Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sunny    26/07/2004    21 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa shotty è dedicata a Kefkait, detto anche il ‘vecchiaccio’ di Corvonero… ^^ E’ nel classico stile fighting-Ron che piace

Questa shotty è dedicata a Kefkait, detto anche ilvecchiaccio’ di Corvonero… ^^ E’ nel classico stile fighting-Ron che piace tanto a te, amicissimo, spero che anche questa piccola storia ti dia la carica come il resto di BAWM…maestro! ^_-

Un bacio speciale a tutti i miei recensitori…dire che vi adoro è poco! ^____^ E a voi fan della coppia Harry/Ginny: scusatemi amici, ma stavolta non posso accontentarvi…la richiesta per la shotty è ben precisa, e non ho trovato il modo di inserirli…mi farò perdonare alla grande la prossima volta. In compenso ho accontentato un numero considerevole di voi che volevano rivedere un certo paio di personaggi all’opera…^_- Smack smack! ^^

 

 

 

HERO

 

 

 

 

“Ameliaaaa?? A che punto seiiii???

 

Amelia fece una smorfia disgustata e alzò gli occhi al cielo. “Perché nessuno la uccide…”

 

Jack ridacchiò e continuò a passarle i maglioni pesanti dal cassetto, aiutandola a prepararsi il borsone. Di lì a meno di dodici ore la famiglia Weasley al completo – Amelia inclusa – sarebbe partita per una natalizia vacanza sulla neve…quello che ci voleva sia a Jack che ad Amelia per staccare un po’ i contatti con le dure fatiche di uno studente al secondo anno di Hogwarts.

 

“Quanto la detesto.” Amelia sbattè un felpone nella borsa con più forza del solito. “E’ talmente falsa.”

 

“Non è la migliore seconda mamma che ti poteva capitare, in effetti. Ammise Jack, tirandosi finalmente su e chiudendo il cassetto.

 

“Ma per carità, è un’oca col cervello bacato e la voce stridula. Amelia chiuse la lampo del suo borsone. “E poi con me questa parola non funziona…non ce l’ho mai avuta una madre io, né finta né vera.”

 

Jack riconobbe una nota di malinconia nella voce della sua migliore amica, e le sedette affianco. “Mia madre ti adora.”

 

Amelia fece un piccolo sorriso. “E’ l’unica che mi ha trattato con più amore degli altri…per il resto, la cosa più vicina a un parente che si occupa di me sono i miei nonni…mezzi sordi e mezzi rimbambiti.” Concluse sorridendo.

 

Anche Jack ridacchiò. “A me fanno ridere i tuoi nonni.”

 

Amelia scrollò le spalle. “Allora, quando passa a prenderci tuo padre?”

 

“Tra un po’, credo.” Jack si accigliò. “Tu secondo me hai una cotta per mio padre.”

 

Ma finiscila.” Disse tranquilla Amelia, alzandosi e soppesando il suo borsone imbottito al massimo.

 

“Ti prego, baceresti la terra dove cammina. Jack si alzò e nascose le mani nelle tasche dei jeans. “Ti piace proprio tanto, eh?”

 

“Che tuo padre sia bellissimo non è un mistero. Amelia si diede una sommaria guardata allo specchio, sistemandosi alla meglio i capelli confusamente raccolti in una coda. “Secondo me quello che lo fa sembrare così affascinante è quell’aria di sicurezza…ti fa sentire protetta.

 

Jack si osservò il braccio e provò a piegare il gomito. “Anche io sto facendo i muscoli, cosa credi. Amelia gli scoppiò cordialmente a ridere in faccia. “Ehi! Non c’è proprio niente da ridere!”

 

“Ameliaaaa??? La fotoooo!!!!”

 

Amelia sbuffò, trascinandosi la sacca per terra fuori dalla stanza. “Mannaggia il lavoro di mio padre, mannaggia…”

 

“Si può capire cos’è questa faccenda della foto?” fece incuriosito Jack, chiudendosi la porta alle spalle.

 

“E’ per un’intervista al mio glorioso padre. Amelia fece una smorfia ironica. “Sta concludendo un importante accordo commerciale con non ho capito quale paese produttore di petrolio…e siccome se la sta cavando alla grande, gli dedicano gli articoli con tanto di maxi foto in prima pagina.”

 

Jack ridacchiò osservando la sua amica: aveva addosso un felpone più largo della sua taglia già molto esile, un jeans trasandato e i capelli erano piuttosto spettinati…decisamente un abbigliamento ideale per una foto da prima pagina in qualità di figlia dell’ambasciatore. “Sei consapevole del fatto che a Denise verrà un attacco di cuore, vero?”

 

Amelia fece un sorriso crudelmente sadico. “Oh, si…eccome.

 

E come Jack aveva previsto, Denise Sheffield fece tanto d’occhi quando vide entrare la ragazzina… lei e suo marito Laurence erano agghindati molto elegantemente, e la aspettavano davanti a un quadro d’autore molto grande che stava nel gigantesco salotto di Villa Sheffield, mentre quattro tipi in giacca e cravatta – i fotografi – erano alle prese con l’attrezzatura fotografica e le luci.

 

“Amelia…” fece in tono di rimprovero suo padre. “Non potresti vestirti in modo un po’ più consono alla situazione?”

 

Amelia inarcò un sopracciglio. “Per me potete anche fare solo tu e Denise…io sto aspettando il padre di Jack.

 

“Cara, cerca almeno di darti una sistemata ai capelli…”

 

Amelia la fulminò con lo sguardo. “Stanno bene così.

 

A prevenire la reazione della signora Sheffield fu uno dei quattro incravattati – con dei grossi baffoni neri – che si avvicinò con un sorriso irritante stampato in faccia. “…ed ecco l’ultimo elemento di questa bella famiglia, tu devi essere la signorina…”

 

“Amelia.”

 

“Amelia, certo, molto piacere…mmh, hai un faccino alquanto fotogenico, complimenti cara…”

 

Amelia fece una finta faccia di gratitudine, mentre Jack si accigliò. Era strano il modo di parlare di quell’uomo, troppo scivoloso…quasi impostato.

 

Laurence Sheffield sussultò sentendo il campanello. “Questo deve essere Ron che è venuto a prendere i bambini.

 

“Grazie al cielo.” Borbottò fra i denti Amelia, mentre la domestica andava ad aprire.

 

Ron entrò nel salotto qualche secondo dopo, con le mani nelle tasche del giubbotto e le guance più rosse per il freddo. Vedendo il padre di Amelia che subito gli venne incontro tendendogli la mano, si districò la sua destra dal tascone e sorrise cordialmente. “Buongiorno, Laurence. Interrompo qualcosa?”

 

“Oh, foto di famiglia, niente di particolare. Il signor Sheffield lasciò che anche la sua super-sorridente moglie salutasse il loro ospite, prima di accarezzare bonariamente la testa della figlia. “Ancora grazie per tutto quello che tu e Hermione fate per questo diavoletto.”

 

Ma per carità, per noi è un piacere.” Ron le sorrise. “Pronta per la montagna, piccola?”

 

“Prontissima.” Fece sorridente Amelia.

 

“Prima deve farsi fotografare.” Fece Jack con un sorrisetto, ottenendo una gomitata dalla sua amica.

 

“Signorina Sheffield?” il fotografo baffuto si avvicinò con fare effemminato e le porse la mano. “Le dispiacerebbe, Miss, venire un momentino a sistemarsi davanti all’obbiettivo? Dovremmo verificare quale tonalità di luce si adatta meglio al suo delicato colorito…”

 

“Eh, al tuo delicato colorito…” la prese in giro Jack.

 

Amelia arricciò il naso ma seguì il fotografo, voltandosi però prima verso Jack e sussurrandogli “Sei morto.

 

Il signor Sheffield scosse la testa e si voltò di spalle all’ingresso del salone. “Quella bambina è una vera peste, è difficilissimo starle dietro…”

 

Ron fece un sorrisetto sornione e diede una pacchetta sulle spalle di Jack. “Anche noi abbiamo il nostro da fare, non credere.

 

“E’ che è una piccola ribelle, non riusciamo a controllarla…e io e Denise siamo sempre fuori con il mio lavoro, e così…”

 

“AAAAAHHHH!!!!”

 

Ron schizzò nel salone senza pensarci due volte, seguito a ruota da Jack e dal signor Sheffield. I quattro fotografi avevano lasciato perdere le macchine fotografiche, invece in mano stringevano delle mitragliatrici e quello con i baffoni, che ora aveva perso ogni tratto effemminato, stringeva Amelia per un braccio e le teneva puntata contro una pistola. Ron mise immediatamente la mano sulla bacchetta, ma dovette trattenersi…era in pieno territorio babbano. E benchè pur di salvare la bambina avrebbe volentieri mandato al diavolo ogni legge, conosceva il funzionamento di quelle armi…avrebbero fatto fuoco al primo movimento della sua bacchetta.

 

“Oh santo cielo!!” esclamò il signor Sheffield. “Ma siete impazziti?! Cosa state facendo, in nome del cielo?!”

 

“Amelia!!” Jack si buttò in avanti, e Ron lo trattenne per un braccio.

 

Amelia stava facendo di tutto – calci, spinte, pugni – ma niente sembrava funzionare. “Lasciami andare, rimbecillito!!”

 

“Sheffield, noi dobbiamo parlare.” Fece l’uomo coi baffoni. “E per il bene di tua figlia, ti suggersico di stare calmo e non avvertire la polizia né nessun altro.

 

“Lasciate andare la bambina.” Fece duro Ron.

 

“Nessuno ha chiesto il tuo parere, stronzo. Replicò in uno strano accento scozzese un altro falso fotografo coi capelli color platino.

 

“Per l’amor di Dio, lasciate mia figlia e farò tutto quello che volete!” fece subito il padre di Amelia. “Che cosa vi serve, denaro…?”

 

“Arriveremo alla questione economica in un secondo momento, signor ambasciatore” fece il baffone. “Al momento sono i tuoi servizi in politica che ci interessano.”

 

“Terroristi.” Mormorò senza fiato Denise, che si stava stringendo forte al braccio del marito.

 

Esatto, signora, e con le idee pure molto chiare.”

 

Ron e gli altri si voltarono alle loro spalle: i domestici di casa Sheffield stavano con le mani alzate sopra la testa e l’aria terrorizzata, tenuti sotto tiro da tre uomini armati vestiti di nero.

 

“Possiamo fare le cose in fretta e bene se collabori, Sheffield. Riprese il baffone. “Sappiamo del tuo accordo sul petrolio, e ci siamo fatti un dovere di scoprire in che modo state cercando di truffare il nostro paese.”

 

Ma questo non è vero, io…”

 

“Non. Mi. Interrompere.” L’uomo si accigliò ancora di più. “E’ inutile che cerchi di negarlo, sporco inglese colonialista e sfruttatore, non hai scusanti…meriteresti una punizione per la tua arroganza, ma abbiamo deciso di darti un’ultima possibilità. O meglio…” l’uomo tirò il grilletto e puntò la pistola contro la tempia di Amelia, che si fermò. “…vogliamo darla a tua figlia…”

 

“Provate solo a farle un graffio…” Jack fece tre minacciosi passi avanti, prima che suo padre lo tirasse indietro con forza per gli avambracci.

 

Che cosa volete da me?” fece atterrito il signor Sheffield.

 

Straccia quel documento.”

 

“…ma non è possibile, non ce l’ho io, e poi non è mia proprietà, è sotto la tutela dello Stato e della polizia inglese…”

 

“Forse non mi sono spiegato.” Il baffone spinse la pistola contro la tempia di Amelia, che chiuse forte gli occhi. “Non è affare mio cosa devi fare per obbedirmi, fatto sta che se vuoi che tua figlia continui a vivere devi portarmi quel documento e strapparlo alla mia presenza…per cominciare.”

 

Ma vi prego, io…”

 

“Avrai due ore per fare quello che ti ho detto, scadute le quali cominceremo a far pagare ogni minuto di ritardo direttamente a tua figlia.” Il baffone controllò l’orologio. “Ora uscirete da qui e resterete dove io posso vedervi…in questo lussuoso e ampio giardino coperto di neve. E tu darai ordine ai tuoi uomini di portarti l’accordo firmato, sempre senza muoverti da qui e senza chiamare la polizia. Abbiamo un uomo a ogni finestra, li vedremmo arrivare e lo sai. Alle undici precise dovrai essere qui con il documento, altrimenti taglieremo un dito alla bambina. E più tarderai, più lei soffrirà.

 

“…bastardi…” ringhiò fra i denti Ron.

 

“Adesso ti faccio vedere io!!!” Jack fu trattenuto da subito da suo padre, che gli diede uno scrollone deciso.

 

Il baffone fece un cenno con la testa. “Tutti fuori.

 

“Amelia!” urlò disperato suo padre, spinto via dalle canne delle mitragliatrici dei terroristi. “No, vi prego!”

 

“Jack!!” strillò disperata Amelia, che ora era trattenuta per tutte e due le braccia.

 

“Amelia, no!!” Ron fu costretto a prendere in braccio Jack, che come ultimo tentativo si era aggrappato allo stipite di una porta. “Amelia!!!”

 

“Jack!!!”

 

Il rumore del portone di casa Sheffield sembrò un tuono per la sua intensità. Jack scalciò violentemente e scivolò giù dalle braccia di suo padre, che tuttavia lo teneva per un polso e lo tirava insieme agli altri. “Lasciami, papà!! LASCIAMI!! Non possiamo lasciarla da sola, quelli vogliono…”

 

“Vuoi stare zitto, dannazione?!” ruggì Ron. “Se muoviamo anche solo un dito, quei pazzi la uccideranno!!”

 

“Non possiamo lasciarla da sola!!” ripetè disperato Jack.

 

Santo Iddio, non vi rendete conto della gravità della situazione!” mormorò stravolto e tremante il signor Sheffield, quando finalmente si furono fermati davanti al patio. “Io non ho più poteri su quell’accordo ormai, non c’è modo di poterlo recuperare… quel documento è già stato siglato e firmato da entrambe le parti, a quest’ora sarà nella cassaforte della tesoreria cartacea dello Stato…non potremo mai tirarlo fuori!”

 

“Chiamiamo la polizia.” Fece subito Denise.

 

Ron scosse la testa. “No, adesso restate fermi e non fatevi vedere in preda al panico, d’accordo? Ricordatevi che quelli possono vederci, e non devono capire che non avranno mai quello che chiedono…ne va della vita di Amelia.”

 

E che facciamo, allora?” fece disperato il padre della bambina.

 

“Innanzitutto fate tutti silenzio e cercate di coprirmi per qualche secondo.” Ron si voltò di spalle, fingendo di parlare con il signor Sheffield, e accostò alla bocca una pietra trasparente. “Harry, mi ricevi?”

 

Dalla piccola pietra si sentì una voce che fece sussultare la signora Sheffield. “Ron?”

 

“Harry, questa è una cosa seria…porta il culo qui nel più breve tempo possibile, chiama Hermione e scegli una trentina di uomini. C’è un’emergenza a casa di Amelia, terroristi babbani…cercate di venire con un tendone dell’invisibilità, perché questi non scherzano.”

 

“Dammi cinque minuti.” Fece semplicemente Harry, chiudendo le comunicazioni.

 

“Papà, non possiamo lasciare Amelia da sola!”

 

“Sta chiamando…quelli come lei, vero?” fece sconvolta Denise. “Altri…stregoni?”

 

“Papà!!”

 

Ron emise qualcosa di molto simile a un ruggito, tappò la bocca a Jack con una mano e guardò la signora Sheffield con uno sguardo di pura rabbia. “Non mi pare che voi babbani possiate rendervi molto più utili, signora!”

 

“Sei sicuro che non sia più prudente chiamare la polizia?” chiese debolmente il signor Sheffield, tutto sudato nonostante il freddo pungente.

 

Ron scosse brevemente la testa. “Questi sono molto più svegli.

 

 

***************

 

 

“Vi ho detto di togliermi quelle sudice manacce di dosso, brutti stronzi!”

 

Amelia diede uno strattone all’uomo che la tratteneva e si divincolò, per essere riacciuffata in un istante dal biondo platino che la prese per le braccia.

 

“Lasciami!!” strillò lei, scalciando.

 

“Guarda come scalcia, questa puledrina.” Rise un altro coi capelli cortissimi.

 

Il baffone si avvicinò a lei in due passi e le prese il mento in una mano, stringendolo e constringendola a guardarlo in faccia. “Adesso, bambolina, vedi di stare buona e calma…altrimenti ti farò stare buona io.

 

Amelia si liberò dalla sua mano e lo guardò con aria di sfida. “Non mi fai paura. Sibilò.

 

L’uomo rise forte. “Sei giovane e irruenta…e non sai ancora come vanno le cose. Con un sorriso viscido stampato in faccia, le fece comparire davanti agli occhi un coltellaccio dalla lama lunga e affilata. “Ma…”

 

Amelia spalancò gli occhi, ma si sforzò di non vacillare.

 

Vedi di fare la brava bambina, non vorrei diverti rovinare questo bel faccino. Adesso resta seduta e zitta, non voglio un fiato.

 

Decisamente irritata e malvolentieri, Amelia si andò a sedere nella sua poltrona preferita e rimase lì, imbronciata e con gambe e braccia incrociate. Oh no, mai e poi mai avrebbe dato la soddisfazione ai suoi rapitori  di capire che aveva paura, preferì mordersi forte le labbra. Ma provò un’ondata di tristezza sentendosi completamente sola e alla mercè di quei pazzi…la sua unica via di salvezza era Ron, ma nel frattempo…in quei momenti di paura lei non aveva nessuna mano da stringere, nessuna spalla su cui appoggiare la testa…

 

Jack, dove sei…ho paura…

 

 

***************

 

 

“No, io da qua non me ne vado senza Amelia!”

 

Ron si passò una mano sulla faccia di fronte all’ostinazione di suo figlio, ma si sforzò di mantenere la calma. “Jack…”

 

“Amelia è da sola là dentro.” Ruggì Jack. “Ora devo pure andarmene senza sapere cosa succederà?!”

 

Ron avrebbe voluto ribattere, ma qualcosa nello sguardo fermo e determinato di suo figlio gli impedì di farlo. Forse lo stesso lampo di rabbia e coraggio che era sicuro fosse stato onnipresente nei suoi occhi quando qualcuno aveva fatto del male ai suoi amici, molto tempo prima.

 

“Ron, siamo qui.”

 

Tutti i presenti si voltarono, ma solo Ron e Jack videro il consistente gruppo di War Mage in uniforme che era appena arrivato. Liam alzò subito una mano per rassicurare Ron.

 

“Siamo sotto incantesimo mascherante. I babbani non possono vederci.

 

Il signor Sheffield sbattè gli occhi. “Ma…chi è che parla?” chiese piano, guardandosi in giro.

 

Lascia perdere, non puoi vederli.” Fece seccamente Ron.

 

“Va tutto bene, tesoro?” disse subito premurosamente Hermione, chinandosi giusto un attimo su Jack, che annuì rabbiosamente.

 

Che sta succedendo?” Harry alzò lo sguardo verso la casa.

 

“Una decina di babbani armati, hanno in ostaggio Amelia. Spiegò teso Ron. “Ci hanno dato due ore per recuperare un documento che a quanto pare è irreperibile, perciò dobbiamo tirarla fuori da lì prima della scadenza dell’ultimatum.”

 

Hermione annuì una volta. “Ci stanno osservando?”

 

“Le finestre sono piantonate.”

 

“Ci serve una piantina della casa.” Disse subito Charlie. “Porte, finestre, porte di servizio…”

 

Tennessee, venuta con loro a scopo precauzionale, scosse la testa. “Volete entrare là dentro e scatenare un inferno?”

 

“Abbiamo il permesso di usare la magia?” domandò Ron, sentendo le mani che gli prudevano.

 

“Ho mandato una richiesta ufficiale tramite Remus, ma credo di sapere già quale sarà la risposta. Fece scettico Liam, passandosi una mano fra i capelli. “O lasciamo la cosa in mano ai babbani, o ce la vediamo noi...senza magia. Con tutto ciò che questo comporta.”

 

Hermione scosse la testa. “C’è Amelia là dentro, io non lascio la cosa in mano ai babbani… non mi fido abbastanza.”

 

Siamo War Mage per questo, no?” fece secco Ron. “Possiamo cavarcela anche senza magia…ci metteremo solo qualche minuto in più.

 

“…ehm…” il signor Sheffield si grattò una tempia. “…scusatemi…che strategia…intendete usare?”

 

“Non ti preoccupare, Laurence, ci riprenderemo Amelia sana e salva. Hermione cercò di usare un tono rassicurante al massimo.

 

Denise fece una faccia strana. “…io continuo a pensare che la polizia…”

 

Ron fece una smorfia irritata, ma Harry lo prevenne. “Io credo che sia nell’interesse di tutti collaborare.

 

Il tono duro di Harry spinse il signor Sheffield a guardare male sua moglie.

 

“Ok, niente magia…” Charlie incrociò le braccia sul petto. “Dunque dobbiamo solo andare dentro e rompere qualche culo, giusto?”

 

Tennessee si passò le mani in faccia, all’apice della frustrazione. “Quando imparerai a contare fino a dieci prima di parlare…c’è una bambina là dentro!”

 

“Grazie per avermelo ricordato, amore, quasi quasi prendo e vado dentro così come sto adesso, che dici?!” l’ironia pungente di Charlie spinse sua moglie sul piede di guerra.

 

“Dico solo che dovremmo andarci piano perché…”

 

“Ehi.” Hermione si guardò freneticamente in giro. “Dov’è Jack?”

 

Ron immediatamente si voltò e cercò con gli occhi la sagoma di suo figlio lungo tutto il parco…inutilmente. “Maledizione…” ringhiò a denti stretti. “…Jack, che cazzo hai fatto…”

 

 

***************

 

 

Jack rimase appiattito sotto il cespuglio coperto di neve, aspettando con pazienza che l’uomo alla finestra si voltasse e controllasse il giardino dall’altro balcone, quindi sgattaiolò camminando piegato in due fino al muro sotto la stanza di Amelia. Quello era l’unico modo che aveva per entrare senza essere visto…e magari sarebbe riuscito a far uscire la sua amica usando il loro ‘passaggio segreto’…la botola della cantina.

 

Facendo attenzione a non fare rumore – e a non essere visto dai suoi genitori, che forse non avrebbero approvato – Jack si chinò sulla botola e la sollevò, facendola ricadere sulla terra nevosa molto lentamente. Ci mise qualche minuto ad attraversare la cantina, giusto per assicurarsi che non ci fosse nessuno, quindi si fece coraggio e aprì lentamente la porta…benedicendo mille volte la matrigna di Amelia, che l’aveva nascosta con una tenda colorata per non dare nell’occhio nell’arredamento della cucina. Jack osservò la situazione in cucina da un piccolo spiraglio nella tenda, e si sincerò che la via fosse sgombra… quindi uscì molto lentamente e a passi felpati e rapidi raggiunse il corridoio, riparandosi dietro un mobile più alto. Ancora nessuno, ma si sentivano delle voci…dove tenevano Amelia? Forse nella camera da pranzo, da lì si sentivano dei passi…no, forse ancora nel salone…in fondo da lì si aveva la visuale migliore sul parco attorno alla casa, sarebbe stato più logico…

 

Ma guarda un po’ cosa abbiamo qui.”

 

Oh  merda.

 

“Non è commuovente?” uno dei terroristi, con un paio di occhialetti da sole, fece un sorriso scomposto mentre continuava a masticare sguaiatamente la gomma e gli fece cenno col mitra di camminare. “Sei tornato per la tua amichetta, ragazzo? Beh, premiamo il tuo coraggio…ti ci porto.

 

Jack scoprì di conoscere molte più parolacce di quante sua madre gli avrebbe consentito di usare, perché gli uscirono tutte come una collana di perle mentre camminava con la canna della mitragliatrice puntata contro la schiena. Adesso sì che suo padre gliele avrebbe suonate di brutto.

 

“Ehi, Karl, guarda un po’ chi è venuto a farci visita.

 

Il baffone fece una smorfia vedendo il nuovo arrivato, ma l’attenzione di Jack andò subito ad Amelia…che quando lo vide s’illuminò in viso e scattò in piedi. Gli corse incontro e lo guardò con aria preoccupata. “Stai bene?”

 

“Io si, e tu?” Jack mandò un’occhiataccia al baffone. “Ti hanno fatto qualcosa?”

 

Lei scosse la testa…e un attimo dopo il suo sguardo s’incupì. “Si può sapere che diavolo sei tornato a fare qua dentro?!”

 

Jack spalancò la bocca. “Scusa tanto se ho pensato che da sola potevi avere paura!”

 

“Io non ho paura di questi qua!”

 

E sbagli, puledrina.” Il baffone schioccò le dita. “Portate i mocciosi in una stanza di sopra e pattugliate la porta, non perdeteli di vista…abbiamo due ribelli, a quanto pare, potrebbero essere…pericolosi.”

 

Jack trovò offensive le risate degli uomini, e allargò le spalle prima di parlare. “Avete poco da ridere, mio padre verrà a prenderci e vi sbriciolerà a tempo di record.

 

“Avanti, tu, cammina.” Uno dei terroristi lo spinse per un braccio, e poi toccò ad Amelia, che naturalmente lo spinse indietro prima di incamminarsi di sopra assieme a Jack.

 

 

***************

 

 

Ron andava avanti e indietro coi pugni stretti e il fiato affannoso, senza riuscire a controllare la rabbia che gli stava montando dentro ad ogni secondo. Un gruppo di pazzi babbani teneva in ostaggio suo figlio – il suo giovanotto – e una bambina che considerava praticamente come un’altra figlia…e lui era costretto ad aspettare. Inchiodato a non usare quella dannata bacchetta che avrebbe risolto tutto in un secondo per degli stupidissimi cavilli burocratici…mentre due bambini in quella casa si vedevano puntare delle armi contro.

 

Il signor Sheffield teneva il cellulare all’orecchio, fingendo di parlare coi suoi collaboratori, mentre in realtà dava ai War Mage le notizie che volevano sulla piantina della casa, Harry stava studiando in lungo e in largo la possibilità di accedere da qualche altro ingresso, mentre le proposte – inutili – si sprecavano. Tutto questo stava lesionando pericolosamente la pazienza di Ron.

 

“Non farlo.”

 

Ron si voltò: Hermione lo stava guardando da vicino, stringendosi nelle braccia con un’aria preoccupata.

 

“Non lasciare che la rabbia abbia il sopravvento. Gli spiegò, avvicinandosi e prendendogli nelle mani uno dei suoi pugni stretti forte. “Dobbiamo arrivare alle trattative con questi tizi… Jack e Amelia sono troppo importanti, non ci possiamo permettere errori. E non si attacca mai per rabbia.”

 

Ron scosse la testa, sentendo i nervi delle sue braccia tendersi. “Non possiamo trattare… non abbiamo quel cazzo di documento che vogliono loro. Bluffare non servirà a niente, al massimo guadagneremmo un po’ di tempo…tempo che due bambini dovranno passare con un’arma puntata addosso.

 

Hermione chiuse un attimo gli occhi e sospirò. “Ron, ti prego…sto cercando di mantenere un minimo di lucidità… se solo penso che…non possiamo perdere i nervi saldi, dobbiamo rimanere concentrati e non fare passi falsi.

 

“Per me è un passo falso dare retta alla legge, che in questo caso…”

 

“Ti toglieranno il distintivo e la bacchetta, vuoi capirlo?!”

 

Cosa credi che sia più importante in questo momento, Hermione, la mia dannata bacchetta o nostro figlio?!”

 

Libereremo Jack in un altro modo, dammi retta. Ti prego.”

 

“SHEFFIELD!!”

 

Richiamato dalla voce proveniente dal balcone, il signor Sheffield corse subito avanti, e Ron gli fu accanto in un baleno.

 

Il baffone mise in bella mostra il pugnale che stringeva in mano. “Quali buone nuove mi dai?”

 

“Ci…sto lavorando!” il signor Sheffield chiuse un attimo gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro. “Come sta mia figlia?”

 

In attesa di sapere quanto le vuole bene suo padre.”

 

Il signor Sheffield scosse la testa. “Voglio vederla…voglio la prova che sta bene.

 

Il baffone fece un sorrisetto crudele. “La mia parola dovrà bastarti. In fondo, sai già cosa devi fare se vuoi tirarla fuori di qui tutta intera. Lei, e naturalmente anche il suo amichetto.

 

Ron serrò forte i pugni e avanzò di un passo. “Sta’ a sentire, bastardo, se torcete anche solo un capello a quei due bambini potete scordarvi qualsiasi accordo, è chiaro?!” urlò.

 

“Io non credo che siate in condizione di imporre le regole del gioco qui!” gli urlò di rimando quello.

 

Gioco?!” Ron vide rosso. “Giuro che appena ti metto le mani addosso, grandissimo figlio di…”

 

Il baffone rise forte. “Bravo, bravo…continua. E’ tuo figlio il marmocchio che abbiamo preso, non è vero? Continua pure a insultarmi, sarà piacevole fare due chiacchiere con lui dopo.”

 

Ron non si lanciò a sfondare le porte della casa solo perché Harry, prevedendo la sua reazione, corse  a trattenerlo per un braccio.

 

“Vi prego, cerchiamo di essere ragionevoli…” implorò il signor Sheffield. “Se mi chiedete qualcosa che posso veramente fare, io…”

 

“Siamo ancora a questo, Sheffield? Forse se ti ritrovassi per le mani un orecchio di tua figlia cambieresti tono? Perché se è questo che vuoi, non hai che da continuare su questa linea.

 

“NO!” urlò disperato l’ambasciatore.

 

Liam scosse la testa. “Stanno sbagliando, li stiamo solo innervosendo…”

 

“Al diavolo…” mormorò tra i denti Hermione. “Finite Incantatem.

 

“Hermione, che fai?” sussurrò a denti stretti Josh.

 

Hermione, ora perfettamente visibile a tutti, andò ad affiancare il padre di Amelia.

 

Il baffone subito le puntò contro la mitragliatrice. “E chi diavolo è quella?”

 

Tutti si voltarono di scatto, e Hermione fu pronta ad alzare bene in alto le mani. “Sta’ calmo, non sono armata…sono la segretaria dell’ambasciatore Sheffield, mi sto occupando io del documento che avete chiesto.

 

Il baffone curvò le labbra in un sorrisetto. “E’ curioso che l’ambasciatore Sheffield sia capace di trattare con i rappresentanti delle nazioni più potenti del mondo…e per riavere sua figlia deve affidarsi alla sua segretaria, non credi, bellezza?”

 

Hermione mantenne il sangue freddo. “Stiamo lavorando al recupero dell’accordo che avete chiesto, ma è un documento già siglato e controfirmato, ci vorranno più di due ore.”

 

“Non ce l’avete altro tempo!”

 

E voi non avete altri modi di recuperare quel documento! Perciò se noi abbiamo interesse a riavere i bambini, a voi serve per forza l’ambasciatore per avere quello che volete. Vediamo di far funzionare la testa, minacciandoci e basta non otterrete altro che una condanna all’ergastolo!”

 

Il baffone esitò, riflettendo sulle parole di Hermione. “E va bene, tesoro, mi hai convinto…avrai trenta minuti in più alla scadenza dell’ultimatum, e stavolta è definitivo. Ma voglio parlare con te. Quindi resta dove ti posso vedere, ti tengo d’occhio.

 

“Ottima mossa.” Mormorò Liam, aspettando che il terrorista si fosse allontanato dalla finestra. “Abbiamo guadagnato un altro po’ di tempo.

 

“Nervi a posto.” Sussurrò Harry a Ron, lasciandolo libero dalla sua presa. “Dobbiamo andarci piano con questi.

 

“A modo mio faremmo molto prima, e tu lo sai. Ruggì a bassa voce Ron. “E risparmieremmo a Jack e Amelia tutto questo.

 

 

***************

 

 

Jack lanciò un’occhiataccia ai tre uomini che stavano fuori dalla porta della cameretta di Amelia, e tornando a guardare per terra sbuffò. “Ma quanto ci mettono a tirarci fuori da qua…”

 

Amelia scrollò le spalle, anche lei seduta a terra e di spalle al letto come il suo amico. “Boh, magari stanno aspettando il momento giusto.

 

Jack allungò le gambe e sbuffò per la seconda volta. “Da non credersi…e io che pensavo che potevamo scappare…pensavo che ti avrei aiutato…”

 

Amelia lo guardò. “Tu mi hai aiutato.” Vedendolo titubare, gli prese la mano e gli fece un sorriso. “Prima ero da sola, non sapevo cosa fare…invece adesso ci sei tu…non ho più così paura.”

 

“Davvero?” Jack fece un piccolissimo sorriso.

 

“Si.” Amelia annuì. “Grazie per essere tornato, Jack…ora va molto meglio.

 

“Prego.” Fece soddisfatto Jack, contento di sentire la sua amica appoggiare la testa sulla sua spalla come faceva sempre.

 

Passò qualche momento di silenzio, quindi Amelia si mise a ridere piano. “Certo che è un po’ assurdo…mio padre combina solo guai col suo lavoro.”

 

Jack fece un sorrisetto. “In effetti…”

 

Anche se finora non eravamo mai arrivati a questi livelli…” Amelia si tirò su e guardò il suo amico, stavolta tremendamente seria. “Secondo te…se qualcosa dovesse andare storto… me lo tagliano veramente un dito?”

 

“Ci devono solo provare!” esclamò Jack, con le orecchie più rosse del solito.

 

Amelia si strinse nelle spalle e guardò a terra. “Sono armati…”

 

“Ci difenderemo lo stesso.” Fece risoluto Jack, con uno sguardo deciso e fermo. “Non si avvicineranno neanche, vedrai…e poi i miei genitori sono là fuori, e stanno per venire a salvarci. Amelia annuì con un faccino triste, e Jack sentì il bisogno di accarezzarle la mano. “Non devi avere paura, Amy…io sono qui con te, no?”

 

Amelia fece un lacrimoso sorriso sarcastico. “Al massimo ci ammazzano insieme.

 

“Ecco.” Jack rise. “Così poi facciamo i fantasmi a Hogwarts e ci divertiamo a spaventare i ragazzi.

 

E i quadri.” Aggiunse ridendo Amelia.

 

Anche.”

 

Le risatine si spensero dopo qualche minuto, e Amelia tornò ad appoggiare la testa contro la spalla di Jack. Sospirando, parlò con una vocina sottile sottile. “Un po’ mi dispiace solo…beh, che se ci ammazzano…che schifezza, non sono neanche riuscita ad avere il mio primo bacio.”

 

Lui si accigliò. “Non credevo che pensassi anche tu…a certe cose.

 

“Non è che ci penso, cioè…non me ne frega proprio niente. Solo che una cosa è non pensarci, e un’altra è che devo morire senza mai averle avute.

 

Jack fece la stessa faccia amareggiata. “Già.” …passarono pochi secondi… “…ehi, aspetta un attimo…perché non ci baciamo noi?”

 

Amelia scattò indietro e lo guardò inorridita. “Noi?! Adesso?!”

 

“E quando, dopo che ci avranno ammazzati?” Jack scrollò le spalle. “Almeno così possiamo sapere com’è baciare. Così non facciamo una fine di niente.

 

Ma se hai appena detto che i tuoi genitori…”

 

“Si, ma se qualcosa va storto?”

 

Amelia si grattò una tempia e si accigliò. “Ma non è…un po’ troppo sdolcinato? Voglio dire…siamo io e te…”

 

Tanto mica lo andiamo a dire.”

 

Amelia lo guardò poco convinta. “…ma almeno lo sai fare?”

 

“Baciare?” Jack si grattò il naso. “Non lo so…che ci vuole, si deve solo appoggiare la bocca, no?”

 

“Boh.” Amelia sospirò. “Credo di si…magari la apri un po’…”

 

“Come un pesce?”

 

Ma no, cretino, non la devi spalancare!”

 

“Come la fai difficile…proviamo e basta.”

 

“…va bene, ma giura che non lo diciamo a nessuno.

 

“Giuro.”

 

“Giuro pure io.”

 

Jack si mise più dritto e allargò bene le spalle, cercando di ricordarsi come faceva suo padre i miliardi di volte che lo aveva beccato a baciare sua madre: prima di tutto si piegava un po’ perché lei era più bassa…e così fece anche lui; poi la abbracciava…ma questo loro non lo potevano fare, erano amici…Amelia chiuse gli occhi forte, li chiuse anche lui e andò un po’ alla cieca…ma seppe di aver fatto centro quando sentì la bocca morbida della sua migliore amica sotto la sua. Socchiuse leggermente le labbra, come stava facendo lei…e qualche istante dopo si tirò indietro e riaprì gli occhi.

 

Amelia sbattè gli occhi. “…si bacia così?”

 

“Credo di si.” Jack fece un sorriso più timido. “Non è male…”

 

“No, è…” Amelia sorrise a sua volta. “E’ strano…però mi piace.”

 

“Anche a me.” Jack annuì con orgoglio. “Adesso ho capito perché mamma e papà lo fanno così spesso. Guarda che grande cosa che abbiamo fatto…adesso se viviamo sappiamo anche come si bacia.”

 

“Già.” Amelia tornò ad appoggiare la testa sulla spalla di Jack e si rilassò. “Adesso posso morire in pace, grazie Jack.

 

Jack ridacchiò. “Prego, Amy.”

 

E non mi chiamare Amy.”

 

“Va bene, Amy.”

 

“Jacky.”

 

“Amy.”

 

“Jacky.”

 

“Amy.”

 

“Jacky.”

 

“Amy.”

 

“Amy.”

 

“Ja…ehi, l’hai fatto di nuovo!”

 

Amelia scoppiò a ridere, coinvolgendo anche Jack. Ci cascava sempre.

 

 

***************

 

 

Ron diede un pugno contro una delle colonne del patio. “Sai quanto me ne può fregare del decreto numero 43, Josh?! Là dentro c’è mio figlio!!”

 

“Ron, c’è un altro modo, ci deve essere.” Liam alzò la voce per superrare quelle dei due contendenti. “Non possiamo entrare là dentro e scatenare un putiferio con le nostre bacchette, e non solo perché è vietato usare la magia in presenza di babbani…ma perché metteremmo ancora più in pericolo la vita dei bambini.”

 

“Senza contare che quelle che hanno in mano sono mitragliatrici. Tennessee si scansò un ciuffetto di capelli dal viso. “Le conosco…sono armi babbane semi-automatiche, basta un soffio d’aria per farle partire. E’ troppo pericoloso.”

 

“Non se li disarmiamo entrando sotto incantesimo. Fece accesamente Ron. “Se non ci vedono non possono reagire.

 

Hermione scosse la testa. “A questo punto ci converrebbe entrare non visti e tentare almeno di trovare i bambini, mettere in salvo loro e lasciare ai poliziotti babbani i terroristi.

 

Charlie si accigliò. “I bambini saranno sicuramente tenuti sotto stretto controllo, appena manderemo a tappeto il primo stronzo daranno l’allarme.

 

“No, un momento.” Harry sembrava l’immagine della concentrazione. “Liam, cos’è che dice esattamente il tuo maledetto decreto?”

 

Liam inarcò un sopracciglio. “Che è vietato esercitare la magia in presenza di babbani. Harry, non ti seguo...credevo che avessimo appurato che…”

 

“E’ vietato fare magie perché i babbani le vedrebbero. Harry curvò le labbra in un mezzo sorrisetto. “Ma se succedesse qualcosa che non vedono…qualcosa che non possono ricollegare alla magia…quello non sarebbe considerato reato.

 

Che diavolo intendi?” brontolò Ron a denti stretti.

 

“Io li posso disarmare.” Harry inspirò. “Se vedo le loro armi, posso disarmarle. Ma le devo vedere.”

 

“Magia senza bacchetta?” chiese Charlie, e Harry annuì.

 

Hermione s’illuminò. “Se Harry riesce a entrare senza farsi scoprire e disarma quelle mitragliatrici, poi possiamo intervenire tutti!”

 

Ron annuì vigorosamente. “Vediamo di lavorare su questo piano, il tempo stringe.

 

Liam annuì e guardò oltre il gruppo di War Mage. “Va bene, allora Sheffield, mi ripeta bene quali sono tutti gli ingressi possibili e immaginabili a casa sua.

 

 

***************

 

 

“Karl, questa storia non mi piace.” L’uomo coi capelli biondo platino mise via il mozzicone di sigaretta che stava continuando a sfumacchiare nervosamente. “Quella stronza è venuta fuori dal nulla, e tu le hai dato mezzora in più…”

 

Un altro tizio, particolarmente robusto e grosso, annuì. “Quelli non hanno capito che facciamo sul serio, credono che cederemo alle loro richieste se fanno la voce grossa…”

 

“State zitti una buona volta.” Il baffone con molta calma spense nel posacenere il suo sigaro e tirò fuori dalla tasca il coltellaccio, ripulendone la lama da una minuscola briciola col guanto. “So già da solo che non possiamo permettere a quella massa di inglesi bastardi di adagiarsi sugli allori… e so anche cosa dobbiamo fare e quando.”

 

E allora che suggerisci?”

 

“Portate qui i mocciosi.”

 

Quando Jack e Amelia entrarono nel salone – trascinati per i capelli da due omoni – vennero accolti tutt’intorno da sorrisetti di svariate dimensioni…ma tutti ugualmente eccitati.

 

E toglimi le mani di dosso!” urlò Amelia, dimenandosi.

 

Il baffone rise forte e mostrò il coltellaccio con aria baldanzosa. “Portatemi qua la puledrina… vediamo se scalcia lo stesso con un ditino in meno.

 

Amelia strillò e subito si divincolò con tutte le forze che aveva, ma le sue grida furono soppresse dalle risate degli uomini e dalla mano che uno di loro le appoggiò con forza sulla bocca mentre la trascinava in avanti.

 

“LASCIATELA SUBITO, BRUTTI STRONZI!!!” Jack si buttò in avanti, ma l’uomo biondo platino lo trattenne per entrambe le braccia nonostante lui stesse lottando con tutte le sue energie.

 

Il baffone rise e avvicinò il coltello a un dito, strisciandolo sulla lama. “La gente importante dovrebbe avere il sangue blu…vediamo com’è quello di questa puledra selvaggia.

 

Amelia spalancò gli occhi…e un attimo dopo afferrò fra i denti un dito dell’uomo che la tratteneva e lo strinse con forza…il terrorista urlò e tirò indietro la mano, e lei ne approfittò per pestargli sonoramente il piede. Jack gettò la nuca indietro fino a dare una testata contro il mento dell’uomo biondo platino, liberandosi in tempo per dare uno spintone all’uomo che si stava avventando su Amelia. Lei si abbassò e ne fece cadere un altro, pronta a correre verso la porta e a scappare…

 

Fermate la mocciosa!!” urlò il baffone.

 

Jack avrebbe voluto urlare ad Amelia di correre e mettersi al sicuro, ma una mano grossa e impietosa gli afferrò la testa e lo sbattè di faccia per terra, facendogli vedere le stelle per il dolore a uno zigomo.

 

“Jack!” Amelia si fermò a due passi dal mobilone che stava vicino alla porta. L’omone che fino a un istante prima aveva fumato si buttò a capofitto su di lei, ma non vide i piedi di Jack a terra… inciampò e fece un gran volo, atterrando sulla sua preda.

 

L’ultima cosa che Amelia vide prima di cadere in avanti fu lo spigolo del mobile che si avvicinava a una velocità inaudita…

 

 

 

 

Lo strillo che si sentì fece interrompere tutti i piani e i discorsi dei War Mage.

 

“Oddio…” il signor Sheffield sbiancò. “Era la voce di Amelia!”

 

Ron e Hermione corsero più avanti. “Amelia!! Jack!! Che sta succedendo là dentro?!!”

 

“Maledizione, rispondete!!! EHI!!!”

 

 

 

 

Lo stranissimo crack che aveva sentito e lo strillo fecero alzare Jack da terra nonostante il dolore alla guancia e il mal di testa gigante che gli era appena scoppiato…ci mise un attimo a rimettere a fuoco la stanza, specie con le sagome dei due omoni che gli occupavano tutto il campo visivo, poi finalmente… Amelia era piegata in ginocchio, con le mani premute contro lo stomaco, l’aria terrorizzata e la bocca spalancata…stava boccheggiando.

 

“Amelia!!” Jack strisciò sulle ginocchia fino a raggiungerla. “Che le avete fatto, maledetti stronzi!!”

 

Amelia sembrava incapace di respirare. “…Ja…Jack…n-non…p-punge, non ri-riesco…non resp-piro..aaahh…”

 

Jack spalancò occhi e bocca, decisamente allarmato. “Come non respiri…non…che devo fare??”

 

Il baffone afferrò Amelia per la nuca e la voltò verso di sé, osservandole il viso sbiancato. “Dannatissimo idiota… questa mocciosa ci serve viva!!” urlò contro il suo uomo.

 

Jack lo spinse violentemente indietro. “Non la toccare, sporco bastardo!!”

 

Due lacrimoni uscirono dagli occhi spalancati di Amelia, che respirava a stento e con piccoli rumori strani come se stesse soffocando. “…J-Jack…”

 

Jack le strinse subito la mano. “Stai calma, Amy, sono qua…a-adesso risolviamo…in qualche modo…” il suo tono era quello di qualcuno al limite di una crisi di pianto.

 

“…f-fa male…n-non r-respi…respiro…”

 

Jack guardò il baffone con il fuoco negli occhi. “Fate qualcosa, non vedete che sta male?!”

 

Il biondo platino s’inginocchiò e tastò leggermente l’addome di Amelia, facendola strillare. “Non va bene…questa si è rotta qualcosa, una costola o due.

 

“Quanto può resistere?” chiese asciutto il suo capo.

 

“…un’ora al massimo, credo…dipende dai danni interni.

 

Jack stava affannando per la rabbia e per la paura. Non sapeva cosa fare…i loro rapitori non sembravano sconvolti dal fatto che Amelia stesse male, semplicemente si preoccupavano dei tempi…mentre lei stava piangendo per il dolore e quel poco di respiro che riusciva a passarle per la gola la faceva strozzare con dei forti colpi di tosse. Se solo ci fosse stata sua madre… Jack si voltò di scatto verso la finestra: tutti erano concentrati dove stava stesa Amelia, nessuno era lì…e facendo leva su tutto il coraggio che aveva, Jack scattò in piedi e corse verso la finestra.

 

“Prendete il ragazzo, presto!!!

 

“MAMMA!!!” Jack si arpionò al davanzale per resistere a chi lo stava tirando via dalla finestra. “MAMMA, AMELIA STA MALE!! NON RIESCE A RESPIRARE!!! SI E’ ROTTA UNA COSTOLA!!!”

 

“Piccolo idiota!!!” tuonò l’uomo dietro di lui, tirandolo con forza giù e facendogli prendere una botta alla fronte che gli lasciò un livido.

 

 

 

 

“JACK!!!” urlò Hermione.

 

“Che sta succedendo a mia figlia?!?” il signor Sheffield gridò con quanto fiato e disperazione aveva in gola. “Ditemi che l’è successo o chiamerò la polizia!!!

 

“Maledizione, fate entrare Harry!!!” tuonò Ron contro il resto dei suoi compagni.

 

“Aspetta, aspetta un secondo!” urlò Liam.

 

Il baffone si affacciò alla finestra, stavolta il suo proverbiale autocontrollo sembrava sparito. “Sheffield, un altro scherzo di questi e la faccio secca la tua mocciosa!!” urlò un attimo prima di ritirarsi di nuovo.

 

“Noo, vi prego!!”

 

Hermione si voltò verso Tennessee, con la fronte umida di sudore freddo. “Una costola rotta che danni interni può provocare?” chiese velocemente.

 

Tennessee lanciò un’occhiata laterale al padre di Amelia, che continuava a urlare verso la finestra. “Se non riesce a respirare la cosa è seria.” Disse velocemente, mantenendo un tono di voce basso. “La frattura potrebbe essere scomposta, e una scheggia può averle leso o addirittura bucato un polmone.”

 

“Dio…” mormorò Hermione, chiudendo un attimo gli occhi.

 

In quanto tempo riesci a recuperare una persona in queste condizioni?” fece teso Harry.

 

Tennessee scosse la testa. “Con la magia anche in un secondo, ma così…bisogna intervenire immediatamente con una pozione che ripari la frattura, e qualcosa per aiutare la bambina a respirare…quel tanto da mantenerla stabile in attesa di cure proprie.”

 

Ron perse il controllo…o meglio, ne acquistò più di quanto ne avesse avuto mai. Ora sapeva cosa doveva fare. “Hai con te questa roba?”

 

Tennessee annuì e si accigliò. “Non in quantità industriali, ma si…che vuoi fare?”

 

Hermione afferrò il marito per un braccio quando lo vide voltarsi e dirigersi a passi di tigre verso casa Sheffield. “Ron, che diavolo vuoi fare?...”

 

Lui la ignorò e si piazzò a pochi passi dal portone della villa. “EHI!! EHI VOI, STRONZONI LA’ SOPRA!!!

 

Qualche istante dopo il baffone tornò ad affacciarsi, e quando vide quanto avanti stava Ron gli puntò contro il mitra. “Torna subito indietro!!”

 

“No, adesso stai tu a sentire me, spappolapalle!!” tuonò Ron, con una voce che sembrava un ruggito per quanto era carica di rabbia. “Hai commesso l’errore più grave che potessi fare…stai mettendo in pericolo la vita di un ostaggio, ora le trattative sono molto più in bilico di quanto tu non creda!!”

 

T’ho detto di restare indietro, o sparo!!”

 

“Fallo, avanti!” Ron lo guardò con aria di sfida. “Ma che tu mi spari o meno i fatti non cambieranno… la bambina ha bisogno di cure urgenti, dovete far salire immediatamente un medico!”

 

Il baffone caricò il mitra. “Puoi scordartelo, se credi…”

 

“NO, SEI TU CHE TI PUOI SCORDARE IL TUO MALEDETTO TRATTATO SE NON FAI SALIRE UN MEDICO ORA!!”

 

Gli occhi del baffone saettarono. “Ti dimentichi CHI ha i mocciosi mentre parliamo, tuo figlio…”

 

“Mio figlio potrebbe fare la stessa fine della sua amica, per quanto ne sappiamo noi li ucciderete prima ancora che vi portiamo il vostro dannato documento!! Ormai non abbiamo più niente da perdere…avete sbagliato, e anche pesantemente!”

 

Il baffone esitò cercando di non far vedere a Ron che aveva ragione lui. “Non permetterò a nessuno di salire qua sopra!”

 

Ron fece un altro passo avanti. “La figlia dell’ambasciatore sta per morire. Sibilò, attirando su di sé lo sguardo stravolto del signor Sheffield. “Ha un polmone bucato, non resisterà più di qualche minuto…lo sai tu e lo sappiamo noi, e suo padre non ti darà nient’altro che calci in culo se si ritroverà a dover trattare per un cadavere!”

 

Hermione sbattè gli occhi nel notare con quanta freddezza e lucidità Ron stava gestendo la situazione…era quasi incredibile a sentirlo così, proprio lui che era sempre stato una testa calda.

 

Il baffone esitò. “…e va bene, un medico può salire.

 

“Insieme a me.”

 

“Te lo puoi scordare!!”

 

Ron incrociò le braccia sul petto. “I bambini sono spaventati e hanno bisogno di qualcuno. Sarò disarmato e starò lì solo per occuparmi di loro.

 

“Tu non metterai piede qua sopra!!”

 

“Benissimo, allora non salirà neanche il medico. Ron mantenne saldo il suo sguardo, ignorando i suoni ncreduli che emetteva il padre di Amelia. “Noi non abbiamo più niente da perdere, te l’ho detto… voi invece vi state giocando tutta una vita in galera.

 

Il baffone aveva un affanno nevrotico. “Stai bluffando.

 

“Forse.” Ron strappò il cellulare di mano al signor Sheffield. “Ma all’ambasciata non aspettano che una telefonata per bloccare il recupero di quel trattato, e tu devi darmi solo un motivo per chiamarli. Tanto ormai i nostri ragazzi sono condannati comunque.”

 

“…dannatissimo inglese…” il baffone sputò a terra. “E va bene, salirai col medico e resterai qui… ma devi fare solo un cazzo di passo falso, uno…e ti riduco peggio di un maledetto colabrodo… sempre dopo tuo figlio, naturalmente.

 

Ron aspettò che si fosse allontanato dalla finestra per voltarsi, ignorando le domande frenetiche di Laurence Sheffield. Hermione lo guardò con aria tesa e preoccupata all’ennesima potenza, e lui si soffermò a farle una piccola carezza sulla guancia prima di prestare la sua attenzione a Harry, che stava urlando ai suoi di procurargli un camice o qualcosa di simile.

 

“Noi ci apposteremo tutto intorno alla casa. Fece subito Liam. “Al segnale che ci darete, faremo irruzione.”

 

“Vi facciamo un fischio quando le loro armi saranno scariche.”

 

“Avete un’idea del segnale che ci darete, così, tanto per non essere presi alla sprovvista?” fece Charlie.

 

Ron inarcò per un istante un sopracciglio. “Oh, non ti preoccupare per questo…lo vedrai il segnale, lo vedrai senza problemi.

 

Harry arrivò di corsa con il camicione bianco strappato a un incredulo massaggiatore del centro estetico del negozio alla fine della strada. “Con questo affare addosso sembro tutto meno che un medico.” Borbottò fra i denti mentre se lo infilava.

 

Tennessee gli si avvicinò e gli porse due vaschette. “Questa pozione rimetterà a posto la frattura…per il resto c’è questo unguento, non è molto ma almeno le toglierà quella sensazione di fitte dolorose. E comunque dobbiamo portarla in infermeria al più presto.”

 

Harry annuì e le prese. “Va bene, ci pensiamo noi.

 

“Vi prego, salvate mia figlia.” Implorò il signor Sheffield, e Harry lo rassicurò appoggiandogli una mano sul braccio.

 

Hermione inspirò profondamente e posò la mano sulla guancia di Ron. “…cerca di essere prudente là dentro…lo so che sei furioso, ma rifletti prima di…prima di tentare qualsiasi cosa…”

 

Ron le baciò il palmo della mano ed annuì, quindi si voltò verso Harry. “Pronto?”

 

“Andiamo a riprenderci i ragazzi.”

 

 

***************

 

 

“…no, per favore, non fare così….Amelia…”

 

Jack stava praticamente piagnucolando, mentre teneva stretta la mano della sua migliore amica. Amelia, ancora sdraiata a terra, era pallida di un pallore mortale, sudatissima e quasi immobile, respirava a malapena una volta ogni tanto. Aveva gli occhi socchiusi e le pupille dilatate, e ogni tanto veniva scossa da un debole singulto.

 

“Amelia, no…” Jack le accarezzò la fronte. “…parlami, dai…ti prego…”

 

Il terrorista biondo platino le tastò il collo, poi guardò cupo in faccia il suo capo, che si voltò di nuovo verso la finestra.

 

“Karl.” L’omone col sigaro in bocca fece un cenno verso l’ingresso. “Sono qui.

 

Il baffone si avvicinò alla porta. “Li avete già controllati?”

 

“Sono puliti.”

 

“Falli passare.”

 

Jack alzò lo sguardo sfiduciato…e s’illuminò quando vide entrare suo padre e suo zio – con le mani alzate e un’aria piuttosto guardinga. “Papà!” esclamò, tutto a un tratto di nuovo pieno di speranza.

 

“Jack, tutto a posto?” il tono di Ron era quello di un padre preoccupato per suo figlio… ora non era il guerriero a parlare, perché la gioia di rivedere Jack tutto intero si era sovrapposta per un attimo alla rabbia.

 

Jack annuì e spostò lo sguardo su Harry, che gli fece un cenno leggerissimo della testa, un cenno negativo. “S-si, io…sto bene.” Fece incerto il ragazzino, e un attimo dopo scattò sulle ginocchia. “Papà, Amelia…fa’ qualcosa, ti prego!”

 

Harry diede una manata all’uomo che lo tratteneva per un braccio e si liberò, inginocchiandosi accanto alla bambina. Ron si mosse per fare altrettanto, ma il baffone gli si parò davanti, guardandolo fisso negli occhi. Se mai uno sguardo poteva fare scintille, quelli dei due uomini che si guardavano in cagnesco in quel momento avrebbero potuto appiccare un incendio. Il baffone non riusciva a tollerare che il suo piano perfetto fosse stato messo in forse da quell’uomo. Ron doveva trattenersi dal saltargli alla gola per quello che aveva fatto a Jack e Amelia.

 

Un solo passo falso.” Sibilò piano il terrorista. “E tuo figlio è morto.

 

Ron per tutta risposta lo spostò con un movimento brusco del braccio e si gettò sulle ginocchia vicino a Harry, che stava cercando di far bere la pozione ad Amelia. La bambina era completamente priva di sensi e non sembrava rispondere in alcun modo.

 

“Fa’ la brava, piccola, tieni duro…” mormorò piano Harry, mentre finiva di farle scivolare in gola la pozione.

 

“Papà…” Jack aveva una smorfia di panico ancora forte sul viso. “…ma adesso starà bene, vero?”

 

“Certo che starà bene.” Ron sollevò delicatamente la bambina per le spalle e la prese fra le braccia, asciugandole il sudore con la manica del maglione e accarezzandole il viso. “…è tutto passato, Amelia, è tutto passato…resisti solo un altro po’…” le sussurrò amorevolmente.

 

Harry stava spalmando la pomata di Tennessee sullo stomaco della bambina , come gli aveva spiegato sua cognata, ma quando si fu assicurato di averne steso la maggior parte continuò a farlo più lentamente e per inerzia…e spostò lo sguardo sulla canna della mitragliatrice che il biondo platinato gli stava puntando addosso. Strinse leggermente gli occhi e si concentrò…quindi spostò lo sguardo impercettibilmente, verso un’altra mitragliatrice…

 

“Avete un bel modo di trattare gli ostaggi voi. Mormorò, quel tanto da distrarre l’attenzione dei presenti.

 

“Pensa a fare il tuo lavoro, sottospecie di macellaio. Ribattè acido l’omone col sigaro.

 

Ron osservò attentamente ogni movimento facciale di Harry, continuando ad accarezzare il viso pallido di Amelia, e studiò rapidamente la situazione. Erano in sei nella stanza…gli altri dovevano essere sicuramente sparsi nel resto della casa.

 

“Papà?”

 

Jack lo stava fissando con i suoi grandi occhi blu stanchi e insicuri. Ron dovette dominare un’ondata di rabbia che lo attraversò quando vide lo zigomo viola e la fronte graffiata del suo giovanotto, e con l’altra mano gli accarezzò la guancia sana. “Andrà tutto bene, Jack…non devi avere paura. Sussurrò.

 

“Non ne ho più ora che tu sei qui.” Jack arricciò il naso. “Adesso ce ne andiamo, vero?”

 

Ron annuì leggermente, guardandosi alle spalle. “Si, adesso ce ne andiamo.” Sussurrò a voce molto bassa. “Ma tu devi promettermi che resterai buono e fermo qui…stavolta dico sul serio, Jack, devi restare immobile qui…mi hai capito bene?”

 

Il figlio annuì. “Si.”

 

“Bravo ragazzo.” Ron gli arruffò i capelli. “Resta qui e prenditi cura di Amelia.”

 

“Non ti preoccupare, papà, resto io con lei.

 

Ron gli rivolse un piccolo sorriso rassicurante, e sentì il cuore meno pesante quando vide un raggio di speranza negli occhi spaventati di suo figlio. Harry chiuse rumorosamente la vaschetta di pomata, attirando l’attenzione di Ron. Il rapidissimo sguardo d’intesa fu eloquente abbastanza da fargli capire che la prima parte del piano era andata a buon fine.

 

“Questa bambina ha bisogno di cure urgenti. Harry si voltò verso il baffone. “Bisogna portarla all’ospedale, e in fretta anche.

 

L’uomo strinse gli occhi. “L’hai rimessa a posto, no? Adesso sta a suo padre sbrigarsi nel più breve tempo possibile.

 

Ron prese in braccio Amelia e la stese sul divano il più delicatamente possibile, scansandole i capelli dalla fronte e dal collo, e fece sedere lì vicino anche Jack, che lo guardava con gli occhi grandi e attenti.

 

Quindi Ron si voltò verso i terroristi e strinse i pugni. Il baffone inarcò un sopracciglio e diede un colpetto al caricatore della sua mitragliatrice. Ron avanzò a una lentezza inesorabile, coi denti stretti forte e i muscoli delle spalle decisamente in tensione. Con la coda dell’occhio vide Harry spostarsi fluidamente nelle vicinanze dei bambini, e tornò ad occuparsi dei terroristi – del baffone in particolare, visto che stava avanzando verso di lui.

 

“Prima di stamattina facevo fatica a immaginare come potesse esistere qualcuno abbastanza vigliacco da prendersela con dei bambini innocenti.” I pugni di Ron erano stretti così forte che le nocche delle dita erano bianche. “Adesso so per certo che la feccia come te esiste eccome.” Sibilò, praticamente a due passi dalla faccia del terrorista.

 

Il baffone fece scattare rumorosamente il grilletto della mitragliatrice, stringendo gli occhi. “Tu vuoi proprio morire, non è vero?”

 

Ron appoggiò le mani sui fianchi e fece una smorfia. “Che problema hai, amico? Facevi così tanto il duro quando ti sbracciavi dalla finestra…e devi essere davvero forte se sei riuscito a spezzare le costole a una bambina così esile…”

 

Il tono da presa in giro alla lunga fece effetto, e il baffone puntò la sua mitragliatrice a diretto contatto con lo stomaco di Ron, facendo trattanere rumorosamente il fiato a Jack. Al contrario, suo padre non battè ciglio. “Se ti puzza di campare, cane inglese, ti consiglio caldamente di sigillarti la bocca.

 

Ron curvò le labbra nel sorrisetto più strafottente che avesse mai fatto. “Vai a fare la voce grossa con quei leccaculo che ti porti dietro, bastardo, perché con me non funziona.

 

Il terrorista non ci pensò due volte: sollevò l’arma e la puntò dritta in faccia a Ron, premendo con forza e soddisfazione il grilletto…ma non successe niente. “Ma che…” l’uomo agitò la sua mitragliatrice e riprovò a sparare, ancora una volta senza successo.

 

Un po’ in tutta la stanza si sentirono rumori di grilletti premuti senza risultati, e Jack si voltò da destra a sinistra per sincerarsi del miracolo…le armi erano tutte fuori uso!

 

Il baffone guardò orripilato Ron, ed ebbe a malapena un attimo per rendersi conto della furia omicida che aveva scatenato in lui: aveva gli occhi blu fiammeggianti di odio e rabbia, ma c’era anche qualcos’altro…piacere…voglia di colpire…sete di vendetta…

 

“Non avresti mai dovuto prendertela con dei bambini…” sibilò. “Specie con i miei.

 

Ron rapidamente afferrò la mitragliatrice con una mano e la lanciò con forza oltre la finestra, frantumando il vetro con un rumoraccio.

 

 

 

 

Charlie fece un sorrisetto vedendo volare l’arma babbana. “Che dite, io lo interpreterei come il segnale di Ron.

 

Liam si alzò in piedi e urlò “Avanti, tutti dentro!!” al resto degli uomini.

 

 

 

 

Tempo pochi istanti, a villa Sheffield piombarono una trentina di War Mage…mentre nel salone si scatenava un putiferio. Ron colpì il baffone al viso con una gomitata forte e ben piantata, e non contento gli sferrò un pugno allo stromaco che lo fece piegare in due. Non aveva bisogno di niente, voleva finirlo a mani nude quel maledetto ricattatore… voleva avere la soddisfazione di vedere nei suoi occhi quella stessa paura che aveva visto nello sguardo sfinito di suo figlio. Voleva vederlo bianco e madido di sudore freddo come era ridotta Amelia. Lo avrebbe strangolato, ridotto a pezzettini minuscoli, bruciato vivo… Jack e Amelia avrebbero avuto gli incubi quella notte, si sarebbero svegliati urlando…avrebbero sofferto… con un ruggito violento Ron riempì di calci l’uomo che si stava rialzando, ributtandolo a terra.

 

Con una rapida occhiatina alle sue spalle, Ron si accorse che Charlie stava portando fuori Jack, seguito da Josh che teneva Amelia fra le braccia. Saperli fuori pericolo lo fece sentire ancora più libero di fare tutto quello che voleva, specie se Harry e gli altri stavano facendo altrettanto.

 

Il baffone si rialzò, con il naso fracassato, e assestò un buon pugno in faccia a Ron, ma se il primo colpo andò a segno il secondo fallì, perché Ron parò il suo destro e gli riempì di ginocchiate lo stomaco fino a farlo ricadere con violenza su una sedia alle sue spalle, che si rovesciò. Ron si pulì il rivoletto di sangue che gli era scivolato dal labbro spaccato e si gettò addosso al suo nemico, afferrandolo per la collottola e sbattendolo in piedi, per poi gettarlo con forza contro il muro.

 

“E così avresti ucciso mio figlio, eh?!” ruggì, spiaccicandogli la faccia contro la parete, e ottenendo un grugnito di dolore in risposta. “Avresti tagliato un dito a quella bambina, giusto?! Alza la voce con me, adesso!! Avanti, grand’uomo, fammi vedere quanto cazzo vali!!”

 

Il baffone tentò di respingerlo facendo leva con le braccia contro il muro e spingendosi indietro, ma Ron era una furia senza controllo, e lo sbattè di nuovo in avanti. Quando quello riuscì a voltarsi fu solo perché Ron glielo consentì…per potergli assestare due pugni in faccia che rimbombarono con un orribile suono secco e vibrante.

 

“Miserabile bastardo…” a Ron sembrò quasi di risentire gli strilli di Amelia, le urla di Jack… “…ma io non te lo faccio rivedere il sole!!!”

 

Il baffone non ebbe il tempo materiale di rendersi conto delle mani di Ron, che saettarono in avanti per stringergli la gola in una presa mozzafiato. Il terrorista cominciò ad annaspare e ad emettere degli strani versi gutturali, tutto rosso in viso. A nulla servì cercare di allontanare le mani del suo aggressore dal suo collo, a malapena riuscì a sfiorargli le braccia coi polpastrelli…

 

“Ron, no!!”

 

Harry ebbe bisogno di tutta la sua forza per tirare indietro il suo migliore amico, e fu solo al terzo tentativo che riuscì a far staccare le mani di Ron dalla gola del baffone, che scivolò al suolo mezzo svenuto.

 

Che fai, sei pazzo?!”

 

“Maledizione, Harry!!” tuonò Ron. “Chi ti ha pregato di fermarmi?! Questo bastardo ha quasi ucciso Jack e Amelia, merita di morire!!”

 

Harry gli mostrò la situazione: i War Mage stavano portando via i terroristi – alcuni legati, altri mezzi intontiti, altri feriti – e scosse la testa. “Li dobbiamo consegnare alla polizia babbana, non è affare nostro.

 

“Non me ne fotte niente di chi è l’affare!” Ron era imbufalito. “Questo porco ha fatto del male a Jack e Amelia, e se non gli spacco la faccia esplodo!”

 

“Gliel’hai già spaccata!” Harry fece un minuscolo e fugace sorrisetto prima di scuotere ancora la testa. “Ron, no…c’è tuo figlio là fuori. Che cosa vuoi che veda, che suo padre può diventare un assassino solo perché non è capace di controllare la propria rabbia?”

 

Ron aprì la bocca e poi la richiuse, passandosi nervosamente una mano fra i capelli. “…questo schifoso deve pagare per quello che ha fatto…io voglio fargli provare la stessa sofferenza che abbiamo dovuto passare noi.”

 

“Lo hai già fatto, mandando a monte il suo piano e facendolo sbattere dentro.” Harry gli diede una pacca sulle spalle. “Non farai passare a Jack e Amelia questo spavento portandogli in un’ampolla le ceneri del loro rapitore.

 

Ron guardò con gli occhi infuocati l’uomo, stringendo i pugni.

 

Harry gli appoggiò una mano sulla spalla. “Pensiamo ai bambini adesso, sono loro la cosa più importante. Questi stronzi ci hanno fatto già perdere fin troppo tempo.

 

Ron esitò, quindi afferrò per la collottola il baffone e lo tenne sollevato così per qualche istante, guardandolo con aria di schifo e rabbia…ma poi lo lasciò cadere a terra e si avviò verso l’uscita della sala. Harry fece un piccolo sorrisetto e si dedicò a portare al piano di sotto il terrorista… trascinandolo per i capelli e fingendo di non sentire affatto i suoi lamenti.

 

Era sempre troppo poco per una bestiaccia come lui.

 

 

***************

 

 

“Non potrò mai ringraziarti abbastanza, Ron, dico davvero. Laurence Sheffield strinse per l’ennesima volta la mano a Ron. “Siete stati veramente perfetti.

 

Ron annuì una volta con una smorfia che assomigliava a un sorriso, ma non tolse neanche per un istante la mano dalla spalla di Jack, che teneva incollato a sé da quando era uscito dalla villa. I poliziotti babbani erano arrivati di corsa appena avevano saputo chi era stato in pericolo, e i War Mage gli avevano consegnato i terroristi impacchettati e pronti per la galera. Il signor Sheffield era stato pronto nel rispondere ai poliziotti che quegli uomini erano la sua scorta personale, ignorando gli sguardi increduli dei babbani, e ora si aspettava solo il ritorno di Hermione, che aveva portato di corsa Amelia all’infermeria del quartier generale con Tennessee.

 

“Sei stato veramente coraggioso.” Il signor Sheffield sembrava non riuscire più a chiudere bocca. “Hai avuto un sangue freddo che davvero io…”

 

Signor ambasciatore.” Un agente di polizia gli porse un cellulare. “E’ il segretario del Ministro degli Interni… vogliono incontrarla quanto prima, anche adesso se è possibile.

 

L’uomo sbuffò. “Tanto per cambiare…passerò ad abbracciare Amelia stasera, prima che si addormenti.”

 

Jack gli lanciò un’occhiataccia, pensando a come ci sarebbe rimasta male la sua amica, e anche Ron strinse la mano del signor Sheffield con più energia del dovuto. “A stasera, allora. Ma ricordati che andremo tutti a letto prima, domani si parte presto.”

 

“Naturalmente, certo.”

 

Jack guardò il signor Sheffield andare via con il poliziotto e il cellulare all’orecchio, e scosse la testa con un’espressione di disgusto.

 

Ron gli arruffò un po’ i capelli e si voltò dall’altra parte, dove i War Mage si stavano organizzando per tornare al quartier generale, ma anche mentre camminava non smetteva di tenere Jack vicino a sé. “E’ tutto a posto, figliolo?”

 

Jack annuì distrattamente, guardando a terra. “Già…”

 

Ron gli strinse la spalla amorevolmente. “Adesso è tutto passato, Jack…lo so che per il momento ti senti ancora scombussolato, ma ci siamo mamma e io con te…non ti succederà più niente, capito?”

 

“Lo so.” Disse piano Jack. “Quando ti ho visto ho capito che sarebbe andato tutto bene…tu mi togli sempre dai guai.

 

“E’ quello che fa un padre di solito.”

 

Jack lo guardò. “Riesco sempre a combinarne una, eh?”

 

Ron fece un piccolo sorrisetto. “Sai…quando mi sono reso conto che mi avevi disobbedito ed eri tornato dentro la casa…ho avuto paura.

 

Jack sbattè gli occhi. “Ma tu non hai mai paura, pa’.

 

“Ne ho sempre quando succede qualcosa a mamma o a voi. Ron lo guardò serenamente. “E stavolta avevo paura per te…avevo paura che ti facessero del male…e mi ero ripromesso che quando ti avrei portato fuori, te ne avrei suonate così tante che non ti saresti potuto sedere per una settimana.”

 

Jack spalancò gli occhi. “Però…poi hai cambiato idea, vero?”

 

Ron sorrise e annuì. “A dire la verità un ceffone te lo meriteresti, Jack…ti avevo detto di restare qui perché non volevo preoccuparmi anche per te, volevo dedicare tutta la mia attenzione ad Amelia. Un bravo papà non riesce mai a concentrarsi bene se pensa che i suoi figli sono in pericolo…e ci è mancato poco che non perdessi la calma qua fuori, pensando a te chiuso là dentro.”

 

“…ehm…” Jack fece una piccola smorfia. “…non perché lo voglia, o cosa…anzi…ma come mai poi non me lo dai più il ceffone? Perché non me lo darai…vero?”

 

“No, Jack, non te lo darò…perché sono fiero di te.”

 

Jack spalancò occhi e bocca. “Come?”

 

Ron gli arruffò i capelli. “Sei tornato là dentro per stare vicino alla tua migliore amica, per non saperla da sola ad avere paura…io avrei fatto lo stesso.

 

Jack fece un piccolo sorriso. “Davvero?”

 

“Si, davvero.” Ron lo guardò. “Ora, questo non toglie che hai fatto una cosa pericolosissima e hai disobbedito ai tuoi genitori, ma c’è una bella differenza tra disobbedire per fare una bravata e disobbedire per aiutare un amico.

 

“Oh.”

 

“Ma ricordati che la prossima volta che ti comporterai così sconsideratamente e non penserai prima di agire, prenderai tante di quelle botte che te le ricorderai a vita. Devi imparare a non sottovalutare mai il pericolo.

 

“Sissignore.” Jack scrollò spallucce e perse il suo buonumore, guardando dritto avanti a sé. “E comunque non è servito proprio a niente, sai…non sono riuscito a salvare Amelia.”

 

“Questo non è vero.”

 

Si che è vero.” Jack si pulì il naso con una manica. “Sei tu che ci hai tirati fuori. Lei lo sa… infatti dice che tu sei il suo eroe.”

 

“Io non ci giurerei.” Ron fece un sorrisetto e strizzò l’occhiolino al figlio.

 

“Ma dai, pa’, io non sono stato capace di fare proprio niente.

 

“Però quando siamo entrati noi era la tua mano che lei stava stringendo forte.” Ron gli diede una pacchetta sulla schiena. “Tu e Amelia avete più o meno la stessa testa dura, non siete sdolcinati…ma lei era aggrappata a te come se solo tu potessi aiutarla.”

 

“Nah…” Jack sospirò e si scansò un ciuffo di capelli dalla fronte.

 

Ron non gli rispose, piuttosto sorrise quando vide uscire dal vicoletto dove avevano sistemato la passaporta Hermione e Amelia, sorridenti e tranquille e l’una per mano all’altra. Amelia era ancora palliduccia, ma si reggeva perfettamente in piedi ed era visibilmente più distesa. “Perché non lo chiedi direttamente a lei, Jack?”

 

Jack alzò lo sguardo e sorrise largamente. Dall’altra parte della strada Hermione fece cenno ad Amelia di guardare davanti a lei…la bambina le lasciò la mano all’istante, si lanciò in una corsa sfrenata e balzò in collo a Jack, aggrappandosi a lui come faceva sempre e incrociando i piedi dietro la sua schiena, proprio come un piccolo koala. Jack non fece nessuna fatica a sostenere la sua migliore amica, un po’ perché era magrissima e leggera…e un po’ perché la gioia di rivederla tutta intera lo faceva sentire mille volte più forte di quanto potesse essere.

 

 

***************

 

 

Ron appoggiò anche l’ultimo borsone nel corridoio davanti alla porta di casa, facendo bene attenzione a non fare troppo rumore. La casa era tutta immersa nel silenzio della notte, e i bagagli per la partenza della mattina dopo erano già tutti sistemati.

 

“Sarà bene svegliarsi un po’ prima per caricare la macchina. Disse a bassa voce Hermione, sistemandosi meglio il nodo che teneva unita la vestaglia.

 

Ron scosse la testa e le passò un braccio attorno ai fianchi. “Facciamo tutto in un lampo con la magia…e sono incredibilmente felice di poterla usare, credimi. Io non so davvero come tu e Harry abbiate fatto per undici anni senza.”

 

Hermione gli passò a sua volta un braccio attorno alla vita, senza allontanarlo anche quando si diressero verso le scalette per raggiungere il piano di sopra. “Oggi per la prima volta nella mia vita ho provato la sensazione che prova probabilmente ogni mago purosangue…mi sono sentita impotente senza magia…come se avessi rinnegato il mio mondo tutto all’improvviso. E’ stato stranissimo.”

 

Ron annuì e le baciò la tempia, salendo con lei le scalette. “Già…è assurdo come i figli ti fanno provare tutte le sensazioni più strane della terra, eh?”

 

Hermione fece un piccolo sorriso e lo guardò. “Oggi sei stato fantastico. Quando credevo che avresti dato retta alla tua impulsività, mi hai dimostrato di saper pensare con una lucidità e una freddezza che non ti ho mai visto usare…”

 

Ron fece una piccola smorfia. “Avrei volentieri sfondato le porte e travolto tutti a modo mio, lo sai.

 

“Si, ma poi sei riuscito a salire nella casa trattando con quel terrorista…” qui le scappò un sorrisetto. “…quasi come se avessi seguito le lezioni di strategia che abbiamo preso durante l’addestramento.”

 

Ron rise a bassa voce. “Non ci ho pensato neanche per un momento, amore.

 

Hermione lo guardò. “E da dove l’hai preso tanto sangue freddo, signor prima-agisco-poi-penso?”

 

“…ho bluffato.” Ron scrollò le spalle. “Ci era rimasto solo quello da fare per riprenderci i bambini. Suppongo che la disperazione faccia miracoli per davvero, eh?”

 

Hermione si strinse a lui. “Comunque sono fiera di te…sei stato meraviglioso.”

 

Ron le sfiorò la tempia col naso amorevolmente, mentre salivano gli ultimi gradini. “Adesso viene il difficile…Jack e Amelia erano molto taciturni a cena.

 

Hermione sospirò e annuì. “Io spero solo che partendo domani si distraggano presto.

 

“Cerchiamo di stargli vicini…hanno molto più bisogno di sostegno di quanto non lascino a vedere.

 

Hermione appoggiò la mano sulla maniglia della porta della cameretta dei bambini. “Facciamo così, mi porto Amelia e Katie nel lettone e tu resti a dormire qui con Jack e Simon. Si sentiranno più tranquilli.

 

Ron annuì. “Ok, è una buona idea.”

 

Hermione aprì la porta piano, notando che la l’unica luce accesa era la lucetta dell’abat-jour sul comodino di Simon… e istintivamente le venne da sorridere. Amelia e Jack dormivano insieme nello stesso letto, stretti l’uno all’altra, e sembravano anche molto tranquilli. Ron le fece un piccolo sorriso e chiuse la porta.

 

A quanto pare hanno fatto da soli.” Mormorò allegramente. “Lasciamoli dormire… non mi sembra proprio che abbiano bisogno di noi.

 

Hermione si strinse nelle spalle. “Sai a cosa penso spesso? Anche noi ci volevamo questo bene da piccoli…ma Jack e Amelia hanno un modo così intenso di dimostrarselo che alle volte… penso proprio che noi fossimo un po’ tardi.

 

Ron ridacchiò piano. “Non eravamo tardi…eravamo attratti l’uno dall’altra e troppo testardi per ammetterlo.”

 

“Eravamo tardi, tesoro, fattene una ragione. Hermione sospirò e inclinò la testa. “A quanto sembra stasera nessuno ha bisogno di noi.

 

“Ci restano sempre i più piccoli.”

 

“Giusto…andiamo a coccolarci loro.”

 

Anche questa volta Hermione aprì piano la porta della stranza di Katie, in cui avevano sistemato un letto d’emergenza per Simon… il lettino di Katie era vuoto, e la piccola stava tutta sdraiata con le guanciotte paffute e le manine grassocce sulla schiena del fratello, che dormiva beatamente a pancia sotto e la cullava dolcemente col suo respiro tranquillo.

 

Chiusa anche quella porta, Ron si fece una piccola risata incredula. “E’ evidente che non c’è proprio bisogno di noi stasera, eh?”

 

Hermione sorrise. “Già…stanno cominciando a crescere proprio tutti.

 

“Devo proprio dire che mi sento inutile…” Ron le stuzzicò il collo con un paio di piccoli baci. “Ma va bene…visto che nessuno mi vuole…io ripiegherei per un premio di consolazione…”

 

“Grazie mille, Ron, tu sai sempre come farmi sentire importante. Fece ironicamente Hermione, sentendo ridere il marito contro il suo collo. “Andiamo a coccolarci, va.

 

“Agli ordini, signora.” Ron la tirò per la mano fino in camera loro, facendola ridere, e si sedette senza grazia sul lettone. “E adesso…ehi, che è qua?”

 

Cosa?”

 

Ron si alzò per sfilarsi qualcosa che era finita sotto il suo sedere…un foglio di carta tutto colorato. Non appena capì cos’era, sul viso di Ron comparve un sorriso di felicità pura: era un biglietto dei bambini, un disegno di lui che picchiava i ‘cattivi’, come recitava la didascalia scritta da Simon. Jack aveva raccontato a suo fratello e sua sorella tutti i dettagli della giornata, catturando la loro totale attenzione, e quel disegno ne era il risultato. Il suo ritratto era evidentemente opera di Amelia, che sapeva disegnare bene…mentre di sicuro di colorare se n’era occupata Katie, perché schizzavano pennellate di pastelli un po’ per tutto il foglio senza un’ordine preciso. La scritta ‘PAPY ZEI UN ERROE’ era ancora opera della piccola – sicuramente Simon le aveva portato la mano, come faceva tutte le volte che le faceva scrivere il suo nome – e infine c’erano le due righe sotto al disegno, che indicavano con una freccetta il suo ritratto con la scritta ‘Papà che ci salva tutti e picchia i cattivi’.

 

Il sorriso lacrimoso di Hermione non era niente in confronto a quello di Ron… ancora una volta Ron Weasley dovette ricredersi: aveva detto che senza la magia non avrebbe saputo come fare…ma qualsiasi incantesimo al mondo non avrebbe mai nemmeno lontanamente sfiorato il bellissimo potere che gli dava la magia di essere papà…quella era la sua magia più forte, e non l’avrebbe cambiata mai con niente al mondo.

 

 

 

** THE END **

 

 

Occhio alla scritta in arancione qua sotto: …mirate…puntate…premete! ^_____^ Buone vacanze a tutti! VVTB!

 

Sunny

  
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sunny