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Autore: __deep    16/01/2013    3 recensioni
La rossa sta percorrendo il binario nove e trequarti con l'eleganza di una regina, e la stazione scompare, ed anche il brusio, c'è solo lei davanti a me, e il suo sorriso, e le sue labbra morbide che si uniscono alle mie, ed il suo corpo che mi avvolge in una sensazione di sollievo, siamo io e lei soli nel mondo.
Prima fanfiction di un appassionato, incentrata sulla coppia Harry/Ginny e su come il loro rapporto si evolve nel corso dell'ultimo anno ad Hogwarts.
Dedicato a J, credo. Quando scrivo di Ginny, scrivo di te.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La rottura fra Harry e Ginny fu il fulmine a ciel sereno che divise tutto: loro due, prima di tutto. Poi, la Squadra di Quidditch di Grifondoro, che prima smise di allenarsi e poi riprese, senza Ginny. Infine, anche Hermione e Ron. I due avevano pareri contrastanti: Hermione si fidava di Harry, ciecamente, mentre Ron era ovviamente dalla parte della sorella. Addirittura il profitto scolastico dei quattro calò bruscamente, ed ogni pomeriggio era un calvario aspettando che fosse notte. Hermione iniziò a passare molto più tempo insieme ad Harry, per cercare di convincerlo a confessarle cosa ci fosse che lo turbava così tanto. Harry non aveva mai parlato. Mai. Doveva essere una sorpresa. Se l'era ripromesso. Ma giorno dopo giorno le sue convinzioni svanivano effimere, e si sentiva sempre più distrutto. Era come portare sulle spalle un pesantissimo macigno e sapeva che non avrebbe potuto farcela. Poi si decise. Hermione si era avvicinata per spiegargli un capitolo particolarmente ostico di Storia della Magia, quando lui la afferrò con la mano e glielo disse.
Le disse tutto, tutto d'un fiato, senza mai fermarsi e alternando la voce ai singhiozzi. Le parlò delle sue preoccupazioni, del primo anniversario, dei progetti, di Diagon Alley, dell'anello, di tutto. Lei ascoltò in silenzio, con la bocca lievemente spalancata, senza neanche muoversi. Dopo, lentamente, principiò.

* *



«Sei un cretino.» disse Hermione secca
«Come hai potuto far soffrire così Ginny?»
«IO NON VOLEVO FARLA SOFFRIRE!»
«Lei sta male, Harry, a causa tua. Va da lei e diglielo.»
Sentirsi rinfacciare le sue colpe gli faceva male.
«Non ancora, Hermione. Non capirebbe!»
«Harry...»
«Hermione, ti prego. Non devi dirle nulla. Mi scuserò io, te lo prometto, ma è essenziale che non sappia cosa ho in mente.»
«Va bene, Harry, va bene.»
«Grazie di tutto.»
«Non farle più del male, Harry, ti supplico...»
Lui scosse la testa in senso affermativo.
«Non ho mai voluto farle del male, lo sai.»
Si abbracciarono, poi Harry si alzò e camminò verso la Sala Comune.
Andando verso il dormitorio, buttò un'occhiata veloce sulla bacheca degli annunci, e sussultò.
«Sì! Sì! Sì!» fece a se stesso dirigendosi velocemente verso la bacheca «Hogsmeade Sabato mattina! Sì!»

* *



Giorno dopo giorno, Harry si rese conto che Ginny faceva di tutto per evitarlo. Appena lui provava ad avvicinarsi per chiarire, lei girava i tacchi e scappava via. Per lui non ci sarebbe potuta essere pena peggiore di quella.
La liberazione più grande di quel freddo e piovoso Dicembre fu la fine dell'ultima lezione di Erbologia, al pomeriggio del Venerdì. Il giorno dopo ci sarebbe stata la gita ad Hogsmeade, ed Harry voleva che tutto filasse liscio come la volta precedente.
Tornò in camera, si fece una doccia veloce, prese carta e penna e scrisse a Dixon, per avvisarlo del suo imminente arrivo, il giorno successivo. Salì alla Gufiera, scrisse l'indirizzo e affidò la lettera ad un grosso Balzano Picchiatore che era sul trespolo vicino a lui. Pensò un po'. Poi estrasse fuori dalla tasca un'altra lettera, che aveva evidentemente già scritto da tempo, scarabocchiò un altro indirizzo e la affidò ad un altro gufo lì vicino. Poi scese in Sala Grande, rinfrancato ed affamato.

* *



La notte passò tranquilla. Il mattino dopo, Harry si svegliò di buon mattino, si lavò e si vestì. Mangiò velocemente a colazione, e subito si diresse verso il portone di Hogwarts che dava sul villaggio di Hogsmeade. Salutò Gazza – il bidello – e percorse velocemente il viale che collegava la scuola al paesino. Il panorama, una volta giunto davanti alla città magica, fu da mozzare il fiato.

* *



Hogsmeade imbiancata era ogni anno più bella. I tetti coperti di neve, le insegne colorate di Zonko, il profumo di cioccolato proveniente da Mielandia: un mix magico che non poteva che portare la pace spirituale in chiunque varcasse la soglia dell'ingresso della città.
Harry percorse la via principale, poi girò due volte a sinistra ed infine, davanti a lui, si trovò il pub Testa di Porco.
Entrò, e fece un cenno ad Aberforth, in quel momento libero dai clienti.
«Vieni, ragazzo» sbuffò l'altro «ma voglio essere chiaro: è l'ultima volta! L'ultima!»
«Promesso, Aberforth, è l'ultima volta!»
«Finalmente! Questa è la Polvere. Buon viaggio!»
«Dixon's!» gridò Harry gettando la Polvere Volante nel camino e svanendo nelle fiamme.

* *



«Oh, signor Potter!» fece Bernard Dixon da dietro il bancone quando lo vide comparire nel camino situato all'ingresso del negozio «La stavo aspettando!»
«Buongiorno, signor Dixon! Allora?»
«E' qui, signor Potter. E' di quanto più perfetto abbia mai forgiato. La signorina deve essere veramente fortunata.»
«Sono io ad essere fortunato, signore.» fece Harry fra sé e sé
«Allora, Harry – posso darti del tu, no? - ecco qua. E' esattamente come me l'avevi chiesto.» disse quello porgendogli una scatolina.
Harry aprì la piccola scatolina che il signor Dixon gli aveva dato e rimase pietrificato davanti alla bellezza del prezioso che aveva fra le mani.
Era quello. Era quello l'anello che cercava. Era la cosa più bella che Harry avesse mai visto.
Salutò energicamente il signor Dixon, ringraziò più e più volte ed entrò nuovamente nel camino, convinto di aver appena fatto l'affare migliore di sempre.

* *



Tornò al pub, uscì e tornò nella via principale di Hogsmeade. Ora che aveva finalmente adempiuto la sua missione, poteva rilassarsi. Entrò nel pub Tre Manici di Scopa – completamente diverso rispetto al Testa di Porco, ed addirittura PULITO! - e si sedette al bancone.
«Oh, ciao Harry!» gracchiò Madama Rosmerta da dietro il bancone «Che ti porto?»
«Fammi una Burrobirra ghiacciata, grazie!»
Mentre la locandiera gli preparava la bevanda, Harry si guardò intorno cercando gli occhi di Ginny, ma lei non era lì.
Era scesa da Hogwarts – di certo! - perché l'aveva vista uscire poco prima di lui, ma non sapeva dove fosse finita.
Si promise di cercarla dopo il break.
Mandò giù la prima Burrobirra, poi la seconda, e così via fino alla quinta. Finalmente abbastanza rilassato per poter intraprendere un discorso con Ginny, pagò ed uscì dalla locanda virando verso Zonko.

* *



La bottega di Zonko era stata acquistata e messa a nuovo da George Weasley subito dopo la fine della Guerra.
Da ogni lato sbucavano prodotti divertenti di ogni tipo, ed i ragazzi di Hogwarts scorrazzavano spensierati fra gli scaffali ridendo e dando al luogo un'atmosfera allegra.
Il negozio di Zonko era il più grande della città, ed era situato addirittura su due piani. Harry ci avrebbe perso delle ore, per trovare Ginny, in mezzo a tutto quell'ambaradan. Decise di chiedere alla cassiera del luogo: sicuramente una rossa non sarebbe passata inosservata, era l'unica della Scuola!

* *



«Ehm» fece Harry schiarendosi la voce «buongiorno!»
«Buongiorno» fece la ragazza dietro il bancone, che fino a quel momento leggeva assorta un fumetto Babbano «Evey Zonko, piacere, come posso esserti utile?»
Harry se la ricordava: aveva frequentato Hogwarts quattro anni prima, ed era una Grifondoro. Se la ricordava perché era fra le poche che sosteneva le sue teorie riguardo il ritorno di Lord Voldemort.
«Ciao, Evey! Ti ricordi di me?»
«Oh, Harry, certo! Dimmi tutto!»
Harry non voleva andare subito al sodo per non sembrare scortese.
«Oh, nulla, ehm... che leggi?»
«Naruto! E' roba nuova! E' uscito qualche giorno fa. Sai, sono appassionata di fumetti Babbani!»
«Wow! Deve...» disse fissando il biondo ragazzo disegnato sulla copertina del volume «deve essere veramente carino! Senti...» fece poi «ti ricordi di Ginny Weasley?»
«La sorella di Percy?»
«Lei!»
«E' passata di qui qualche minuto fa! Era con la tua amica, Hermione, andavano a pranzo!»
«Grazie mille, Evey, ti devo un favore!» disse uscendo frettolosamente dal locale
L'altra salutò un po' stranita, tornando poi ad immergersi nel fumetto che aveva fra le mani.

* *



Harry varcò il portone di Hogwarts, e si ritrovò all'ingresso. Si diresse verso la Sala Grande e la vide.
Ginny era seduta al tavolo da sola, e leggeva un libro. Harry si avvicinò lentamente, formulando in testa a sé le parole che avrebbe dovuto dire a Ginny per convincerla che no, non l'aveva mai tradita e sì, non aveva mai smesso di amarla!.
«Ginny.» fu l'unica parola che gli uscì da bocca
«Harry.» fece l'altra, secca, guardandolo in faccia
«Ginny io...» gli si formò un altro groppo alla gola.
«Che vuoi?»
«Voglio parlarti.»
«No, Harry, no, grazie!» disse lei chiudendo il libro e facendo per andarsene, arrabbiata più con sé stessa che con Harry
«Ginny! Aspetta! Tu stai confondendo tutto! Io non ti ho MAI TRADITA!»
Ginny si fermò di colpo. Non sembrava mentire. Era convincente. Si girò di nuovo.
«E dimmi, allora» disse fredda ma con una punta di speranza «dove andavi quando ti assentavi?»
«Io... cercavo una cosa.»
«Cosa?»
«Non posso dirtelo, Ginny.»
«Vedi!? La scusa non regge, Harry! Cosa ci facevi la notte in Sala Grande?»
«Parlavo con Sirius!» rispose lui
«Perché di notte? Perché non con me?!»
«Ginny io... non posso. Ti dirò tutto, te lo prometto, ma non qui, non ora.»
«Harry Potter» disse Ginny dura «fino a quando non mi spiegherai ogni singola motivazione, farai meglio a non rivolgermi più la parola.»
Girò i tacchi, ed uscì. Evidentemente aveva già pranzato.
Non era andata tanto male, in fondo. C'era ancora una possibilità.

* *



Da quando il Sabato precedente Ginny gli aveva chiesto di non parlarle fino a quando non si fosse deciso a vuotare il sacco, Harry aveva mantenuto la parola. Non si era più avvicinato a lei, e soffriva di tutto questo. Ogni volta che scorgeva i suoi capelli di fuoco, l'impeto era quello di gettarsi addosso a lei, e di baciarla passionalmente, anche davanti a tutta Hogwarts se necessario!, ma poi ci pensava su, contava fino a dieci, e si rendeva conto che se voleva fare pace con lei doveva starle lontano fino a quando lei non avrebbe capito. Anche se con dolore. Alla fine arrivò il 15 Dicembre.
Era un Mercoledì freddo e soleggiato, ed Harry si svegliò carico e pronto. Tremava dall'eccitazione, ma sapeva che quello era il suo momento.
O ora, o mai più, si disse appena vestitosi. Sopportò le noiose ore scolastiche spinto soltanto dal pensiero che, al pomeriggio, avrebbe finalmente reso realtà quello che da tempo architettava nella sua mente. Sopportò la noiosissima Trasfigurazione Umana, sopportò la puzza delle Radici Silenti, sopportò anche la Rivolta degli Elfi del 1891, ma finalmente fu libero.
Non pranzò – non aveva tempo per farlo – ma si chiuse nella sua stanza.
Ora sapeva come parlare a Ginny.
Ne era certo.

* *



Da quando Harry le aveva parlato, Ginny si sentiva un pizzico meno sicura di se.
La sua voce, il suo tono di voce in quel momento, quando le aveva giurato ancora una volta la sua fedeltà, le aveva generato un formicolio alla schiena, e l'aveva fatta ragionare. Era un tono sincero, genuino, per nulla insicuro.
Ginny quasi si pentì di avergli negato la possibilità di parlare, ma poi si convinse che era necessario che Harry rimuginasse sui propri errori.
Errori.
Ma ce n'erano stati di errori?
Ginny era troppo orgogliosa per ammettere a sé stessa uno sbaglio tanto grossolano e superficiale, era troppo orgogliosa per ammettere a sé stessa di non essersi fidata da subito della parola del ragazzo che amava.
Era gettata sul letto, il pomeriggio del 15 Dicembre, stanca ed annoiata per le lunghissime lezioni di quella mattina.
Si era ripromessa di studiare la sera tardi, in tranquillità, e di rimanere a riposare nel dormitorio per tutto il pomeriggio.
Si sistemò sotto il piumone caldo e voluminoso, e fece per calare le tapparelle della finestra che aveva vicino il cuscino, quando con estrema sorpresa notò un qualcosa che picchiettava impazientemente sul vetro della sua finestra.
Era una Puffola Pigmea.

* *



Il piccolo animaletto entrò nella stanza, e depositò nelle mani di Ginny una pergamena, legata da un nastro rosso alla sua zampetta. Una calligrafia che lei conosceva bene aveva scritto sulla parte superiore del foglio: “Per Ginny”
Ginny srotolò il foglio, ansiosa di sapere cosa contenesse. Il ritmo dei battiti del suo cuore aumentò a dismisura quando ebbe davanti il nome del mittente: “Harry Potter”.
Ginny si alzò dal letto, e freneticamente si sedette alla scrivania, ansiosa di leggere cosa Harry aveva da dirle.
Appoggiò il foglio sul ripiano di legno, e con il cuore in gola principiò a leggere.

* *



Per Ginny

Ciao Ginny,
so che ti sembrerà strano ricevere questa lettera, oggi, ma ti chiedo per favore di leggerla.
Ho intenzione di dirti tutto, tutto. Ogni singolo dettaglio, ogni minimo particolare. Ma devo dirtelo in faccia.
Vediamoci, oggi, alle otto, sotto il castagno. Il castagno dove dormimmo quella notte.
Avrai tutte le risposte che cerchi.
Ti prego, Ginny, ti prego

Ti amo,
Harry Potter


* *



I formicolii vaghi che aveva sentito quando Harry le aveva parlato tornarono, elevati all'ennesima potenza, lungo la sua schiena. Ogni parola che leggeva era per lei un nuovo brivido, una nuova emozione, una rivelazione.
Ci sarebbe andata. Ne era sicura. Voleva sentirla da lui, la verità.
Alle otto in punto sarebbe stata sotto quel castagno.
Ed a chi si fosse messo fra lei e quell'appuntamento di vitale importanza, era sicura, sarebbero capitati i peggiori guai che un essere pensante potesse immaginare.
Mise insieme tutte le sue forze residue, piegò la lettera accuratamente, e scarabocchiò due parole sul retro. Affidò nuovamente la lettera alla bianca Puffola Pigmea, che con flemma e delicatezza iniziò a tornare dal suo proprietario.

“Ci sarò”



Fine del settimo capitolo






Angolo dell'autore:

Ho approfittato del mercoledì festivo a scuola per scrivere ben due capitoli in un giorno, quindi ho deciso di postarli entrambi. La parte sulla cassiera del negozio so che è inutile ai fini della trama, ma era un omaggio che volevo fare alla cara Eveyzonk, quindi ecco spiegato il tutto :3
Il giorno dell'anniversario di Harry e Ginny probabilmente non è esatto, ma non mi sono preso la briga di controllare perché credo che il freddo di dicembre sia più adatto ai roventi animi dei due, quindi non iniziate a riempirmi di “Hey! Ma il giorno non è quello!”.
Volevo anche chiedere scusa per qualche errore sintattico o grammaticale sparso qua e la, ma mi sono complicato la vita in alcune situazioni e ne sono uscito con non poche difficoltà!
Come al solito, se la storia vi è piaciuta, se avete qualcosa da dirmi o consigliarmi, se avete bisogno di spiegazioni, se avete qualche errore più o meno grave da appuntarmi, utilizzate l'angolo recensioni e sarò felice di leggere e rispondere a tutto quello che mi arriverà.
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, vostro
Deep
   
 
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