Avrei
dovuto mettere la cosa del generale tutta qui ma
non me la sono sentita. Vedremo le cose nel prossimo capitolo, ancora
da
scrivere. Vi ringrazio per avermi letto e recensito. Siete grandi.
LA CONFESSIONE DEL GENERALE
Madame lo stava
guardando con occhi sbarrati.
Non sapeva come avesse
fatto ad entrare...ma questo pensiero, così come era
arrivato, sparì in fretta,
non appena vide il passaggio segreto chiudersi. Lo
hanno aiutato pensò, con una nota di disappunto.
-Marguerite- fece
questi...e a quel nome la dama si riscosse.
-Cosa ci fate nella
mia camera?- domandò lei, tentando di evitarlo con lo
sguardo...come se fosse
possibile scacciarlo in questa semplice maniera.
Il generale era lì,
come mai era accaduto in tutti quei trent'anni di matrimonio.
Non era mai successo
che lui venisse nei suoi alloggi di sua spontanea iniziativa. Il
massimo che
era riuscita a fare era stato quello di mettersi a sedere nel suo
salottino
privato, rimanendo costantemente in allerta come un animale pronto alla
fuga.
-Volevo parlarvi-
provò a dire lui- ma non me lo avete permesso.-
La dama stirò le
labbra.
-Davvero?- fece - Io
non vi ho mai negato niente in questi anni...ma questo non vi ha
impedito di
tenervi a distanza da me. Come mai ora avete deciso di cambiare le
vostre
mosse?-. Istintivamente si guardò attorno, alla ricerca di
qualche appoggio che
le permettesse di mantenere un minimo di autocontrollo. -Io ho passato
questo
matrimonio con l'idea di non essere alla vostra altezza...e voi, con la
sorella
del vostro commilitone in giro per la casa, pronta a minare la mia poca
serenità in ogni momento, non avete mosso un dito. -
-Ero sotto ricatto e,
se vi avessi raccontato tutto, i De Bouillé vi avrebbero
ucciso. Non
sopportavano la vostra presenza a palazzo e questo era l'unico modo che
avevo
per tutelare te e le mie figlie.- disse questi, coprendosi le mani.
-Potevate dare quel
denaro a loro, evitandovi questi problemi.- rispose lei, inarcando la
fronte.
Francois alzò la
testa.
-No- rispose, risoluto
e testardo- ho giurato al mio superiore che non avrei dato questo
denaro né ai
francesi, né agli austriaci. Temeva che avrebbe portato
guai.-
-Lo ha fatto- rispose
Marguerite- rendendo infelice voi e mettendo i pericolo tutti quanti.-
A quelle parole, il
generale sbatté la mano sul muro, punto sul vivo da
quell'osservazione
inclemente.
-Avrei voluto
liberarmene...non sapete quanto l'ho desiderato in seguito. Quando
ricevetti
quei soldi, ero il figlio cadetto, trascurato dalla famiglia. Volevo
che fossero
fieri di me ed ho creduto scioccamente che in questo modo avrei avuto
la loro
attenzione. Poi mio fratello è morto ed io sono diventato il
centro delle
attenzioni dei miei genitori...ed ho capito che quel genere di fortuna
è breve
e incerto. La presenza di De Bouillé, poi, mi ha impacciato
non poco.-
aggiunse.
Madame storse la bocca.
Ricordare quella
coppia di fratelli era un'operazione irritante e fastidiosa.
- Dovevate comunque
dirmi qualcosa.- ribatté, dandogli le spalle.
Il generale si
irrigidì.
-Anche tenendomi
all'oscuro di tutto, non mi avete protetto dal dolore e
dall'umiliazione di
essere sempre la bambola rotta lasciata in un angolo. Avete preferito
mentirmi
sui vostri problemi, pur di mantenere la vostra bella facciata di eroe
di
guerra- continuò, voltandosi- e, a questo punto, non so
più chi sia l'uomo che
ho sposato. -
Anche la scoperta del
denaro che aveva messo sul suo conto svizzero, la spiazzava. -Quei
soldi che mi
avete dato, non hanno significato per me. Forse valevano qualcosa per
la mia
famiglia d'origine...ma per me sono pezzi di latta.-disse con sdegno
-Non so
cosa farmene.-
Ancora una volta, non
udì altro che il suono della sua voce...ed il silenzio di
suo marito aveva
cominciato ad irritarla.
-Avete ragione-
rispose alla fine il generale- voi non meritavate nulla di tutto
questo...e non
parlo solo dei rischi che avete passato per colpa di questo matrimonio.-
Marguerite aggrottò la
fronte.
-Quello che dite è
indubbiamente vero- fece, fissando il pavimento- ma la
verità è che tutto questo...il...il
matrimonio intendo...è nato dal mio egoismo. Voi non vi
ricordate quale è stato
il nostro primo incontro, non è così?-
La dama inclinò la
testa.
-Ci siamo visti quel
giorno quando mio padre mi ha informato del nostro fidanzamento.-
rispose.
-No, Marguerite- disse
il militare, scuotendo la testa- ci siamo visti molto tempo prima, alle
nozze
di vostra sorella e del conte La Fayette.-
Madame sgranò gli
occhi.
-Me lo ricordo bene
quel momento. Ero rimasto vedovo da poco tempo della mia prima moglie.
In
verità, non volevo venire ma il mio amico, il vecchio conte
Girodelle mi
convinse a parteciparvi. Dopo il funerale di Marie-Anne Louise Bourcet
de La
Saigne, mi ero chiuso nella mia dimora, ben deciso a prendermi una
pausa per
dedicarmi alla carriera. Girodelle però mi convinse ad
uscire. Immagino che non
avesse mai apprezzato la presenza costante dei De Bouillé in
casa, come non lo
aveva fatto del resto la povera Nanny che ho fatto seppellire nella
cappella
della famiglia De Jarjayes, vista l'amicizia che ci legava.- disse.
Marguerite non fiatò.
-Mi sentivo in
trappola, comunque. Agli occhi del mondo ero un eroe ma il pensiero di
aver
ucciso un innocente, come vi aveva detto De Bouillé, mi
impediva di sciogliere
il ricatto e di vivere con serenità. Quando partecipai alla
cerimonia,
pertanto, il mio umore era pessimo. E'stato allora che vi ho visto:
ferma e
apatica, con quella insofferenza impotente di chi non ama la propria
condizione
ma non può combatterla. Guardai anche la vostra famiglia,
notando come fossero
freddi con voi. Forse è stato questo a colpirmi oppure il
fatto che, a
differenza di tutte le persone che mi sono sempre state intorno, voi
non
avevate niente di costruito.- fece, passandosi una mano sulla testa.
-Che cosa intendete
dire?- domandò lei, sempre più sgomenta.
Francois le rivolse un
sorriso.
-Sono un uomo di mondo
anche io, Marguerite- fece- e sono sempre stato avvezzo a vedere donne
tanto
appariscenti quanto vuote. Quando andai al matrimonio di La Fayette,
quindi,
avevo dei pregiudizi non di poco conto...ma poi vi ho visto ed
è cambiato tutto
quanto.-
Madame ripensò alle
pagine del diario...e deglutì, assolutamente a disagio per
il calore che quelle
frasi ancora le avevano lasciato nel petto.
-Per la prima volta,
ho voluto fare una cosa per me e me soltanto.- disse sconfitto- Quando
vi ho
vista così arresa, non sono riuscito a trattenermi. Ho
pensato che, sposandovi,
avrei potuto fare l'unica cosa buona per voi, sottraendovi alla vostra
malinconica solitudine, così simile alla mia...ma non avevo
tenuto conto del
ricatto.-
-Cosa intendete dire?-
domandò lei, non riuscendo a trattenersi.
Il generale chiuse gli
occhi.
-Un matrimonio è un
atto formale. Non avevo fatto né più
né meno di tanti aristocratici con qualche
capriccio per la testa. Oppresso dal senso di colpa per ciò
che credevo di aver
commesso, non sono stato capace di dimostrarvi nulla...e,
sì, forse mi merito
quello che ho passato.- disse, tormentato- Quando ho visto che i De
Bouillé non
avevano smesso di starmi con il fiato sul collo e che anzi, stavano per
mettere
in pericolo voi ed Oscar, ho deciso di intervenire, cercando di
allontanarvi
dalla mia vita...ma voi mi avete preceduto. Non mi perdonerò
mai per questo.-
Marguerite chiuse gli
occhi.
-Quindi...- fece lei-
mi avete fatto credere di essere morto perché pensavate di
essere la peggiore
sciagura che mi potesse capitare?- Non poteva crederci. Quasi non si
accorse di
essersi avvicinata a lui ed averlo schiaffeggiato con tutta la forza
che
possedeva.
-CHI VI HA DATO IL
PERMESSO...CHI VI HA DATO IL PERMESSO DI PRENDERE QUESTO GENERE DI
DECISIONI
PER ME!- continuando a colpirlo -DAVVERO CREDEVATE CHE SAREI STATA
FELICE,
SAPENDOVI MORTO?-
Il generale le afferrò
i polsi.
-E cosa avrei dovuto
fare?- sbottò, tenendola saldo- Voi eravate sempre triste.
Vi avrei dato la
luna ma i vostri silenzi...e quella maledetta piega malinconica che vi
vedevo
sul viso mi faceva sembrare tutto inutile, che niente sarebbe cambiato,
che io
vi avevo preso, in barba allo sconcerto della vostra famiglia, solo per
un mio
colpo di testa.-
Marguerite scosse il
capo incredula.
Tutta quella
confessione sapeva di ridicolo...e non tanto per il fatto che, dopo
più di
trent'anni, finalmente suo marito le parlava con il cuore in mano,
quanto
piuttosto perché, ascoltando le sue spiegazioni, sentiva
che, per una bieca
ironia della sorte, sembravano le stesse sue ragioni.
-Fin da quando ero bambina, il mio carattere
introverso mi aveva reso difficile sostenere le ambizioni del mio
casato. Non
so quando cominciò, ma mi ritrovai con il soffrire di veri e
propri attacchi di
panico, non riuscendo a gestire l'idea di essere inadatta ai sogni di
gloria di
mia madre e mio padre che mi additavano al resto dei parenti come
esempio da
non seguire. L'unica amicizia che avevo era con La Fayette, il mio
vicino di
casa...ma durò poco. Lui andò in accademia per
diventare militare e, quando
fece ritorno, era promesso a mia sorella minore. Malgrado questa
realtà
invincibile, lui non smise mai di considerarmi...ed io finii con
l'infatuarmi
di lui. - mormorò prima di chiudere gli occhi- Sbagliavo
però. Era il marito di
mia sorella e, per il bene di questo matrimonio, mi feci da parte. Non
mi sono
mai perdonata per aver anche solo pensato di aver provato qualcosa per
La
Fayette. Ho creduto che se non fosse accaduto tutto questo, mia sorella
sarebbe
ancora viva.-
Marguerite sorrise
forzatamente. -Non
ve ne ho mai parlato-
continuò- ma mi sono sempre sentita in colpa per questa mia
leggera
infatuazione. Avrei voluto raccontarvi tutto...ma, a volte, vi sentivo
distante, per qualcosa che non volevate farmi sapere e che la sorella
del
vostro commilitone pareva conoscere bene.-
Francois non fiatò,
limitandosi ad incassare il colpo.
In tutta quella
confessione, non aveva mai lasciato i polsi della moglie, come se
avesse paura
che lo abbandonasse di nuovo. Quello che non si aspettava era che la
dama, con
un movimento improvviso si era appoggiata al suo petto, nascondendo la
testa.
Quando se ne accorse, non riuscì a muovere un muscolo,
standosene così rigido
come uno stoccafisso.
-Siete uno sciocco,
Francois- disse, con il viso nascosto- dove pensavate che potessi
tornare? Io
ho una sola casa...la vostra. Quello è l'unico posto che
riconosco.-
Passarono alcuni
minuti...poi, alla fine, Madame sentì il proprio corpo cinto
dalle braccia del
marito.
-Allora...bentornata-
disse Francois, stringendola a sé e baciandole piano la
testa.
Marguerite lo
abbracciò a sua volta, sorridendo piano.
Finalmente, era
tornata a casa.
Poveri
voi, sono riuscita a finire il capitolo. Ho
sistemato anche la questione di Madame...proprio mentre mi sto
preparando a
tenere un seminario di epistolografia. Non riesco ancora a credere di
essere riuscita
a finirlo, sono seria. I due sposini si sono chiariti...sempre per il
solito,
vecchio e atavico, problema di comunicazione.
Ad ogni
modo, siamo praticamente agli sgoccioli. Un
paio di capitoli e poi è finito. Ho fatto le parti
più semplici...ora verrà il
bello: come arcipuffolina farò a sistemare un gessato
aristocratico ed
un'imprevedibile prostituta? Ringrazio tutti voi per avermi letto.
Prometto di
rispondere a tutte queste recensioni. Grazie mille.