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Autore: Maricuz_M    19/01/2013    7 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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XXV Capitolo


Mental block
“Oh, merda.”
Immobili nelle nostre posizioni, fissiamo Simon. Oltre ad essere visibilmente sorpreso, sembra anche scocciato, il signorino! Pensa quanto lo siamo noi. Entra ugualmente nella stanza, borbottando qualcosa che non riesco a carpire. Filippo alza le sopracciglia sconcertato dal suo comportamento, io mi limito a sospirare.
“Simon, so che è camera tua, ma potresti..” inizia, ma viene bloccato dall’altro, che sta frugando in un cassetto del comodino “Sì, bello, scusa. E’ che dovevo anticiparmi il lavoro per stasera. Se sapevo che eravate qui non entravo nemmeno.” Ah, era scocciato per aver interrotto! Che tenero, il mio amico. Comunque, nessuno dei due capisce completamente cosa intenda con “anticiparmi il lavoro per stasera”. Cerca ancora, e finalmente trova ciò di cui aveva bisogno, lo appoggia sulla superficie e chiude il cassetto, poi si tira su “Odio interrompere. In qualunque occasione.”
Sia io che Filippo controlliamo. Lui rimane impassibile, mentre io arrossisco come una bambina. Preservativi. Mi stampo la mano sulla faccia per non guardare né Simon né il ragazzo che ho accanto, troppo imbarazzata. Odio questo tipo di situazioni, mi mettono a disagio. Mi viene subito alla mente quella mattina in cui, in salotto con Samuele e Filippo, mi è toccato assistere alla parte sonora del rapporto sessuale tra Simon e Vanessa. Aggiungiamo, tra le cause del mio impaccio, le parole del mio non più amico “Oh, se volete usufruire non fate complimenti. Ciccio, non so se la misura è quella, ma..”
“Ok, Simon.” A quel punto, Filippo si alza “Hai appesantito abbastanza l’atmosfera, puoi tornare dagli altri. Grazie.” Lo afferra e lo trascina con poca grazia verso il corridoio, dove lo abbandona poco prima di sbattergli la porta in faccia e chiuderla a chiave. Sospira, appoggiandovi la testa “Scusa, ma penso che lo ucciderò.”
“Non credo.” Mormoro, posando di nuovo entrambe le mani sul letto.
“Dici?” chiede, voltandosi e tornando a guardarmi.
“Lo uccido prima io.”
“Permettimi di esser presente.”
“Ti farò uno squillo.”
Si dirige nuovamente verso di me e, quasi incerto, si siede. E’ più distante, rispetto a prima. Si schiarisce la voce, si passa una mano fra i capelli e fa l’ennesimo sospiro. Ed io lo guardo, aspettando che parli lui.
“Ti stavo dicendo..” ricomincia, incrociando il mio sguardo “Ragiona.”
“Non..” scuoto la testa “Non voglio. Io..”
“Elle, non vai incontro a niente di brutto se realizzi per cinque minuti quello che c’è da realizzare. Perché hai paura? Ti ho dato così tanti elementi che non dovresti neanche aver paura di averne un po’! So che è una frase quasi insensata, ma..” e lo blocco, imprevedibilmente.
“Perché perdi tempo con me?” Sbotto, vedendolo incredibilmente preso dall’argomento. Perché infierisce? Non vede che ho come un blocco mentale? Non ce la faccio a ragionare, né da sola, né con lui che mi incita a farlo, come se la risposta a tutte le domande fosse ovvia. Non è ovvia, cavolo. Non per me.
“Perché voglio perdere tempo con te eper te!” esclama, e si sposta leggermente più vicino a me. Ancora nessuno sfioramento di spalle, come c’era prima dell’interruzione di Simon “E questo è un altro indizio. Siamo circa a cinquecentoventisette.” A quel punto, alza una mano all’altezza del petto e tira su il pollice, poi anche l’indice “Così come l’ho voluto utilizzare per cercare di capirti.” Aggiunge il medio “Ti ricordi quando mi hai chiesto quanto volessi per le sedute? Ti ho risposto che tu mi dai già abbastanza.” Anulare “E quando ti ho detto che anche io sono capace di fare bei colpi? A chi mi riferivo? Sottolineo che l’ho detto prima di andarmene dopo un pomeriggio con te. Ma andiamo più indietro..” Mignolo “Ricordi quando ti ho detto che sei interessante, vero? Sai che posso esser definito un tipo riflessivo, credi che sia una cosa che dico abitualmente e superficialmente?”
“Filippo..” gemo e chiudo gli occhi, sofferente, sperando la smetta. Mi sta sbattendo tutto in faccia, girandoci intorno. La risposta è lì, ma non voglio vederla. Qualcuno mi spieghi che cazzo sta succedendo nella mia testa.
“Eleonora.” Dice, in risposta al suo stesso nome.
Non sento nessun’altra parola, ma solo il suo palmo caldo che si posa sulla mia guancia destra. Apro subito gli occhi, spiazzata ulteriormente da quel contatto. Mi fa strano. Non ce ne sono mai stati altri oltre a qualche abbraccio in situazioni difficili. Lo vedo fissarmi intensamente “Non ti avvicinare, non ti avvicinare..” prego nella mia mente “Non ti avvicinare, finirebbe male. O piango, o ti salto addosso. Non ti avvicinare. Qualcuno si farebbe male, in un modo o nell’altro.
“Per favore, spiegami, aiutami a capire, perché non ci riesco.” Sussurra, accarezzandomi col pollice “Perché hai paura?”
“Non ne ho idea..” dico, con voce spezzata. I suoi occhi hanno delle sfumature così.. forti.
“Hai capito, vero?”
“Diciamo..”
“Elle, se ti rifiuti di farlo mi tocca dirlo chiaro e tondo.” Abbozza un sorriso, continuando a fissarmi. Scuoto piano la testa abbassando lo sguardo.
“Punto sulle parole, prima che sui gesti. Se vuoi che te lo faccia imprimere nella testa facendo qualcosa, lo faccio. O vuoi che te lo faccia dire da qualcun altro? Marco lo ascolti sempre, mi sembra. Anche Simon, nonostante sia inopportuno la maggior parte delle volte. Ginevra mi sembra abbastanza sveglia, Manu no perché ora come ora ha altro a cui pensare. Roberto è bello e intelligente, lo temo troppo. Se vuoi te lo faccio dire da Samuele, da Sonia o da Jonathan! No, Jonathan no, non c’è. Vanessa? Sarebbe un buon modo per darle il benvenuto ufficiale.” Ridacchio leggermente per il tono che usa, come se volesse in tutti i modi addolcirmi la situazione. Sono proprio un’idiota. Una cretina. Una stupida imbecille. Come si può addolcire la situazione? La situazione è già dolce di per sé!
“Scusa..” mi viene da dire, abbassando anche la testa.
“Scusami tu.” Dice, togliendo la mano dal mio viso “Non posso garantirti niente. Non posso garantire che troverai un altro ragazzo anche solo lontanamente simile a me, che sappia fare la cioccolata come so farla io o che abbia anche solo la metà delle capacità che ha la mia testolina supersonica.” Fa spallucce, fingendo di esser dispiaciuto. Scoppio definitivamente a ridere. Lo adoro.
“E’ un buon segno, la risata?” mi chiede sorridendo, dopo avermi rialzato il viso. Annuisco, ancora divertita.
“Ora potresti ammettere a te stessa ciò che dovrebbe essere una mia ammissione? E’ più facile di quello che pensi. La stai rendendo una conversazione inverosimile, sai? Basta che ti poni qualche domanda..”
“Difetto di fabbricazione, quello di non saper mai rispondere alle domande di ragionamento.” Affermo, un po’ colpevole.
“E’ per questo che non permetti a quelle poche parole di entrare nella tua testa? Non vuoi farti troppe domande?”
“Forse..” In effetti, non ho mai avuto una gran simpatia per i quesiti scomodi.
“E per questo sopravvaluti me? Perché so rispondere, la maggior parte delle volte?”
“Forse.” Ripeto. No, adesso ho mentito. E’ anche per quello. Una delle prime cose che da sempre mi ha colpito di Filippo, oltre alla straordinaria bellezza, è che lui sa sempre quello che fa e sa cosa vuole fare in futuro. Ha delle ambizioni, ha dei sogni, ha degli obbiettivi. Lui sa e basta, io non so mai niente. E’ per questo che non voglio decidermi a capire, forse. Ho paura di farlo, perché non so cosa c’è dopo. Incredibile, io che sostengo l’inesistenza della monotonia, in qualche modo vorrei che esistesse perché mi garantisce la conoscenza di ciò che vivo. Ok, vado in cura.
“Mamma mia, che personaggio.” Mormora quasi incantato, fissandomi. Sbatte un paio di volte le palpebre, poi sorride “Il mio spirito da scrittore non farebbe altro che studiarti.”
“..Non lo fai, di solito?” chiedo, perplessa.
“Sì, ma quello è perché.. Elle, tanto non te lo dico se non lo dici prima tu. Non cercare di fregarmi.”
“Ma che.. Tu mica mi hai detto che a me piaci, però!”
E la consapevolezza dell’enorme zappata sui piedi che mi sono tirata mi arriva quando le sue labbra si stirano in un sorriso contento e vittorioso. Ok, l’enorme zappata diventa meno enorme, con quel faccino felice davanti. Il mio rossore non diminuisce, però.
“Dannazione.”
“Hai fatto tutto da sola.”
“Uhm..” pensa, Eleonora, pensa “No, perché io non ho detto che è così!”
“Questo è vero, ma non hai neanche detto il contrario. E comunque sappiamo entrambi che è così. Ormai ammetti anche questo, suvvia. Guarda che non mi dispiace risentirlo, eh!” gongola lui. Spalanco gli occhi e lo spingo piano, fintamente indignata.
“Ma tu sei un bastardo!”
“Un sacco. Mi diverto perché mi tornano facili queste cose, capisci? Nel momento in cui una cosa diventa piuttosto evidente, è quella. E sono stato fin troppo lento, credimi. Vedi, le conseguenze si affrontano quando è il momento, non prima. Come puoi cercare di rimediare o evitare una cosa che ancora non sai se succederà o meno?” chiede retoricamente e con voce tranquilla.
“Uhm, non si fa?”
“Esatto.”
“Ma se non vuoi fare del male a qualcuno, tipo.. Che fai?”
“Ci sono i casi particolari.” Aggrotta la fronte “Davo per scontato il fatto che non bisogna essere affrettati, comunque. Ma tornando al nostro caso specifico.. Quale conseguenza hai paura che scaturisca da.. questo? Hai paura che ti faccia stare male?” ma è possibile che riesca a fare le domande più difficili con quel tono così calmo e naturale? Sembra che a lui questa situazione non crei nessun imbarazzo o disagio. E’ così sicuro.
“Ehm.. Non lo so, sì e no.”
“Sì e no.”
“Sì, ho paura che tu mi faccia stare male, ma so che una persona come te non farebbe del male a qualcun altro volontariamente, se ci tiene.”
“Allora dove sta il problema?”
“Non lo so.”
Ridacchia “Sei spettacolare.”
“Grazie, ma smettila di prendermi in giro. Mi sento costantemente giudicata, mi sembra che tu mi tratti come una specie di cavia da laboratorio. Ogni cosa che faccio o non faccio deve avere una causa o un motivo che mi ha spinto a fare una determinata scelta!” dico, stranamente chiara.
“Questo perché tu sei più costante di quanto pensi e perché hai dei paletti che neanche di accorgi di avere.” Dice con un tono totalmente opposto al mio, che era piuttosto frenetico “Così come ne abbiamo tutti, non fraintendermi. E non devi sentirti come una cavia da laboratorio, con me, anche perché se ti studio non è certo perché voglio giudicarti. Te l’ho ripeto: sei interessante. O spettacolare, come ho detto poco fa. Tu mi interessi. Ogni cosa che fai mi interessa. Mi interessi, in ordine di importanza crescente, come personaggio, come persona e come Eleonora. Perché io non mi incasinerei mai sentimentalmente con un personaggio che come principale caratteristica ha quella di non esistere, e non mi impegnerei mai veramente a cercare di carpire ogni minimo dettaglio di una persona a caso.” Oh, Dio, ci siamo “Quando prima ti ho detto che volevo essere sicuro dei tuoi sentimenti prima di montarmi la testa, è perché io ho un’alta considerazione di te. Ecco perché per me è stato un bel colpo, quello di uscire con te. Il fatto che tu provi quello che provo io, in un certo senso, per me è un vanto. Sono stato in grado di conquistarti, non so esattamente come, non so esattamente quando, ma ci sono riuscito.”
Ho la gola secca. Tossicchio, lo guardo, sposto gli occhi poi torno su di lui “Sinceramente mi stupirei maggiormente del contrario. O del fatto che io ho conquistato te.”
Scoppia a ridere, e quasi esplodo per la gioia per come lui riesca ad essere allegro in mia compagnia “Ma ti senti, quando parli?”
“Che ho detto?” Ho sparato una boiata delle mie?
“Hai detto che mi hai conquistato! Vedi, il tuo cervello ci è arrivato, solo che non lo ascolti.”
“Io non mi ascolto mai.” E sto continuando a non farlo, tra l’altro.
“Inizio a perdere le speranze.” Scuote la testa, sempre col sorriso sulle labbra “Non.. Non so davvero cosa fare. Mi metti in crisi. Che devo dirti? Non so essere più chiaro, non so assolutamente essere romantico, perlomeno volontariamente, calcolo e programmo le cose sul momento, ma adesso..” sospira “Potrei chiederti di provare a stare con me, ma moriresti di infarto. Potrei provare a baciarti, ma moriresti di infarto. Potremmo chiudere il discorso senza una vera e propria conclusione, ma non voglio che accada. Potrei chiederti un parere, ma cominceresti a balbettare che non hai la minima idea di come procedere. Dov’è la soluzione, quindi? Se solo tu fossi giusto un pizzico più tranquilla, adesso..” si ferma, guardandomi intensamente come suo solito ma.. alternando i miei occhi con la mia bocca. Cazzo. Con ogni probabilità morirò d’infarto anche se mi parla di un’attività a caso, purché riguardi entrambi.
Sospiro e abbasso lo sguardo quando copre la mia mano con la sua “Se andassimo per gradi..” mmmh “Saresti d’accordo? Oppure preferisci non avere niente a che fare con me?”
“No!” mi lamento, guardandolo.
“No cosa?”
“Non voglio non avere a che fare con te. Sarebbe pessimo, a questo punto. Voglio dire..” mi blocco, quando sento le sue dita accarezzarmi le nocche.
“Allora andiamo per gradi.” E sorride lievemente, sciogliendomi. Questa mossa l’ha imparata da Samuele, non c’è storia “Usciamo il pomeriggio, la sera, la notte, quando ti pare, e vediamo quello che succede.”
“Sì.” Mormoro.
“Ora.. Torniamo di là, prima che tu esploda? Così magari riprendi a respirare. La tua tensione inizia a proiettarsi su di me.”
“Sì.” Ripeto, facendolo sorridere divertito. Si alza, non lasciandomi la mano e portandomi con sé. Sentiamo proprio in quel momento una serie di rumori sospetti, potrei descriverlo come “un branco di bufali in movimento con aggiunta di sussurri concitati”. Dio, non mi dite che..
Filippo spalanca la porta di scatto, dubbioso anche lui, e notiamo un piede che sparisce nel salotto. Quelle scarpe le riconoscerei ovunque.
Simon.

 

 
Io sono felice, ma sono sicura che voi volete uccidermi ugualmente perché nonostante tutto questo.. Non è scattato il bacio.
Eh, cari i miei lettori, sarebbe stato troppo facile, e la situazione si complica considerando i problemi nella psiche di Eleonora. Povera ragazza, quanti insulti (del genere: stupida, tonta, cretina, imbecille, deficiente e simili) si beccherà in questa settimana di recensioni.
In compenso, Filippo non verrà toccato.
Complimenti a chi ha indovinato l'identità di colui che ha interrotto i ragionamenti dei Filinora!
Simon, Simon, Simon.. Ditemi cosa ne pensate, sono troppo curiosa.

A questo punto vi dico che ci troviamo di nuovo Sabato, causa: mancanza di tempo.
Non so neanche più quando finirà, questa storia. Continua a non mancare molto, però.
Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito e che mi seguiranno fino alla fine. :')

A Sabato!

Maricuz

   
 
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