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Autore: Will Turner    29/01/2013    0 recensioni
Cosa succede quando una ragazza scopre la verità che rischia di distruggere la storia d'amore attesa da una vita? Da quando ha incontrato Max, Faith ha imparato a sognare: il suo tormentato passato sembra ormai superato per sempre, ma un tremendo segreto incombe su di lei senza lasciarle alcuna possibilità di fuga e mettendole davanti la scelta più difficile. Un racconto d'amore fatto di romanticismo, passioni, tormenti e lacrime che riuscirà a strappare anche qualche risata.
Aggiornamento periodico mensile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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R ISPOSTA ALLE RECENSIONI

    Ciao Clarita! Sono d'accordo con te in ciascun passaggio della tua recensione, ma, sebbene mi sia chiesto il “perchè” degli eventi che ci accadono, molte volte non riesco a trovare una risposta. Forse solo il tempo aiuta ad arrivarci, chissà...
    Il destino spesso ci gioca strani scherzi, e concordo che è bello ogni tanto lasciarsi andare, magari perchè siamo attirati dall' ”effetto sorpresa”, e dal lasciare che le cose scorrano coprendoci di spontaneità.
    Per fare un'esame di coscienza, invece, io non aspetto l'ultimo giorno dell'anno, ma più o meno lo faccio ogni ventiquattrore! Ormai resta ben poco del mio cervello che sempre macina e macina! Sono fatto così, purtroppo, ma è sempre meglio pensarci che non pensarci affatto. La maggior parte della gente non lo fa, non si fa alcun genere di domanda, e sta bene al mondo, ma non so dove arrivi quanto a intelletto! Perchè chi se le pone almeno cerca di risolverle, no?
    Riguardo a New York: non si è materializzata davanti ai miei occhi... o almeno ancora per un po' non lo farà.... :)
    Buona lettura a te, Clarita, e a tutti i nuovi lettori!


52. N OTTE INFINITA
Parte Prima

    L'imponente ingresso dell'Astor Palace era un pullulare di celebrità, da Kevin Costner a Mariah Carey, da Ralph Lauren a James Cameron, tutte rigorosamente scortate da guardie del corpo che somigliavano più a orsi polari che a esseri umani, tanto erano massicci. I paparazzi si accalcavano con insistenza nei pressi del lungo tappeto rosso che conduceva all'interno del palazzo in un'interminabile e accecante susseguirsi di flash, con la speranza di carpire la foto più bella o la più scandalosa.
    Lynda aveva davvero superato se stessa quella sera dimostrando tutta la sua fama che la legava al mondo del jet-set.
    Quando il taxi di Faith giunse davanti all'ingresso, un'inserviente aprì la portiera, e la ragazza si rese conto che c'erano anche molte persone che non aveva mai visto, gente meno nota, sicuramente strette conoscenze private di Lynda, che passavano indisturbate agli scatti dei fotografi. Così si intrufolò tra di loro per evitare i flash, e una volta varcata la soglia dell'hotel lasciò il suo cappotto ad un addetto del guardaroba, poi scrutò l'ambiente alla ricerca di Max.
    Nell'aria si diffondevano le note di un celebre inno natalizio e tutt'intorno c'era una grande frenesia per quell'importante serata che avrebbe devoluto tutto il ricavato in beneficenza.
    Un grande lampadario di cristallo pendeva dal centro del soffitto in centinaia di gocce di vetro che riflettevano bagliori colorati sulle pareti illuminando l'intero atrio, gremito di persone così  eleganti e raffinate da sembrare uscite da un dipinto austriaco dell'Ottocento.
    Al centro della stanza troneggiava una fontana spettacolare: una statua di Venere con un seno scoperto, che reggeva una cornucopia piena di frutta e di fiori, era sovrastata da un pergolato di marmo bianco e chiusa in una sorta di gabbia formata da sottili fili d'acqua che scivolavano a pioggia dentro la vasca.
    La ragazza notò Max proprio a fianco della fontana dialogare con due uomini ben abbigliati che avevano tutta l'aria di essere avvocati, e il suo cuore prese a palpitare veloce, quasi volesse farle esplodere il petto. Non c'era stata una sola occasione in cui avesse visto Max fuori luogo: quella sera indossava un completo grigio antracite con abbinata una cravatta blu. Portava la giacca su un braccio, e Faith apprezzò il gilet che gli fasciava particolarmente bene il torace.
    Lui si accorse della sua presenza dopo poco tempo: le chiacchiere dei due interlocutori che aveva vicino divennero incomprensibili alle sue orecchie dal momento in cui iniziò a concentrare l'attenzione su Faith, che avanzava con fare elegante nella sua direzione.
    Un lungo abito color carta da zucchero le lasciava scoperta una spalla e scendeva fino a sfiorare il pavimento. In una mano teneva una pochette della stessa tonalità, mentre un velo di trucco le donava radiosità e ulteriore bellezza. Due piccoli diamanti che brillavano in continuazione sostituivano i suoi occhi, lasciando Max istantaneamente ipnotizzato.
    Faith gli si avvicinò come una visione e lo baciò sulla guancia, per poi abbracciarlo in modo composto.
- Sei stupenda.- Le disse piano all'orecchio.
    La ragazza chiuse gli occhi, immersa in quel profumo che ogni volta risvegliava in lei desideri sopiti, e ripensò ad un anno prima, quando entrava al Plaza tenendolo per mano. Le aveva sussurrato le stesse identiche parole, e per un attimo si dimenticò di tutto il resto, di Jason, dell'anello, della proposta di matrimonio.
- Sono contento che tu sia qui, Faith.- Mormorò lui.
- Anch'io.- Replicò la ragazza tenendo gli occhi chiusi.
    C'era qualcosa che non le tornava in tutta quella situazione: repentinamente e inaspettatamente si sentiva come... a casa. Eppure si trovava a chilometri da Santa Monica, ma non riusciva a comprendere fino in fondo quella sensazione di benessere che sembrava farla camminare a due metri da terra e la riscaldava dentro.
    Dal canto suo, Max non aveva più parole per l'emozione. Ritrovarla in un contesto diverso gli riempiva il cuore di nostalgia, e tutto ciò che avevano passato pareva appartenere ad un tempo lontano anni luce.
- Tutto bene?- Le chiese soltanto.
    Faith si decise a guardarlo negli occhi.
- Si.- Rispose sollevando un angolo della bocca.
- Ok. Direi di entrare, allora. Lynda ci starà aspettando.-
    Stava per prenderla per mano, come un'abitudine consolidata, ma entrambi si scoprirono impacciati, così lei lo prese sotto braccio, sorridendogli timidamente.
    Il grande salone andava ben oltre ogni loro aspettativa: elaborate ghirlande intrecciate di pungitopo e rametti di pino si arrampicavano su altissime colonne fissate in cima da nastri e fiocchi di raso rosso; ai lati della sala due modesti caminetti riscaldavano la stanza e ricoprivano ogni cosa di un velo arancio e oro, mentre le alte finestre regalavano una vista suggestiva sul giardino e sulla notte stellata; le fiamme delle candele sui tavoli baluginavano assieme alle file di luci bianche che decoravano piante e pareti. Ma ciò che attirava maggiormente l'attenzione era il grande albero posizionato nel centro della pista da ballo, magistralmente addobbato con palline di vetro rosso e cordoncini di perle dorate. Nel fondo della sala un sassofonista aveva iniziato ad eseguire uno struggente brano tratto da un film, e le persone, di tanto in tanto, applaudivano calorosamente.
- Signori, posso offrirvi un bicchiere di Pinot Bianco?- Domandò cortesemente un cameriere che reggeva un vassoio di flûte.
- Volentieri, grazie.- Rispose Max con un sorriso. Prese due bicchieri e uno lo porse a Faith.
- Non è presto per ubriacarsi?- Gli fece lei assaggiando il vino.
- Un pò di alcool ti aiuterà ad affrontare meglio la serata.- Commentò lui lanciandole uno sguardo divertito.
    Faith cominciò a preoccuparsi. Aveva messo in secondo piano il motivo per cui si trovava lì: incontrare Lynda Shields. Istintivamente si sistemò una ciocca di capelli, e, senza dare troppo nell'occhio, con una mano verificò di avere ancora la testa in ordine. Aveva optato per un'acconciatura liscia a spaghetto, con la frangia che arrivava appena sopra gli occhi.
    Sentì una fitta allo stomaco, così bevve un altro sorso di Pinot, che le rinfrescò la gola.
- Stai tranquilla, andrà tutto bene.- La rassicurò Max notando quanto si stava agitando.
- Non sono preoccupata.- Lo contraddì lei con le labbra tirate in un sorriso forzato.
    Max la esaminò con la coda dell'occhio.
- Ti conosco bene ormai, Faith.-
   Lei lo guardò, e stava per ribattere quando Lynda si materializzò davanti a loro. Pareva ringiovanita dall'ultima volta che Faith l'aveva vista.
- Max! Faith! Che piacere rivedervi! Stavo aspettando proprio voi!-    
   Esclamò piena di entusiasmo avvicinandosi per baciarli, mentre in una mano stringeva un calice di vino.

  La donna era, come al solito, un'icona di stile e di eleganza, sia nel vestire che nel modo di atteggiarsi e di interagire con le persone. Un classico tubino blu le sembrava cucito addosso e sulle spalle correva una stola di pelliccia, bianca come i lunghi guanti che le coprivano gli avambracci.
- Sei incantevole, Max, come sempre. E tu, Faith, - Salmodiò rivolgendosi alla ragazza - sei uno splendore. Max è davvero fortunato ad averti come fidanzata.-
    Faith sorrise imbarazzata.
- Già...-
- Volete seguirmi al tavolo, ragazzi? Se non vi dispiace vorrei presentarvi ad alcuni amici.- Propose loro.
   Max e Faith annuirono e si fecero largo tra la folla senza perdere di vista Lynda.
- Ironico che Lynda non ci abbia mai visto da fidanzati. Nemmeno l'anno scorso stavamo insieme quando siamo andati al ballo.-   
- Perchè ironico? Io lo trovo triste.- Disse lui contrariato.   
- Beh, forse hai ragione. In effetti non c'è nulla di ironico.- Mormorò tra se, realizzando costernata che la situazione sembrava più tragica che comica.
Concentriamoci su Lynda, stasera.” Si impose mentalmente, scostandosi la frangia con un delicato colpo di testa.
    Il marito di Lynda stava conversando con una signora quando i tre arrivarono al tavolo.
- Tesoro, stai forse tubando con la mia più cara amica?- Celiò la stilista mettendosi tra loro e iniziando le presentazioni.
- Faith, Max, lei è Leah, la mia migliore amica. Leah, loro sono Max e la ragazza prodigio di cui ti parlavo, Faith.-
   Faith strinse la sua mano, celando un certo stupore nel sentirsi chiamare “ragazza prodigio” per chissà quale motivo. Scrutò Max che, al contrario, era perfettamente a suo agio, mentre lei sembrava essere l'unica all'oscuro di quella che doveva essere una recita di bassa lega.
    Lynda presentò loro gli altri commensali, poi si accomodò ordinando ancora del vino ad un cameriere.
    Ancora stupita, Faith prese posto tra Max e la stilista, che quella sera era molto prolissa. Discuteva amabilmente con chiunque e di qualunque cosa, con una battuta pronta per ogni occasione.
    La donna addentò un grissino con il fare di una dama di prima classe, tenendo alzato il mignolo della mano, poi si rivolse a Faith.
- Ho apprezzato moltissimo le bozze dei tuoi abiti, Faith. Hai davvero talento, lo sai?-
    Lei guardò Lynda, poi si voltò verso Max cercando di capire cosa stesse succedendo, poi di nuovo Lynda.
- So che non sai nulla, Faith. Ma qualcuno a te molto vicino ha voluto farti un regalo speciale.- Spiegò la donna.
- Infatti, non so proprio di cosa stiamo parlando...- Ammise candidamente la ragazza schiarendosi la voce.
    Nel frattempo Max continuava a tacere, mentre Lynda cominciava a raccontare la sua storia.
- Il tuo ragazzo è stato così gentile da far contenta la zia... Becky, giusto? È lei l'artefice di tutto.- Ammise in un sorriso di affetto.
  Faith si sentì coprire di ridicolo e si impegnò a formulare dei collegamenti, ma capì di non avere solide basi per poterlo fare. “Sono stata attirata fin qui con l'inganno?
- Vogliate perdonarmi, Lynda.- Disse posando educatamente il tovagliolo a fianco del piatto - Max, posso parlarti un attimo in privato?-
    Max alzò lo sguardo su di lei, quindi si alzò in piedi scusandosi con i commensali.
    I due ragazzi si allontanarono sotto lo sguardo confuso di Lynda che, per non far pesare il silenzio calato, iniziò a discorrere dei numerosi viaggi all'estero che avrebbe dovuto intraprendere di lì a poco.
    Irritata, Faith trascinò Max nell'atrio e, arrivati vicino alla fontana, lo studiò con uno sguardo accigliato e le braccia incrociate sul petto.
- Che cos'è questa farsa, Max? Ti spiacerebbe spiegarmi gentilmente che diavolo sta succedendo là dentro?-
    Il ragazzo mise le mani avanti pronto a darle una risposta, ma lei lo interruppe prima che potesse farlo.
- Per quale malsano motivo ti diverti a raccontare in giro della morte di mia zia? Che cosa vuoi dimostrare?-
- Faith, non è come credi, per favore lascia che...- Tentò di intervenire Max.
- Con quale diritto ti sei permesso di rovistare tra le mie cose, in casa mia, mentre io mi preparavo al funerale?- Domandò lei alzando il tono della voce senza rendersene conto.
- Faith, fammi spiegare...- La pregò prendendole le mani e sentendo che la situazione stava degenerando.
    La ragazza si divincolò dalla sua stretta iniziando a sentirsi pervadere da un fastidioso senso di disgusto.
- Hai rubato le mie bozze, i miei disegni, le mie idee, per portarli a lei senza il mio consenso?- Sbraitò indicando Lynda seduta lontano, al suo tavolo - Mi sento indignata, avvilita e imbrogliata!-
- Faith, ora basta!- Tuonò Max.
    La gente intorno si ammutolì di colpo voltandosi verso di loro, e il viso di Faith divampò per l'imbarazzo.
- Non hai capito?- Fece Max riuscendo finalmente a prendere la parola - Zia Becky ha parlato con Holly, e le ha affidato i tuoi disegni pregandola di darmeli, affinché io potessi farli avere a Lynda. Ha sempre saputo quanto desiderassi lavorare con lei, ed ha voluto farti un regalo prima di andarsene.-
    Max era agitato, e Faith, colta di sorpresa dalla motivazione, tacque voltando la testa da un lato con le labbra serrate.
- Quando ti deciderai a capire che sei circondata da persone che ti amano, ti apprezzano e vorrebbero vederti realizzata, e che nessuno è qui per prenderti in giro? Non fai che lamentarti e piangerti addosso, quando invece possiedi tutto ciò che si può desiderare, e lo butti in un cesso! Quando lo capirai? Cristo!-
    Lei non rispose. Continuava a non guardarlo in faccia, ma nella sua testa stava elaborando quello che gli aveva appena detto, e si diede mentalmente della stupida.
    Il ragazzo, rosso in viso e al contempo dispiaciuto di aver perso la pazienza in quel modo, rimase a fissarla, in attesa di una replica che non arrivò. Fece quindi per tornarsene al tavolo, ma si voltò.
- Tua zia ha voluto donarti un'occasione perchè credeva in te. Se non vuoi tornare a sederti per me, almeno fallo per lei. Glielo devi.- Concluse risoluto.
   Poi scomparve tra la folla, che nel frattempo aveva ripreso a parlare come se niente di ciò che aveva appena visto fosse mai accaduto.
     Faith, afflitta e stordita, si sedette sul bordo della vasca e sfiorò l'acqua con un mano ammirando la statua di Venere. Ancora una volta non aveva capito quanto fosse stata sciocca. Aveva ingigantito ogni cosa senza un valido motivo, quando le sarebbe bastato ascoltare prima di aprire bocca e sputare sentenze, rovinando così un'altra importante occasione.
    All'inizio le era sembrato tutto un inganno. Perchè Max non le aveva detto subito delle bozze? Lei non si era nemmeno accorta della mancanza del quaderno dal cassetto della sua scrivania. Non lo aveva più ripreso in mano da prima che zia Becky morisse, e lo aveva lasciato là, dimenticandosi dei suoi desideri e dei suoi sogni. Realizzò che probabilmente non ci aveva più pensato perchè dentro di se aveva già deciso di non accettare la proposta di Lynda, qualunque fosse stata.
    Completamente presa dal turbinio dei suoi pensieri non si era accorta che Lynda le si era avvicinata posandole una mano sulla spalla. Alzò il viso e lo riabbassò provando vergogna.
- Io e Max non stiamo insieme.- Dichiarò soltanto - Non siamo più fidanzati.-
    Lynda si sedette al suo fianco, con il sorriso di chi ormai aveva imparato tutto dalla vita, e si lisciò il vestito.
- Non è di te e Max che voglio parlare. Voglio parlare soltanto di te.-
- Di me?- Fece rassegnata la ragazza, scuotendo la testa - Non c'è molto da dire su di me, mi creda!-
- E invece si. I tuoi disegni dicono moltissimo di te.-
    Faith esibì un sorriso triste.
- Quelle sono solo delle idee vaghe, non contano nulla.-
- A me piacciono! Esclamò Lynda - Faith Harrington! Non vorrai contraddire una delle stiliste più affermate e conosciute degli ultimi vent'anni?-
    La ragazza la guardò rammaricata.
- No, assolutamente no! Ma...-
- Senti, Faith.- La interruppe Lynda - Tua zia ha visto in te del potenziale, e l'ho visto anch'io. Nonostante io non l'abbia mai conosciuta, dev'essere stata una donna davvero eccezionale.-
    Faith sentì gli occhi inumidirsi, e il ricordo della zia le punse il cuore.
- Sì, era eccezionale.- Convenne sorridendo.
- Certo che lo era!- Replicò Lynda afferrandole una mano - Guardati allo specchio, Faith. Sei diventata ciò che sei perchè lei ha voluto crescerti così. Non disprezzare il suo lavoro, anzi, rendilo sempre all'altezza delle sue aspettative.-
    La ragazza si chiese come Lynda potesse aver capito così tante cose di lei in così poco tempo passato insieme. Era chiaro che Max le aveva parlato in più di un'occasione, esaltando le sue qualità e i suoi pregi.    Perchè lui era in grado di vedere sempre il buono in ogni persona, di estrapolarlo e di imparare a conoscersi grazie al confronto con gli altri.
- Mi dispiace, signora Shields, di aver rovinato tutto. Lei è molto gentile.- Mormorò asciugandosi una lacrima con la mano.
- Non hai rovinato proprio niente. Adesso ti va di tornare al tavolo? Devi ancora sentire la mia proposta!-
    La ragazza annuì con un sorriso.
- E per l'amor del cielo, Faith, non darmi più del lei, perchè sono già abbastanza vecchia!- Scherzò  Lynda suscitandole una risata.  

J.S. Bach “Jesus Bleibet Meine Freude”
http://www.youtube.com/watch?v=8feElWz5YJk
    Mentre attraversavano il salone, la ragazza scorse Max nella penombra tra un caminetto e una delle altissime finestre che davano sul giardino, e avvertì Lynda che l'avrebbe raggiunta al tavolo di lì a poco. La donna comprese al volo la situazione, e le ammiccò sorridendo.
    Nel frattempo i suoni dei violini e del pianoforte iniziarono a riempire l'aria con le note di “Jesus Bleibet Meine Freude”, una suggestiva composizione di Bach, e l'atmosfera nella sala si fece più rilassata e romantica.
- Ehi.- Lo richiamò Faith accarezzandogli un braccio.
    Max sollevò un angolo della bocca.
- Mi aspettavo che venissi.-
- Posso andarmene, se vuoi.-
- No, rimani. Mi fa piacere.- La invitò a restare.
   Faith si perse nuovamente nei suoi profondi occhi verdi e s'intenerì. Udì lo scoppiettare del fuoco nel caminetto, e avvertì il calore profumare delicatamente di pino e di limone.
- Mi dispiace di non aver capito e di averti accusato inutilmente poco fa.-     Si scusò la ragazza tormentandosi le dita delle mani.
Max inspirò a fondo, scuotendo la testa.
- Ed io non avevo il diritto di alzare la voce con te e di essere volgare. Non è nel mio essere. Sono costernato. -
    Faith abbassò il capo, e la sua frangia oscillò leggermente.
- Allora,- Allungò una mano - pace fatta?-
    Max annuì, e gliela strinse, avvertendone il dolce tepore.
- Pace fatta.-
    Lei sorrise, e insieme guardarono il giardino coperto di neve riflettere la luce lattiginosa e leggermente azzurrina della luna.
- È tutto stupendo stasera, non trovi? C'è un non so che di magico in questi luoghi. Dev'essere il Natale, la musica, o le candele.- Commentò     Faith stringendosi nelle spalle.
- Mi piace il Natale.- Disse Max - Lo preferisco al 31 dicembre, perchè mi fa pensare ai natali passati, mentre l'ultimo giorno dell'anno mi dà l'impressione che ogni capitolo della vita venga definitivamente chiuso, bello o brutto che sia. E il 1 gennaio occorre ricominciare tutto da capo. Ancora qualche ora e purtroppo anche il 1998 sarà finito.-
- Per fortuna!- Esclamò lei.
    Max le rivolse uno sguardo di disappunto.
- È stato tutto così terribile?- Chiese, e la ragazza colse una nota di dispiacere nella sua domanda.
- No, non tutto. Ci sono alcune cose, però, che vorrei tanto dimenticare. E non credo che basterà gettare via un calendario per poterlo fare. Anzi, credo che non mi basterà una vita.-
    Max scosse il capo.
- Io penso che non tutto il male sia venuto per nuocere. Dai dolori che abbiamo passato non dobbiamo far altro che rialzarci più forti e sicuri di prima.-
- A volte è facile, altre meno.- Considerò Faith ripensando agli eventi dell'anno che stava per concludersi.
- Nessuno dice che sia facile o meno e che occorra per forza cancellare ciò che è stato.- Osservò Max.
  Lei era dubbiosa, ma rimase ad ascoltare il suo pensiero, senza intervenire.
- Guarda dove sei ora, per esempio.- Proseguì lui - Lynda ti sta aprendo le porte del mondo che hai sempre sognato. Sono sicuro che ogni evento sia servito a portarti qui, adesso. È il tuo momento, Faith.- La incoraggiò     Max addolcendo il tono della voce - Credo sia questo l'importante. Vai avanti, non fermarti, cogli tutte le occasioni che ti vengono offerte e scopri te stessa. Potresti comprendere cose che altrimenti non capiresti mai se ti lasciassi scappare le opportunità.-
    Faith socchiuse gli occhi e piegò la testa di lato regalandogli un sorriso affettuoso.
- È molto bello quello che stai dicendo, Max. Come fai a pensare sempre alla cosa giusta al momento giusto?-
   Lui fece una piccola risata.
- Non lo so. Ma qualche volta ne sparo di grosse pure io!-
   Faith scoppiò a ridere, e gli fece una carezza. Al suo tocco Max provò un brivido lungo la schiena, che lo avvolse come una breve scossa.
- Scusa.- Mormorò lei ritraendo la mano - Non avrei dovuto.-
   Lui uscì dal torpore momentaneo e guardò in basso.
- È facile fare le cose e poi scusarsi di averle fatte.-
- Forse dovrei aggiungerlo nella lista dei buoni propositi per il 1999: pensare prima di agire!- Esclamò lei divertita.
- Ne hai già stilata una?- Chiese lui incuriosendosi.
- Può darsi.- Rispose lei mantenendosi sul vago.
- Beh, avresti fatto bene a farla. Ci sarebbero molte di cose da scrivere, e ormai mancano pochi giorni. Se vuoi ti do una mano io.- La prese in giro lui.
    Faith sorrise e tornò ad ammirare il giardino bianco avvolto in quella notte magica. Rimase in silenzio con gli occhi lucidi, godendosi gli attimi di pace. Una sensazione che provava soltanto vicino a Max, e a nessun altro.
    E proprio lì, al suo fianco, si rese conto con stupore che i mostri della sua anima non urlavano più.

    La proposta di Lynda riguardava l'apertura a Los Angeles di un atelier per abiti da cerimonia, e Faith ne avrebbe gestito l'organizzazione con la messa a punto di ogni singolo vestito, dalla selezione dei tessuti ritenuti più ricercati e pregiati, fino alla finitura di ogni singola collezione e alla sua distribuzione internazionale. Si trattava di un affare che già prevedeva elevati profitti grazie alla pubblicità a livello mondiale del marchio personale della stilista. Il Los Angeles Atelier Shields avrebbe aperto i battenti all'inizio dell'estate 1999, non appena sarebbe stata formata la squadra di ben venticinque persone, tra fashion designers, sarti e organizzatori degli eventi.
- Non so davvero cosa dire, Lynda. Sono onorata che tu abbia deciso di prendermi in così seria considerazione. E ti sono grata di avermi concesso un po' di tempo per riflettere sulla tua proposta.-
  La ringraziò Faith al termine della cena, quando nel salone non restavano che poche persone oltre all'orchestra, che si stava accingendo a terminare l'ultima melodia della serata.
- Fammi sapere, d'accordo? Spero tanto di averti nella mia squadra, Faith. Ci tengo.- Le assicurò guardandola negli occhi.
    Max provò un grande moto d'orgoglio per lei, e glielo trasmise con una lieve carezza sulla schiena e un bacio inaspettato sulla guancia.
    Entrambi si alzarono per salutare Lynda, il marito e gli altri commensali, poi Faith si diresse verso la pista da ballo, e Max la vide discorrere con un violinista, mentre tutt'intorno i camerieri stavano cominciando a sgomberare i tavoli, in un continuo tintinnare dei bicchieri di cristallo.
    Quando la ragazza tornò, afferrò il ragazzo per una mano.
- Le va di ballare, mister Warren?- Gli chiese educatamente.
  Max rimase sbigottito. Abbassò lo sguardo sulla sua mano stretta in quella di Faith e sentì una forza inspiegabile scorrergli nelle vene. Tutto quello che desiderava stava per prendere vita dopo il lungo inverno che aveva ghiacciato i campi del suo cuore, e si riscoprì finalmente vivo. In quel momento avrebbe tanto voluto specchiarsi per memorizzare la sua immagine e i suoi occhi trasmettere la felicità che tanto gli era mancata e che tanto ricercava.
- C'è anche questo nella tua lista dei buoni propositi?- Le chiese in tono scherzoso celando la sua contentezza.
    Lei fece segno di no con la testa.
- Siamo ancora nell'anno vecchio. Questo è ciò che avrei dovuto fare e che non ho mai fatto.- Spiegò in un fugace sorriso - In fondo non è mai troppo tardi per rimediare, giusto?-
    Il ragazzo esibì un sorriso dolce, e si lasciò trascinare sulla pista, mentre l'orchestra eseguiva il brano richiesto da Faith, “Always on my mind”.
    Lei posò la testa sulla sua spalla e si lasciò trasportare lontano sulla scia delle note del pianoforte, immaginando a come sarebbe stata la sua vita se avesse scelto di stare con Max. Sapeva che, non appena lo avrebbe salutato, le domande del suo inconscio sarebbero riaffiorate esigendo una risposta. Ogni cosa pretendeva una risposta. Probabilmente avrebbe trascorso la notte insonne, a tentare di spiegarsi i motivi di quella sensazione di benessere. Max era l'unica persona che la conosceva veramente e che sapeva leggere tra le righe della sua anima, e il mostrarsi a lui per quella che era la rendeva vera, senza bisogno di dover per forza dire o fare.
    Perciò decise di non pensarci fino al momento in cui sarebbe stata obbligata a farlo, convincendosi che probabilmente occorreva lasciare spazio all'improvvisazione e che soltanto quell'attimo le avrebbe suggerito la cosa giusta da fare.
- Grazie per tutto quello che hai fatto per me, Max.- Mormorò stringendolo forte a se.
- L'ho fatto con piacere.- Replicò lui dopo pochi istanti, osservando le luci dell'albero di Natale brillare nella semioscurità del salone.
  Nell'aria aleggiava ancora il profumo dei biscotti e della cioccolata bianca serviti insieme al dolce, e il fuoco nei caminetti scoppiettava allegramente.
    Lei alzò il viso e ammirò Max da vicino, trovando strano osservarlo di persona, dopo tutto il tempo passato a ricordarlo nella sua memoria. Realizzò che non lo vedeva allo stesso modo di un anno prima. Ora lo trovava diverso, autentico, ancora di una bellezza disarmante, ma non di quelle finte e costruite che si vedevano sulle riviste patinate. Quella bellezza che trasmettono soltanto le persone che si sono fatte conoscere a fondo, quella che parte da dentro e che si mostra agli altri attraverso l'intelligenza, la profondità dei pensieri e la sensibilità.
    La melodia finì, segnando il termine della serata e facendo svanire ogni riflessione.
    Max accompagnò Faith a recuperare il suo cappotto nel guardaroba, ed insieme uscirono dall'Astor, respirando l'odore di neve che avvolgeva la città.
   Il marciapiede era un viavai interminabile di persone anche all'una di notte, ma si poteva comunque rintracciare un taxi con facilità.
- Domattina se ti va possiamo fare colazione insieme, prima di partire.-    
    Propose Max stringendosi nella giacca, prima di salutare Faith.

- D'accordo. Ti chiamo.- Gli assicurò annuendo con la testa, e un sorriso istantaneo si disegnò sul suo volto.
- A domani, allora. Buonanotte.-
    Faith lo saluto allungandosi per dargli un bacio sulla guancia, ma subito avvertì un'inaspettata stretta al cuore: era il dispiacere di veder finire la serata con la consapevolezza che le cose più importanti che ancora la legavano a lui non erano state chiarite, come se vagassero nell'aria sopra di loro in attesa di una svolta. Si bloccò arricciando le labbra, e senza ulteriori indugi fece ciò che nemmeno lei si aspettava.
- Ehi, Max.- Chiamò ad alta voce.
    Il ragazzo si voltò e lei gli sorrise.
- Credi che sia ancora aperto quel locale dove siamo stati un anno fa?-
    Max assunse un'espressione seria.
- In che razza di posto mi vuole portare, signorina Harrington?- Scherzò.
    Lei ridacchiò di gusto, prendendo quella battuta come un si, e lo afferrò sottobraccio.
- Da che parte andiamo, mister Warren?-

    Max si incamminò con lei verso il Devil's Kitchen con il cuore sollevato. Era chiaro che durante la serata era riuscito a trasmetterle qualcosa. C'era infinito affetto nel modo in cui lo aveva guardato quando gli  aveva chiesto di ballare con lei. Ma non poteva essere certo si trattasse di qualcosa di più del semplice bene che si provava per un amico. Tuttavia era contento di come le cose tra loro si stavano sistemando: dopo tutti quei mesi di silenzio e di argomenti non affrontati per timore di rovinare una già delicata situazione, finalmente il rapporto sembrava aver preso una piega migliore. Ora avvertiva con lei un legame più intimo,e la ritrovata mescolanza di colori che era stata soppiantata da un grigiore anonimo e solitario stava lentamente rifiorendo.
  
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