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Autore: AsfodeloSpirito17662    01/02/2013    5 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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TREDICESIMO CAPITOLO


Let him know that you know best
Cause after all you do know best
Try to slip past his defense
Without granting innocence
Lay down a list of what is wrong
The things you've told him all along
And pray to God he hears you

(The Fray, How to Save a Life)


Blaise aprì improvvisamente gli occhi, trovandosi a fissare il soffitto sopra la sua testa. Lo sguardo era perso, confuso ed assonnato.

Guardò l’orologio posizionato sul suo comodino: le cinque del mattino.

Con un sospiro, si passò una mano sulla faccia, la fronte imperlata di un leggero strato di sudore. Scostò con dei calci le coperte, ma rimase sdraiato sul letto con le gambe e le braccia a quattro di spade. Il battito del suo cuore era più veloce del normale e nel silenzio di quella mattina fredda e nuvolosa, a quanto poteva scorgere da dietro le tende della finestra, lo sentiva pompare sangue attraverso le vene.

C’erano momenti in cui era talmente assorto che smetteva addirittura di respirare e ricominciava a farlo solo quando il corpo necessitava davvero di ossigeno.

Senza attendere un minuto di più, come una furia si alzò dal letto, liberandosi del pigiama lungo la strada verso il bagno; si gettò sotto la doccia, aprendo l’acqua fredda. L’impatto improvviso con quella temperatura gli fece passare di colpo tutto il suo languore e gli causò la pelle d’oca. Mise la testa sotto il getto, lasciando che le gocce gli accarezzassero il volto accaldato di sudore; le sentiva scorrere lungo il corpo, ed agivano da calmante per i battiti del suo cuore ed il suo respiro frettoloso. Chiuse gli occhi, poggiando le mani sulle piastrelle del muro e mantenne la testa bassa sotto il getto.

Decise che girare intorno al problema sarebbe stato deleterio. Forza Blaise, in una botta sola, pensalo!

Aveva sognato Paciock.

Cristo, aveva sognato Paciock! Il problema era il modo in cui l’aveva sognato.

No, non mentre sbagliava un incantesimo a scuola o come spesso gli era capitato, di inciampare mentre camminava per i corridoi.

Non mentre preparava gli ingredienti che servivano alle sue pozioni, o mentre cenavano tutti insieme con Mathias.

Non mentre giocavano al fottuto ping pong o che diavolo ne sapeva lui. No.

Aveva sognato di baciarlo.

Ah, Blaise, ma hai appena promesso di essere sincero con te stesso. Mantieni la tua parola, per piacere.

D’accordo.

Aveva sognato di sbatterlo letteralmente al muro e di infilargli la lingua in bocca, cazzo.

Ed era stato fantastico, cazzo.

Una cazzo di limonata come poche volte ne aveva fatte in vita sua.

Cazzo.

Scosse la testa sotto l’acqua, avvertendo di nuovo i bollori cercare di ritornare a galla. Si morse il labbro inferiore, socchiudendo le palpebre. Lì sotto le cose sembravano sbattersene altamente dell’acqua fredda che scorreva sulla pelle, cercando di cancellare l’eccitazione causata da quel sogno.

Aprì le ante della doccia e con movenze frettolose, gettò sulla cornice del quadro appeso in bagno un asciugamano (aveva lasciato la bacchetta in camera da letto). Con urgenza richiuse quindi le porte e con un gemito arrendevole, portò una mano verso il basso assecondando le esigenze della sua eccitazione. Appoggiò la fronte contro il muro ed iniziò lentamente a muovere il polso. Nella sua mente apparvero di nuovo quelle scene.

Neville costretto tra le sue braccia, schiena contro il muro. Le guance spolverate di lentiggini colorate di rosso per l’eccitazione, le labbra umide di baci ed i capelli spettinati. La pelle morbida del viso, le fossette da mordere e la curva del collo bianco.

Blaise fu attraversato da una scarica elettrica, che contribuì solo a peggiorare lo stato della sua eccitazione. Il polso iniziò a muoversi più in fretta.

La lingua di Neville, quello che sarebbe dovuto essere il suo sapore secondo l’immaginazione di Blaise, il suo odore, la pelle liscia e soffice sotto la maglietta, la sua voce roca, gli occhi lucidi ed i suoi sospiri.

Il francese morse il pugno della mano libera con i denti bianchi, soffocando un gemito roco e profondo, prossimo all’orgasmo.

Il modo in cui Neville inarcava la schiena, come il sudore gli imperlava la fronte e la pelle del corpo, il contrasto che la sua pelle creava con la propria, le cosce morbide coperte da un velo di peluria chiara, la sua eccitazione ed il modo in cui si era lasciato prendere.

Tutto quello provocò a Blaise un orgasmo debilitante. I muscoli si irrigidirono una frazione di secondo prima di venire e tutta la tensione sembrò defluire insieme al suo umore. Con un sospiro gutturale si rilassò, lasciandosi scivolare a terra, con l’acqua fredda che cancellava le prove del delitto dal suo corpo. Appoggiò la schiena nuda contro le piastrelle del muro e chiuse gli occhi, avvertendo un senso di smarrimento.

Cosa diavolo gli stava prendendo? Non poteva essersi appena masturbato pensando a Paciock, non era possibile. Ma il membro ora rilassato tra le gambe, confermava le sue paure.

Imprecò a mezza voce, chiudendo l’acqua congelata; ora che l’eccitazione si era scaricata, iniziava ad avvertire davvero freddo. Si alzò in piedi, uscì dalla doccia e si infilò in un accappatoio. Osservò quindi la sua immagine riflessa nello specchio, cercando di scorgere qualcosa in fondo ai suoi stessi occhi.

A che cosa stavi pensando, Blaise? Ti sei preso una cotta per quel Grifondoro? Le labbra si stesero in un mezzo sorriso ironico e si disse che quell’assurdo sogno era probabilmente dovuto al totale azzeramento della sua vita sessuale da quando Mathias era piombato nella sua vita. Del resto, a parte il bambino, quello con cui aveva più contatti era proprio Paciock. Era normale che il suo cervello elaborasse un desiderio inconscio del suo fisico mettendo come protagonista la persona con la quale parlava di più. Scosse lentamente la testa, sorridendo di se stesso.

Si era lasciato prendere dal panico per nulla.



Più tardi, quello stesso giorno, Neville andò da loro a fargli visita. Erano le tre del pomeriggio quando Blaise aveva udito l’ascensore fermarsi al suo pianerottolo.

Il Grifondoro era entrato in casa spiegando che aveva deciso di mostrare a Mathias in cosa consisteva il suo lavoro. Con sé portava una piccola borsa a tracolla marrone scuro, dalla quale tirò fuori questo mondo e pure quell’altro non appena riuscì a guadagnare l’intera superficie del tavolo del soggiorno.

Mathias, interessato a quella novità, aveva preso posto su una delle sedie intorno al tavolo, deciso a non perdersi neanche una virgola di ciò che gli avrebbe insegnato Neville. Gli occhietti attenti scrutavano già tutti i tipi di erbe che il Grifondoro aveva estratto (come un vero mago faceva dalla sua borsa magica), ponendosi varie domande. Blaise non gli permetteva mai di sbirciare come preparare una pozione e per una persona dall’indole estremamente curiosa, quale era Mathias, fu esaltante la prospettiva proposta da Neville. Ma se il francese impediva al bambino di assistere alla preparazione delle pozioni, c’era un motivo.

Mathias era intelligente, dannatamente intelligente. E, semplicemente, Blaise non voleva metterlo nelle condizioni d’essere in grado di preparare un veleno che avrebbe potuto aiutare il bambino ad ucciderlo durante il sonno. Ci teneva alla pelle ed era già abbastanza raccapricciante percepire gli occhi di quel mini demonio studiarlo come una cavia da laboratorio per la maggior parte del giorno, grazie tante.

Lo stomaco del Serpeverde si era contratto, all’arrivo di Neville. Il ricordo del sogno che aveva fatto quella notte era riaffiorato nella sua memoria non appena aveva posato lo sguardo sulle guance lentigginose dell’erbologo, ma si era sforzato di propinargli un sorriso cordiale, come se andasse tutto bene. Restando in disparte, appoggiato con le spalle contro la parete del salotto, aveva osservato come Mathias si era lasciato rapire dalle nozioni di Neville, sciorinate con facilità e passione. Il ragazzo era sempre stato più bravo degli altri in erbologia, addirittura in competizione con la Granger (il che era tutto dire) e quell’interesse era solo cresciuto con il passare degli anni e l’avevano portato a diventare uno dei più giovani ricercatori inglesi del mondo magico, nonostante dovesse finire ancora gli studi al Collegio degli Speziali.

Sottoponendolo ad uno sguardo assorto, Blaise pensò che nonostante la sua goffaggine, sotto quella zazzera di capelli scompigliati il Grifondoro celasse un cervello accademico niente male, o che per lo meno lo rendeva di certo brillante nell’ambito che più gli si confaceva. Non solo Neville collaborava con il Ministero per mantenere sempre le scorte a livelli sicuri, ma aveva contatti anche con il San Mungo e diverse cliniche private. La sua profonda conoscenza delle erbe e la collaborazione con erbologi più anziani ed esperti di lui, gli avevano permesso di imparare nozioni base in diversi ambiti delle scienze magiche, compreso quello della medimagia. Non era certo un medimago, ma era in grado di intervenire perfettamente in caso di primo soccorso. Come per le medicine esistevano determinati princìpi attivi adatti a determinate patologie, per le erbe e piante esistevano determinati princìpi magici, adatti a determinate sintomatologie.

Si poteva dire che Neville era tante cose, oltre ad essere un aspirante ricercatore.

Blaise provò un certo rispetto per lui e per la sicurezza che utilizzava nello spiegare questo o quel dettaglio riguardo la belladonna che Mathias si rigirava tra le mani coperte da un paio di guanti di gomma.


Giusto Zabini?”

Eh?”


Il ragazzo agitò le palpebre, mettendo a fuoco la situazione. Accantonò i suoi ragionamenti, ponendoli da parte e si concentrò sul volto interrogativo di Paciock che lo stava osservando. Senza parlare, provò ad intuire a cosa si stesse riferendo il Grifondoro ma non avendo prestato molta attenzione ai loro discorsi, troppo intento ad effettuare un’auto analisi sulla scoperta di certi (pericolosi) sentimenti, dovette ritenersi sconfitto.


Non stavo ascoltando” ammise, “qual era la domanda?”

L’opposto della belladonna è la camomilla, la quale può mitigare gli effetti velenosi della sua controparte con una pozione dalla preparazione abbastanza complessa, se non ricordo male” spiegò Neville, con un sorriso mite sulle labbra, accompagnato però da uno sguardo confuso.

Era una rarità cogliere Blaise impreparato.

Sì, è vero” rispose questi con tono pacato ed annuì lentamente; osservò Neville togliere dalle mani di Mathias la belladonna per pestarla, così da ricavarne il succo.


Chi sa dirmi che effetti può avere la belladonna?” domandò nuovamente il Grifondoro, atteggiandosi un po' a professorino di turno.


La stanza calò nel silenzio, mentre più di chiunque altro Mathias era intento a rimuginare. Blaise lo osservò con un’espressione beffarda, perché lui conosceva la risposta a quella domanda. Il fatto di sentirsi superiore ad un bambino di otto anni, non fu sufficiente a scalfire il suo orgoglio, né amor proprio.

Perché nonostante tutto, dopo tutto quel tempo, il ragazzo ne era ancora fermamente convinto: Mathias non era un bambino. Non era nemmeno umano.


Dipende dalle dosi. Può ridurre la sensibilità al dolore sino ad arrivare a causare una paralisi. Si dice aiuti a combattere l’ansia, ma non ne sono molto convinto...” alla fine fu proprio Blaise a rispondere, senza però entrare nel dettaglio: era il suo campo, ma fino ad un certo punto. A lui interessavano solo alcune delle proprietà della belladonna; quelle che non tornavano utili nella preparazione di pozioni, potevano anche restare ignote per quanto lo riguardava.


Mia madre la usava per questo” commentò lentamente il bambino, con uno sguardo assorto.


Mathias si sentì osservato da un paio di occhi silenziosi ed attenti. Lui piuttosto, si tenne occupato ad osservare il succo che Neville aveva fatto uscire dalle bacche della pianta.


Diceva che la belladonna l’aiutava a dormire” aggiunse, quietamente, con un tono di voce che era un soffio di aria.


Neville sorrise, facendo in modo tale da far scivolare il succo all’interno di un’ampolla, con sguardo attento e con una certa delicatezza.


Bravo Mathias. In quel caso è sempre meglio mischiarla con un po’ di valeriana, che mitiga l’effetto tossico della pianta in sé. Al contrario, se ci si aggiunge del crine di unicorno, la belladonna può diventare un potente afrodisiaco. Tuttavia necessita sempre di una certa preparazione ma qui il pozionista non sono io” concluse, con una nota di divertimento tra le parole.


Chiuse l’ampolla con un tappo di sughero e la agitò per qualche secondo, fino a farla diventare di un colore celestino. Poi la porse a Blaise, con uno sguardo eloquente.


Belladonna e valeriana. E non guardarmi così, mi è stato richiesto di preparartene un po’!”


Con uno sguardo confuso, Blaise afferrò l’ampolla per riflesso incondizionato.

Neville schiarì la gola con una certa non chalance ed indirizzò velocemente lo sguardo ai quadri appesi sulle pareti del salone.

Il francese chiuse lentamente gli occhi, respirando silenziosamente; intanto, fece scattare il conto alla rovescia: se da dieci fosse arrivato a zero riuscendo a mantenere la calma, i quadri sarebbero rimasti appesi ed illesi. Se allo scattare dello zero avesse ancora avvertito quel fastidioso prurito alle dita delle mani, se la sarebbe presa con qualcuno. O, per essere precisi, qualcosa.

Aveva coperto il quadro della maledetta donna pesce nel bagno, era sicuro di averlo fatto. E si era ficcato un pugno in bocca, per essere il più silenzioso possibile. Doveva essere bastato, diavolo!

Si girò lentamente verso le cornici, riscoprendole deserte. Se l’erano data tutti a gambe, quei vigliacchi, traditori, infingardi, impiccioni, viscidi che non erano altro. La radio, per Natale, gliela avrebbe spaccata sulla tela, maledizione.

Avvertì quattro paia di occhi perforargli la base del collo, alle sue spalle. Quando si voltò, dovette affrontare la faccia interdetta di Paciock e lo sguardo penetrante di Mathias.

Non disse una parola.

Fu dunque Neville, dopo essersi schiarito la gola con una certa difficoltà, a tirarlo fuori dall’impiccio.


Bene, devo andare. Ho un appuntamento al San Mungo e poi devo passare da un’altra clinica” commentò, raccattando le proprie cose dal tavolo, che finì di pulire con uno svelto gratta e netta.


Ci vediamo prima della vigilia, d’accordo?” e con un sorriso, svanì dall’appartamento insieme all’ascensore.


Blaise si rigirò l’ampolla tra le dita fredde delle mani, con uno sguardo assorto. La sentiva ancora calda sulla pelle, calda dalla presa del Grifondoro. Schiuse le labbra, la mente attraversata dal ricordo di un calore simile che non aveva in realtà mai conosciuto.


Cosa avete mangiato?” domandò all'improvviso, senza alzare gli occhi dal rimedio di belladonna e valeriana.


Mathias, ancora seduto sulla sedia, intensificò la profondità del suo giovane sguardo; stava osservando Blaise da quando Neville se ne era andato ed aveva percepito che nella mente del francese c'era qualcosa.

I bambini a volte hanno un intuito spaventoso perché la loro innocenza gli permette di essere ancora schietti e privi di peli sulla lingua. Quando si diventa grandi, invece, si rifuggono certe domande, certe verità. Forse per la loro scomodità o probabilmente perché approfondire la conoscenza di se stessi è un processo doloroso. L’intelligenza di Mathias era dovuta sopratutto a quello: alla sua capacità di essere franco con chiunque gli capitasse a tiro, non pensando all’effetto che queste o quelle parole avrebbero potuto causare. E non lo pensò anche quella volta.


Che intendi dire?” rispose lui, guardingo.

Quella mattina, quando sono venuto a prenderti a casa di Neville. Cosa avete mangiato per cena?” finalmente Blaise lo guardò, avvolto in un alone di calma apparentemente impenetrabile.


Ma c’erano cose che, onestamente, Mathias non era in grado di capire. Non ancora. La natura di quella domanda gli sarebbe rimasta sconosciuta per anni.

Il bambino corrugò la fronte con un’espressione confusa, mille domande a premergli sulle labbra. Cosa c’entrava? Che razza di domanda era? E chi aveva mai detto che avessero mangiato qualcosa?


Niente... non abbiamo mangiato niente. Ho comprato un sandwich mentre andavo a casa sua...”


Il suo tono di voce fu incerto, mentre vide le dita di Blaise stringersi intorno all’ampolla. Allora capì che quel dettaglio per lui, era importante. Ma non avrebbe saputo dire se la riposta che aveva dato, fosse giusta o sbagliata. Non sapeva cosa Blaise s’era aspettato di sentirgli dire.

Il profilo scuro della mascella si irrigidì, gli occhi parvero divenire qualche secondo più duri ed assenti.

Voltando le spalle al bambino, Blaise si diresse verso la cucina, con passo soffice sulla moquette.


Vado a preparare la cena”













NOTE DELL'AUTORE: Ragazze ma qui le settimane volano °_° mi sembra ieri che ho aggiornato! (O forse mi sto confondendo con la Merthur, non lo so xD Alla fine ho optato per quella anziché per la Draco/Pansy! Ma è solo rimandata ;) ) Che dire? Le cose iniziano finalmente ad assumere un certo spessore e a diventare (spero) più interessanti. Sappiate che sono quel genere di scrittrice che non ama scrivere scene di sesso esplicite, quindi se vi aspettate capitoli pieni di ginnastica da camera, credo resterete amaramente deluse. I miei riferimenti sono piuttosto vaghi, anche se non lascio dubbi a come le cose vanno, tra due personaggi. Diciamo che preferisco far lavorare l'immaginazione del lettore in certi casi. Primo perché ho paura di diventare ripetitiva e secondo perché, per l'appunto, ciò che può immaginare il lettore io non riuscirei mai a raggiungerlo. Mi piace di più concentrarmi sui sentimenti e sugli sviluppi dei rapporti tra i personaggi, oltre che seguire passo passo la loro crescita interiore ;) sarò troppo profonda? Ahahaha! Un ringraziamento immenso a chi ogni benedetta volta mi recensisce e a chi, puntualmente ad ogni aggiornamento, aggiunge la storia tra preferiti/seguiti/ricordati. Questo capitolo è dedicato a voi.


   
 
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