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Autore: _ivan    30/01/2013    6 recensioni
Un londinese sfortunato, un cinico parigino e un'italiana che si porta sulle spalle l'eredità di una pessima reputazione. Non è l'inizio di una barzelletta, ma il profilo di tre studenti dell'Accademia di magia dell'Ardéche, dove quest'anno serpeggia uno spietato traditore.
Coinvolti nel groviglio di misteri che si celano nell'antica scuola, i tre impareranno ad affrontare i propri mostri, ad affinare l'ingegno e a dubitare di chiunque...anche dei loro più cari amici.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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|| Mea culpa, mea culpa, mea santissima culpa. Il nuovo lavoro - sommato a quello che avevo già -, i problemini di cuore (non nel senso che sono malato di cuore, eh, ma in senso lato) e tutto il resto non mi hanno aiutato e....Ok, a voi non posso mentire: ho un blocco, non tanto perchè non so cosa scrivere - anzi -, quanto per il fatto che..bo, semplicemente non mi metto più lì le ore a macinare pagine. Sento che, dopo mesi, qualcosa mi si sta sbloccando (oggi avevo anche una mezza intenzione di aprire word, anche se alla fine ho desistito), quindi magari proseguirò a passo spedito molto presto..fino ad allora, tuttavia, non vi prometto nulla. Per il momento, invece, beccatevi queste sette/otto paginette! Buona lettura!



Snow si svegliò di soprassalto, senza fiato.
Con lo sguardo vagò nel buio pesto della camera, mentre una goccia di sudore gli rigò la fronte e lo zigomo. Aveva fatto un brutto sogno, anche se non ne ricordava le immagini.
La bocca asciutta reclamò acqua, ma Snow prima d’alzarsi si concesse qualche attimo per calmare il battito cardiaco, chiudendo le palpebre e respirando piano. Quando le riaprì, il mondo della notte assunse forme e sfumature, rendendosi più chiaro.
Alla sua destra Adrien respirava pesante.
Alla sua sinistra, invece, il letto di Mathieu era inspiegabilmente vuoto.
Titubante, Snow scostò le coperte e infilò i piedi nelle pantofole. Una luce fioca filtrava dal balcone chiuso, oltre il quale un magico cielo stellato ammantava le montagne dell’Ardèche.
Fissò ancora il letto vuoto. Il senso di disagio causato dall’incubo gli si era incollato addosso, meschino e fugace come un predatore notturno.
In cucina, portata la bottiglia alle labbra, bevve un lungo sorso e si domandò che fine avesse potuto fare Mathieu.
Dei rumori all’esterno richiamarono la sua attenzione: uno strappo e un fruscìo, forse causati da un grosso ramo rotto.
Snow si avvicinò al balcone e sbirciò oltre il vetro, senza risultati; incassò così il petto tra le spalle, si strinse in un abbraccio e uscì al gelo della notte.
Il freddo pizzicò la pelle e lo fece rabbrividire, portato da un vento lieve ma costante che ravvivò le chiome degli alberi, orchestrandoli. Snow poggiò i gomiti sulla balaustra in legno e respirò a fondo.
Qualcosa si distinse tra i rumori della vallata: delle note, prima lontane e poi innaturalmente vicine, che sembravano sollevarsi dal terreno come una bruma misteriosa. Un uomo stava stonando la Filastrocca dei Re:
 

Viene la pioggia col vento e il Sole,
Viene il bene e viene anche il male.
Vengon l’eroe e la strega col gatto,
Il principe azzurro, il re e il giullare.

 
Snow si guardò attorno.
Era sul viale, e i ciottoli scricchiolavano sotto la suola delle pantofole. Si guardò alle spalle, in alto, verso il balcone sul quale era fino a un attimo prima. L’agitazione strisciava sotto pelle, dandogli  i brividi.
La nenia nuotò nell’aria della notte.
Lentamente Snow si mosse verso la foresta. La natura lo strinse in un freddo abbraccio, mentre la cresta nera degli alberi si piegò mossa dal vento, che si infilava ora nelle pantofole e ora negli spazi lasciati scoperti dagli indumenti.
Il pigiama scuro lo rese un’ombra tra le ombre.
Qualcosa si mosse alle sue spalle.
Snow si voltò di scatto, ma in un silenzio di piombo non scorse nessuno. Una civetta cantò fissandolo da qualche ramo.
Il cuore scandiva un ritmo fuori dal tempo, battendo con forza nel petto.
La filastrocca riprese: veniva da lì, oltre i cespugli, dove lui e Mathieu avevano salvato Denise. Le note sembravano quasi possedere un colore: un viola pallido che gli si attorcigliava fumoso attorno alle caviglie, attirandolo nel sottobosco.
Più si avvicinava e più la canzone diventava chiara:
 

La neve con l’ombra la luce ha vicino,
Templi nascosti e tesori perduti,
Vicino alla quercia e dentro al leone,
Profondi misteri verranno svelati.

 
C’era qualcosa di sbagliato nel testo.
Quella non era la Filastrocca dei Re. Non più, almeno.
Snow si accasciò tra i cespugli proprio come aveva fatto con Mathieu, quella mattina. Lì dove avevano trovato Denise, rischiarata appena dalla luce di qualche stella, vide un’ombra muoversi e ne sentì lo spostamento tra le foglie secche.
La filastrocca scemò prima in un fischiettìo canzonato, poi in una serie di mugolii e infine nel silenzio.

«Da bravo, devi mangiare» disse l’ombra, avvicinandosi a una pianta resa nero petrolio dall’oscurità «‘Per essere forti ci si deve abbuffare’ dicono sempre, e allora io porto il cibo, ehk. Per essere forte, ehk».

A Snow gelò il sangue.
Vil’yhak.
Sotto la luce diretta d’un raggio di luna, la massa gelatinosa s’illuminò d’una sfumatura argentata. Nella melma, milioni di frammenti di stelle si accesero, creando un piccolo cosmo. In altri momenti sarebbe stata una scena magnifica.

«Shhh, da bravo, ehk» disse Vil’yhak.

Il Siv’ku gettò qualcosa, e questa rotolò ai piedi della pianta di fronte a lui…che si mosse.
I polmoni di Snow si accartocciarono attorno al cuore. Tremò, ma senza riuscire a voltarsi e scappare.
Due occhi cremisi brillarono nelle tenebre, come gioielli, comparendo e poi sparendo nella corteccia. Un ramo spoglio scricchiolò sinistro, afferrò ciò che Vil’yhak aveva gettato e lo avvicinò al tronco, dentro al quale sparì.

«La neve con l’ombra la luce ha vicino» mormorò il guardiano dell’accademia «Templi nascosti e tesori perduti, vicino alla quercia e dentro al leone» Vil’yahk si interruppe e strisciò tra foglie e rami secchi «Ecco chi c’è, ehk. Lo abbiamo trovato, finalmente. Avanti sciocco, ti abbiamo scoperto».

Snow tremò, e con esso le foglie vicine al suo corpo.

«Uhm?» mugugnò Vil’yahk, richiamato dal rumore.

Nonostante la mente di Snow urlasse di fuggire, il corpo rimase di pietra. Qualcuno o qualcosa venne dal cuore della foresta, distogliendo l’attenzione del gelatinoso: il chiarore della luna illuminò una fila di fauci d’avorio, e attorno a loro un volto mostruoso.
Un ringhio sommesso distorse il muso del lupo in un orribile sorriso. Il Siv’ku annusò la corteccia del Trent al suo fianco e poi prese a mordersi una zampa grinzosa e bluastra. Le squame del serpente che aveva al posto della coda brillarono nella notte, quando quello strisciò sul dorso spelacchiato del canide.
Snow si scoprì a trattenere il respiro. Non lo avevano scoperto.

«Eccoti qui, mascalzone, ehk» disse gioioso Vil’yahk, accarezzando il rettile con una delle appendici luminescenti «Dobbiamo aspettare gli altri. Ci vuole pazienza».

Una scintilla di coraggio convinse Snow a vincere la paura e scappare. Nello scatto che ne seguì, una pantofola si sfilò dal piede e finì tra i rovi.

«Hey!» urlò Vil’yahk alle sue spalle.

Il serpente sibilò acuto e il Trent smosse i rami. Qualcosa si sollevò dalle fronde degli alberi, sbattendo le ali.
Snow trasalì. Corse veloce, con tutta la forza che aveva in corpo, senza mai fermarsi. Si sentiva morire. La ghiaia si conficcò nella pianta del piede nudo, facendolo lacrimare.
Lo stavano inseguendo, ne era certo.
Il profilo dei palazzi apparve nel buio, ma senza mai avvicinarsi.
Aiuto!Urlò.
No, lo stava solo pensando.
Aiutatemi!
C’era qualcosa a terra in mezzo al viale, tra le pietre. Due occhi lo guardarono e una bocca si aprì.
Era in una stanza senza pareti né luci, dove l’orizzonte era invisibile.
Una luce squarciò il tappeto di ombre e avvolse ogni cosa.
Snow si coprì gli occhi con un braccio e il monetarium tintinnò sul suo petto.
Il monetarium?
Quando scostò il braccio, Snow vide, nel bianco del vuoto in cui si trovava, un baule: sulla superficie decorata da bassorilievi geometrici, un volto d’ottone aprì gli occhi cavi e lo fissò. Tra le labbra schiuse forgiate in un’espressione di sgomento, una serratura brillò dall’interno, emanando un fascio di luce gialla che scivolò ai piedi di Snow.
Snow aveva paura, una paura tremenda.
Mosse un passo e allungò un braccio.
La neve con l’ombra la luce ha vicino, sentì nella sua mente.
Lo scrigno si aprì portando con sé il volto, e la luce divampò accecandolo.
Templi nascosti e tesori perduti.
Bianco.
Vicino alla quercia e dentro al leone.
Bianco dappertutto.
Profondi misteri verranno svelati…
Quando Snow si svegliò, si mise a sedere di scatto e respirò l’aria con bramosia, come fosse rimasto troppo a lungo sott’acqua.
L’ossigenò graffiò la gola arida. Era sudato fradicio.
Il cuore martellò nel petto con ferocia.
Adrien tossì nel sonno, riportandolo alla realtà.
Stava tremando.
Snow si tastò il collo senza trovare il monetarium, quindi si passò la mano sul volto e si abbandonò sul materasso. Deglutì senza riuscire a risanare la gola e si costrinse a respirare con calma.
È solo un incubo, si disse. Uno stupido incubo.
Tastò il comodino, prese il monetarium e lo indossò: il contatto e il peso del metallo lo fecero sentire più sicuro, protetto. Scostò con forza le coperte e poggiò i piedi a terra.
Sotto al letto c’era una pantofola sola.
Il letto di Mathieu era vuoto.
Snow cercò di sottrarsi recalcitrante alla paura, ma invano.
A piedi scalzi si incamminò verso il balcone, agitato. Sbirciò oltre il vetro, aprì la porta-finestra e uscì all’esterno.
L’aria fredda della notte lo schiaffeggiò sul viso, facendolo tornare lucido. Il sudore ghiacciò sulla pelle, ma lui non se ne curò. La luna sovrastava la valle, coperta in parte dalla sagoma di uno dei picchi dell’accademia.
Era talmente confuso che gli veniva da piangere e gli mancava il respiro.
La pianta dei piedi bruciò per il freddo.
Snow poggiò i gomiti sulla balaustra in legno e chinò la testa per passarsi una mano tra i capelli umidi. La forma del dormitorio era cambiata e ora, da quella posizione, sembrava d’essere sulla parte sommitale d’un grosso stivale.
La ghiaia del viale scricchiolò, sotto i lenti passi di qualcuno.
Qualcuno lo fissava, illuminato dal bagliore fioco di una lanterna al Myst.
Paolo Lefevbre.
La sua tunica svolazzò smossa dalla brezza, mentre gli occhiali apparivano come due luminosi specchi, verdi e tondi.
Paolo si fermò e entrambi si fissarono in silenzio.
Il verso di un barbagianni riecheggiò tra i palazzi.
Snow guardò per l’ultima volta Lefevbre e tornò nell’appartamento.
Il cambio di temperatura lo lasciò senza fiato.
O forse era solo la paura.
Chiuse la porta del balcone e poggiò le spalle al vetro. Con due dita si accarezzò i capelli, poi la fronte, la guancia e le labbra. Si mordicciò l’unghia dell’indice e poi del medio, per un tempo indefinito, pensando a tutto e a niente.
Con la mano scese sul collo e poi sulla catena del monetarium, del quale sfiorò ogni anello. Sentì il primo Siv’ne, il secondo, e un terzo.
Snow trasalì e trattenne il fiato. La catena sferragliò quando se la avvicinò al volto.
Illuminato dalla luna alle sue spalle, sulla terza moneta, una maschera lo fissava indifferente, impressa sulla facciata d’uno scrigno.



NOTE VARIE : periodaccio. periodaccio. periodaccio. nonostante cioè..grazie a tutti per il sostegno, l'interesse, l'attenzione e il tempo che mi dedicate ogni volta. vi voglio bene.

Beta-reader (e amica): Ely79. è una scrittrice grandiosa che ha in cantiere una storia dall'ambientazione steampunk dal sapore Zafoniano. Da quello che so sta anche scrivendo altre storie sui licantropi, alcune fantasy, altre ancora fantascientifiche e..insomma, è in piena fase creativa trascendentale (a differenza mia, insomma), quindi vale la pena dare un occhio! Stay tuned! qui c'è il link al suo profilo ( click )
   
 
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