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Autore: ValeryJackson    23/01/2013    2 recensioni
Avete presente la saga "Percy Jackson"? Bene, scordatevela. Anzi no! Scordatela in parte, perchè questa è una storia (quasi) totalmente diversa. Il protagonista non è più solo il nostro amato Percy, bensì tre ragazze.
Tutti noi sappiamo che il Campo Mezzosangue ospita giovani semidei. Ma se non fosse solo questo? Se fosse un rifugio anche per altri componenti della magia? come maghi, o supereroi? In tal caso la storia sarebbe totalmente diversa.
Alex, Bella ed Emma sono ragazze apparentemente normali. Vestono come noi. Parlano come noi. Vivono come noi. Ma non sono affatto come noi. Loro, infatti, sono in grado di fare cose che noi non possiamo neanche sognare. Hanno poteri che noi non riusciamo neanche a immaginare. Bella riesce a diventare invisibile. Alex può prendere fuoco e può volare. Emma sa allungarsi in maniera smisurata. Insieme lottano per difendere il mondo dal male. Ma nessuno deve scoprire la loro vera identità. O saranno guai. Avete presente i supereroi dei fumetti e dei film? Una cosa del genere, ma loro sono reali.
Ovviamente, però, la mia storia fa riferimento anche alla fantastica saga quale è "Percy Jackson", presentandovi una rivisitazione della storia e riportando molti dei suoi personaggi, tra cui Percy!
Sperovipiacciaa!Commentatee! :*
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Bella varcò i confini del campo, con aria spenta.
Erano quasi le sette, e suo padre e sua sorella si stavano di sicuro chiedendo che fine avesse fatto.
Con un sospirò si passò una mano fra i capelli, pensierosa. Voleva andarsene da lì. Voleva non pensare a niente per tutta la notte, non pensare alla missione fino al giorno dopo. Ma, purtroppo, per quanto lei si sforzasse, non ci riusciva.
Cercò di concentrarsi su qualche altro particolare che la circondava, provando a non pensare a nulla, con scarso risultato. Finché il suo sguardo non fu attirato da qualcosa. Una sagoma, seduta sotto l’albero di Talia. Istintivamente fece ciò che le sembrava giusto. Si rese invisibile e, in punta di piedi, vi si avvicinò, pronta all’attacco. Quando fu abbastanza vicina, però, tirò un sospiro di sollievo, riconoscendo il suo amico Zane.
Tornò visibile e gli si parò davanti. – Ehi!- lo salutò.
Lui alzò lo sguardo, disorientato, e Bella si accorse che indossava le cuffiette dell’IPod. Se le tolse non appena vide l’amica. – Ciao, Bella.
Lei inarcò un sopracciglio. – Che ci fai qui?- chiese, sedendosi accanto a lui.
Zane scrollò le spalle. – I miei sono partiti per un viaggio di lavoro. Staranno via per qualche giorno, e casa mia è un inferno. Volevo un posto tranquillo dove ascoltare musica in santa pace.
Bella annuì. – E non credi si stiano chiedendo che fine hai fatto.
Zane sorrise amaramente, provocando uno sbuffo. – Io credo che non si siano neanche resi conto della mia assenza. Sai come sono fatti i miei fratelli.
- A Marina mancherai di sicuro.
Lui annuì mestamente, pensando a cosa stesse facendo in quel momento la sorella più piccola. Poi guardò Bella, con sospetto. – E tu, invece? Che ci fai ancora qui a quest’ora?
Bella si guardò le mani, in difficoltà. – Ecco, io … - balbettò, alzandosi in piedi.
Zane inarcò un sopracciglio e la imitò. – Bella?- chiese. – Ti senti bene?
Bella sospirò, e di fronte a quegli occhi azzurri, suo malgrado, non riuscì a mentire, perché ormai sapevano tirarle fuori la verità da ben dieci anni, e forse più. – Io … devo dirti una cosa, Zane.
Lui aggrottò la fronte, preoccupato. - È successo qualcosa?
- Si, cioè, no. Non è ancora successa, ma potrebbe accadere. Questo ancora non lo so.
- Bella, mi stai spaventando. Che succede?
Bella lo guardò, con le lacrime agli occhi. Che senso aveva mentire? Avrebbe potuto non rivederlo mai più, avrebbe potuto perderlo per sempre, lo avrebbe fatto di sicuro soffrire. E lei non voleva farlo soffrire. – Domani mattina parto per la missione, Zane- disse, con il tono più fermo che riuscì ad avere, maledicendosi mentalmente per il tremitio della sua voce.
Zane sgranò gli occhi, preoccupato. – Cosa?! Bella, no! Tu … tu non puoi …
Lei alzò una mano per fermarlo. Chiuse gli occhi, per evitare di guardarlo negli occhi e di scorgervi tristezza e preoccupazione. – Zane, ti prego. Non … non rendere le cose più difficili di quanto non siano. Ho scelto io di partecipare alla missione.
- Ma … perché?
- Perché … - si fermò. In realtà non sapeva neanche lei il perché. Perché voleva aiutare la dea Artemide? Mmh… forse, non proprio. Perché avrebbe seguito in capo al mondo le sue amiche, pur di aiutarle? Indubbiamente, ma …
Prese un bel respiro e lo guardò negli occhi, che le scrutavano il viso con tristezza, cercando il minimo accenno per credere che quello fosse tutto uno scherzo. Bella vide la sua vista appannarsi, e, con una mano delicata, gli accarezzò il viso. – Zane … - sussurrò. – Questo potrebbe essere un addio, come potrebbe essere un arrivederci. Non dubitare di me, ti prego. Sono fatta per questo. Mi sono addestrata mesi per imparare a superare momenti difficili e a compiere missioni. Forse posso farcela … 
- Perché usi il dubitativo?
Altra carezza, ma stavolta senza parole. Ci fu uno scambio di sguardi, prima che lei gli baciò delicatamente la guancia e lo abbracciò forte, affondando il viso nell’incavo del collo di lui. Le lacrime, stavolta, non riuscì a reprimerle, e le scorsero calde e silenziose lungo il viso. Zane se le sentì cadere sul collo. Per un momento rimase immobile, a fissare il vuoto.
No, non poteva accettare che Bella partisse così. Non poteva rassegnarsi a perderla per sempre. Lui non voleva perderla.
Quando sentì la voce di lei arrivare come un sussurro al suo orecchio ovattato per lo schock in un dolce – Ti voglio bene, Zane- lui non ce la fece più, e la strinse in un abbraccio con tutta la sua forza.
Quando si staccarono, Bella aveva gli occhi gonfi per il pianto. Lo guardò negli occhi, e volle dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa, non sapendo scegliere tra addio e arrivederci. Si limitò a guardarlo, e poi, reprimendo un’altra lacrima, a correre via e a buttarsi in acqua, aspettando che si formasse la sua coda di sirena per scappare via.
Zane la seguì con lo sguardo, mentre si tuffava. Come avrebbe fatto? Come avrebbe fatto senza di lei? Non dubitava delle fantastiche doti di guerriera di Bella, ma Quintus gli aveva insegnato che a volte non bastava. Chi gli dava la certezza che non l’avrebbe persa? Lui non voleva perderla, lui non aveva nessuna intenzione di perderla.
E fu con questa convinzione che, mentre si asciugava con rabbia una lacrima che gli stava solcando la guancia, cominciò a battere forte i pugni sul confine magico del campo, intento ad entrare. Sapeva esattamente cosa doveva fare.
 
- Lei non può permettere una cosa del genere!
- Non sono io che decido.
- Ma lei è ancora troppo inesperta!
Chirone diede momentaneamente le spalle alla ragazza, sospirando. – Abbiamo chiesto a voi chi aveva intenzione di partire, e lei si è offerta volontaria. So che tieni molto a Bianca, Emma, ma se lei ha deciso di partire, non sarò io a fermarla.
- Ma è troppo pericoloso!
Un altro sospiro da parte del centauro. – Bianca è una ragazza forte- disse, con tono inespressivo, guardando un punto indefinito davanti a se. – Sa benissimo come difendersi, ed è di sicuro più speciale degli altri figli di Apollo.- Ci fu un secondo di silenzio. – Quell’arco di luce non lo vedevo da settant’anni … - mormorò, più a se stesso che alla ragazza. Poi, finalmente, si voltò a guardarla. – Perché non provi ad avere fiducia in lei? Sa quello che fa.
Lei scrollò la testa. – Io non credo.
Il centauro sorrise, dandole una leggera pacca sulla spalla. – Va a dormire, Emma. Domani sarà una giornata impegnativa.
Poi se ne andò, con il ticchettio degli zoccolo sul marmo ghiacciato che rimbombava come un martello pneumatico nel super udito di Emma. Lei aggrottò la fronte in una smorfia di fastidio e dolore, ma non disse niente. Aveva così tante cose a cui pensare, che lo scalpitio degli zoccoli del vecchio Chirone era l’ultimo dei suoi pensieri.
Mentre seguiva Chirone per obbiettare la partenza di Bianca, Emma non si era neanche accorta di dove stesse andando. Ora, rendendosi conto di trovarsi nel padiglione della mensa, si lasciò cadere di peso su una delle panche, con uno sbuffo, poggiando le braccia sul tavolo e affondandoci il viso, mentre si torturava i biondi capelli per la frustrazione. Quando, ad un tratto, il rumore di un ramo che si rompeva attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo, studiando l’ambiente in cui si trovava con sospetto. Era quasi mezzanotte. Chi poteva essere ancora sveglio a quell’ora?
Guardandosi intorno, vide una sagoma: un ragazzino, rannicchiato dietro una di quelle colonne greche che davano sul lago, come se si nascondesse.
Emma non ci mise molto a riconoscerlo. Era Nico. Ma che ci faceva lì?
Esitò. L’ultima cosa che voleva e farsi assillare da Nico con qualche stupida spiegazione sul suo Mitomagia. Ma c’era qualcosa che non andava. Si capiva dal modo in cui era accovacciato.
Alla fine, la curiosità vinse su di lei. Si alzò e, lentamente, cercando di fare il minimo rumore, gli si avvicinò. Per poco non rovinò tutto. Stava salendo le scale che portavano alla colonna alle spalle di Nico, che non si era accorto della sua presenza. Era nascosto, e sbirciava dall’altra parte, verso il lago, concentratissimo.
Era a un paio di metri da lui e stava per dire: “Ehi, che stai facendo?” ad alta voce, quando si accorse che era impegnato in un appostamento alla Grover. Stava spiando due ragazzi.
Si sentivano delle voci, che Emma non mancò di riconoscere, grazie al suo udito. Erano Michael e Bianca.
Guardò Nico con sospetto, poi si arrampicò su un’altra colonna, attorcigliandovisi intorno. I due ragazzi stavano parlando, ma Emma non perse tempo ad ascoltare cosa si dicessero. Sul malgrado, sentì solo le parole “Attenta”, “Pericolosa” e “Missione”. E poi ancora “Proteggilo” e “Bene”. Raggruppando quelle parole riuscì a farsi un’idea del discorso, e si concentrò su Nico, mentre i due fratelli si abbracciavano.
Poi, a un certo punto, vide i due ragazzi allontanarsi verso la Casa Grande. Nico si tolse subito di mezzo.
Emma cercò di salire un po’ più su, ma, ad un tratto, il suo telefono vibrò, producendo un rumore sordo contro la parete. Bianca si bloccò, socchiudendo gli occhi. Accostò la mano all’arco che solo in quel momento era visibile, ma Michael la prese per mano. – Forza, andiamo. Prima che ci vedano- disse, trascinandola via.
Emma tirò un sospiro di sollievo. Cacciò il cellulare dalla tasca e vide il messaggio. Era di sua madre. “SIAMO APPENA ATTERRATI. QUI TUTTO OK. L’ALBERGO E’ BELLISSIMO. COME VA LI?”
Fece un mezzo sorriso ma rimise il telefono in tasca, dicendo fra se e se che le avrebbe risposto dopo. Ora aveva cose ben più importanti da fare.
Emma sapeva cosa stava pensando Nico. Lui trasse un respiro profondo, e stava per correre dietro alla sorella, quando la ragazza, con un balzo, gli si parò davanti, dicendo: - Dove credi di andare?
Lui per poco non scivolò sui gradini gelati per lo spavento. – E tu da dove salti fuori?
- Sono stata qui tutto il tempo. Là sopra- rispose, indicando con un cenno la colonna.
Nico alzò lo sguardo e sillabò la parola “Lassù”. – Wow! Forte.
- Come facevi a sapere che Michael e tua sorella erano qui?
Arrossì. – Li ho sentiti passare vicino alla casa di Ermes. Io non … non dormo molto nel campo.
Lei annuì, comprensiva, immaginando il ragazzino mentre combatte con il tanfo di quella casa. – Lo immagino.
Lui si grattò la nuca, imbarazzato. – Così … ho sentito i passi, e poi i bisbigli- continuò. – E sì, insomma … li ho seguiti.
- E ora stai pensando di seguire tua sorella nell’impresa- intuì.
- E tu come fai a saperlo?
- Perché se fosse mia sorella, probabilmente penserei la stessa cosa. Ma non puoi.
Le lanciò uno sguardo di sfida. – Perché sono troppo piccolo?
- Perché non te lo permetteranno. Ti prenderanno e ti rispediranno qui. Perché Bianca ti ucciderebbe. E … si, perché sei troppo piccolo. Ti ricordi la Manticora? Ci saranno parecchie altre creature come quella. Più pericolose.
Nico scrollò le spalle. Pestò un po’ i piedi, a disagio, poi, con uno sbuffo, andò a sedersi sotto la colonna. - È che io … io non posso lasciare che lei parta così.
Emma lo guardò un attimo, prima di sedersi di fronte a lui. Lui si fissò intensamente le mani. - È l’unica persona che io abbia al mondo- continuò. – Non posso perderla.
- Bianca è una ragazza in gamba. Se la caverà.
- Non capisco perché l’ha fatto … - esclamò lui, con la testa fra le mani. – Tu … tu, ad esempio. Tu perché l’hai fatto?
Lei lo guardò, poi sospirò. – Non so dirtelo neanche io … - disse, distogliendo lo sguardo. – Forse perché è la cosa giusta da fare.
Nico alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi color ghiaccio in quelli della ragazza, che sentì una stretta allo stomaco. – Come fai?- chiese.
- Come fai cosa?
- Come fai a non avere paura?
Emma rimase un attimo in silenzio. Sorrise amaramente, provocando uno sbuffo e guardando da un’altra parte. – Ognuno gestisce la paura a modo proprio. Solo perché non si vede, non significa che uno non ne abbia- rispose, sincera.
Anche lui distorse lo sguardo. – Io ho paura.
Emma aggrottò la fronte. – Di cosa?
Nico la guardò negli occhi, leggermente appannati. – Di perdere mia sorella.
La bionda sentì un grosso groppo in gola, e una smorfia di tristezza le si dipinse sul volto. – Non la perderai. Qualunque cosa succeda, lei … lei ti vorrà sempre bene. Sarà sempre qui- disse, indicandosi il cuore.
Lui scosse la testa. – Io non voglio che lei stia solo nel mio cuore. Io la voglio accanto a me. Voglio che mi abbracci quando sono triste e che mi sgridi quando combino qualcosa, nel modo divertente in cui solo lei sa fare. Per questo voglio seguirla. Per assicurarmi che non le succeda niente.
Emma scosse con veemenza la testa. – Non puoi.
- Io no … - ammise lui, con amarezza. Poi, un’idea gli attraversò la mente, disegnando sul suo volto l’espressione di chi ha appena avuto un lampo di genio. – Ma tu si!- esclamò, guardando la ragazza, con gli occhi glaciali che brillavano.
- Come, scusa?
- Tu sai lottare! Tu puoi proteggerla!
- Nico, non so se posso …
- Si che puoi! Tu sei brava. Tieni d’occhio mia sorella! Ti prego- implorò.
- Nico …
- Tanto progettavi già di farlo, no?
Avrebbe voluto negare. Ma lui la guardò negli occhi e, non sapeva il perché, non riuscì a mentirgli.
- Si- ammise. – Ma se lei lo scopre si infurierà come una bestia.
- Non ti tradirò- la rassicurò lui. – So come è fatta. Ma tu devi promettermi di proteggere mia sorella.
- Io … è una promessa grossa, Nico, per un viaggio come questo. E poi ci sono anche gli altri. Alex, Bella, Percy ...
- Prometti- insistette.
Quando lo guardò, le si strinse il cuore. Si, ora sapeva perché non riusciva a mentirgli, perché aveva un senso di protezione nei suoi confronti. Perché le ricordava Elliot, suo fratello. Lui e Nico avevano la stessa età, la stessa corporatura, li stessi occhi … non riusciva a guardare quel ragazzino senza pensare a lui. Ed era per questo che si sentiva in dovere di aiutarlo.
- Farò del mio meglio- disse con un sospiro. – Questo te lo prometto.
- Croce sul cuore?- chiese lui. Per un attimo, Emma lo guardò, aggrottando la fronte senza capire, poi, quando Nico incrociò due dita e se le portò nel posto dove si trovava il suo cuoricino, facendovi una piccola x, Emma non poté fare a meno di sorridere. Conosceva quel gioco. Lei ed Elliot lo facevano quando erano bambini.
Ed è per questo che, intenerita più che mai, incrociò l’indice e il medio e se li portò sulla parte sinistra del petto, disegnandovi una croce. – Croce sul cuore.
Nico sorrise, contento. La abbracciò forte, dicendole una miriade di “Grazie” ripetutamente, senza riprendere fiato.
Emma rise, e, quando lui si staccò, gli passo una mano fra i capelli e gli disse di andare a dormire. – E mi raccomando. Non dire agli altri che ti trovavi qui.
- Mi inventerò qualcosa- rispose lui, facendo un sorriso furbo. – Sono bravo ad inventarmi storie- le fece l’occhiolino e si dileguò giù per gli scalini, scomparendo nella notte.
Emma lo seguì con lo sguardo finché non lo perse di vista, quando, improvvisamente, sul suo volto si dipinse un’espressione tra la tristezza e l’amarezza. Come avrebbe fatto? Come avrebbe mantenuto la promessa? Come avrebbe evitato a Bianca il suo destino, qualunque esso sia? Si mise la testa fra le mani, frustrata. Aveva fatto una sciocchezza, se lo sentiva. Era amareggiata, ma la possibilità di deludere quel bambino… si, quella sarebbe stata di sicuro peggiore, e più dolorosa.
Fece un respiro profondo e prese il telefono dalla tasca dei pantaloni, controllando l’orario. Era quasi l’una. Aveva solo poche ore per dormire, ma chi dormiva? I pensieri che le attraversavano la mente erano troppi per permetterle di chiudere occhio, o di rilassarsi.
Si avviò verso il campo, quando si ricordò del messaggio dei genitori. La cosa giusta da fare sarebbe stata scrivere loro un: TUTTO BENE. Ma avrebbe mentito. No, non andava tutto bene, e la possibilità che andasse anche peggio le provocò un brivido lungo la schiena.
Tra poche ore sarebbe partita per la missione.
Tra poche ore sarebbe cambiato tutto.
Tra poche ore, si sarebbe scelto il suo destino.

Angolo Scrittrice.
Hello ... How are you? I? Yes, so far so good.
Scusate, la vena lunguistica si sta impossessando di me. Qualche giorno fa sono venuti a trovarmi i miei parenti, direttamente dall'America. Loro non sapevano una parola d'italiano, e io non ho fatto che parlare inglese tutta la serata xS E' stato divertente, si, ma un po' faticoso ...
Adoro le lingue, e proprio ora mi sto rendendo conto di quanto siano importanti ...
Vabbè, evitando ciò che penso, che penso non vi interessi più di tanto, volevo solo dirvi una cosa.
So che vi rompe molto, e che vi rompo anche io, ma mi farebbe davvero piacere se lasciaste un commentino. Sapete, ci tengo molto a questa storia, ma ultimamente mi ritrovo a un punto morto ... :S
Io la scrivo ben volentieri, ma vorrei sapere se ne vale la pena, se a voi piace, perchè altrimenti continuerò a scriverla solo per me ...
Che ne pensate? Vi piace? Continua a piacervi? Continuo? Un commentino ...
Mi accontento di poco, bello, brutto o neutro che sia. Vi prego, ve ne sarei molto grata.
One huge kiss
La vostra ValeryJackson


  
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