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Autore: Isangel    24/01/2013    4 recensioni
"Sei morto, Mello?
Sì, sei morto.
Eppure sono felice di averti trovato, dopo tanti anni ad aver brancolato nel buio.
Senza di te, io non posso essere L. Non sono nessuno.
Solo Near, perché non conosci nemmeno il mio vero nome"
Uno strano sogno liberatorio prima della morte.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Catarsi

 

Il fumo mi stordisce. Si alza in enormi colonne, avvolge tra le sue spire quella che fin da quando ho memoria è la mia casa. La Wammy’s House.

Urla, schianti e sfrigolii.

Mi sento la testa pesante. Non ci capisco niente. Cerco atterrito una via di uscita, ma è inutile. So che non devo farmi prendere dal panico, ma non riesco ad evitarlo. E prendere un bel respiro per calmarmi non è una buona idea.

 “Near!”

Mi volto, gli occhi socchiusi per il calore e la cenere.

Una figura alta, magra e nera è ferma davanti alla porta in fiamme della stanza. Già dalla voce ho capito che è Mello. “Near, dannato idiota! Che diavolo ci fai lì? Sbrigati!” urla.

Non ci riesco. Non posso, non voglio muovermi. Lo guardo con gli occhi spalancati, incapace di reagire.

Allora mi corre incontro. Mi prende per le spalle, mi scuote. “Avanti, Near! Che stai facendo? Corri, mettiti in salvo!”

Ma non rispondo. Continuo a fissarlo, il respiro che manca a causa del fumo. Tossisco per la polvere. Il calore è insopportabile, sto per sciogliermi.

Mello si avvicina al mio viso. Stringe i denti e trema, quasi convulsamente. Forse di paura.

“Mello…”

“Near, devi salvarti, almeno tu!”

Piange, Mello. Me ne accorgo solo adesso. Singhiozza piano, le mani che stringono le mie spalle in una morsa. Fanno male. “Near… continua a lottare, Near…”

Ma non posso. Non ci riesco.

Il fumo mi avvolge. Così come il fuoco.

“Attento!”. Mi spinge a terra, con una forza che non avrei mai creduto possibile per un corpo esile e irrequieto come il suo.

Boccheggio e solo in quel momento capisco il perché del suo gesto.

I calcinacci a terra.

Mello disteso a terra, a pancia in su. Le iridi azzurre nascoste dalle palpebre chiuse.

Sulla fronte un buco da cui sgorga un rivolo di sangue che gli bagna la frangetta bionda.

Il pezzo di soffitto incriminato lì vicino. Quello che mi avrebbe ucciso se non mi avesse spinto via.

“Mello!” sussurro, terrorizzato. “Mello, perdonami…”

Le fiamme si avvicinano e so che non c’è scampo.

Moriremo.

Morirò.

È finita.

 

Sono disteso al tuo fianco. Il mio respiro è rarefatto e so che sto per morire. Eppure non ho paura.

Ti guardo, Mello. Guardo il tuo viso senza cicatrice, quello che mi è mancato vedere per tutti questi anni.

Ti sei sacrificato per una giusta causa e questo lo so. Ma non te l’avevo chiesto. Non volevo che morissi. Non volevo. Che senso hanno avuto allora tutti i miei sforzi? 

Ti guardo, Mello, e so che è l’ultima volta.

Come ti sei sentito quando le fiamme hanno bruciato la tua carne?

Ti prendo la mano, la sento grande e scarna nella mia.

Sei morto, Mello?

Sì, sei morto.

Eppure sono felice di averti trovato, dopo tanti anni ad aver brancolato nel buio.

Senza di te, io non posso essere L. Non sono nessuno.

Solo Near, perché non conosci nemmeno il mio vero nome.

Poi il soffitto crolla. Ma la mia mano è ancorata alla tua.

 

Il mio cuore si ferma.

 

 

Roger Ruvie guarda con trepidazione il letto. Grandi lacrime calde sgorgano dai suoi occhi stanchi, in una muta testimonianza d’affetto.

È cresciuto così tanto, Near. I capelli bianchi più lunghi e ondulati, il viso magro e allungato. È un uomo adesso. Un ragazzo così giovane non può lasciare il mondo ora, proprio no.

Roger sospira. Quante morti dovrà piangere ancora?

Spera fino all’ultimo.

Ma il beep prolungato di quell’apparecchio infernale significa solo una cosa: è finita. 

Una mano leggera si posa sulla sua spalla ingobbita dall’età e dal dolore. “Mi dispiace, signore. Il ragazzo è morto”

L… Near.

Il numero uno della Wammy’s House, il primo successore di L… il bambino che giocava sempre con il suo puzzle bianco in un angolo della sala comune è morto.

E non lo rivedrà mai più.  

 

Anno 2015.

Un ragazzo di nome Nate River muore all’età di 23 anni.

Ma nessuno lo saprà mai.

 

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Primo e piccolo contributo per questa bellissima sezione, anche se non proprio allegro (no, decisamente no xD).

Mi sono ispirata a una bellissima doujinshi che ho scoperto di recente, Katharsis.  

Grazie per averla letta, se siete arrivati fin qui!:)

  
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