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Autore: controcorrente    19/01/2013    5 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Avrei dovuto mettere la cosa del generale tutta qui ma non me la sono sentita. Vedremo le cose nel prossimo capitolo, ancora da scrivere. Vi ringrazio per avermi letto e recensito. Siete grandi.

 

LA CONFESSIONE DEL GENERALE

 

Madame lo stava guardando con occhi sbarrati.

Non sapeva come avesse fatto ad entrare...ma questo pensiero, così come era arrivato, sparì in fretta, non appena vide il passaggio segreto chiudersi. Lo hanno aiutato pensò, con una nota di disappunto.

-Marguerite- fece questi...e a quel nome la dama si riscosse.

-Cosa ci fate nella mia camera?- domandò lei, tentando di evitarlo con lo sguardo...come se fosse possibile scacciarlo in questa semplice maniera.

Il generale era lì, come mai era accaduto in tutti quei trent'anni di matrimonio.

Non era mai successo che lui venisse nei suoi alloggi di sua spontanea iniziativa. Il massimo che era riuscita a fare era stato quello di mettersi a sedere nel suo salottino privato, rimanendo costantemente in allerta come un animale pronto alla fuga.

-Volevo parlarvi- provò a dire lui- ma non me lo avete permesso.-

La dama stirò le labbra.

-Davvero?- fece - Io non vi ho mai negato niente in questi anni...ma questo non vi ha impedito di tenervi a distanza da me. Come mai ora avete deciso di cambiare le vostre mosse?-. Istintivamente si guardò attorno, alla ricerca di qualche appoggio che le permettesse di mantenere un minimo di autocontrollo. -Io ho passato questo matrimonio con l'idea di non essere alla vostra altezza...e voi, con la sorella del vostro commilitone in giro per la casa, pronta a minare la mia poca serenità in ogni momento, non avete mosso un dito. -

-Ero sotto ricatto e, se vi avessi raccontato tutto, i De Bouillé vi avrebbero ucciso. Non sopportavano la vostra presenza a palazzo e questo era l'unico modo che avevo per tutelare te e le mie figlie.- disse questi, coprendosi le mani.

-Potevate dare quel denaro a loro, evitandovi questi problemi.- rispose lei, inarcando la fronte.

Francois alzò la testa.

-No- rispose, risoluto e testardo- ho giurato al mio superiore che non avrei dato questo denaro né ai francesi, né agli austriaci. Temeva che avrebbe portato guai.-

-Lo ha fatto- rispose Marguerite- rendendo infelice voi e mettendo i pericolo tutti quanti.-

A quelle parole, il generale sbatté la mano sul muro, punto sul vivo da quell'osservazione inclemente.

-Avrei voluto liberarmene...non sapete quanto l'ho desiderato in seguito. Quando ricevetti quei soldi, ero il figlio cadetto, trascurato dalla famiglia. Volevo che fossero fieri di me ed ho creduto scioccamente che in questo modo avrei avuto la loro attenzione. Poi mio fratello è morto ed io sono diventato il centro delle attenzioni dei miei genitori...ed ho capito che quel genere di fortuna è breve e incerto. La presenza di De Bouillé, poi, mi ha impacciato non poco.- aggiunse.

Madame storse la bocca.

Ricordare quella coppia di fratelli era un'operazione irritante e fastidiosa.

- Dovevate comunque dirmi qualcosa.- ribatté, dandogli le spalle.

Il generale si irrigidì.

-Anche tenendomi all'oscuro di tutto, non mi avete protetto dal dolore e dall'umiliazione di essere sempre la bambola rotta lasciata in un angolo. Avete preferito mentirmi sui vostri problemi, pur di mantenere la vostra bella facciata di eroe di guerra- continuò, voltandosi- e, a questo punto, non so più chi sia l'uomo che ho sposato. -

Anche la scoperta del denaro che aveva messo sul suo conto svizzero, la spiazzava. -Quei soldi che mi avete dato, non hanno significato per me. Forse valevano qualcosa per la mia famiglia d'origine...ma per me sono pezzi di latta.-disse con sdegno -Non so cosa farmene.-

Ancora una volta, non udì altro che il suono della sua voce...ed il silenzio di suo marito aveva cominciato ad irritarla.

-Avete ragione- rispose alla fine il generale- voi non meritavate nulla di tutto questo...e non parlo solo dei rischi che avete passato per colpa di questo matrimonio.-

Marguerite aggrottò la fronte.

-Quello che dite è indubbiamente vero- fece, fissando il pavimento- ma la verità è che tutto questo...il...il matrimonio intendo...è nato dal mio egoismo. Voi non vi ricordate quale è stato il nostro primo incontro, non è così?-

La dama inclinò la testa.

-Ci siamo visti quel giorno quando mio padre mi ha informato del nostro fidanzamento.- rispose.

-No, Marguerite- disse il militare, scuotendo la testa- ci siamo visti molto tempo prima, alle nozze di vostra sorella e del conte La Fayette.-

Madame sgranò gli occhi.

-Me lo ricordo bene quel momento. Ero rimasto vedovo da poco tempo della mia prima moglie. In verità, non volevo venire ma il mio amico, il vecchio conte Girodelle mi convinse a parteciparvi. Dopo il funerale di Marie-Anne Louise Bourcet de La Saigne, mi ero chiuso nella mia dimora, ben deciso a prendermi una pausa per dedicarmi alla carriera. Girodelle però mi convinse ad uscire. Immagino che non avesse mai apprezzato la presenza costante dei De Bouillé in casa, come non lo aveva fatto del resto la povera Nanny che ho fatto seppellire nella cappella della famiglia De Jarjayes, vista l'amicizia che ci legava.- disse.

Marguerite non fiatò.

-Mi sentivo in trappola, comunque. Agli occhi del mondo ero un eroe ma il pensiero di aver ucciso un innocente, come vi aveva detto De Bouillé, mi impediva di sciogliere il ricatto e di vivere con serenità. Quando partecipai alla cerimonia, pertanto, il mio umore era pessimo. E'stato allora che vi ho visto: ferma e apatica, con quella insofferenza impotente di chi non ama la propria condizione ma non può combatterla. Guardai anche la vostra famiglia, notando come fossero freddi con voi. Forse è stato questo a colpirmi oppure il fatto che, a differenza di tutte le persone che mi sono sempre state intorno, voi non avevate niente di costruito.- fece, passandosi una mano sulla testa.

-Che cosa intendete dire?- domandò lei, sempre più sgomenta.

Francois le rivolse un sorriso.

-Sono un uomo di mondo anche io, Marguerite- fece- e sono sempre stato avvezzo a vedere donne tanto appariscenti quanto vuote. Quando andai al matrimonio di La Fayette, quindi, avevo dei pregiudizi non di poco conto...ma poi vi ho visto ed è cambiato tutto quanto.-

Madame ripensò alle pagine del diario...e deglutì, assolutamente a disagio per il calore che quelle frasi ancora le avevano lasciato nel petto.

-Per la prima volta, ho voluto fare una cosa per me e me soltanto.- disse sconfitto- Quando vi ho vista così arresa, non sono riuscito a trattenermi. Ho pensato che, sposandovi, avrei potuto fare l'unica cosa buona per voi, sottraendovi alla vostra malinconica solitudine, così simile alla mia...ma non avevo tenuto conto del ricatto.-

-Cosa intendete dire?- domandò lei, non riuscendo a trattenersi.

Il generale chiuse gli occhi.

-Un matrimonio è un atto formale. Non avevo fatto né più né meno di tanti aristocratici con qualche capriccio per la testa. Oppresso dal senso di colpa per ciò che credevo di aver commesso, non sono stato capace di dimostrarvi nulla...e, sì, forse mi merito quello che ho passato.- disse, tormentato- Quando ho visto che i De Bouillé non avevano smesso di starmi con il fiato sul collo e che anzi, stavano per mettere in pericolo voi ed Oscar, ho deciso di intervenire, cercando di allontanarvi dalla mia vita...ma voi mi avete preceduto. Non mi perdonerò mai per questo.-

Marguerite chiuse gli occhi.

-Quindi...- fece lei- mi avete fatto credere di essere morto perché pensavate di essere la peggiore sciagura che mi potesse capitare?- Non poteva crederci. Quasi non si accorse di essersi avvicinata a lui ed averlo schiaffeggiato con tutta la forza che possedeva.

-CHI VI HA DATO IL PERMESSO...CHI VI HA DATO IL PERMESSO DI PRENDERE QUESTO GENERE DI DECISIONI PER ME!- continuando a colpirlo -DAVVERO CREDEVATE CHE SAREI STATA FELICE, SAPENDOVI MORTO?-

Il generale le afferrò i polsi.

-E cosa avrei dovuto fare?- sbottò, tenendola saldo- Voi eravate sempre triste. Vi avrei dato la luna ma i vostri silenzi...e quella maledetta piega malinconica che vi vedevo sul viso mi faceva sembrare tutto inutile, che niente sarebbe cambiato, che io vi avevo preso, in barba allo sconcerto della vostra famiglia, solo per un mio colpo di testa.-

Marguerite scosse il capo incredula.

Tutta quella confessione sapeva di ridicolo...e non tanto per il fatto che, dopo più di trent'anni, finalmente suo marito le parlava con il cuore in mano, quanto piuttosto perché, ascoltando le sue spiegazioni, sentiva che, per una bieca ironia della sorte, sembravano le stesse sue ragioni.  -Fin da quando ero bambina, il mio carattere introverso mi aveva reso difficile sostenere le ambizioni del mio casato. Non so quando cominciò, ma mi ritrovai con il soffrire di veri e propri attacchi di panico, non riuscendo a gestire l'idea di essere inadatta ai sogni di gloria di mia madre e mio padre che mi additavano al resto dei parenti come esempio da non seguire. L'unica amicizia che avevo era con La Fayette, il mio vicino di casa...ma durò poco. Lui andò in accademia per diventare militare e, quando fece ritorno, era promesso a mia sorella minore. Malgrado questa realtà invincibile, lui non smise mai di considerarmi...ed io finii con l'infatuarmi di lui. - mormorò prima di chiudere gli occhi- Sbagliavo però. Era il marito di mia sorella e, per il bene di questo matrimonio, mi feci da parte. Non mi sono mai perdonata per aver anche solo pensato di aver provato qualcosa per La Fayette. Ho creduto che se non fosse accaduto tutto questo, mia sorella sarebbe ancora viva.-

Marguerite sorrise forzatamente.  -Non ve ne ho mai parlato- continuò- ma mi sono sempre sentita in colpa per questa mia leggera infatuazione. Avrei voluto raccontarvi tutto...ma, a volte, vi sentivo distante, per qualcosa che non volevate farmi sapere e che la sorella del vostro commilitone pareva conoscere bene.-

Francois non fiatò, limitandosi ad incassare il colpo.

In tutta quella confessione, non aveva mai lasciato i polsi della moglie, come se avesse paura che lo abbandonasse di nuovo. Quello che non si aspettava era che la dama, con un movimento improvviso si era appoggiata al suo petto, nascondendo la testa. Quando se ne accorse, non riuscì a muovere un muscolo, standosene così rigido come uno stoccafisso.

-Siete uno sciocco, Francois- disse, con il viso nascosto- dove pensavate che potessi tornare? Io ho una sola casa...la vostra. Quello è l'unico posto che riconosco.-

Passarono alcuni minuti...poi, alla fine, Madame sentì il proprio corpo cinto dalle braccia del marito.

-Allora...bentornata- disse Francois, stringendola a sé e baciandole piano la testa.

Marguerite lo abbracciò a sua volta, sorridendo piano.

Finalmente, era tornata a casa.

 

Poveri voi, sono riuscita a finire il capitolo. Ho sistemato anche la questione di Madame...proprio mentre mi sto preparando a tenere un seminario di epistolografia. Non riesco ancora a credere di essere riuscita a finirlo, sono seria. I due sposini si sono chiariti...sempre per il solito, vecchio e atavico, problema di comunicazione.

Ad ogni modo, siamo praticamente agli sgoccioli. Un paio di capitoli e poi è finito. Ho fatto le parti più semplici...ora verrà il bello: come arcipuffolina farò a sistemare un gessato aristocratico ed un'imprevedibile prostituta? Ringrazio tutti voi per avermi letto. Prometto di rispondere a tutte queste recensioni. Grazie mille.

 

   
 
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