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Autore: cassiana    15/08/2007    1 recensioni
Un ignaro mercante, una bella avventuriera, una guerra alle porte...Una missione da compiere tra fughe e intrighi.
Genere: Azione, Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio non fu lungo e l’entrata alla Città del Re non così difficile come ci si poteva aspettare.
Il Re era solito dare udienza tutta la mattina e provava soddisfazione nel ringraziare pubblicamente coloro che avevano compiuto bene il proprio dovere. Anche Engalil e Lhassa ebbero perciò lo stesso trattamento. La sala delle udienze era enorme e inondata dalla luce che proveniva dalle grandi finestre dai vetri colorati. Ogni cosa là dentro era sfarzosa e di buon gusto. Nella sala, oltre al Re c’erano numerosi nobili, funzionari e soldati. Ogni postulante doveva spettare in vestibolo poco più piccolo della sala del trono. Quel giorno l’ anticamera era gremita. Le ore scorrevano lentamente. Engalil e Lhassa aspettavano pazientemente. Ognuno era concentrato sui propri pensieri e non si erano scambiati una parola anche se si erano lanciati spesso delle occhiate in tralice. Nessuno dei due si era reso conto quanto si sentisse attratto dall’altro, fino a quando pochi gesti e qualche parola maliziosa avevano portato tutto a galla. Si sentivano imbarazzati ed adesso ognuno si domandava se anche l’altro stesse provando gli stessi sentimenti.  Ma non erano solo quelli i pensieri che frullavano nella mente dei due giovani: c’era l’eccitazione per il riconoscimento del Re, la soddisfazione di aver portato a termine il proprio dovere e il sollievo per aver concluso tutta quella storia. Finalmente un funzionario li scortò al cospetto del Sovrano. Entrambi erano intimiditi e si scambiarono un sorriso timido. Lhassa si ravviò i capelli, Engalil si asciugò le mani sulle brache.
Re Orgsun sorrideva, sapeva cosa avevano fatto i due ragazzi e voleva realmente dimostrare loro la sua soddisfazione. Sedeva su un trono d’avorio scolpito e cesellato in madreperla, la sua corona era di platino ed il suo mantello color argento, cosicché inondato dalla luce del giorno il Re sembrava rifulgere, proprio come la città su cui regnava. Guardandolo da vicino faceva lo stesso effetto anche senza luce, non solo per l’aurea di potere che emanava, ma anche per il suo stesso aspetto imponente. Era molto più altro della maggior parte dei cortigiani, forse si era appesantito un po’ con l’età, ma era ugualmente possente ed atletico. Il suo volto era severo e bonario insieme e le sue labbra carnose si aprivano spesso in una risata. La saggezza del suo operato, l’amore per la patria e la morigeratezza nel vivere ne avevano fatto un sovrano adorato e rispettato dai sudditi. Anche Engalil e Lhassa provavano quei sentimenti ed erano ora tutti compresi nella loro devozione al Re. Questi li elogiò per il loro lavoro senza entrare nei particolari e li ringraziò a nome di tutta Walil. Poi, dopo che ebbero baciato il lembo del suo mantello, li congedò.
Engalil sentiva le labbra bruciargli, prima avevano sfiorato la morbida e calda carne di Lhassa, ora erano venute in contatto con la potenza e saggezza del Re ed era confuso. Non sapeva se il primo bacio fosse stato terreno ed il secondo sacro o viceversa. Dall’espressione della compagna comprese che anche lei provava gli stessi sentimenti. Ma si sentiva anche estasiato, orgoglioso, potente. Non guardava neanche dove metteva piede ed incespicò un paio di volte su se stesso strappando una risata a Lhassa. Uscirono dalla reggia assorti. Dopo aver camminato qualche passo insieme, Lhassa sembrò riscuotersi e respirò a fondo “Sarà meglio lasciarci qui” disse con un sorriso forzato. Engalil la guardò sorpreso chiedendole se non voleva essere accompagnata. Ma lei rifiutò “Non c’è motivo per cui restiamo ancora insieme” fece per andarsene ma Engalil la prese per un braccio “E quello che è successo stamani? Non puoi avermi coinvolto in questa storia, irretirmi e andartene così, come se nulla fosse stato”
“E invece è proprio così. Sei stato riabilitato, hai avuto l’amnistia, cosa vuoi di più?”
“Te, sei tu che voglio”
Ma Lhassa riuscì finalmente a liberarsi “E’ stato un errore” e scappò mescolandosi alla folla. Engalil la guardò andare via sbigottito. Quando si riscosse fu troppo tardi: l’aveva perduta.






Nota dell’autrice

Finisce qui la prima parte del racconto. Ne prevedo una seconda ma sta ancora in una nebulosa fase di elaborazione. Spero che a qualcuno sia piaciuto. Commenti e critiche sono i benvenuti perciò…RECENSITE! XD 
   
 
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