosi il naso e tossicchiando. Per sua fortuna, era abbastanza vicina al finestrino, schiacciata fra Mei e Retsu, e ogni tanto si voltava per respirare una gran boccata d'aria, cercando di non soffocare per quell'odore tremendo.
<< We are arrived... >> mormorò il conducente fermando l'automobile, biascicando un inglese poco credibile nel tentativo di farsi capire da tutti.
Finalmente, il gruppetto scese da quella che, più che una macchina, sembrava una scatola di sardine, rimanendo completamente senza fiato per lo spettacolo che gli si era appena parato davanti. Si trovavano precisamente alle pendici dell'Etna, il gigantesco vulcano attivo situato ad ovest della costa orientale della Sicilia.
L'ammasso vulcanico che lo componeva era così imponente da far restare chiunque senza parole: una gigantesca montagna, la cui cima era adornata da un pennacchio di fumo, si ergeva di fronte a loro in tutta la sua antica maestosità.
<< A' Muntagna >> mormorò Deathmask indicandolo << E' così che noi chiamiamo l'Etna. Non è forse meraviglioso? Ah, adoro quest'odore di cenere vulcanica! >>
Inspirò a pieni polmoni, sotto lo sguardo sbigottito di Urania e Retsu.
<< Allora >> aggiunse poi << Ci siamo. Chiariamo i punti di questa missione... il Grande Sacerdote ha individuato una Stella Malefica brillare sopra questa zona, e ha deciso di inviare me e i miei allievi a controllare. Dato che pare essere un Cosmo malefico anomalo quello che aleggia in questo luogo, ha ben pensato di farmi portare una scorta al seguito... >> così dicendo indicò ad uno ad uno Aphrodite, Urania e Retsu << E quella siete voi. Tutto chiaro fin qua? >>
Il gruppo annuì silenziosamente.
<< Bene. Cominceremo ispezionando le pendici dell'Etna, tutti insieme. Potrebbe risultare anche una missione pericolosa, ci tengo che lo sappiate... e ci tengo che sappiate anche un'altra cosa... >>
<< C... Cioè? >> balbettò Retsu.
Un barlume di follia lampeggiò negli occhi di Deathmask.
<< Non me ne importa un fico secco, se morirete. Non verrò a salvarvi, non aiuterò nessuno, e soprattutto non vi permetterò d'intralciare la missione. Sono stato chiaro? Per me... potete anche crepare... >> sibilò, ghignando divertito.
Perfetto... pensò Urania deglutendo Come prima missione, mi sono capitati dei compagni davvero niente male. Ah, Nikol, maestro caro, se solo voi foste con me!
<<
Seguitemi. >>
Sospirando, Urania s'affrettò a seguire il gruppo, intento ad inoltrarsi nella fitta boscaglia che ricopriva i piedi dell'Etna.
Dopo circa un paio di noiose ore di cammino nelle quali parve non succedere niente, si resero conto che il sole stava già iniziando a tramontare nel cielo, segno che la notte stava per calare inesorabilmente su quel bosco.
<< Ci fermiamo per accamparci >> mormorò il Cavaliere del Cancro guardandosi attorno << Non conviene proseguire con il buio, è troppo pericoloso >>
<< A... Accamparci?! >> esclamò Aphrodite sconvolto << S... Sei forse impazzito?! Non... non abbiamo niente dove dormire... >>
<< Dormiamo per terra, no? Tu... tizio di cui non ricordo il nome... >>
<< ...Retsu... >>
<< Retsu. Vai a fare un po' di legna, che accendiamo un fuoco... >> borbottò Deathmask sedendosi fra l'erba.
<< D... dovrei dormire... p... per terra?! >> sul volto del Cavaliere dei Pesci si dipinse un'espressione d'orrore << N... Non ci penso neanche! Non puoi chiedermi una cosa simile... per terra c'è... sporco... e c'è pieno di insetti... e... no, non dormirò mai in un posto del genere! >>
<< Aphrodite... >>
<< Ho detto di no, Angelo! >> gridò nuovamente il biondo, stizzito.
A quelle parole, un gelido silenzio calò sul gruppetto. Mei nascose il viso fra i lunghi capelli neri, cercando di non far vedere che stava per scoppiare a ridere, mentre Soul Eco si diede una sonora pacca sulla fronte della maschera.
<< ...Angelo? >> sussurrò Urania, sorpresa.
Si voltò allora a guardare il viso del Saint del Cancro, rosso in volto come se fosse dovuto esplodere da un momento all'altro.
<< Angelo... è il vero nome del maestro Deathmask... >> le sussurrò piano Mei all'orecchio, il quale ancora cercava di trattenere le risate.
<< Angelo?! >> Urania era sconvolta << Mai nome fu meno azzeccato... >>
Deathmask, visibilmente imbarazzato, si mise a grugnire imprecazioni sottovoce, fulminando Aphrodite con lo sguardo. Gli si avvicinò piano, fermandosi così vicino dal suo viso da fargli sentire il fiato caldo sul collo, e mugugnò:
<< Prova a chiamarmi nuovamente con quel nome, e ti recido la testa come se fosse una delle tue roselline. Hai capito? >>
Aphrodite, per nulla preoccupato, sorrise divertito.
<< Ma certo, certo. Dici sempre così e la mia testa è ancora al suo posto... >> mormorò scostandosi una ciocca bionda dal viso.
Deathmask alzò gli occhi al cielo, sconfitto. Era inutile discutere con Aphrodite, sapeva già in partenza che non ne sarebbe mai uscito vincitore.
La loro amicizia risaleva a diversi anni prima, quando avevano appena ricevuto la loro investitura a Gold Saint del Santuario. All'epoca erano solo due bambini: Deathmask aveva dieci anni e Aphrodite appena nove, quando indossarono per la prima volta le sacre vestigia.
Non si sarebbero mai dimenticati il loro primo incontro, avvenuto alla Dodicesima Casa, dieci anni prima...

Un bambino magro e pallido stava seduto in mezzo ad un giardino di rose rosse come il sangue. Le fissava, silenzioso, mentre i suoi lunghi capelli biondi come il grano volteggiavano intorno a lui, cullati dal vento. Per un attimo, alzò gli occhi azzurri e chiari come un'acquamarina verso il cielo, e anche questi sembrò impallidire, di fronte a tanta purezza.
Aphrodite sospirò, socchiudendo leggermente le palpebre dalle lunghe ciglia nere. Quelle rose erano così belle, così pure e così sublimi... ma, al tempo stesso, così letali. Lui lo sapeva bene, e sapeva anche che, da quel giorno, sarebbe stato costretto a conviverci fino al momento della sua morte.
Si alzò in piedi, sospirando, mentre una brezza insistente gli scompigliava la chioma dorata.
Poco più in là, un ragazzino cocciuto e spavaldo si era spinto esageratamente lontano dalla sua Casa, mosso dalla curiosità di esplorare quel luogo nuovo che era per lui il Santuario di Atene. Impacciato dalla pesante armatura d'oro che indossava, si muoveva goffo su per le scalinate, gonfio di innocente curiosità infantile. Si fermò non appena superata la Dodicesima Casa, colto di sorpresa da una visione che non si sarebbe mai aspettato: davanti a lui stava l'essere, ed essere lo definì perché non seppe dirsi se fosse un maschio o una femmina, più bello che gli fosse mai capitato di vedere in vita sua. Questi, accorgendosi della sua presenza, si voltò, puntandogli addosso due occhi limpidi come l'acqua d'una sorgente, sgranati per la sorpresa.
<< C... Chi sei? >> balbettò. Anche il suono della sua voce rendeva giustizia alla bellezza del suo corpo, melodioso e soave come il canto di un usignolo.
<< Mi chiamo Angelo >> rispose il bambino, biascicando un po' di greco << E tu? >>
<< A... Aphrodite... >>
<< E' un nome da donna, ma tu mi sembri un maschio... o sbaglio? >>
<< No, non sbagli. Sono il nuovo Cavaliere dei Pesci... >>
<< E io quello del Cancro. Da oggi il mio nome è diventato Deathmask... che te ne pare? Favoloso, vero? >>
Aphrodite lo guardò con un'aria che andava fra il terrorizzato e il disgustato.
<< E' orrendo! >> esclamò.
<< Grazie, lo prendo per un complimento! >> rispose Deathmask, facendogli l'occhiolino e avanzando verso di lui.
<< F... Fermati! Vattene... vattene subito di qui! >>
Sorpreso dal comportamento del bambino, il neo Cavaliere di Cancer si bloccò, guardandolo sbigottito.
<< Vattene subito! >> ripeté Aphrodite, rosso in volto.
Che aveva mai fatto, per attirarsi così le ire di quella nobile creatura? Invece di starlo ad ascoltare, Deathmask continuò ad andargli incontro, mettendo così piede nel giardino di rose che lo circondava.
<< Fermati immediatamente! Se ti avvicini a me... morirai! >>
A quelle parole, Deathmask traballò, sbilanciato dal peso dell'armatura, e cadde a sedere per terra con un tonfo. Aphrodite gli corse incontro, aiutandolo in fretta a rialzarsi e trascinandolo via da quel giardino maledetto.
<< Stolto! >> gli urlò poi, in preda all'ira << Non devi più avvicinarti a questo posto... è chiaro? Se ci tieni alla tua vita... stammi alla larga! >>
<< M... Ma... >> balbettò Deathmask, perplesso << Perché? Che ti ho fatto di male?! >>
Lo sguardo di Aphrodite si fece improvvisamente dolce.
<< Tu niente... è questo posto ad essere maledetto >> spiegò con un sospiro << Quelle rose sono altamente venefiche... se resterai troppo a contatto con loro, morirai. >>
Deathmask lo guardò con aria sconvolta. Esisteva davvero un potere così terribile, fra gli altri Gold Saint del Santuario?
<< E tu? Non morirai, a stare a contatto con questo giardino demoniaco? >> chiese poi.
Il Saint dei Pesci scosse la lunga chioma bionda, sospirando.
<< No. Io ho sviluppato una resistenza al veleno, nei miei anni d'addestramento... con me ormai... queste rose sono totalmente innocue. Sono destinato alla più profonda solitudine, e loro saranno la mia unica compagnia... >>
Deathmask volse un fugace sguardo verso la distesa infinita di rose rosse che ricopriva la scalinata che portava alla Tredicesima Casa, pensieroso.
Se esiste davvero un Cavaliere così potente, voglio che sia mio alleato...
<< Non ho paura delle tue rose, Aphrodite >> gli disse ghignando << Io sono il grande Deathmask, e diventerò il più forte dei dodici guerrieri dorati! Di conseguenza... se voglio essere più forte di te, dovrò imparare a resistere al tuo veleno. Quindi verrò qua spesso... molto spesso. Da oggi io e te... siamo amici, che ne pensi? >>
Aphrodite lo guardò con aria sorpresa, poi sorrise con un mezzo ghigno che Deathmask non si sarebbe mai aspettato di vedere su un tale grazioso volto.
<< Penso che è una splendida idea, ma... credimi, non sarai mai in grado di abituarti al veleno delle mie rose... >>
<< Questo è da vedere... >>

Deathmask sospirò, tirando una boccata della sua sigaretta. Il fuocherello che Retsu aveva acceso qualche ora prima si era quasi spento, ma lui non riusciva davvero a prendere sonno...
Poco più in là, addormentati ormai da parecchi minuti, stavano i suoi compagni di viaggio. Retsu e Mei sonnecchiavano con aria beata, l'uno di fianco all'altro a pancia in giù sull'erba, mentre Soul Eco aveva preferito sistemarsi con la schiena contro il tronco di un albero. Aphrodite, dopo ore di lamentele, si era infine addormentato di sasso vicino al fuoco, mantenendo però sul volto un'espressione contrariata e corrucciata. I suoi capelli biondi, sparsi a raggera dietro la sua testa, si mischiavano a quelli scuri di Urania, la quale stava riposando sdraiata vicino a lui.
Stava per andare a coricarsi pure lui, quando un boato scosse la terra sotto i suoi piedi, costringendolo ad aggrapparsi ad un albero per non cadere. Il rumore assordante svegliò anche il resto della squadra che iniziò a lanciarsi sguardi fra l'assonnato e il terrorizzato.
<< C... Che sta succedendo?! >> urlò Retsu sconvolto, mentre cercava di alzarsi in piedi, con scarsi risultati.
<< Un terremoto?! >> esclamò Urania voltandosi verso Deathmask, il quale si strinse nelle spalle.
<< Non so dirvi se stia per eruttare il vulcano... o se sia qualcosa di peggio >> rispose << Mettetevi le vostre, armature, svelti! >>
Il gruppo si affrettò ad indossare il proprio Cloth, tranne ovviamente Mei, che ancora non ne possedeva uno. Quando ebbero completato l'operazione, un altro boato squarciò l'aria, facendo cadere Retsu e Urania a gambe all'aria.
Deathmask si guardò in giro, teso.
<< Ragazzi... ho un brutto presentimen... >>
Ma non finì la frase, perché la terra sotto i loro piedi si spaccò letteralmente, facendoli crollare in un baratro profondo.
<< L... La terra sta franando! >> urlò Mei, mentre veniva inghiottito nel ventre della terra assieme al bosco intorno a lui.
<< N... Nobile Urania! >>
<< Retsu! >> 
La foresta si riempì di grida mentre la frana trascinava nel vuoto i Cavalieri ad uno ad uno.
Poi, il silenzio più totale.



Cap.3 - The End.
To Be Continued...


Ta-daan! Ecco la mia ennesima fatica. Questo capitolo è stato decisamente divertente da scrivere, perché far parlare Deathmask in Siciliano è seriamente esilarante! Ma partiamo dall'inizio: Deathmask ci ha rivelato quello che, più o meno, tutti già sapevamo, ovvero che il Grande Sacerdote è, in realtà, Saga di Gemini. Facciamo quindi la conoscenza dei suoi due allievi, Mei e Soul Eco: Mei è un personaggio della Gigantomachia ed è davvero allievo di Deathmask (sì, quell'uomo può seriamente avere degli allievi, oddio!) mentre Soul Eco è la terza OC apparsa in questa storia. Si tratta di un tributo ad una ragazza che adoro, anzi, che dico adoro, che amo, "Luana Degel Chan" (nickname di EFP). Posso affermare con sicurezza che... questo personaggio è tutto l'opposto di Maiko! E' sfrontata e casinista: ma che vi potevate aspettare da un'allieva di Deathmask?!
Insomma, nel prossimo capitolo finalmente entreremo nel vivo della battaglia e conosceremo un po' dei "cattivi" (perchè che storia sarebbe, senza dei nemici?) che ci metteranno un po' la pulce nell'orecchio. Bene, per questo capitolo è tutto! Alla prossima ;)

   
 
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