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Autore: SylviaGreen    21/01/2013    2 recensioni
Si possono dire tante cose su Sylvia Green: dormigliona, golosa, chiacchierona, irriverente, pigra, incontrollabile. Ma su due cose si può andare sul sicuro: non è una strega e non ha ricevuto la sua lettera per Hogwarts.
Eppure, per una strana successione di eventi, Sylvia Green si ritrova a bordo dell'Hogwarts Express, a chiacchierare tranquillamente con Harry e Ron. L'autrice si sarà bevuta il cervello? Probabile.
Ma allora, cara Sylvia Green, che cosa sei?
«Una wimag», risposi automaticamente. «Cioè qualcosa di strano, complicato e ignoto».
STORIA INTERROTTA
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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E tutta questa roba da dove spunta fuori?





Ron non aveva nemmeno incominciato a pronunciare il suo incantesimo che il volto di una ragazzina della nostra età dai capelli castani tutti in disordine si affacciò allo scompartimento. I suoi occhi marroni lampeggiavano di autorità e di responsabilità, forse in modo eccessivo. Indossava un lungo grembiule nero con i bottoni dorati: doveva essere il completo da lavoro in tinta unita che avevo letto nella lettera. Ron la fissò con i soliti occhi sbarrati, distraendosi dalla sua bacchetta.
Ma lei non aveva cicatrici.
«Qualcuno ha visto un rospo?», domandò con fare imperioso. «Un ragazzino di nome Neville l’ha perso», soggiunse, come se considerasse reati i salti degli anfibi.
Tutti e tre facemmo no con la testa, ma ormai la ragazza aveva individuato la bacchetta magica e la fissava con avidità. «Oh, state facendo magie? Fatemi vedere …», e senza tanti complimenti si accomodò su un sedile di fronte a Ron, accanto a me. Io la osservai per un attimo, poi me ne disinteressai e guardai di nuovo la bacchetta, e il topo subito sotto. Crosta aveva ormai finito la sua ispezione alle gelatine e stava beatamente dormendo sulle gambe del suo padrone, con il muso su una zampetta. Sicuramente non aveva la stessa aria eccitata della ragazza: stava per diventare giallo, ma la cosa sembrava non interessarlo.
Il mio amico aveva le punte delle orecchie paonazze, e non era più molto sicuro del suo incantesimo. Pareva che avesse improvvisamente dimenticato le parole, e fissava alternativamente Harry e le orecchie del suo topo con un punto di domanda ben distinguibile nelle pupille e nel cervello. Probabilmente si stava chiedendo come la ragazzina avrebbe reagito se lui avesse sbagliato la magia. Fece un lungo respiro profondo, tossicchiò e poi finalmente si decise a recitare:
«Per il sole splendente, per il fior di corallo,
stupido topo diventa giallo!». Poi colpì piano l’animale con la punta della bacchetta.
Ma non accadde niente di rilevante. Gli unici effetti che riuscì ad ottenere furono un leggero scoppiettio e il ricoprire il topo di morbidi batuffoli bianchi. Crosta aveva probabilmente sentito soltanto un po' di solletico sul sedere, ma ciò non aveva contribuito a svegliarlo: ora si stava accoccolando a una piuma che gli fungeva da cuscino e continuava a ronfare senza problemi.
«Sei sicuro che sia un incantesimo, quello?», lo provocò la ragazzina, non senza un po' di scherno. «Beh, non funziona, o sbaglio?».
Beh, sta andando a scuola per imparare, non per saper già le cose, mi venne istintivo da dire, però mi trattenni.
«Perché sai, non l'ho trovato nel Libro standard per gli incantesimi, nel manuale per gli incantesimi, volume primo e neanche in Un tocco e via! Gli incantesimi per principianti. Quello per la scuola l'ho imparato a memoria, ma non mi sembra di aver letto una cosa come questa neanche negli altri libri …».



Prese fiato. «Perché sapete, io sono convinta che i libri diano tutto nella vita, e la prima cosa che ho fatto quando ho ricevuto la lettera è stata buttarmi su quelli obbligatori, oltre che leggerne altri integralmente per arrivare preparata almeno un po'… voi non li avete trovati interessanti?».
Io non sapevo neanche di averli, pensai di getto, ma ovviamente mi morsi la lingua per non dirlo. Al contrario, annuii decisa a non fare altre figuracce.
«Naturalmente», si vantò poi, «ho anche provato a fare degli incantesimi semplici semplici, e mi sono riusciti sempre, e sono così fiera di me! Perché sapete, sono nata babbana, e i miei genitori erano così contenti quando hanno visto la lettera! Vi faccio vedere cosa so fare!». Cavò di tasca la bacchetta e la puntò contro le lenti rotte degli occhiali di Harry. «Per esempio …». La agitò e proclamò con fermezza: «Oculus Reparo».
Dalla bacchetta non uscì niente ma, non appena finì di pronunciare quello che sembrava latino - e io odiavo il latino - le lenti si riattaccarono con un clic in un sollevamento di ciuffo, facendo saltare in aria il nastro adesivo che le teneva unite.
Seguì un momento di silenzio, in cui Harry, dagli occhi sbarrati pari a quelli di Ron, si tolse gli occhiali per confermarne la solidità. Però ormai la nuova arrivata aveva visto la famosa cicatrice, e la sua sorpresa non prometteva nulla di buono per il mio amico.
Lei infatti esclamò con apprensione: «Per tutte le cavallette, tu sei Harry Potter!», e poi si controllò i capelli, in modo che non fossero troppo disordinati per presentarsi davanti ad una celebrità simile. «Io sono Hermione Granger», si presentò fiera (con l’aria di io - ho - letto - tutti - i - libri - su - di - te) e «e sono così fiera di conoscerti! Santo cielo, ci sei in tutti i libri sulle arti oscure che ho letto! E a proposito, voi siete …». Ci guardò con interesse, come se si stesse chiedendo se gli amici del famoso ragazzo fossero citati sull’enciclopedia a lui dedicata e se lei se li fosse dimenticati.
«Won Uesli», biascicò Ron a bocca piena.
«Piacere», rispose meccanicamente lei guardandolo con un’aria di sufficienza.
«Sylvia Green», mi presentai io, ed Hermione mi sorrise, forse solo per cortesia.
Preciso: non che mi stesse antipatica o che avessi pregiudizi. A prima vista pareva una ragazza veramente dotata e carina, a parte i capelli che andavano dove volevano loro. E poteva anche essermi simpatica, a parte il fare da so - tutto - io …
Poi lei si alzò e raggiunse di nuovo l’uscita dello scompartimento. «Fareste bene ad indossare le vostre divise: ormai manca poco all'arrivo», dichiarò, con mia grande gioia; poi si rivolse a Ron come avrebbe fatto con un bambino di dieci anni. «Hai dello sporco sul naso, a proposito, lo sapevi? Proprio qui», e indicò la parte sinistra del suo naso. Infine se ne andò con passo militare. Non sculettava neanche un po’, osservai.
«Io ho provato a fare degli incantesimi semplici, e mi sono riusciti sempre», le fece il verso Ron quando sparì dal vagone, continuando a guardarla mentre se ne andava. «Bleah».
Io non dissi nulla, perché sapevo come ci si sentiva a essere presi in giro per la propria diligenza.
Purtroppo però il comportamento di Hermione era molto fastidioso, ed era difficile non prenderlo in giro. Già studiare, a quanto ne sapevo, era indicato come un'attività illecita dalla maggior parte dei ragazzi; quando poi qualcuno aveva la brillante idea di ostentare la propria bravura, era come se offrisse su un piatto d'argento una presa in giro che sarebbe durata in eterno. Io lo sapevo perché purtroppo ero conosciuta come una secchiona alle elementari, e mi odiavano tutti. Non credevo di essere la più brava della classe, ma ormai i docenti purtroppo se n’erano convinti, e con loro i ragazzi e le loro madri. Non potevo lamentarmi ad alta voce della terza interrogazione fissata per lo stesso giorno che tutti mi apostrofavano con i soliti commenti: «Di che ti preoccupi, tu, che studi quattro ore al giorno?» (non era vero!), «Che te frega se prendi Distinto invece che Ottimo?» e altri simili. Di cui me ne potevo pure fregare, ma alla lunga erano veramente seccanti.
Lo dico adesso per non doverlo ripetere più: le interrogazioni mi erano pesanti quanto per gli altri, ed ero sicura che fosse così almeno per l'ottantacinque per cento dei secchioni. Anche a me stufava dover studiare una cosa che odiavo, e se lo facevo era solo perché ero obbligata: era così difficile da capire?
Per questo motivo detestavo la mia reputazione, e per questo motivo riuscivo a capire Hermione. Anche se non c'erano dubbi che quest'ultima potesse essere noiosa, se si impegnava; però avevo la strana impressione che non fosse una grande idea averla come nemica.
«Beh, comunque ci ha dato un buon consiglio. Sarà meglio seguirlo: voi che ne dite?», propose Harry stancamente. Non sembrava molto toccato dall’incontro con la ragazza, nonostante lei le avesse risparmiato almeno cento sterline di oculista.
Ron approvò con una smorfia, ma io rimasi immobile: erano ritornati i miei pensieri depressi.
Inizialmente ero stata contenta di arrivare, però poi avevo pensato all'incantesimo, e al fatto che in quella scuola se ne imparavano a centinaia e a migliaia se ne svolgevano, ogni giorno.
Io non li so fare: cosa potrò mai imparare?
Così diedi una risposta stanca: «Ehm … certo, se avessi le divise nel bagaglio le metterei».
«Oh, andiamo, Sylvia: come fai a essere così sicura che in quel popò di roba che hai dietro non ci sia neanche un grembiule come si deve?», mi domandò Ron scettico.
Harry fu d'accordo. «Già. E poi non puoi saperlo adesso … perché non controlli?», mi propose con aria incoraggiante e non sarcastica, come invece sarebbe dovuta essere.
Annuii, ma riponevo poche speranze nel mio bagaglio, e lo fissai con aria di sfida. Poi mi ci buttai a capofitto.
In ogni caso, pensai mentre mi industriavo a spezzare a mani nude il nastro adesivo da pacco che sigillava una scatola, è pesante, quindi qualcosa dovrà pur contenere.
«Se proprio non c’è», specificò Ron mentre mi guardava lavorare, «te ne presto una io: dovrei averne almeno due, e io e te abbiamo più o meno la stessa corporatura …»
Gli feci un sorrisetto di circostanza, grata perché si stesse tanto impegnando per salvarmi la faccia, ma nello stesso tempo non riuscivo a essere tanto ottimista. Ponendo il caso che avessi indossato le divise, cosa mai avrei potuto imparare?
Massaggiandomi le dita, finalmente staccai una delle ante che chiudevano il pacco.
Vuoi scommettere che è vuoto?
«Qui ci sono …», mormorai, e poi mi interruppi di scatto.
Avevo perso.
Non trovai le parole per esprimere la mia sorpresa, così mi limitai muta a tirar fuori una parte del contenuto di quella scatola.
Estrassi un paio di jeans, una maglietta arancione, un cappotto nero, una t-shirt di Snoopy, una felpa viola, e poi un'altra e un'altra … erano …
«… tutti, ma proprio tutti i vestiti che ho nell’armadio a casa. Questi stamattina erano lì!».
Nessuno seppe rispondere alla domanda chi li ha messi qui, ovviamente, e per di più fui costretta a rompere lo scotch di cinque pacchi prima di trovare quello giusto. Dagli altri, in compenso, vennero fuori una miriade di oggetti che ero sicura che fino alle dieci e mezza di quel giorno si trovavano a casa mia. Cacciati alla rinfusa non si sapeva bene dove, ma comunque tra quelle quattro mura: sicuramente non in sette scatole che mi erano apparse magicamente in stazione.
Dalla prima, oltre che i vestiti che avevo appena visto, cavai spugne, shampoo, balsami, asciugamani, spazzolini da denti, dentifrici, fili interdentali e tutta la marea di oggetti che tenevo in bagno, compresi quelli nascosti nelle miriadi di mensole e nei loro angoli più remoti e meno raggiungibili, invisibili persino ad un navigatore satellitare.
Nella seconda, trovai una lunga scatola di cartone finemente decorata, con la scritta Olivander in ghirigori dorati, che conteneva una liscia bacchetta in legno, che sembrava arrotolata su sé stessa; un enorme calderone in un materiale che assomigliava allo stagno; una scatola che conteneva delle provette in vetro finissimo; un telescopio completo di supporto e di carta stellare e una bella bilancia d'ottone.
Rimasi con tanto d'occhi quando scoperchiai la terza, pesante come non so cosa, che sembrava non avere mai fondo. Conteneva tutti i libri che erano rimasti in casa mia dopo che, pochi giorni prima, avevo provveduto a fare un bel repulisti in ogni scaffale e avevo scelto attentamente tra la moltitudine conservata dai miei genitori - principalmente religione e medicina - i volumi interessanti. Erano almeno una cinquantina, e ora erano tutti inseriti all'interno di quello scatolone, con al loro interno morbidi segnalibri rossi con le frange.
Nella quarta, trovai tutti i libri per la mia nuova scuola, compresi quelli che non avrei mai potuto usare come il Manuale degli Incantesimi e la Guida di Autodifesa contro le Arti Oscure, più alcuni in aggiunta come lettura orientativa con titoli del tipo Novecentonovantanove Incantesimi Per Cavarsela In Tutte Le Situazioni; Maledizioni e Fatture Per Una Difesa Completa e Assoluta; PPP. Cento e Uno tattiche Per Preparare Pozioni Perfette e perfino l’ABC dell’Allevatore. Cosa Bisogna Sapere Per Curare Gli Animali Fantastici. Una cosa era certa: leggerli sarebbe stato un assoluto spasso.
Dalla quinta scatola, più piccola delle altre ma molto più resistente ed incredibilmente più pesante, estrassi le sterline che custodivo gelosamente nella cassaforte dei miei genitori e nel mio salvadanaio, e che erano belle da vedere ma purtroppo sarebbero state inutili. In ogni caso, nessuno mi avrebbe mai derubato.
Finalmente, alla sesta, estrassi un grembiule nero con un’etichetta dorata appiccicata sopra su cui c’era già scritto, ovviamente, Sylvia Green, un cappello a punta nero e un paio di guanti bianchi molto resistenti. Avrei indagato in seguito per scoprire che cosa contenesse l’ultima scatola.
A causa di quella faticosa ricerca, avevo perso molto tempo e si era quasi fatto buio; il treno avrebbe potuto fermarsi da un momento all’altro e poi ripartire, lasciando a bordo me e tutta quella roba che avevo addietro.
Corsi come un lampo fino al bagno e mi cambiai alla svelta, infilandomi chissà come le gambe nelle maniche e mettendomi la divisa prima al contrario, poi con la scollatura sulla schiena. Non mi preoccupai di chiedermi come mai la misura del grembiule mi andasse perfetta: fui molto più interessata ad osservare quanto risultassi ridicola con quel cappello a punta sulla testa. Non ressi l’onta di uscire con quello addosso e lo infilai ripiegato in tasca insieme ai guanti.
Quando rientrai nello scompartimento, Harry e Ron si erano già cambiati e mi avevano anche fatto un enorme favore: in due, avevano richiuso le sei scatole che io avevo maldestramente aperto e le avevano risistemate in modo precario sul carrello. Inoltre, avevano raccolto velocemente i pochi dolci avanzati e li avevano sistemati nella mia borsa, in modo da garantirci uno spuntino in futuro. Li ringraziai di cuore e poi mi feci aiutare di nuovo per trascinare il bagaglio fuori dallo scompartimento (che bella dimostrazione di gratitudine) e in capo alla carrozza, in modo da essere già pronta quando bisognava scendere.
Le mie dita dei piedi sospirarono di sollievo quando una voce metallica che proveniva da chissà dove mi avvisò che avrei invece dovuto lasciare il mio bagaglio sul treno (ci avrebbe pensato la scuola a portarlo via), ma fui meno felice quando la vocina aggiunse beffardamente che, per raggiungere il punto di raccolta dei bagagli avrei dovuto percorrere il corridoio al contrario perché ero spuntata dalla parte sbagliata del vagone. Alla fine, con fatica, unii il mio carrello ad un dedalo di bauli e contenitori di cartone e rifeci di nuovo il corridoio di corsa per arrivare all’uscita.
La porta si aprì meccanicamente, inondandomi di vento freddo.
Stavo per raggiungere Hogwarts.
E la cosa più autolesionistica di tutte era che, nonostante stessi per andare a cacciarmi in un luogo dove qualunque mago adulto che mi avesse visto avrebbe potuto farmi tornare indietro e cancellarmi la memoria …
… non vedevo l'ora di entrare.






*Angolino autrice*
Ed ecco qui il sesto capitolo! Stavolta lo pubblico alle tre e mezza, voglio vedere se riceve le stesse visualizzazioni del primo capitolo - siamo passati a 111, quindi qualcuno continua a guardarlo! Grazie grazie grazie!
Scommetto che non vedete l'ora che Sylvia arrivi a Hogwarts... tranquilli, tranquilli, sapete bene come funziona la storia ... aspettate e vedrete :D
Grazie per essere arrivati fin qui, per avermi letto e per le 14 visualizzazioni (finora) del capitolo precedente ... l'ho pubblicato ieri sera e siamo già a quattordici!Mi sembra una buona media, voi che ne dite? :)
Mi raccomando, lasciate sempre un parere quando leggete: mi aiuta a capire se l'avete visto e vi siete rotti le palle e ve ne siete andati, oppure se l'avete letto tutto e ora siete con il fiato sospeso!
A proposito, vi svelo un piccolo segreto: non so nemmeno io cosa conterrà la settima scatola :D Chissà cosa si farà venire in mente la nostra Sylvia Green ...
E ho un'altra piccola cosa da raccontarvi: oggi mi sono riletta quasi tutta la bozza che avevo preparato anni fa ... e non ce l'ho fatta a finirla ._. Era troppo brutta, una roba da vomitarci su! Bleah! Speriamo di essere migliorata un po' a scrivere, perché altrimenti capisco benissimo le 20 visualizzazioni ;)
Grazie per avermi letto e buona giornata!
   
 
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