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Autore: D_Cocca    22/01/2013    1 recensioni
E' passato un anno dall'ultima epica avventura di Sora, nella quale aveva sconfitto l'Organizzazione XIII e salvato i mondi.
Il Custode del Keyblade si gode le sue giornate tranquille sulle Isole del Destino, sempre più spensierato e sempre più innamorato di Kairi. Decide infatti di dichiarare il suo amore alla bella ragazza, ma viene interrotto dall'arrivo di una tuonante Gummiship: è Re Topolino, che ha una richiesta da fargli; l'equilibrio dei mondi è di nuovo in pericolo, e solo Sora e i suoi amici possono aiutarlo a fermare la nuova Oscurità che giorno dopo giorno divora tutto. In più, sembrano essere comparsi sulla scena dei nuovi uomini incappucciati dal fare losco.
Sora, in un viaggio fisico e psicologico, affronterà una nuova avventura insieme ai suoi amici del cuore e nuovi personaggi del tutto particolari.
Il Custode parte e fa il suo dovere, ma non è entusiasta del suo compito ed è restio ad abbandonare la sua tanto cercata casa. Il rimorso delle cose non dette e il rancore per coloro che hanno disturbato la sua sudata pace insinueranno l'Oscurità nel suo cuore? L'odio e il dolore avranno la meglio su di lui? Questa volta l'amicizia basterà?
Genere: Avventura, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Re Topolino, Riku, Sora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4
~Tramare nell'Ombra~

 




Un uomo ammantato di nero lavorava come una formica operosa nel suo laboratorio, girando i bulloni di una macchina e aggiungendovi vari pezzi ogni tanto. Non era incappucciato, perché aveva troppo caldo in quella stanza sterile, ed era evidentemente teso come una corda di violino. Pensieroso, si passò una mano tra i capelli scompigliati verdi e si asciugò gli occhi azzurri lacrimanti, mentre respirava e odorava l'odore acre dello zolfo che aleggiava in quel luogo.
In quegli ultimi giorni aveva dormito poco o niente, per poter finire la macchina che Lei voleva. Sul suo viso di ragazzo erano apparse rughe precoci e aveva delle borse sotto gli occhi.
Ogni tanto guardava degli appunti, leggeva delle istruzioni e guardava disegni che persino lui faticava a comprendere. Si stava chiedendo come mai si fosse unito agli altri suoi compagni, che fino a quel momento avevano solo sfruttato il suo genio per i piani di qualcun altro. Forse perché voleva possedere anche lui un cuore, tutto qui.
All'improvviso si aprì un varco Oscuro nel muro vicino a lui, e ne uscì un'altro uomo vestito di nero, ma con il cappuccio del suo soprabito nero alzato.
"Zewen!" lo chiamò con voce irritata "Ho passato giorni infernali per trovare quella roba rispettando i tempi, e adesso tu ci stai facendo ritardare! Il Suo Obbiettivo è già arrivato a destinazione e noi non abbiamo ancora la nostra arma pronta!"
"Io faccio quel che posso, Lavier!" ribatté il ragazzo dai capelli smeraldini adirato "Questi appunti sono complicati persino per me; non capisco come quel Vexen sia riuscito in pochissimo tempo a progettare questa macchina apparentemente perfetta e priva di pecche. Voglio dire, non c'è un solo errore!"
"A quanto pare non sei il genio che dici di essere" disse Lavier con sufficienza "Quel Vexen era un Nessuno così stupido che si è fatto eliminare da un bimbo con il moccio al naso e la mente in subbuglio. A parte che nella scienza, non spiccava in molto altro per intelletto"
"Veramente è stato ucciso da un suo compagno, da quanto abbiamo potuto osservare... E non dovresti fare il saputello, è una parte che non ti riesce" borbottò Zewen a bassa voce, avvitando l'ennesimo bullone con la chiave inglese.
"Cos'hai detto?" lo rimbeccò l'altro.
"Niente"
Lavier guardò il ragazzo con disprezzo. Era un Nessuno giovane e per niente potente, ma a Lei serviva il suo cervellone per finire la macchina in tempo.
"Fai in fretta" disse ancora, e poi scomparve in un alone Oscuro.


Lavier ricomparve vicino ad un'altro uomo incappucciato che stava leggendo un libro, seduto su di una poltrona rossa, nel mezzo di una stanza completamente vuota.
"Come fai in un momento come questo a leggere??" gli chiese irritato. Era davvero facile irritare Lavier.
"Che altro posso fare? Finché il Suo Obiettivo non si mette in viaggio con i suoi compagnucci e quel trabiccolo non è pronto, non mi resta che dedicarmi al mio passatempo preferito" rispose l'altro con voce cavernosa, ma tranquilla.
"Al diavolo i tuoi libri, dobbiamo fare in fretta!" esclamò l'altro.
"Come mai sei così nervoso? Per caso Lei ti ha di nuovo strigliato per bene? Non capisco come mai di colpo abbia tutta questa fretta..."
Lavier digrignò i denti "Diciamo che non mi va di farla aspettare"
"Non caricare Zewen di pressioni inutili e non asfissiare me, sto cercando di leggere un capitolo molto interessante" ribatté l'altro, ponendo fine a quel discorso che avevano già intavolato decine di volte.
A quell'affermazione, Lavier sentì una strana sensazione pervaderlo. Rabbia, forse?
Impossibile, lui era un Nessuno, non poteva provare sentimenti di alcun tipo.
Avrebbe fatto tutto per avere un cuore e provare realmente quei tipi di sentimenti, e il fatto che quei due se la prendessero comoda non gli andava proprio giù. Le avrebbe parlato di quel comportamento.
Schioccò le dita e vicino a lui comparve un portale, lo attraversò e se ne andò. Doveva stare un po' solo e , soprattutto, doveva chiederle come mai voleva che le operazioni andassero avanti e che quel giovane doveva andare distrutto. Non riusciva a vedere alcuna logica in tutto quel disegno.


"Nel messaggio che ti ho inviato c'era scritto che avevamo una bussata segreta!" esclamò Cid, battendo un pugno sul computer per la rabbia.
"Lo so, ma mi avrebbe fatto anche piacere sapere qual'era questa bussata segreta" ribatté secco Lenn "Non sono mica mago Zurlì, che indovina le cose da solo"
Cid rimase interdetto "Non te l'ho scritto?" chiese.
"No" rispose il ragazzo dai capelli neri.
Ci fu qualche attimo di silenzio piuttosto imbarazzante.
"Ma come hai fatto ad eludere il programma capta-rumori? Di quello non te ne abbiamo parlato nel messaggio, ne sono certo!" disse Cid adirato.
"Avete chiamato un esperto, non un tipo qualunque. Non fare il minimo rumore in qualsiasi situazione è una delle cose essenziali che bisogna saper fare dopo il tipo di addestramento che ho ricevuto" affermò Lenn "Sono abilità che non amo particolarmente, ma si fa quel che si deve fare"
Lenn si mise le mani in tasca e fece qualche passo avanti, avvicinandosi agli altri, con espressione tutt'altro che ostile. In verità sembrava curioso.
Kairi gli si avvicinò "Così sei tu quello che ci allenerà?"
"Certo, tesoro" rispose lui, accarezzandole il mento "Ti hanno mai detto che hai dei bei occhi?"
Kairi arrossì, imbarazzata.
Sora storse la bocca, contrariato; il tipo non gli ispirava molta fiducia, e aveva tutta l'aria di essere uno spaccone. Non gli piaceva neanche il fatto che si rivolgesse a Kairi in quel modo.
"Mi chiamo Kairi" disse la ragazza, civettuola. Le faceva piacere ricevere quel tipo di complimenti, quando la vanità prendeva il sopravvento.
"Piacere di conoscerti, Kairi" e le strinse la mano.
Poi si volse verso Riku, il quale era alto quasi quanto lui, e gli diede una veloce occhiata "Però, non sei mica messo male. Non credo che serva molto il mio allenamento, con te. Mi sembri già in ottima forma" poi si massaggiò teatralmente il mento facendo finta di dover ricordare qualcosa "Riku, giusto?"
In verità Lenn aveva già ricevuto una descrizione dettagliata dei tre ragazzi, ma voleva fare la parte del professore almeno una volta nella vita. Aveva sempre imparato, gli piaceva l'idea di insegnare un po'.
"Sì" rispose il ragazzo albino, tetro.
Lenn sorrise e gli strinse la mano "Piacere di conoscerti. Sai, non fa male sorridere un po', ogni tanto"
Riku ammiccò un sorriso, ma dentro era più che irritato. Trovava difficile sorridere in un momento simile, specialmente quando glielo imponeva uno sconosciuto. Era sicuro che il tizio che aveva davanti non avrebbe mai potuto capire il peso e la gravità delle cose che gli erano capitate in passato, e da quei giorni trovava difficile apparire naturale; a parte con Sora e Kairi, ovviamente.
Lenn fece poi qualche passo indietro, per avere tutti e tre i giovani davanti a sé. Non lo diede a vedere, ma notò che Sora e Riku lo guardavano torvi, Kairi era l'unica a cui sembrava stare simpatico.
"Però, che bel trio" disse "specialmente la signorina" aggiunse sorridendo.
Kairi arrossì.
"Vatti a cercare un'altra ragazza, pervertito!" pensò Sora. Nella sua mente il ragazzo si era già messo in testa una specie di film sulle cose che sarebbero successe con Lenn tra i piedi. Sora sbuffò, immaginando Lenn che si portava via Kairi su di una navicella extra lusso solo perché non le si era dichiarato prima. Ma lui che colpa ne aveva? Quello non era un buon motivo per portargli via la ragazza!
Lenn si voltò verso di lui con aria di rimprovero, come se avesse sentito i suoi pensieri.
Il custode del Keyblade sussultò. I suoi occhi gli mettevano i brividi. Notò solo in quel momento che ogni tanto, quando sbatteva le palpebre, gli occhi di Lenn cambiavano; il bordo delle iridi, altrimenti nere, diventava a tratti di un giallo dorato, simile al colore degli occhi dei serpenti. Si riscosse quando i suoi occhi tornarono normali in una frazione di secondo dopo. Il nuovo arrivato gli piaceva sempre meno.
"Sarai stanco, Lenn. Vuoi andare a riposarti? La camera da letto è al piano di sopra" disse cortese Aerith, intromettendosi.
"Va bene" disse "Siete cortesi ad offrirmi vitto e alloggio gratis"
"Re Topolino ha garantito per te, quindi consideralo come un compenso anticipato per i servizi che darai" disse Leon.
Lenn si accorse solo in quel momento della presenza di Topolino "Ehilà, topo!"
Il tono confidenziale con cui l'aveva detto poteva lasciar intendere che i due si conoscevano da tempo. Tuttavia Topolino si limitò a lanciargli uno sguardo di rimprovero e poi a salutarlo con un cenno della mano.
Lenn, prima di salire le scale per il piano di sopra, si girò verso il trio di ragazzi e disse "Domani comincia il duro lavoro, ragazzi. Preparatevi psicologicamente e mettetevi in testa che la pacchia è finita" poi sorrise.
"Quanto sei falso!" pensò ancora Sora. Quel sorriso, benché fosse sincero, a Sora dava il voltastomaco. Non sarebbe mai stato amico di quel tipo sballato, e non avrebbe mai preso ordini da lui, per nessuna ragione al mondo!
   
 
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