Fumetti/Cartoni americani > Phineas e Ferb
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Autore: bulmasanzo    01/02/2013    7 recensioni
Tutti noi sappiamo che i nostri due protagonisti sono fratellastri e che quindi non hanno gli stessi genitori. Questa storia non pretende di scoprire la verità, vuole semplicemente indagare su quei due personaggi fantasma che probabilmente nessuno nella serie vedrà mai.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Candace Flynn, Ferb Fletcher , Lawrence Fletcher, Nuovo personaggio, Phineas Flynn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano impegnati in un lavoro di precisione e di ingegno, che chiunque, a parte forse solo loro due, avrebbe definito duro e faticoso. O, per lo meno, non lo avrebbe definito divertente.

Era come se fossero fuori dal mondo. Erano come due anime gemelle che si completavano, che si capivano sempre alla perfezione. Nella loro intesa, si rendevano superiori al resto dell'umanità.

Era dura credere che tra di loro non ci fosse nessun legame di sangue.

Per lui era quasi assurdo pensare che esisteva realmente chi si faceva pagare per fare le cose che per loro erano puro divertimento.

L'unica cosa che avevano mai chiesto in cambio era un sorriso, un complimento, uno sguardo d'ammirazione.

Qualcuno avrebbe potuto prenderlo per folle se avesse ammesso che riteneva rilassante un'attività come avvitare bulloni, assemblare pezzi con il saldatore o saggiare la resistenza di un gancio.

Eppure sapeva benissimo di non essere pazzo.

Anche se era stato lui a frenare gli entusiasmi di suo fratello, non aveva potuto non notare che tutto ciò gli era mancato.

Era dalla fine dell'estate che non avevano più costruito niente.

C'erano state altre priorità. La scuola, i compiti, la palestra, la vita sociale...

Era inutile negarlo, lui amava impegnarsi, soprattutto se si trattava di un progetto serio.

Soprattutto se lo scopo era far sorridere qualcuno che avrebbe potuto stargli a cuore. Bianca, ma anche qualcun altro.

Stava lavorando in silenzio e in fretta, ma si godeva ogni secondo, in attesa della soddisfazione che avrebbe provato quando la sua nuova sorellina avrebbe visto il frutto dei suoi sforzi.

Aveva già capito che tipo era, una che poteva sembrare zucchero, ma che in realtà era peperoncino. E gli piaceva. Sapeva già quale sarebbe potuta essere la sua reazione.

Essa non tardò ad arrivare e fu la parte migliore, vederla così contenta fu profondamente gratificante.

“È a dir poco fenomenale!” gridò la bambina, estasiata.

In realtà, lui pensava che non fosse niente di speciale, avevano fatto di meglio. Comunque, era stato piacevole farlo e, in più, aveva accontentato Phineas.

“Ma come ci siete riusciti?”

“Magia!” scherzò Phineas tendendole una mano. La fece salire lì con loro sul telone elastico e iniziarono tutti e tre a rimbalzare come delle palle.

Le sue risate gioiose li contagiarono presto, li ripagarono della fatica e dell'attesa, allentarono la tensione che s'era inesorabilmente accumulata in quei giorni.

Gli fecero dimenticare la delusione.

“Ragazzi, avete già finito?” disse Candace mostrandosi stupita, ma non doveva esserlo sul serio.

“Vieni anche tu!” la esortò Phineas, era scosso dalle risa al punto che quasi faticava a parlare.

“Nemmeno per sogno!” gridò la ragazza, trionfante “Non penserai che mi farò sfuggire questa occasione d'oro! Vi ordino di continuare a giocare mentre io vado a chiamare la mamma!”

“Ok!” le gridò dietro Phineas allegramente mentre lei correva via.

“Perché vuole chiamare la vostra mamma?” chiese Bianca candidamente.

“Per farglielo vedere. Magari stavolta ci riesce... ” rispose lui, altrettanto ingenuamente.

“Buona idea!” disse lei. Attraversando la rete di sicurezza, scese dal trampolino con un elegante salto e atterrò senza far rumore sull'erba morbida del prato “Vado a chiamare anche la mia... ” fece l'occhiolino a suo fratello. E anche lei sparì.

Ferb si lasciò cadere a braccia spalancate, frenando bruscamente il rimbalzo. “Oh, sì, che idea meravigliosa...” mormorò a voce bassa, appena percettibile, fissando il cielo sopra di lui.

Phineas gli ricadde accanto. Stava ancora ridendo, non si era accorto del suo improvviso cambiamento d'umore.

“Mamma, devi assolutamente venire a vedere!” urlò Candace continuando a tirare insistentemente la manica di Linda. “Presto! Prima che sparisca!”

L'avrebbe volentieri trascinata di peso, se ne fosse stata capace.

“D'accordo, arrivo!” esclamò esasperata la donna. “Però ti pregherei di non sgualcire il mio maglione, grazie.”

Nello stesso momento, Bianca apriva senza tante cerimonie la porta della camera di Angelica.

“Mamma!” gridò allo stesso modo di Candace “Vieni a vedere cos'hanno fatto Phineas e Ferb! È incredibile!”

“Non ora, piccola, sono molto impegnata, ho un sacco di cose da fare...” protestò Angelica, ma la bambina la strattonò con decisione.

“Andiamo!” gridò imperiosa “Non potrai credere ai tuoi occhi!” esagerò.

Si incrociarono nel vialetto, si scambiarono un'occhiata e corsero fianco a fianco all'inseguimento delle loro figlie.

Candace ghignava in un modo molto enfatico.

“Sua figlia è sempre così nevrotica?” disse Angelica, guardando schifata la quindicenne.

Linda serrò gli occhi. Come si permetteva, quell'antipatica? “Sua figlia non sembra da meno, in questo momento.” ribatté tagliente.

Angelica si zittì, irritata, e continuò a seguire la bambina.

“Ebbene, era questo quello che volevi mostrarmi?” disse Linda quando vide la strana costruzione nel giardino sul retro della casa.

“Sì, sì è questo!” esultò Candace. Non le sembrava vero che fosse ancora lì dove lo aveva lasciato, che non fosse misteriosamente sparito come capitava di solito.

Linda parve molto impressionata. “E cosa sarebbe?”

“Un tappeto elastico!” gridò Phineas rimbalzandole di fronte.

“E lo hai fatto tu?”

“No.” sorrise lui.

Candace lo aveva già guardato storto, pronta a dargli del bugiardo, ma lui cinse la spalla di Ferb con un braccio. “Lo abbiamo fatto insieme!” chiarì.

Linda chiuse con uno scatto la bocca che aveva lasciato aperta. Fissò i suoi figli sconvolta. Poi le sue guance diventarono rosse. “Ma ti potresti fare male! Vuoi spaccarti un altro dente?” disse a voce alta.

“Non c'è questo rischio!” rispose Phineas allegramente, senza immaginare certo di meritarsi un rimprovero “Il telaio è fatto di gomma. Se anche ci sbatti contro non ti puoi fare male perché è morbidissima e assorbe la sagoma del tuo corpo.”

“È geniale, vero?” si intromise Bianca con la sua stessa allegria “Non credi che sia grandioso, mamma?”

Angelica era rimasta immobile, ritta nel suo portamento fiero, e aveva osservato tutta la scena facendo scorrere il suo sguardo gelido tra il trampolino e suo figlio naturale.

Aveva incontrato i suoi grandi occhi e non sapeva come rispondere, anzi si rifiutava di rispondere a una simile espressione, così fastidiosamente carica di attesa.

Schioccò la lingua, in segno di impazienza.

A quel gesto, tutte le membra di Ferb furono attraversate da un brivido.
Già da quando era arrivata, aveva avuto l'impressione che fosse profondamente seccata.
Ma poi vide la sua espressione mutare.
Il fastidio era diventato dapprima incredulità, poi vero disgusto.
Sembrò che si fosse infuriata, senza nessun motivo apparente.

“Non ho tempo per queste sciocchezze.” disse freddamente, stizzita “Non credo di avere mai visto niente di più ridicolo in tutta la mia vita. Che grandissima perdita di tempo!”

Girò con decisione sui tacchi, gli diede le spalle e se ne andò senza dire nient'altro.

Ferb fissò la sua schiena mentre si allontanava e, più o meno nello stesso momento, sentì come una morsa che gli provocò un dolore fisico.
Era come se gli avessero appena dato una coltellata in pieno petto, ma sospettava che una vera coltellata non avrebbe fatto così male.

“Mamma!” aveva gridato Bianca correndole dietro, senza capire il motivo di quella risposta così acida.

Phineas aveva ancora il braccio attorno alla sua spalla.
Glielo afferrò e se lo tolse bruscamente di dosso, per potersi girare e perdere lo sguardo nella direzione delle due figure che fuggivano da lui.

Non era contrariato tanto per il fatto che avesse definito 'ridicola' la sua creazione. Non era per quello che aveva detto. Era stato per il tono con cui l'aveva detto, per l'atteggiamento che aveva assunto, da cui erano traspariti un enorme disprezzo per lui e un rifiuto totale di interessamento a quello che aveva fatto, a quello che lui amava fare.

Glieli aveva sbattuti in faccia senza alcun rimorso.

Quello stupido trampolino che aveva costruito sarebbe potuto essere qualsiasi altra cosa. Sarebbe potuto essere l'attrazione più pericolosa, più scassata e insignificante del mondo. Ma se anche fosse stato fatto male, rappresentava lui, tutta la sua passione, tutto il suo cuore, tutto il suo mondo.

No, costruirlo non era stata per niente una buona idea.

Forse era stato troppo ottimista, sperando che potesse davvero incoraggiare un suo avvicinamento.
Si stava rendendo conto che era assurdo quasi anche solo pensarlo.

Se una persona vuole dimostrarti il suo amore, se vuole farti vedere che ci tiene, farà un passo verso di te, ti verrà incontro.
Lei non ci aveva nemmeno tentato, non s'era neanche sforzata di fingere, non aveva accolto i suoi segnali. E sì che gliene aveva mandati tanti.

Forse non aveva voluto coglierli, per il semplice fatto che, in realtà, non aveva mai provato nemmeno un briciolo di amore per lui.
Lo aveva riservato tutto per Bianca. E per i bei soldoni del signor Godrov, per la sua villa, per la sua macchinona, per la bella vita che le aveva offerto.
Realizzò ciò che già sapeva, che lei viveva in un mondo completamente separato dal suo. E che a lui non avrebbe mai tenuto.

Ma allora perché si trovava lì?
Perché lo aveva fatto venire?
Perché gli aveva promesso una chimera, una cosa che non avrebbe mai potuto dargli?

“...Sto parlando anche con te, se non l'hai capito!”

Ferb si voltò. “Eh?” fece.

“Non mi ascolti?” riprese Linda severamente “Scendi dalle nuvole. Voi due siete in punizione!”

“Ma perché?” protestò Phineas debolmente “Non abbiamo fatto niente di male! Era solo un gioco!”

“Non mi interessa, non sono giochi da farsi alla vostra età. Non credete di essere un po' troppo giovani per queste cose?”

“No, non lo siamo!” rispose Phineas.

Candace stava improvvisando un balletto. “Vi ho beccati!” canticchiava.

La fissò quasi stravolto.

Possibile che nessuno di loro si fosse reso conto di quello che stava passando?

Ah, già, lui era quello che non mostrava mai i suoi sentimenti.

Guardò Linda negli occhi.

“Hai perfettamente ragione a preoccuparti.” disse nel tono più calmo che poteva “Noi però siamo molto più responsabili di quanto tu immagini. Se credi di doverci punire, noi lo accetteremo. Perché sappiamo che lo fai unicamente per il nostro bene. È quello che ci aspettiamo da nostra madre...”

Si zittì, improvvisamente sconvolto. Perché, nell'ultima parola che aveva pronunciato, la voce gli aveva tremato, non era proprio riuscito a impedirselo.

Perché diavolo non aveva parlato sinteticamente, come faceva sempre? Era molto più facile nascondersi dietro una frase breve.

Linda se n'era accorta.

Bastò questo per farle dimenticare all'istante la sua rabbia.

“Ferb...” iniziò in tono grave.

“No, per favore!” gemette lui. Era ridicola la velocità con la quale la sua voce si stava irrimediabilmente rompendo. Adesso non sarebbe più riuscito a dire niente di sensato.

Sentiva le lacrime che tanto a lungo aveva represso salirgli agli occhi.

Ma non poteva piangere. Non davanti a loro.

Doveva trattenerle, ingoiarle, ricacciarle indietro.

Era quello che aveva sempre fatto.

Ma forse, adesso aveva un motivo valido per smettere di farlo.

Linda si inginocchiò, scendendo fino ad arrivare a guardarlo all'altezza dei suoi occhi spauriti e gli mise le calde mani sulle spalle. Aveva capito tutto quello che gli frullava nella testa, ma non provava semplicemente pena per lui.

“Tesoro, va tutto bene.” disse “Non importa se lei non c'è. Ci sono io.” e lo abbracciò forte.

Non aveva detto niente di originale, niente di toccante.

Eppure non resse nemmeno per cinque secondi.

Si rilassò tra le sue braccia e tolse ogni freno alla propria più atroce e odiata inibizione.

Si era sciolto in un terribile pianto che era disperato e liberatorio, ma non inconsolabile.

Forse, aveva cercato di ottenere qualcosa che, dopotutto, aveva sempre avuto. E che avrebbe dovuto apprezzare di più.

Un fantasma opprimente che aleggiava su di lui fin da quando riusciva a ricordare se ne andò via, scorrendo insieme alle lacrime.

E il vuoto che lasciò si riempì istantaneamente di qualcos'altro.

Phineas si girò confuso verso sua sorella, quella scena per lui doveva sembrare incomprensibile.

Candace aveva già smesso di ballare da un pezzo. Si era sentita una vera carogna per averlo fatto. Ancora una volta, le sue ossessioni erano state più grandi di lei.

Si gettò in ginocchio accanto a Linda.

“Mamma!” gridò stupendosi di se stessa “Non punire i ragazzi! Non hanno mai avuto cattive intenzioni!”

“Ma certo che non li punisco.” la rassicurò la madre.

Ferb si volse a guardare la sua sorellastra, anche se aveva la vista offuscata dalle lacrime che tracimavano dalle sue ciglia.

Aprirono l'abbraccio anche a lei.

Candace ci si infilò trascinando con sé anche Phineas, che ancora non aveva capito nulla di ciò che stava accadendo, ma gradì ugualmente.
 

  
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