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Autore: Lady Moonlight    24/01/2013    1 recensioni
La giovane Freya Gadamath non conosce quasi nulla di faccende che riguardano Vampiri, Fate, Unicorni ed altri esseri sovrannaturali. Trascorre la sua vita praticando la professione di Guaritrice, cercando di aiutare la gente bisognosa.
Tutto cambia quando il vescovo di Shang la dichiara una strega, condannandola al rogo. Prima che la cerimonia della sua morte abbia inizio, però, un avvenimento improvviso cambia le sorti del suo destino.
Freya avrà salva la vita solo se adempirà al compito che il vescovo le ha assegnato.
Ma lei non ha idea di quanto quell'incarico sia complesso, soprattutto se la questione riguarda un Angelo precipitato dall'Eden.
[Le tenebre dei suoi occhi si fecero più confuse e più minacciose. Respirò, sapendo che ogni boccata d'aria poteva rivelarsi l'ultima, per lei.
Poi la voce assunse sfumature più incerte, quasi avesse intuito la paura che, ora, animava la sua vittima. Sembrava che si stesse gustando il momento, meditando su quale fosse l'istante più ideale per sopprimere definitivamente la preda.
Quando, infine, le tenebre giunsero fino a lei e per lei, la ragazza comprese che il suo destino era sempre stato quello... fin da quando quel gioco aveva avuto inizio.]

Seguito di: Contratto di Sangue-L'ombra del principio
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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16

Reminiscences

 

 

 

Dolore.
Solo dolore.
Era avvolta da quella patina di dolore, innominabile e sconosciuto.
Non ricordava. Doveva ricordare?
Freddo; una gelida sensazione di dolore.
Non sentiva il suo corpo; non distingueva le immagini che le scorrevano davanti agli occhi.
Era tutto... Sfuocato. La sua percezione del mondo era sfuocata.
...Non ricordava.

 

"È viva."
"Incredibile, vero?"
"Può sentirci? Ci vede?"
"Non ne sono sicuro. Dovrei studiare il materiale che l'ha tenuta prigioniera così a lungo."
"Quella pietra assomiglia ad un cumulo di ambra. Sei riuscito a decifrare le incisioni poste sulla superficie? Credi che sia un avvertimento?"
"No, anche se bisogna ammettere che è inquietante sapere che questa cosa è sopravvissuta. Ci è stato ordinato di portarla al laboratorio 3."
"Quello degli esperimenti, eh? Allora... Potremmo dire che essere sopravvissuta in quella gemma per chissà quanti anni non le sia servito poi a molto."

 

Ferma. Immobile.
Non poteva reagire, non poteva parlare. Il corpo era insensibile, ma ugualmente pervaso da fitte gelide; bloccato in una sostanza solida come pietra. Faceva male.


"Freiia. Freja. Frejia."
"No, ti dico che il nome giusto è Freya."
"Non mi piace."
"Non è a te che deve piacere."
"Come vuoi. In ogni caso d'ora in avanti il suo nome sarà soggetto X, non Freya."

 

Sagome confuse. Odore di sangue. Suoni; urla e gemiti sconosciuti.
Lei che non poteva reagire. Lei che non poteva parlare.
Luci che erano puntate sui suoi occhi ad ogni ora del giorno; luci che la accecavano senza esitazioni.
Aghi di metallo che le venivano infilati nella pelle; fibbie di cuoio che le stringevano i polsi; pianti che si univano ad altri pianti.

 

"La uccideranno. La sperimentazione su di lei non ha portato ad alcun cambiamento evidente."
"Un soggetto inutile; presto la porteranno via."

 

Lei era... Freya, giusto? Gli alchimisti l'avevano chiamata così.
Cosa significava essere Freya? Cosa significava essere... ?

 

"Fermati! Come pensi di riuscire a fuggire? Perché insisti tanto nel volerla salvare?
"..."
"Fermati, non riuscirai mai a scappare! Dove vi nasconderete? Vi daranno la caccia!"
"Vieni con noi. Vieni con me."
"Non... Non posso."
"Allora, questo è un addio."
"Scegli lei? Preferisci lei a noi, alla nostra vita?"
"Se non vuoi seguirmi, allora sei tu quello che sta rinunciando."

 

"I tuoi genitori erano semplici umani, dico bene?"
"Hai mai pensato all'eventualità che loro non fossero i tuoi veri genitori? Non hai mai dubitato, neppure una volta?"
"Come riuscivano a guarire la gente in maniera così stupefacente?"
"E come sono morti?"

 

"Sei riuscita a decifrare le incisioni sul cristallo? Cosa dice?"
"È una fata. Per questo gli esperimenti non funzionavano su di lei."
"Ma... È umana! Sembra umana!"
"Ha perduto la memoria. Non possiamo chiederle spiegazioni.
"Cosa vuoi fare? Il tuo piano? Ci troveranno e allora..."
"La cresceremo come se fosse figlia nostra."

 

"I tuoi genitori erano semplici umani, dico bene?"

 

"Si è addormentata?"
"...Sì."
"Cresce in fretta. Dobbiamo spostarci. Gli abitanti di questo villaggio sospettano qualcosa. Hanno capito che Freya non è umana."
"Va bene. Andremo a Nord."

 

"Guaritori? Che nome..."
"Ci serve una copertura, almeno finché non mi spiegherai cosa vuoi fare con lei."
"Voglio trovare le fate; riportarla alla sua gente; scoprire la verità su quell'iscrizione nell'ambra."
"Hai liberato un mostro."
"... E tu lo stai proteggendo."

 

"Come riuscivano a guarire la gente in maniera così stupefacente?"

 

"Ci serve altro sangue."
"Ma..."
"Abbiamo finito le scorte. Ci serve il suo sangue per guarir..."
"Madre?"
"Freya...! Stavamo solo... Non importa. Vieni, la cena è pronta."

 

 ***

 

Michele si accovacciò accanto a Clare e insieme a lei osservò la scena dei suoi ricordi. Apparteneva ad un tempo così remoto che lui si sorprese nel constatare di ricordare ancora ciò che era avvenuto.
"Cosa vi state dicendo?" gli chiese lei, indicando il suo doppio passato e Lucifero.
Per un lungo istante, Michele si limitò a guardarla. Clare indossava delle vesti lacere, aveva le unghie delle mani spezzate, un livido sulla guancia destra e l'aria spossata. I capelli erano un groviglio di nodi e polvere, ma la presa sulla spada sembra salda e sicura.
Fece per risponderle, quando Lucifero lanciò un grido infastidito, affondando più volte Exaniha nel terreno. L'armatura argentea del vampiro sembrava schiacciarlo in quel momento, anziché mostrare la sua gloria.
Vedendolo, Michele provò -come sempre accadeva- l'impulso di allungare la mano e andare ad aiutarlo. Fu il suo gemello, il suo "io" passato che lo afferrò per un braccio, intimandolo a rimettersi in piedi.
"Sta... Piange?" domandò Clare con un sussulto di sorpresa.
Lui annuì, ammirando i fiori sbocciare sul terreno lì dove le lacrime di Lucifero lo bagnavano.
"Chi è Semiael?" continuò lei, essendo riuscita a decifrare qualcosa della conversazione.
"Suo... Il suo erede." Michele esitò. "Suo figlio. Sangue del suo sangue."
All'improvviso Clare si lasciò scivolare sul terreno, la schiena contro la roccia. "È vero, quindi." mormorò dimentica della sua presenza. Ciondolò in avanti e l'angelo fece per allungare una mano ed aiutarla, quando notò l'espressione tesa della ragazza.
"Lui non lo ha mai detto a nessuno. Nessuno sapeva davvero chi era. Non ha mai amato parlare di sé o del suo passato." proseguì Clare. "Codardo." sibilò stringendo i pugni.
"Di chi parli?" intervenne Michele non riuscendo a stare dietro i suoi ragionamenti.
Clare, tuttavia, lo ignorò, continuando il suo monologo come se nulla fosse.
"Non avrei dovuto... se... ha tradito la mia fiducia, ha abbandonato... Edward..." quell'ultimo nome lo pronunciò con un singhiozzo e Michele piegò le ginocchia per poter incrociare il suo sguardo.
"Clare." la chiamò con un tono comprensivo, sfiorandole appena la spalla per farle sapere che lui era lì. Lì per lei.
Quell'ultimo pensiero lo fece sobbalzare. Era vero. Se si trovava lì era solo per Clare. Era lì perché aveva risposto al suo richiamo ed era lì perché la sua voce, la sua preghiera, l'aveva strappato dall'Eden.
Non aveva mai riflettuto a lungo su quel punto della storia. Era stato troppo impegnato nel trovare un modo per salvare la sua vita e quella di Freya e anche dopo essere fuggiti da Shang... Non c'era stato tempo.
Michele percepì un cambiamento in lei; appena rilevabile, forse, ma reale.
Poi Clare si alzò, rivolse a lui un'ultima breve occhiata e scattò in avanti. Corse fino al limitare delle rocce e quando anche quelle furono ormai distanti, Michele distolse la vista.
Il grido di rabbia di Lucifero, dietro di sé, lo scosse al punto che si risvegliò affannato accanto ad un fuoco morente.

 

***

 

Seduta accanto al piccolo falò, Freya non si preoccupò della vigile presenza di Michele che, risvegliato, la fissava con uno sguardo assorto.
Osservava il rivolo di sangue che le scorreva lungo il braccio dal taglio che lei stessa si era procurata con un pugnale. Le gocce cadevano sulle braci ardenti ed evaporavano nell'aria con un basso crepitio.
Quando si era ripresa dalle visioni del suo passato aveva scoperto che la notizia che i suoi genitori adottivi fossero dei traditori non l'aveva sconvolta come si era immaginata. Provava rabbia, rancore, risentimento... Eppure era come se la parte di sé che era conoscenza di quegli eventi avesse accettato tutto in modo passivo.
Sarebbe stato inutile rimuginare troppo a lungo su quelle circostanze.
"Mi prenderò cura io di te, Freya." aveva sussurrato malevola l'altra Freya.
Non si era fidata, naturalmente, di quella promessa che aveva il sapore di veleno.
"Avevi ragione." informò Michele con tono piatto.
L'angelo piegò la testa in avanti. "A che proposito?"
"I miei..." esitò, provocandosi con la lama un taglio più profondo del precedente. "...genitori. Ho ricordato."
"Due parassiti che sfruttavano il potere del nostro sangue per sopravvivere." le suggerì l'altra Freya.
"Sono stati loro a risvegliarmi da un lungo sonno centenario. Nel processo di rinascita ho perso i miei ricordi, i miei poteri." spiegò a Michele.
"La pietra ha assorbito la nostra essenza magica e per sopravvivere siamo state costrette a nasconderci in quella ripugnante forma umana. Non è forse andata così, piccola Freya?"
"Ti detesto."
La risata dell'altra Freya accompagnò l'espressione perplessa di Michele.
"Sì, immagino che possa essere vero." replicò l'angelo, per nulla turbato.
Freya, invece, si portò una mano alla bocca maledicendosi per aver detto quelle parole ad alta voce. Non che non provasse una certa antipatia nei confronti di Michele, ma lui l'aveva aiutata più di una volta.
"Non parlavo con te." ci tenne a precisare.
L'altro non replicò ed entrambi passarono i minuti successivi in un rigoroso silenzio. Freya aggiunse qualche altro legno al fuoco, individuando un paio di guardie scappate da Shang fare la guardia al limitare del bosco.
"L'hai chiamata di nuovo, questa notte." esordì, smuovendo un poco le braci. "Clare." aggiunse, visto che Michele non sembrava essere propenso a continuare il discorso. "Chi è?"
"L'umana che tu salverai."

 

 

Avevano camminato in fretta. La paura di un possibile attacco aveva fatto sorgere nel gruppo dei profughi il bisogno di trovare il villaggio abbandonato descritto dai luphien. Gli adulti si erano prodigati per portare i bambini più piccoli in spalla, mentre i soldati di Shang si erano dedicati alla costruzione di archi rudimentali per procacciare del cibo durante il viaggio.
Quella mattina Michele si era allontanato dal gruppo ed era tornato dicendo che aveva visto un branco di cervi poco lontani da dove erano loro. A sera, per cena, le donne di Shang avevano preparato un ottimo stufato con l'aggiunta di qualche fungo e bacca che Freya aveva trovato lungo la via.
La fata sorrise fugacemente ad alcuni bambini poi, senza dare troppo nell'occhio si diresse al piccolo torrente che aveva intravisto prima che il gruppo si approntasse per la notte.
Si nascose dietro alcuni tronchi che davano sulle sponde del ruscello e tremando per il freddo si affrettò a spogliarsi e ad immergersi nelle acque gelide.
Un brivido le corse lungo la spina dorsale e i denti cominciarono a battere tra loro, ma Freya resistette sfregandosi con insistenza la pelle e i capelli.
Un pezzo di ghiaccio di staccò dalla sponda opposta provocandole un taglio alla coscia, ma il dolore scomparve alla stessa velocità con cui la ferita guarì.
"Riscalda l'acqua." sibilò l'altra Freya, lamentandosi della sua stupidità. "Concentrati." le comandò. "Concentrati!"
Freya obbedì, immergendosi nel mondo crepuscolare e lasciando che la nebbia e le Ombre strisciassero al suo fianco. I loro brusii la infastidivano e con un cenno della mano intimò le Ombre a fare silenzio.
Quelle strisciarono via come serpenti, nascondendosi in refoli di nebbia e seguendola ovunque con lo sguardo. Tuttavia, una rimase al suo fianco.
La nera sagoma umana, emanava una sicurezza feroce e selvaggia e un potere pericoloso che lei conosceva fin troppo bene. L'Ombra non era nient'altro che una macchia indistinta, dove solo occhi e bocca si riconoscevano sul suo volto per via di tonalità più chiare. A Freya sembrava di guardare lo schizzo appena abbozzato di un bambino.
L'altra Freya sorrise.
Freya si ritrovò ad ansimare sconvolta, piegata in due nel ruscello e con un orribile sapore di bile in bocca. I suoi piedi scivolarono sui ciottoli taglienti e lei si ritrovò completamente sommersa dall'acqua.
Si rimise in piedi, agitando convulsamente le mani. Alla fine riuscì ad afferrare la radice sporgente di un albero e ad issarsi nuovamente sul terreno. Tossendo e sputando non riuscì a provare nemmeno vergogna quando si accorse che Michele la stava osservando da un punto imprecisato del bosco.
Si limitò ad acquattarsi dietro alcuni cespugli ed a rivestirsi in fretta e furia. Le risate di scherno dell'altra Freya la accompagnarono fino all'accampamento, ma quando si sdraiò accanto al fuoco scoprì di aver perso le tracce dell'angelo. 
 

 

Quella mattina Freya si svegliò con un'insopportabile mal di testa e più la giornata progrediva, più -si rese conto lei- le cose peggiorarono. Scivolò tre volte nel fango, macchiandosi e strappandosi i vestiti, cominciò a piovere e i bambini scoppiarono a piangere senza un vero motivo.
Quando finalmente intravide le sagome di una decina di case abbandonate, il suo umore peggiorò ulteriormente alla notizia riportata dagli esploratori che la informarono dalla presenza di cadaveri che giacevano sulle vie del villaggio.
Insieme a Michele e ad un gruppo di uomini si avviò tra le abitazioni, consapevole del fatto che avrebbero dovuti occuparsi dei morti prima dei vivi.
Scavarono le fosse in un castagneto e Freya guardò con distacco i cadaveri congelati che vi furono calati dentro.
Aveva sempre avuto a che fare con la morte, ma c'era qualcosa in quel viaggio che l'aveva resa più consapevole dei morti. Forse era la previsione di una nuova guerra, oppure i fantasmi del suo passato sconosciuto, in ogni caso la sua percezione del mondo era cambiata.
Invidiava a Michele la sua sicurezza e non poteva fare a meno di maledire il giorno in cui era entrato nella sua vita.
Osservando l'angelo versare la terra sui rigidi corpi dei cadaveri si chiese se anche le fate, come gli umani, diventassero polvere dopo la morte.
"Perché non mi hai aiutato ieri notte?" bisbigliò a Michele, attenta a non disturbare gli uomini chini sulle tombe che mormoravano delle preghiere.
"Sembravi cavartela." replicò lui, allontanandosi dal castagneto.
Freya si sentì offesa. "Mi lasceresti morire se ne avessi l'opportunità?" domandò infuriata. "Sarebbe un ottimo modo per liberarti di me, non è così?" lo incalzò, brusca.
"No." Michele si fermò. "Mi occorre il tuo aiuto e stai certa che lo otterrò." digrignò i denti, come se quella affermazione lo infastidisse.
"Aah... Aah! Ahaha!" gracchiò la voce dell'altra Freya, stridente come uno stormo di corvi. "Saremo noi a liberarci di
lui. Al momento giusto... Stupido, stupido angelo.
"

Freya si infuriò, ma se la colpa fosse di Michele o della sua omonima non lo seppe dire. "Sei sempre così sicuro." sputò sprezzante. "Non sempre le cose vanno come ce le aspettiamo." continuò. "Credi di potermi ingannare Michele? Vedo come, giorno dopo giorno, il tuo corpo si indebolisce. Perdi le forze... E so, lo so, che la tua mente è smarrita in una coltre di incertezza." Freya si raddrizzò, regalando a Michele una smorfia compiaciuta. "Sei insicuro, fragile... indeciso. Questo mondo ti spaventa." osservò, affilando la vista.
L'angelo spostò il braccio verso la spada celeste e lei liquidò quella minaccia con un sorriso divertito. Freya si rese vagamente conto che la conversazione era portata avanti con l'aiuto dell'altra Freya.
"Dopotutto che cos'è un aquila senza le sue ali?" fece una pausa significativa, godendosi gli occhi di lui fiammeggianti d'ira. "Non sei mai stato, e mai lo sarai, all'altezza di tuo fratello."
Michele sembrò trattenere il respiro. "La tua mente, fata, è così marcia che posso vedere i vermi strisciare nella tua testa." le disse.
Freya lo ignorò. "Troverò la tua Clare, ah, sì, lo farò. E la lascerò morire." proseguì imperturbabile.
Il movimento che compì Michele fu così veloce che lei si rese conto di essere con le spalle al terreno solo quando la lama di Enuwiel sfregolò bollente sulla pelle del suo collo.
Freya si ritrovò ad artigliare la terra sotto di sé, scalciando per liberarsi dal corpo di lui che tuttavia non liberò la presa.
"C'è qualcosa nella tua testa, Freya. Una presenza che corrode i tuoi pensieri e i tuoi desideri." spinse il lato piatto della spada più a fondo. "Ho sempre saputo che in te c'era qualcosa di sbagliato." proseguì lui, stringendole un polso con la mano libera.
Lei sibilò di dolore, contorcendosi nel fango. Scosse la testa, cercando di liberarsi dagli urli di collera dell'altra Freya.
"La tua mente è corrotta." continuò Michele, implacabile. "All'epoca della Prima Guerra Celeste le voci dicevano che l'ultima Pendragon era impazzita. Credo che avessero ragione."
"Non sono pazza!" inveì Freya, riuscendo a sollevare di poco la testa.
"Non lo sei?" la schernì l'angelo, corrugando la fronte.
"Non lo sei?" gli fece eco l'altra Freya.
Freya si morse il labbro, trattenendo un gemito di dolore. Le sue mani si chiusero a pugno, prima di schizzare in avanti e gettare una manciata di terra negli occhi di Michele.
L'angelo si rizzò in piedi, indietreggiando con la lama sollevata mentre si ripuliva il volto. A lei non restò che prendersi la testa tra le mani, dondolandola avanti e indietro quasi si fosse trattato di un neonato. "È lei... È colpa sua!" alitò, pensando all'Ombra dell'altra Freya. "Devo liberarmene..." mormorò.
"Non puoi, povera ingenua. Hai già tentato, no? Non puoi liberarti di me." l'altra Freya, tacque. "Non puoi..."

 
 

Le voci si erano sparse in fretta. Tutto il gruppo di profughi sapeva cosa era accaduto tra lei e Michele quel pomeriggio.
Freya fingeva di non aver udito i commenti che giravano su di lei. Preferiva ignorare le parole di scherno e paura che, di bocca in bocca, passavano tra i cittadini di Shang.
"Hai voluto aiutarli? Ora goditi la ricompensa, giovane fata." aveva dichiarato l'altra Freya, prima di ritirarsi in un silenzio insolito.
Lei si era rifugiata in una vecchia soffitta dismessa, assicurandosi che nessuno andasse a disturbarla lassù, in quella abitazione pericolosamente instabile. L'odore di muffa e paglia marcia per l'umidità le fecero arricciare il naso per il disgusto.
Si sforzava di respirare con la bocca, ma anche così il suo stomaco minacciava continui attacchi di vomito.
Dormì poco e male; un sonno agitato da incubi che al mattino non riuscì più a ricordare. 
 

 

Le donne di Shang avevano trovato le provviste messe da parte per l'inverno dai pochi abitanti del villaggio e passarono la giornata a trasformare la farina di castagne in soffici panini caldi e croccanti. Su suggerimento di Michele il cibo trovato sarebbe stato poi trasportato per la restante parte di quel viaggio.
Da parte sua, Freya trascorse la mattinata alla ricerca di un nuovo abito, rallegrandosi per essere riuscita a trovarne uno della sua taglia. Non passò molto tempo ad interrogarsi a chi fosse appartenuto il vestito, per nulla entusiasta di scoprire se magari fosse stata proprio lei ad aver seppellito il cadavere della precedente proprietaria.
"Ti sei ripresa."
Freya sobbalzò, voltandosi per vedere Michele. "Sì." rispose, guardinga. "Domani dobbiamo partire. I vampiri possono essere ancora sulle nostre tracce e non mi fido della parola dei luphien." dichiarò, dando nuovamente le spalle all'angelo. "Ci vorrà almeno una settimana per arrivare all'arcipelago Grefin, salvo imprevisti." ci tenne a sottolineare. "E dobbiamo allontanarci dalle montagne, spingerci a sud, verso le pianure."
"La gente di Shang è stremata. Devono riposare." obiettò Michele.
"E mentre loro riposano i vampiri verranno a ucciderli nel sonno!" esclamò lei, tirando dei calci ad alcuni sassi. "Non possiamo perdere tempo. Noi due da soli non riusciremo a tenerli al sicuro, quando un esercito ci sta dando la caccia."
"Noi due?" ripeté Michele con tono divertito. "È sorprendente notare il modo in cui tu sembri cambiare opinione su cosa ti sta attorno."
"È irritante dover stare ad ascoltarti ogni giorno." replicò lei. 
 

  ***

 

Lilith ridacchiò. Dapprima con un tono basso poi in modo sempre più acuto, finché fu costretta a girarsi su un fianco e sputare il sangue che le aveva invaso i polmoni.
Tossì, ripulendosi con il dorso della mano il mento chiazzato di sangue.
Tendeva a dimenticare la sua originaria natura mortale e il fatto che ciò rendesse il suo corpo più debole rispetto a quello degli altri vampiri.
Si mise seduta, osservando in modo maniacale la ferita al costato che stentava a guarire. Se l'era procurata poco dopo che Freya era riuscita a fuggire insieme a Michele. Una decina di soldati l'aveva accerchiata ed uno era riuscito a trafiggerla con una lama benedetta.
Tornò a sdraiarsi sul letto, perdendosi nell'esaminare il soffitto di pietra di quella abitazione spartana. Era una delle poche case sfuggite all'incendio che aveva distrutto il resto di Shang e lei se ne era appropriata non appena l'aveva vista.
La stanza era pregna dell'odore del suo sangue, ma a lei non dispiaceva.
Cassidy era rannicchiata in un angolo, lo sguardo perso nel vuoto davanti a lei.
Lilith si rabbuiò e con un sibilò soffocato si alzò per andarle incontro, coprendosi la ferita con una vestaglia che le stava troppo larga.
Si chinò su di lei, afferrandola brutalmente per i capelli e costringendo il viso della vampira a girarsi verso il suo. Gli occhi avevano una leggera sfumatura marrone, anziché rubino.
"Cassidy." tuonò severa. "Che bambina cattiva." disse, esalando un mezzo respiro. "Non sforzarti di ricordare." la ammonì, dandole uno schiaffo che fece tornare Cassidy al presente.
Qualcuno bussò alla porta della camera e Lilith si lasciò scivolare su una vecchia poltrona scricchiolante prima di fare entrare l'ennesimo scocciatore. Appoggiò il gomito allo schienale e si sostenne la testa con fare annoiato. Non fosse stato per il dolore al costato si sarebbe lasciata andare ad una serie di sospiri infastiditi.
"Ah, Dahan." pronunciò arrendevole, esaminando la sagoma dell'enteriano. "Cassidy non è disponibile." lo provocò, facendogli segno di andarsene.
Dahan serrò la mascella, ma rimase fermo dov'era. "Vi porto notizie, mia regina." si affrettò a dire.
Lilith inclinò di poco la testa, leccandosi dalle labbra i resti del sangue ormai secco. "Che genere di... notizie?" volle sapere, portando la sua attenzione su un ragno che era riuscito a catturare una mosca.
"Temo che..." Dahan fece un passo avanti, inginocchiandosi davanti a lei. La ragnatela vibrò al passaggio del ragno e Lilith attese pazientemente che l'enteriano proseguisse il discorso.
"Mia regina." si decise a parlare il generale, guardandola negli occhi. "Il gruppo di inseguitori mandato alla ricerca di Michele e di quella fata che voi avete menzionato non ha fatto ritorno."
"Uccisi, dunque." commentò per nulla turbata. "Manda un'altra squadra. Un Segugio potrà tranquillamente ritrovare le loro tracce."
Dahan annuì, spostando ripetutamente lo sguardo da lei a Cassidy. "Avete bisogno di sangue?"
Lilith non gli rispose. "Puoi andare Dahan. E ricorda..." lo richiamò, prima che il generale se ne andasse. "Cassidy è mia." disse, facendo segno alla vampira di raggiungerla.
Cassidy la affiancò gattonando come un neonato e protese il viso verso la mano tesa di Lilith. "Dopotutto lei è il dono che intendo fare a mio figlio. Tu capisci, vero, Dahan?"
"Capisci, vero?" le fece eco Cassidy, guardando Dahan di sfuggita.
L'enteriano fece un lento cenno d'assenso e prima che Lilith potesse fermarlo nuovamente lui le lasciò sole.
"Sei una cattiva bambina, Cassidy. Sì, proprio una bambina cattiva." concluse Lilith con un ghigno soddisfatto.

 

 

 

  

Capitolo betato da: Jales
Vi ricordo: -Il prequel dedicato a Sebastian che potete trovare qui: Soul Hunter

-Il mio account Ask se volete pormi qualche domanda: Qui
-Mi trovate su: Twitter

 

 

 

 

Note: Rendete e onore e gloria alla mia paziente beta, che riesce a vedere la realizzazione della Freya/Michele xD Io vedo sangue, angst e morte su questi due LOL
Detto questo: grazie a chi continua a seguire la storia, commentare e ad aggiungerla alle varie statistiche!
By Cleo^^
 


 

 

 


 

   
 
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