Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Scarlett_00_98    20/01/2013    7 recensioni
Cosa succede se un demone si innamora di un angelo?
E se questo demone è proprio quello destinato a sterminare gli angeli, fsacendo invasione nel Paradiso?
E se questo demone fossi io?
Scarlett Pywenn?
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNO: LA MIA FAMIGLIA
 

Guardai fuori dalla finestra, mentre Margaret mi pettinava i capelli castani. Il cielo limpido di quella mattina mi metteva uno strano buon umore. Al contrario dei miei genitori, che odiavano l’azzurro del firmamento e la luce del sole, come ogni Demone che si rispetti. Ma, sfortunatamente, io non ero un Demone vero e proprio, e non avevo i bisogni dei Demoni normali.
Tipo agire solo con il buio e bere sangue umano… solo pensarlo, ancora oggi, mi mette la pelle d’oca.
Preferivo di gran lunga una bella giornata soleggiata a una di pioggia o di neve. Ero fatta così, che ci potevo fare?
«Ahi! » squittii, mentre Margaret si accorgeva di avermi tirato i capelli.
«Scusi, Signorina» mi rispose frustrata, mentre le davo il permesso di continuare.
Margaret, la mia vecchia governante, era molto goffa e sbadata, cosa che non era molto apprezzata, specialmente da una famiglia di Demoni di alto rango come la mia. Odiavo essere una nobile, non sopportavo il fatto di dover rispettare una certa etichetta e di dovermi sposare con chi volevano i miei genitori.
«Quando l’amore lo vorrà mi sposerò, non prima! » gli avevo detto quella mattina, quando mi avevano riferito la peggior notizia della mia vita. 
Avrei dovuto sposarmi con Rafael Von Demonis. Cognome molto adatto alla natura delle nostre due famiglie.
Non volevo sposarmi, per di più con una persona di cui conoscevo a malapena il nome! Ma si sapeva, in Gran Bretagna nel milleottocento non si poteva opporsi al volere dei genitori.
 «Signorina Scarlett, ho…ho finito. » mi comunicò Margaret timorosa.
Aveva sempre paura che potessimo dissanguarla, ma io non l’avrei mai fatto. I miei genitori sì. non si sarebbero fatti il minimo rimorso, loro godevano a farlo. Assaporavano fino all’ultima goccia del sangue della loro vittima.
Loro erano crudeli, spietati, e molto, ma molto, assetati di potere.
 «Grazie, Margaret» le sorrisi, mentre lei si sbrigava a mettere via la spazzola di rubini nel mobile in ebano vicino al caminetto.
Guardai un’ultima volta il cielo splendente di quella mattina.
Sarebbe stato l’ultimo che avrei visto, prima che iniziasse l’autunno. La stagione preferita dai Demoni.
 La mia famiglia si era trasferita in Gran Bretagna, dall’Inferno, circa due secoli prima, ampliando le conquiste del nostro Regno Demoniaco. Ma i Demoni non sono mai sazi, e lo testimonia il fatto che volevano invadere persino il Paradiso.
Già, il Paradiso, un meta così alta e divina che solo pochi sono riusciti a sfiorare.
Ed io era una delle persone predestinate a farlo. Io possedevo il Bacio, l’entità fondamentale che, assieme all’Infinito, avrebbero aperto il portale verso il Paradiso.
 E sarei stata solo un’arma, un’oggetto che quando si ha finito di sfruttare al massimo si getta via.
E, indovinate, chi poteva possedere l’Infinito? Rafael, ovviamente, altrimenti non ci sarebbero stati motivi per il nostro matrimonio.
 Mi incamminai per le scale, appoggiando la mano pallida sul corrimano in marmo bianco.
Percorsi la rampa e mi ritrovai in un enorme salotto, dove non mancavano gli elementi ottocenteschi.
 Mia madre era seduta comodamente sul divano, sorseggiando una tisana gusto sang…tralasciamo. I capelli scarlatti sembravano zampilli di sangue, e gli occhi blu intenso guardavano divertiti lo spettacolo terrificante che avevano davanti.
 Tom, il nostro maggiordomo, stava venendo dissanguato dal mio fratellino Eduard.
«Guardalo, che amore! Il suo primo dissanguamento›› diceva divertita mia madre, mentre sorseggiava la sua tisana.
Il povero Tom aveva i canini di mio fratello piantati nel cuore, che stava via via affievolendo il suo battito. Io ritrassi lo sguardo, disgustata, Tom era solo un gioco. Un giocattolo. Ma cavolo, dico io, un giocattolo con un anima!
 Anche mio padre sembra essere divertito, mentre finisce di controllare alcune carte sulla scrivania in ebano.
 «Oh, Scarlett, che piacere» mi accolse mia madre, posando la tazzina in porcellana sul pianoforte.
‹‹Salve, madre» risposi, sprofondando in un inchino galante, stando anche ben attenta a non stropicciare l’enorme gonna del vestito. Rischiavo anch’io di essere dissanguata se lo rovino.
Tutto in quella casa aveva un prezzo, e Lucifero la faceva pagare cara a chi non lo rispettava.
Eh, purtroppo, questa era la mia famiglia.

  
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