Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Alys_90    14/01/2013    3 recensioni
-Sana addio. È finita, non cercarmi mai più-. E così dicendo rientrò.
Akito Hayama mi aveva davvero lasciata. E per di più in quella squallida maniera.
Corsi via, disperata.
-ADDIO!-.
Akito ha lasciato Sana. Come procederà la vita di entrambi? Sarà stato un addio definitivo oppure torneranno nuovamente insieme?
A tal riguardo, un grande segreto verrà a galla e scompiglierà le vite di tutti i protagonisti ..
Questa è la mia prima Fanfiction! Spero sia di vostro gradimento!
Dedicata a Simone, il mio adorabile fratello. ♥
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Bip bip-bip bip”. La sveglia delle sette e trenta suonò indisturbata nella mia stanza, ancora buia. Mi svegliai di soprassalto.
-E’ già mattino,che noia..- bofonchiai nervoso e intorpidito . Mi raddrizzai e, di malavoglia, distolsi quelle coperte soffici e pulite che mi avvolgevano per aprire la finestra, per assaporare l’aria fresca di una giornata che si sarebbe rivelata decisamente impegnativa. Era arrivato il fatidico giorno.
Iniziava un nuovo anno scolastico; dovevo impegnarmi, era l’ultimo. Dovevo conciliare i miei studi con gli allenamenti di karate; ero diventato cintura nera circa cinque anni fa, ed ora impartivo qualche lezione ad alcuni principianti. Ero fiero dei miei progressi.
Corsi in bagno, mi pettinai, mi infilai una felpa leggera, un paio di jeans e scesi da papà e Natsumi, già impegnati a mangiare la loro ciotola di cereali al miele con caffè lungo.
-Buongiorno figliolo-
-Ben svegliato fratellone!-
-Giorno-. Pacato.
Natsumi si alzò per versare nel mio piatto un’abbondante quantità di uova e pancetta. Niente orzo, avena o cose simili. Io le odiavo.
-Grazie sorellina-
Mi sedetti e ingerii l’intero piatto in un battibaleno. Mia sorella mi guardò basita, e pure papà. Sapevano. Conoscevano i miei stati d’animo, le emozioni che avrei provato quando l’avrei rivista, di lì a poco.
“Sana mi dispiace. Mi dispiace per averti annientata dentro. Per aver pensato anche solo per un attimo di poterti dimenticare. No. Non ti ho mai scordata, pur avendo dimostrato la tua superficialità, la tua noncuranza nello starmi vicino. Ho dovuto lasciarti, non volevo, ma sono stato costretto. Costretto dal mio cuore, che non sopportava più quella dannata situazione. La parvenza di essere un intruso, di non venire amato come si deve”.
Ma non era solo quello il motivo per cui avevo deciso di troncare la nostra relazione.
C’era una ragione ben più grande sotto che, forse, non le avrei mai rivelato.
Ripensai al suo viso e alla sua bellezza disarmante. Lei, la ragazzina dai capelli color rosso di cui mi ero innamorato alla tenera età di undici anni e che era diventata la mia vita.
-Akito mi ascolti?! Sei in ritardo! Corri, vai a scuola!-
Le imprecazioni di Natsumi mi riportarono alla realtà.
Mi alzai, presi lo zaino e aprii la porta. Feci per uscire ma sentii la mano di papà toccare la mia spalla. -Buona fortuna, Akito. Non mollare mai-. Feci un cenno di assenso con la nuca, con la speranza di esserne capace. Dovevo ringraziare mio padre. Oltre a ricoprire il ruolo genitoriale, per me ricopriva anche quello amicale. Da quando i nostri rapporti si erano ricuciti andavamo d’accordo. Ed io con lui parlavo apertamente dei miei problemi, con la garanzia che avrei ricevuto ottimi consigli per affrontarli e, magari, per superarli.
Il cielo era limpido, azzurro pastello, contornato ogni tanto da piccole nuvole spumose. Il sole era giallo e ardente. Mi incamminai, estraendo dalla tasca una sigaretta nuova di zecca. Fumavo nei momenti di tensione, quando l’ansia si faceva sentire più del dovuto. Papà e Natsumi non lo accettavano di buon grado, e per questo non lo facevo mai in loro presenza. Ma quando ero solo, quando i problemi e i ricordi avanzavano, mi lasciavo andare.
Tsuyoshi, Aya, Fuka e gli altri mi erano stati accanto dopo la rottura con Sana, da buoni consiglieri e confidenti, ma dopotutto erano pure amici suoi e dovevo agire cauto per evitare malintesi.
Finii di ispirare tabacco, entrai nel piazzale e giunsi alla grande struttura color ocra, che era il mio liceo. Entrai e vidi i miei compagni intenti a salutarsi, parlarsi, abbracciarsi e quant’altro in un disordinato crogiolo.
Ad un tratto la riconobbi, era lei. Indossava l’uniforme scolastica, i capelli raccolti in una coda di cavallo. Meravigliosa.
D’istinto abbassai lo sguardo e camminai così, per evitare i suoi occhi, lucenti e profondi. Sentii Tsuyoshi urlare il mio nome da lontano; il suo buonumore era estenuante, per certi versi.
-Salve a tutti-. Che gioia. Non avrei avuto la capacità di sfoderare un sorriso a trentadue denti colmo di piacere. No, proprio no. Sana ed io ci scambiammo un fugace sguardo. Era a pochi passi da me, impacciata come lo ero io.
“Drin”. Per fortuna.
Ci rivolgemmo i saluti, e ci avviammo verso le classi. Rivederla era stata una bomba nel petto. Era cambiata o era sempre la sciocca bambina che conoscevo? Non lo so. E probabilmente non lo avrei mai saputo.
Eccola, la 5-2. Stesso pavimento, stessa mobilia, stesse persone. Mi accomodai di fianco a Gomi. Che fracasso. Il professor Katsumi non era ancora arrivato; era un tipo a posto, non come Sengoku. Quanto lo odiavo.
Eccellevo in quasi tutte le materie e questo mi rendeva soddisfatto. La nostra classe era abbastanza tranquilla, eccetto qualche caso. Perlustrai i mie compagni; nessun nuovo arrivato. Poi la mia vista cadde su un ragazzo dai capelli scuri, seduto in un angolo. Nakao. Se ne stava sempre in disparte, aveva pochi amici e non parlava quasi mai con nessuno. Dopo l’episodio accaduto in terza media la situazione era peggiorata ancora di più. Pensavo si riprendesse, ma il suo carattere era e sarebbe rimasto quello.
“Ma dov’è finito l’ insegnate?”. Mi alzai, giunsi all’uscio e mi sporsi per controllare nel corridoio. E per poco non svenivo.
SANA. Era sulla porta della sua aula che, neanche a farlo di proposito era dall’altra parte del muro, di quello schifo di cartongesso rovinato dal tempo.
La fissai così intensamente che credetti di poterle perforare quelle fantastiche iridi cioccolato, dolci e sensuali. Lei non si mosse, né si accigliò. Nessuna reazione sul suo volto. Niente. Ma ricambiò l’occhiata con la stessa veemenza. Restammo così, per no so quanto. Persi la concezione del tempo.
Poi un suono. La voce di Aya. Chiamava, o meglio, implorava Sana di ridestarsi e di entrare.
Sana borbottò qualcosa, che non capii a fondo, preso ad osservarla nei minimi dettagli.
Pochi secondi dopo, simile ad un fulmine, sparì dietro l’angolo e mi lasciò immobile, sconvolto. E di nuovo arrabbiato.
 
Salve!
Ecco postato il secondo capitolo!
Come avete potuto leggere, si tratta della stessa scena presente nel capitolo uno, ma stavolta da parte di Akito!
Ho voluto descrivere il momento in cui si sono rivisti dopo un po’ di tempo, il primo giorno di scuola, da ambedue i punti di vista.
Scusate se i capitoli non sono molto lunghi, ma i prossimi saranno più carichi ;-)
Sana-chan ho seguito il tuo consiglio! Grazie :-)
Un ringraziamento speciale a chi recensisce e anche a chi legge soltanto ♥




  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Alys_90