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Autore: didi93    01/02/2013    1 recensioni
La mano di Maria scivolò sul polso sinistro di Altair. Senza dargli il tempo di capire cosa stesse per fare, fece scattare la lama celata e se la portò alla gola mentre lui sgranava involontariamente gli occhi. Fu la prima volta che vi scorse qualcosa di molto vicino alla paura.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Maria Thorpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto l’inizio di questa storia un po’ di tempo fa, non pensavo di continuare, però, oggi, rileggendo, ho cambiato idea. Non mi atterrò prpr alla trama del videogioco, anche perché non è prpr ricchissima riguardo qst storia, comunque spero che vi piaccia, magari fatemi sapere che ne pensate, ciao:)

Pensieri

Maria appoggiò la mano sulla sporgenza. Era un gesto a lei familiare, l’aveva fatto mille e mille altre volte ma, questa in particolare, pregò di non cadere. Poteva usare un solo braccio, l’altro le cascava dolorante lungo il fianco, per lo sforzo di aver retto la spada troppo pesante, nonostante ciò, la mano premeva debolmente sulla ferita all’addome, nel vano tentativo di frenare il sangue che sgorgava prepotente. Si tirò su con fatica e appoggiò i piedi sulla pietra grigia del muro di cinta della città, poi rimase un attimo immobile scrutando l’oscurità. Nessuna sentinella da quelle parti. Sospirò per il sollievo, non ce l’avrebbe fatta ad affrontare un altro combattimento. Forse nessun altra donna, all’epoca e, soprattutto, in quell’emisfero, aveva pensieri del genere. Il fianco destro gocciolante di sangue la costringeva a piegarsi ogni tanto per il dolore e a soffocare un lamento, mentre, con il ricordo della sconfitta, la rabbia cresceva dentro di lei. Era colpa di quell’Assassino, pensò, digrignando i denti per la frustrazione ed il dolore. Non avrebbe mai dovuto permettergli di cavarsela e, poi, il modo in cui l’aveva guardata e le aveva risparmiato la vita con quell’espressione di…pietà! Tutto questo la faceva impazzire, non aveva mai voluto né chiesto la pietà di nessuno e l’Assassino avrebbe dovuto ucciderla, sarebbe stato più dignitoso per lei, perché non l’aveva fatto? Giurò tra sé che, prima o poi, gliel’avrebbe fatta pagare, si nel modo peggiore che avesse trovato, con la vita magari. Aveva ormai raggiunto quella torre abbandonata e mai frequentata dalle guardie, un tempo, forse, servita per gli avvistamenti. Ormai era una delle costruzioni più piccole, un rudere avvolto da piante rampicanti, freddo e spoglio, ma un ottimo rifugio, quando tornare a casa sembrava impossibile. Non sapeva neppure se ancora le rimaneva una casa, il suo amante, mecenate e benefattore era chissà dove a fronteggiare lo stesso nemico, il suo stesso assalitore, il responsabile di quella ferita, di quell’offesa e di quel dolore lancinante. Entrò nel piccolo abitacolo e sbarrò la porta, le sentinelle non entravano mai a controllare, bastava non fare rumore, dopo tutto, come potevano immaginare che lì si nascondesse una Templare? Cadde stremata sulla poca paglia che ricopriva il pavimento ed estrasse dalla sacca ago e filo, poi provò ad esaminare la ferita. La stoffa degli abiti era lacerata e un rosso vivo si poteva facilmente scorgere al di sotto, allargò lo strappo per avere una visione più chiara. Tutto sommato non era così preoccupante, aveva visto di peggio, nonostante ciò, ci sarebbero volute cure diverse da quelle che poteva fornire lei stessa, ma non avrebbe trovato nessuno che potesse aiutarla a quell’ora di notte e uscire dal nascondiglio sembrava troppo pericoloso. Non poteva più sapere di chi fidarsi, mentre Templari e Assassini si contendevano il controllo della città. Decise che avrebbe ricucito lei stessa i due lembi della ferita, non era certo la prima volta, era abituata a quel genere di dolore e, il giorno dopo, avrebbe fatto visita ad Hashim, una sua vecchia conoscenza. Dopo tutto lui era avvezzo a vedere brutte ferite come e peggio della sua. Si fasciò meglio che poteva il fianco e si sdraiò sulla paglia, ma non riusciva a chiudere occhio, l’unica cosa ad occupare la sua mente era il pensiero della vendetta.



 
  
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