II.
“Ma
questo mondo, così com'è, non è fatto per le
principesse” .
–
Muriel Barbery –
Ogni
donna puntava ad inseguire una sorta di inarrivabile ideale nella
propria vita, Belle non era sfuggita a quell'utopia. Ma, a differenza
di altre principesse, lei vedeva la realtà con occhio clinico
e possedeva una percezione della verità molto più acuta
delle sue coetanee.
I balli di corte erano sempre gli stessi,
noiosi e pieni di inautentiche smancerie, uno spirito avventuriero
come il suo mal si accordava a tali dettami.
Aveva concesso ben
due balli a Gaston, ma l'aveva fatto solamente per suo padre: il
regno doveva conoscere la più giovane tra le principesse,
ammirarne la bellezza e l'eleganza nei modi. Ecco perché Belle
era stata istruita sin da bambina al galateo, alle buone maniere e
alle rigide regole di corte e, forse,
era stato proprio quello il motivo per cui aveva iniziato a
coltivare un'autentica passione per i libri. Trascorreva intere
giornate nella biblioteca paterna, talvolta dimenticando i suoi
impegni pubblici: i libri erano le sue buone maniere, le sue regole,
le sue imposizioni.
Ogni pagina che sfogliava era un'altra
avventura e, prima di rendersene conto, era giunta alla fine. I libri
erano le storie che avrebbe voluto vivere, le avventure che avrebbe
desiderato sperimentare, i viaggi che le sarebbe piaciuto compiere.
Belle si allontanò un po' dalla folla, necessitava di
respirare un po' di aria salubre: pur tuttavia aveva coltivato una
vana speranza, non appena riusciva a districarsi da una folla veniva
subito accerchiata da un altro folto gruppo di persone.
Eppure, in
mezzo a tanti volti, la sua attenzione venne catturata da un soggetto
alquanto singolare: ne aveva sentito parlare spesso, in termini
negativi perlopiù, ma non l'aveva mai visto in carne e ossa.
Anzi, credeva addirittura che si trattasse di una leggenda ma, a
giudicare dalla distanza che li separava, tale non era.
«Signore,
perdonatemi... mi sapreste svelare l'identità di
quell'individuo laggiù?», domandò Belle, con un
debole cenno di mano.
Le dame si voltarono di scatto, poi
bisbigliarono qualcosa dietro i loro ventagli piumati; una di loro,
forse più coraggiosa delle altre, prese improvvisamente la
parola: «Principessa, vi consiglio caldamente di stare alla
larga dal Signore Oscuro. È un mostro».
Belle
ascoltò con attenzione le parole dell'anziana signora e, al
contempo, osservò l'individuo rintanato in un angolo della
stanza, il quale si soffermava malinconicamente sui bambini che
danzavano al centro della sala da ballo.
«A me sembra
solamente solo».
__
OMG,
sono piena di ispirazione – speriamo che possa durare, eh.
XD
Questa one-shot l'ho voluta incentrare su Belle, si tratta più
che altro di una Belle centric con qualche accenno Rumbelle. Ho
pensato: “e come sarebbe stato se in realtà Belle avesse
già visto prima Rumpel?”. Non preoccupatevi, medito di
scrivere qualcosa anche dal punto di vista di Rumpel. Sarei proprio
felice di vedere una cosa simile, lo ammetto, raggiungerei picchi di
fangirlamento indescrivibili. Ma veniamo a noi: ho voluto incentrare
la storia sullo spirito “avventuriero” di Belle, io la
vedo come una ragazza a cui la vita di corte stava troppo stretta.
Uno dei motivi per cui ha scelto di seguire Rumpel nel castello nel
mondo delle favole era proprio questo, in fondo. E poi sul tema della
solitudine (citando la 01x12: “Io penso che vi sentivate solo.
Voglio dire, ogni uomo lo sarebbe”).
In ultimo, la
citazione è tratta da “L'eleganza del riccio”, di
Muriel Barbery. Ho utilizzato la citazione per far capire che Belle,
nonostante possa inseguire un ideale (a quale donna non è mai
capitato? Io ogni tanto mi faccio dei viaggi mentali immensi. XD), ha
una visione diversa dalle altre principesse e sa che il principe
azzurro non è un privilegio concesso a molte, anzi a nessuna.
Dimenticavo: nella storia non l'ho scritto per incentrare la
narrazione dal punto di vista di Belle, ma Rumpel si trova a quel
ballo per stipulare un accordo e non per diletto, ecco. XD