Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: pennafluo    20/01/2013    1 recensioni
Cassidy, 17 anni, Denver. Ironica e a tratti agressiva si ritrova al terzo anno del liceo. Stanca della solita routine, convince i genitori a farla partire per sei mesi affinchè possa studiare in una nuova scuola di una nuova città: San Diego! Nuovi amici, feste, tante risate e la prima vera cotta.. Crede sia il vero amore, ma poi le si piazzano davanti due occhioni verdi e un sorriso sghembo "Piacere, Blake."
-Lo fissai a lungo, dai capelli alla mascella squadrata. I nostri occhi si trovarono e lui sostenne il mio sguardo senza batter ciglio. Mi domandai se anche lui provava quello che provavo io ogni volta che ci guardavamo, anche solo per qualche secondo. Poi mi sorrise, e come ogni dannata volta mi rinnamorai di quelle labbra storte, di lui. Si avvicinò e mi sussurò nell'orecchio "Ti amo, Cassy." Inconsciamente aveva risposto alla mia domanda.-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il giorno successivo andammo a scuola mentre io me la ridevo sotto i baffi del fatto che Katerina, comunque meno depressa rispetto alla sera del falò, non sapesse che quel giorno sarebbe arrivato il ragazzo giusto per lei. Ed era giusto perché lo dicevo io.
’In una vita precedente dovevo essere Cupido…”
Raggiunsi gli altri, raggruppati sulle scale per salire al primo piano, mentre Kate recuperava del materiale per un progetto.
’Ok, il tizio non c’è’
Dopo un buongiorno generale, baciai Chad, che mi posò una mano su un fianco, per poi scendere leggermente sfiorandomi il sedere.
‘solo perché siamo ufficialmente fidanzati ti è concesso’
Poi si sedette su un gradino, trascinandomi con se. Poco dopo ci raggiunse K che stringeva tra le braccia vari cartelloni e Daisy praticamente con il cuscino ancora attaccato al viso.
“Ho sonno” esordì.
Alla fine, le porte dell’ingresso si aprirono lasciando entrare un ragazzo alto e snello , incappucciato e con le mani in tasca. Mi sporsi un poco dal gradino su cui ero seduta, uno dei primi, per squadrarlo meglio, non riuscivo a osservargli il viso. Due mani mi spinsero con forza. Samuel. Me ne stavo lì, dopo una mezza caduta con ginocchia e palmi a terra. Alle mie spalle se la ridevano felici, come d’altronde il ragazzo che si era addirittura fermato, per godersi la scena, poco distante da noi.
“Bel modo di presentarsi C” Disse Grace ridacchiando.
Io mi rialzai in fretta, mi voltai e alzai il dito medio.
“Hei, ragazzi” Eccolo. Gli davo le spalle, così mi girai verso il suono della voce. Piazzati davanti a me c’erano due occhi verdi, un sorriso sghembo e scompigliati capelli corvini. Sembrò illuminarsi, come se mi avesse già vista.
“Non ci conosciamo e mi devi già un favore, ragazzina”mi disse.
‘Ma con che confidenza, e poi chi ti conosce, ragazzina a me?’
Poi ricondussi quella voce a quelle spalle, alle spalle che mi avevano protetta, era ragazzo misterioso.Sgranai gli occhi.
“Grazie..” balbettai.
“Nada! Comunque, piacere, Blake.”
“Cassidy.” Mi strinse la mano.
“Ti va bene anche Cassy, ragazzina?”
‘E ce l’aveva con questo ragazzina, non è che perché se più alto di me di 30 centimetri ti credi grande.. e no, lo odio.’
“No” risposi secca.
“Vada per Cassy!” Mi sorrise ancora, ancora quel sorriso storto. Sentii un brivido su per la schiena. Era davvero bello . Ma che cazzo andavo a pensare?! Io avevo Chad.
‘Però io ho un debole per gli occhi verdi..’
Quello mi passò accanto, salutando tutti gli altri, e presentandosi a coloro che ancora non conosceva, come Kate., che sorrideva incantata mentre lui le baciava una mano.

***


All’ora di pranzo i miei genitori mi chiamarono al cellulare, e fui costretta a saltare l’unica pausa decente che avevo da tutte quelle lezioni. Mi impegnavo, passavo interi pomeriggi sui libri ma senza grandi risultati. La mia media se ne stava in bilico tra il sei e il sei e mezzo. Avevo concluso che ero negata in chimica, matematica, letteratura italiana, storia, inglese e… no, in arte me la cavavo. Male male andando, tra vent’anni, sarei potuta partire a Barcellona per fare ritratti in strada ai passanti. Tornando alla chiamata, li perdonai, perché si trattava di faccende che m’interessavano.
“Ciao Mà”
“Ciao tesoro, come stai? Tutto apposto? Ti servono medicinali?”
“No, sono a San Diego non in un centro di malati di colera, esistono le farmacie!”
“Sono protettiva!”
“Sei esagerata…”
“Stai mangiando?”
“No, sono in sciopero della fame!”
“Che simpatica…” fece triste.
“Ti voglio bene!” baciai sul microfono del cellulare.
“Senti, miss Sarcasmo, abbiamo fatto i documenti per il permesso dell’uscita scolastica! Credo arriveranno presto! E te lo pagherai di tasca tua, amore.”
“E bravi mamy e papi, e per i soldi non è un problema, sono ricca!” ridemmo, gran cazzata. Ero ricca si, di mantenimento dei miei genitori e di soldi della nonna dati a mo’ di spaccio.
“Ma stai attenta! Ho sentito che ad Orlando dei rag…”
“Mamma, evita di farmi venire complessi! E poi c’è Chad a proteggermi”
“Chi è Chad?!” gridò scorbutico mio padre. E sottolineo padre .
“Scusate interferenza, ciao!” chiusi la conversazione. Non era argomento per lui, considerava ogni ragazzo un delinquente.

***


Presi posto nel laboratorio di chimica, inconsapevole dell’esperimento che avremo eseguito. Il materiale era già pronto. Il mio compagno era assente, avevo allora chiesto informazioni alla “secchiona” per eccellenza, Julie, che si era permessa di rispondermi:
“Se avessi ascoltato la lezione Adams, il tuo cervello avrebbe qualcosa al suo interno”
Io l’avevo guardata male per poi ribattere tranquillamente:
“E magari se non rispondessi così a chiunque, avresti una vita sociale!” Si era sistemata gli occhiali, e spostata in un altro banco. Mi ero sentita un po’ in colpa, avevo esagerato. ’Sono una ragazza senza cuore, e se avesse una situazione difficile a casa? Come si sono permessa? Si ma alla fine è lei che ha cominciato, si arrangia. Julie e la sua situazione familiare. Avrà il padre alcolizzato?’
“Torna tra noi Cassy” mi richiamò il professore. Annuì con il capo e cominciai ad analizzare la scheda che aveva consegnato.
“Miller, ci degni finalmente della tua presenza? Sei in coppia con quella ragazza, il compagno ha mollato il corso… stranamente” sentii ancora il professore.
Tornai a guardarlo, e lo vidi indicarmi. Poco distante da lui, Blake. Lo stesso che in corridoio mi aveva fatto lo sgambetto, nonostante mi avesse appena conosciuto. Altro che bravo ragazzo che mi aveva protetto, questo era uno stronzo. Lo osservai mentre prendeva posto a fianco a me.
“Com’è che non ti ho mai visto in quest’aula in un mese?” gli chiesi subito, sconcertata.
“Ciao anche a te Cassy non-so-farmi-gli-affari-miei”
“Non chiamarmi Cassy!”
“Altrimenti? Mi sculacci?”
“Lo vorresti!”
“Scusa, è una proposta?”
“Ah ah ah”
“Ora capisco perché il tuo compagno è scappato, sei antipatica.”
“Neanche mi conosci.”
“Non mi hai fatto una buona impressione fino ad ora, e non hai un buon equilibro” Rise.
“Oh no, che dispiacere immenso, non sto simpatica a Miller! E ce l’ho, a meno che il piede di qualche coglione non si intrometta nel mio percorso” lo guardai nel peggior modo possibile.
“Ho un nome” “Non m’importa, mi chiami Cassy e io ti chiamo Miller”
“Vendicativa”
“Perdonami ma ora devo cominciare l’esperimento” tentai di chiudere la conversazione e avere l’ultima battuta, ma il mi avversario era forte, e non ci riuscii.
“Ma se non sai neanche dove sei messa, fai fare a me” mi strappò il foglio dalle mani.

***


Dopo la litigiosa ora con Blake e l’ultima in compagnia della matematica e di un fantastico quattro, incontrai Kate nei parcheggi per tornare a casa. Sedute, ci allacciammo le cinture e mise in moto.
“Anche se è la cosa più stupida che potessi fare, grazie per la tecnica chiodoscacciachiodo”
“Non capisco a cosa ti riferisci..” fischiettai con nonchalance.
“C, seriamente, non abbiamo dodici anni. Non piomberò tra le braccia di Blake solo per un piccolo graffio al cuore.”
“Piccolo?” sussurrai. Ma poco dopo sperai vivamente che non mi avesse sentito.
“Blake potrà essere un buon amico.”Concluse. E non mi era permesso ribattere.
Buon amico? Da me Blake si era fatto odiare, letteralmente.
Parcheggiò nel vialetto. Avevo constatato nel tempo che vivevamo davvero in un buon quartiere, e che quella di K non era certo una famiglia che tirava la cinghia: il padre era un imprenditore e la madre un’insegnante universitaria. Mi dispiaceva però per i gemelli che venivano scorrazzati tra nonni e asilo, per questo appena a casa cercavo di dedicar loro del tempo. In fondo, avere fratelli minori era sempre stato uno dei miei desideri. E poi, a quei due angioletti, non sapevo dire no. Aprii la porta e due teste bionde ci piombarono addosso.
“Oggi nascondino!” fecero in coro.
“Conto io” affermai alzando la mano.

***


La settimana dopo la segreteria della scuola mi comunicò che il fax con il permesso era arrivato, mancava solo il denaro. Ormai mi ritrovavo ad essere emozionata quanto Samuel per quel viaggio! E forse contribuiva il fatto che i miei sentimenti per Chad fossero sempre più veri, e profondi. Cioè, ero una che si stufava presto, ma lui era diverso.
’Ricordo come se fosse ieri la mia relazione più lunga in terza media…’
Non volevo usare la stupida frase “è come una favola”, ma era il primo davvero speciale per me. Della serie: barbie e ken ci facevano un baffo. Mi sentivo un po’ innamorata.
’Da quando sei così romantica, Cassidy Adams?’
Decisi di saltare l’ora con il mio ragazzo. E proprio a caso, era quella di chimica.
’Asta la vista, Blakeuccio caro!’
Mai nessuno mi era stato così tanto sui coglioni. Ok, forse qualcuno c’era, ma Blake se la lottava bene. E non m’importava che avesse due occhi verdi da svenimento, no no. A quanto pare però a Kate non faceva quest’effetto negativo, dato che dal giorno in cui si erano conosciuti stavano sempre appiccicati, a suo dire, da “amici”.
Salii sul motorino di Chad, nuovo di zecca. Non m’importava dove mi stesse portando, l’importante era non vederlo. Pensandolo gli stavo già dando importanza.
Mi aggrappai al petto di Chad e mi strinsi più che potevo a lui, la testa posata tra le sue scapole. Si fermò nei pressi di un piccolo molo. Aprì lo zaino e tolse fuori patatine e caramelle, (aveva fatto fuori l’intera macchinetta?!) e Coca Cola in quantità. Osservai il suo armamentario un po’ scettica.
‘Non se mi vuoi far torna rotolando, amico.’
Ma poi fui la prima a piombare sulle Pringles. Tra vari “cric” e “croc”, cominciai a sfogarmi con Chad.
“Abbiamo fatto una cazzata…”
“Aspetta, in che senso?!” mi fissò sgranando gli occhi, forse pensando lo volessi piantare. Ridacchiai tra me e me.
“Con Blake, lo odio! E sta sempre intorno a Kate”
“A Kate non dispiace, no?”
“Ma dispiace a me! Non ne puoi trovare un altro?!”
“Ma sei seria?”
“Si” ‘Ovvio che lo sono’
“A meno che non abbia faccia da macellaio, non tratto i miei amici come di carne da macello” disse irritato.
“No fa per lei!” “Ma cosa vuoi saperne?! Sei qui da un mese forse e credi di conoscerla?! Evita di fare l’egocentrica e la gelosa, è la sua vita” poi si mise in bocca almeno cinque caramelle.
Rimasi in silenzio con lo sguardo basso. Forse aveva ragione, non potevo intromettermi così, non ero nessuno. E che cazzo, invece si che lo ero! Ero io ad averlo portato nella sua vita, e dato che adesso lo consideravo uno sbaglio, lo volevo spedire fuori a calci dal mio quadretto felice.
‘O sto esagerando?’ In qualsiasi caso, non poteva trattarmi così.
“Bei modi” ricominciai.
“Belli i tuoi, non hai ragione, cazzo”
“Anche se fosse non hai il diritto di rispondermi così”
“Non è colpa mia se ti comporti da bambina”
‘Eh no, questa non me la dovevi dire’
“Meglio che un uomo come te non stia con una bambina allora”
“Cass..”
Mi alzai e girai i tacchi, avrei preso il bus.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: pennafluo