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Autore: ChocolateClaire    21/01/2013    4 recensioni
{01. Scialuppe e mostri marini; Sirius Black non si era mai sentito del tutto normale, ma doveva ancora capire se effettivamente la colpa fosse o non fosse sua}
{02. Bauli, mantelli, maglioni e biscotti; Remus, nonostante i suoi undici anni, aveva un buon metodo quasi per ogni cosa. Quindi i suoi genitori non si stupirono più di tanto quando, dopo essere entrati nella camera da letto del figlio, lo videro intento ad appallottolare i calzini e a riporli con cura all’interno del vecchio baule di famiglia. Aveva persino separato i bianchi dai colorati}
{03. Iniziare nel peggiore dei modi; Il ragazzo che lo aveva salutato, lo riconobbe immediatamente, era lo Spettinato del treno}
{04. Preludio all'amicizia; La loro amicizia non era sbocciata immediatamente, ma aveva avuto bisogno di tempo per mostrarsi in tutte le sue potenzialità. Certo, James e Sirius si erano conosciuti sull’Espresso per Hogwarts, ma il primo incontro non aveva sancito da subito il solido rapporto che tra i due si sarebbe instaurato solo parecchie settimane dopo}
Raccolta di momenti riguardante la Old Generation, focalizzata in particolare su Sirius, Regulus, Remus e James.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Granelli di sabbia

 

 

 

 

 

 

 

 

La loro amicizia non era sbocciata immediatamente, ma aveva avuto bisogno di tempo per mostrarsi in tutte le sue potenzialità. Certo, James e Sirius si erano conosciuti sull’Espresso per Hogwarts, ma il primo incontro non aveva sancito da subito il solido rapporto che tra i due si sarebbe instaurato solo parecchie settimane dopo.

Sirius inizialmente era intrattabile; il suo atteggiamento appariva così distaccato e altezzoso che James gli aveva allegramente affibbiato diversi appellativi, tra cui quello di Piccolo Lord. In realtà, quella maschera di disprezzo verso tutto e tutti era solo il risultato della rabbia repressa che Sirius covava costantemente in petto. I suoi genitori avevano saputo dello smistamento in Grifondoro immediatamente ― naturalmente la cara Narcissa non aveva potuto fare a meno di immischiarsi nei fatti altrui ― e le conseguenze non erano state piacevoli; Sirius ricevette una lettera lunghissima ― addirittura in alcuni punti grammaticalmente scorretta, tanto grande doveva essere stato lo shock ― in cui sua madre definiva in ogni sfumatura quanto grande fosse stata la delusione in famiglia. La reazione di Sirius fu inizialmente uno stoico tentativo di imperturbabilità… che fallì. E il fallimento aggiunse un’altra buona dose di irritazione al tutto. Quando poi, qualche giorno dopo l’arrivo ad Hogwarts, la stizza di attutì, Sirius si rese conto di essere rimasto isolato. Ma non era nel suo stile elemosinare alcunché, men che meno amicizia, quindi si autoconvinse di stare bene come stava; non aveva bisogno di nessuno, lui.

James, dal canto suo, aveva legato subito con il ragazzino insipido, Peter; le manie di protagonismo del primo si combinavano perfettamente con i modi ossequiosi e servili dell’altro. Peter cadeva dalle labbra di James, e James spesso se ne approfittava spingendolo ad andargli dietro nei suoi loschi piani da combina guai. Sirius non poteva fare a meno di provare un certo fastidio misto ad invidia quando vedeva quei due tutti intenti a confabulare, o quando si svegliava nel cuore della notte e constatava di essere rimasto in dormitorio da solo con Remus.

Già, Remus. All’inizio per Sirius quel ragazzo era un mistero. Estremamente riservato, parlava solo se interpellato e, in ogni caso, le sue risposte erano sempre vaghe ed abbozzate. Per carità, Sirius non lo trovava irritante quanto Peter, ma il suo atteggiamento da perfettino ― se ne stava sempre in disparte, con la testa immersa in qualche libro del cavolo più grosso di lui ― gli dava comunque leggermente sui nervi. Ci sarebbe voluto ancora parecchio prima che Remus si decidesse a abbassare un po’ le difese, e, soprattutto, prima che permettesse a James e Sirius di buttarle giù definitivamente.

Dal versante opposto, neanche Sirius, come lui stesso immaginava, aveva fatto un’ottima impressione. James lo trovava parecchio scontroso, ed era questo il motivo principale per cui si divertiva a punzecchiarlo. Battutine da niente, certo, ma una volta James, dopo che Sirius si era sentito chiamare Il Signorino, aveva rischiato seriamente di finire con il naso rotto. La rissa era stata bloccata sul nascere dal fortuito passaggio di un’insegnate, ma tutta quella rabbia scoppiata all’improvviso, quella scintilla negli occhi di Sirius, avevano fatto capire a James l’importanza del detto non svegliare il can che dorme. Remus, invece, trovava sia James che Sirius talmente lontani dal suo modo di essere da sentirsi a disagio praticamente sempre, quando si trovavano nella stessa stanza. James era un burlone, spesso spavaldo, e nonostante lo invitasse sempre ad unirsi a lui e a Peter, Remus gli opponeva resistenza con decisione. Fortificava le sue insicurezze autoconvincendosi che, se si fosse azzardato a dire un « Va bene, resto con voi », quelli si sarebbero subito resi conto di quanto fosse poco simpatico, poco interessante, poco tutto, e lo avrebbero respinto. Ma, tra i suoi compagni di dormitorio, quello che lo metteva più in soggezione era Sirius. A volte lo sorprendeva a fissarlo con insistenza, le sopracciglia inarcate e gli occhi grigi che sembrava volessero leggere tutti i suoi pensieri. Se non fosse stato Remus Lupin, gli avrebbe probabilmente chiesto che cosa avesse da guardare. Ma lui era Remus Lupin; non mandava a quel paese, si limitava a constatare le cose. E ciò che aveva constatato era che Sirius Black aveva quell’aria. No, non l’aria del ragazzino viziato ― quello forse lo si poteva dire di James ―, ma comunque l’aria di chi aveva vissuto negli agi e, nonostante Sirius sembrasse fare di tutto per rinnegarla, l’aria di chi aveva ricevuto un’educazione raffinata, quasi d’élite; il suo portamento, il suo modo di esprimersi e, ovviamente, il pregio dei suoi effetti personali non mentivano. Insomma, Sirius era tutto ciò che Remus non era mai stato e tutto ciò che non avrebbe mai potuto essere. Il disagio del ragazzo dagli abiti rattoppati era più che giustificato.

E infine c’era Pettigrew. Non era solo soggezione quella che Peter provava nei confronti di Sirius, era vero e proprio timore. Quando James non c’era, il piccoletto non si azzardava nemmeno a guardarlo, figurarsi rivolgergli la parola. Persino diversi anni dopo, al culmine dell’amicizia fra i quattro, Sirius si sarebbe chiesto come aveva fatto a legare con Peter. La risposta l’avrebbe trovata più in là, quando ormai sapeva che non avrebbe più rivisto il suo migliore amico; era stato proprio lui, James, il collante fra loro.

 

***

 

Sirius fu scosso da un brivido e si svegliò in maniera brusca. Non era la prima volta, da quando era arrivato ad Hogwarts, che faceva quell’incubo. Era un sogno dai contorni indefiniti, ma che rimandava in maniera sinistra e deformata a degli ambienti a lui familiari. Sirius non ricordava mai bene, una volta sveglio, la trama dei suoi incubi, ma ne rimaneva turbato abbastanza da non riuscire a chiudere occhio per il resto della notte. Quindi si mise a sedere e si scostò i capelli dalla fronte calda e bagnata, poi si guardò attorno.

Potter non c’è, pensò senza il minimo stupore. Ormai era abituato alle sue assenze notturne.

Intanto la luce della luna si faceva largo con prepotenza dalla finestra del dormitorio, focalizzandosi sul fagotto ronfante di Peter. Sirius lo osservò per un po’, non riuscendo a trattenersi dal pensare a quanto quel Pettigrew fosse un disastro anche mentre dormiva. Quando poi gli vide un filo luccicante colargli giù per le labbra, decise che avrebbe fatto meglio ad alzarsi e a fare due passi.

 

*

 

Era l’inizio di novembre, e faceva freddo. Sirius sentiva il gelo che gli si insinuava nella pelle, ma, siccome non aveva proprio voglia di tornare al dormitorio, continuava lo stesso a gironzolare per i corridoi del castello, senza meta. In fondo il freddo gli schiariva un po’ le idee.

Era sorprendente come il castello sembrasse diverso di notte. Così, buio e deserto, aveva quasi un aspetto spettrale. Ma Sirius non aveva affatto paura. Al contrario, quell’atmosfera surreale gli piaceva; il silenzio riusciva ad annullare facilmente tutti i suoi pensieri, riusciva a farlo sentire leggero.

L’idillio durò poco; Sirius sentì qualcosa strusciare alla sua destra, e si voltò di scatto. Con un moto di fastidio vide Mrs. Purr, la gatta del Custode, sbucare all’improvviso da dietro una parete. Lo fissava malignamente con i suoi occhietti gialli, pronta a scattare ad ogni suo passo falso.

« C’è qualcuno?! » urlò Gazza, la cui voce non era molto lontana. La gatta guardò Sirius, Sirius guardò la gatta. Cazzo, pensò. Poi, mentre alle sue spalle rimbombava uno stridente miagolio, iniziò a correre.

 

*

 

Correre con le pantofole ai piedi era scomodo, e comunque lo faceva sentire un po’ idiota. Ma, con Gazza alle costole, Sirius non poteva di certo fermarsi. Anche se la milza cominciava a dargli qualche problema.

 

« Ehi! » esclamò qualcuno all’improvviso.

 

Sirius, preso alla sprovvista, quasi inciampò prima di fermarsi. Aveva sentito qualcuno parlare, ma, a parte qualche vecchio ritratto addormentato, non c’era nessuno lì.

 

« Ah, eccoti finalmente! » gracchiò il vecchio Custode da lontano. « Passerai dei guai, oh, se li passerai! »

 

Sirius si voltò indietro e vide Gazza puntare verso di lui. Dimenticato il motivo per cui si era fermato, si sarebbe rimesso a correre se qualcuno non lo avesse afferrato con forza per il polso. Fu un attimo; prima vide la testa di James galleggiare a mezz’aria, poi si ritrovò con lui sotto una specie di telo, o qualcosa del genere.

 

« Shhh! » gli intimò James tenendogli una mano premuta sulla bocca e facendogli l’occhiolino.

 

Sirius lo fissò con gli occhi sgranati. Chi pensava di fregare con uno stupido telo in testa? Ma, sorprendentemente, Gazza passò loro davanti senza vederli. Infine, quando finalmente si allontanò ― non prima di aver imprecato per essersi lasciato sfuggire l’ennesimo fuorilegge ―, James lasciò andare Sirius.

 

« Come cavolo…?! » tentò di dire Sirius, il respiro ancora ansimante per la corsa.

 

« Mantello dell’invisibilità » rispose l’altro con un’alzata di spalle.

 

Sirius lo guardò a bocca aperta. « Cosa?! Ma sono rarissimi… Chi te l’ha dato?! »

 

« È di mio padre, » disse semplicemente James, « me l’ha dato lui. »

 

Sirius era impressionato; persino uno come lui, la cui casa pullulava di ricchezze di ogni genere, non aveva mai visto un autentico mantello dell’invisibilità. Qualcuno, suo zio Alphard forse, gli aveva detto quanto fossero difficili da trovare e, soprattutto, costosi. E adesso Potter gli veniva a dire, come se nulla fosse, che il mantello glielo aveva ceduto suo padre! Sirius immaginò Orion nell’atto di donargli qualcosa di così prezioso, e, colta l’assurdità del pensiero, scoppiò in una sonora risata. Guarda questo piccolo stronzetto viziato!, pensò divertito.

 

« Che ti prende? » chiese James che, prima lusingato dallo stupore di Sirius, si era poi sentito smontare da tutta quell’ilarità.

 

« Niente » rispose spiccio l’altro, le labbra ancora increspate in un sorriso. « Quindi è così che te ne vai in giro… »

 

« Be’, sì… Stanotte mi era venuta fame, così sono andato nelle cucine a fare uno spuntino. Ormai gli elfi domestici mi conoscono » spiegò James. « Se vuoi la prossima volta ti ci porto… »

 

Ormai i due avevano quasi raggiunto la loro Sala Comune. James continuava a parlare e Sirius si sentiva bene, proprio come si era sentito quel primo giorno, sull’Espresso per Hogwarts. Quando poi si trovarono davanti al buco del ritratto, Sirius si bloccò.

 

« Senti― » provò a dire. Non era bravo in questo genere di cose.

 

Il ragazzo con gli occhiali lo guardò sorpreso, in attesa.

 

« Grazie… per prima, intendo… »

 

James sorrise. Quel sorriso Sirius non l’avrebbe dimenticato mai.

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Ringrazio veramente tanto Dani85 e Ma_AiLing per avermi lasciato una recensione! *-* Spero che la mia raccolta continui a piacervi!

Claire

  
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