*
Little black Submarines *
Ho sempre amato il tennis in tutte le sue forme.
Va bene forse più del tennis amavo i tennisti.
Era certo però che almeno io non credevo che la
racchetta da tennis servisse solo per uccidere i pipistrelli, come invece
affermava con sicurezza il Lennon che ahimè era uscito male.
Paul ha ragione, ormai
siamo degli estranei, ma di certo non è colpa mia.
O forse si?
Molto probabilmente la
colpa è di entrambi, però prendersela solo con lui è più facile.
« Cosa devo fare per
convincerti a darmi un’altra possibilità?»
Cosa deve fare?
Non lo so nemmeno io.
Mi rendo conto di non
sapere molte cose, ma forse perché è notte fonda e sono sicura di aver visto un
movimento in cucina, così il mio dolce cervellino ha ben pensato che quello
fosse il momento perfetto per ricordarsi di una simpatica scena di un film
horror.
« Paul, ho paura.» se
un mostro salta fuori dalla cucina io con cosa mi difendo? Lancio uno sguardo
sul tavolino ma c’è solo una penna.
Bè credo che mi dovrò
arrangiare.
« Ma di cosa hai
paura? Perché hai paura di me? Ho sbagliato lo ammetto, ma non ti ho mai dato
motivo di avere paura di me, basta con le scuse Judith, sono stato sveglio solo
per parlare con te, cosa devo fare ancora?»
Un momento, Paul ha
capito male, ha decontestualizzato le mie parole, bè in effetti lui non era qui
non può sapere..
« Judith perché non
parli?»
« Eh stai calmo un
attimo!» forse gliel’ho detto con troppa veemenza, infatti, dall’altro capo del
telefono Paul fa uno strano singulto.
« Non ho paura di te,
ho guardato un film dell’orrore, ecco forse non uno solo, però adesso ho paura
perché sai qui in Inghilterra c’è buio e sento che da un momento all’altro uno
psicotico esce dalla cucina con un coltello e mi affetta!»
Devo ammettere che
detto ad alta voce il mio pensiero non sembra proprio un’idea normale.
« Io sono qui per te,
sto morendo dal sonno, ma resisto perché voglio che tu sappia che provo
qualcosa di serio per te e tu mi parli di un matto che ti vuole uccidere?»
ecco, come immaginavo, l’ha presa male.
« Intanto non un matto
ma uno psicotico, e poi non sono sicura che mi voglia uccidere, però di sicuro
mi vuole affettare!» puntualizzo con un tono da maestrina.
« Robe da matti.»
certo! Quello che dice lui va bene, quello che dico io no!
« Comunque non è che
adesso perché oggi non hai fatto il sonnellino me la devi far pensare a me!»
continuo cercando di ricollegarmi a quello di cui prima stava blaterando
McCartney.
« Ci mancava solo
questa! Vuoi offendermi anche in un altro modo? » Paulie vuole sembrare
cattivo, ma sento dal suo tono che sta fingendo.
« Dì la verità che ti
ho fatto ridere!» lo incoraggio con voce calda e complice.
« NO!» risponde
prontamente quel piagnone.
« Pff.. non ci credo!»
controbatto.
« Ti dico di no!»
senti come si lagna, ma come fa ad essere il sogno erotico delle ragazze di
Liverpool?
Dopo questo scambio di
battute da coppietta sposata, io e Paul siamo rimasti in silenzio per qualche
secondo, ma io non sono più arrabbiata, anzi ho un sorriso ebete come quando..
Bè come quando Paulie
mi ha baciato per la prima volta.
« Quindi.. » cominciò
titubante, è ovvio che le parole che Paul mi ha detto prima mi sono rimaste
impresse, ma solo ora ci faccio caso. « prima.. stavi dicendo che provi
qualcosa per me..» cerco di convincere McCartney a ripeterlo.
« Non ne sono più
sicuro!» ecco, ha rovinato tutto!
«Oh insomma, non puoi
tenermi il broncio! Finisci di dichiararti! » stavolta sono io a fingere un
tono arrabbiato anche se in realtà sto ridendo.
« Io non mi stavo
dichiarando.. stavo solo cercando di spiegarti che..»
« Sento il rumore
delle tue unghie che strisciano sugli specchi sui quali stai cercando di
arrampicarti!» lo canzono, ho beccato Paul in fallo, prova qualcosa per me.
Forse se la merita una
secondo chance.
O forse molto
semplicemente muoio dalla voglia di dargli una seconda chance.
« Oh senti io sono
abituato a sentire le ragazze che si dichiarano a me non il contrario! Non lo
ripeto! Ascoltavi prima!» uffa, ormai è andata, è più testardo di un mulo.
« Va bene, va bene, mi
accontento!» rispondo rassegnata.
«Mi hai
perdonato?» mi immagino Paul con il suo visino e gli occhioni spalancati,
me lo immagino e non posso non sorridere.
«La tua collana ce
l’ho.» sussurro, piano per non dargli troppa soddisfazione.
Anche se non è
possibile posso asserire con sicurezza di aver sentito McCartney sorridere
dall’altra parte del telefono.
« Mi hanno detto tutti
che mi fa risaltare gli occhi così non vedo perché dovrei toglierla.» cosa ci
posso fare? Le cose troppo sdolcinate non fanno per me, mi sento a disagio,
devo smorzare un po’ l’atmosfera.
« Amo il modo in cui
rovini sempre le cose romantiche.» stavolta sono io a sorridere.
Abbiamo fatto pace è
ufficiale, ora non vedo l’ora che tornino a casa per baciare di nuovo il mio
Paul.
Che bella sensazione.
«Vai a letto che
altrimenti domani sbagli le note, John ti picchia e arrivi da me tutto
malconcio, io ti voglio intero!» forse questa frase aveva un doppio senso.
« Intero per fare
cosa?» figurati se una persona maliziosa, anzi l’archetipo della malizia quale
è McCartney non trovava del torbido anche nella mia frase innocente.
« Perché non voglio
averti sulla coscienza, è un bel peso per una della mia età un morto sulla
coscienza!»
Non mi freghi Paulie!
« Niente non posso farcela a farti dire qualcosa di dolce, andrò nel mio
lettuccio, triste e sconsolato.» ed ecco che inizia a fare la vittima.
« Eh credo proprio di
sì!» continuo imperterrita.
« Buonanotte Juice.»
Ecco che
all’improvviso sento l’impulso di abbracciarlo, di stringerlo forte, ma non
posso, quindi cerco le parole giuste per fare in modo che capisca quello che
sento, quello che provo.
Per fare in modo che
stanotte mi sogni.
« Mi manchi Paulie.»
Ed eccolo, quel
sospiro rasserenato che Paul fa quando ottiene quello che vuole, quel sospiro
che ha la forma di un sorriso.
« Anche tu.» un
sussurro e poi fine, il fastidioso suono del telefono.
Non mi sono mai
sentita così felice, così leggera.
Non vedo l’ora che
Paul torni, ormai ha la mia fiducia è una sensazione nuova, una sensazione
diversa, è come se il peso della mia mente malata e contorta, di quella mente
che mi impediva di fidarmi di lui si fosse diviso.
Ora sento che metà di
quel peso lo porta un’altra persona.
E quella persona è il
mio Paul.
Rimango in silenzio
appoggiata contro la parete, mi stringo le ginocchia al petto e sorrido da sola
come un’ebete.
Guardo la penna che mi
avrebbe dovuto salvare da un ipotetico serial killer.
Che sciocca che sono a
volte.
Un momento, cos’è stato quel rumore?
Buonsalve! :)
Sono felice di aggiornare anche se in ritardo purtroppo sono una persona un po' troppo impegnata!
Come se non bastasse il mio EX tennista preferito ha ben pensato di
perdere la finale degli Australian Open contro quello zingarello di
Novak Djokovic #MaiUnaGioia
Tornando a noi spero che questo capitolo vi piaccia e dto che sono
triste a causa del mio Andyno fatemi contentta con una vagonata di
recensioni suvvia **
E ora me ne vado al suono dei Queen! Mamaaaa uhuhuhu! CARRY OOON CARRY OOOON :D
Grazie mille a tutti! Sciao <3