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Autore: Mary Evans    02/02/2013    2 recensioni
E se Harry avesse avuto una gemella, metamorfomagus , che lo avesse aiutato nei difficili anni a casa Dursley?
Se entrambi i gemelli avessero preso il talento in pozioni dalla madre e lo spirito malandrino del padre?
Se Regulus Black avesse avuto un figlio prima di morire?
Se questo figlio fosse stato allevato dalla signora Figg, la magonò in Privet Drive?
E se avesse preso tutto il carattere dallo zio, Sirius Black?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metis Potter'
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All'inizio di novembre cominciò a fare molto freddo.
Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era coperto di brina.
Dalle finestre delle scale dei piani superiori si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti dipelo di coniglio ed enormi stivali foderati di castoro.
La stagione del Quidditch era iniziata.
Quel sabato, Harry, Metis e Gideon avrebbero giocato la loro prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro contro Serpeverde.

Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.
Quasi nessuno aveva visto i tre ragazzi giocare, perché Baston aveva deciso che, essendo le armi segrete della squadra, non si doveva sapere della loro presenza in campo. Ma, non si sa come, la notizia che avrebbero giocato come Cercatore e Battitori era trapelata, e Metis, Harry e Gideon venivano sommersi da ‘in bocca al lupo’ e da sguardi ammirati da parte degli altri primini.
In vista della partita, Metis aveva ritirato dalla biblioteca il libro ‘Il Quidditch attraverso i secoli’ e lo aveva prestato anche a Gideon e ad Harry, nonostante tutti e tre lo avessero già letto un centinaio di volte. Anche se non lo davano a vedere, erano molto in ansia e cercavano di sfogarsi in ogni modo possibile facendo scherzi (Harry e Gideon), ed avvantaggiandosi con le letture (Metis).
Inoltre Ron, Hermione, Gideon, Harry e Metis stavano diventando un gruppo sempre più unito e passavano insieme gran parte del tempo.
Tutto ciò era stato possibile grazie soprattutto allo scontro avvenuto ad Halloween.
Da quando Harry, Gideon e Ron l'avevano salvata dal mostro, infatti, Hermione era diventata un po' meno rigida per quanto riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto più simpatica.
Certo, non sarebbe mai arrivata ad infrangerle per una sciocchezza, ma per lo meno adesso rideva nell’osservare gli scherzi architettati dai ragazzi e non li sgridava più se dedicavano più tempo a quelli che allo studio.
Alla vigilia della prima partita, si trovavano tutti e cinque fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e cinque la schiena, quando Piton attraversò il cortile.

Harry notò immediatamente che zoppicava.
I Malandrini si strinsero intorno al fuoco per impedirne la vista, visto che erano sicuri fosse proibito.

Purtroppo, l'espressione colpevole che portavano dipinta in faccia attirò l'attenzione di Piton. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.
«Che cosa nascondi là dietro, signor Potter?»
Era il volume Il Quidditch attraverso i secoli e Harry glielo mostrò.
«É proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca.» disse Piton «Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro.»
«Questa regola se l'è inventata.» borbottò Harry risentito mentre Piton si allontanava zoppicando «Mi chiedo che cosa si è fatto alla gamba.»
«Non lo so, ma spero che gli faccia molto male.» commentò Gideon amareggiato.
Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voci.

Harry si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero della partita dell'indomani, che lo rendeva nervoso.
Ma perché mai doveva aver paura di Piton? Alzandosi, comunicò agli altri Malandrini che intendeva andargli a chiedere di restituirglielo.

«Meglio te che io.» disse Gideon, ricordando di come il professore lo detestasse ancora più di Harry e Metis.
Ma Harry aveva idea che Piton non glielo avrebbe rifiutato, se alla richiesta fossero stati presenti altri insegnanti. Ciò nonostante, la sorella insisté per accompagnarlo, così si recarono entrambi davanti alla sala dei professori ed Harry bussò.

Non ottenne risposta. Bussò ancora. Niente.
«Secondo te c’è la probabilità che Piton abbia lasciato il libro là dentro?» disse Harry, guardando la sorella. Questa fece spallucce.
«Vale la pena tentare.»
Con il fratello dietro di lei, Metis socchiuse la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si parò davanti agli occhi. Piton e Gazza erano nella stanza, soli.
Piton si teneva il mantello sollevato al disopra delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maciullata e sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.
«Dannato coso.» stava imprecando Piton «Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?»
Metis cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma...
«POTTER!»
Con il volto contorto dall'ira, Piton si abbassò rapidamente l'abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.
«Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro.»
«USCITE FUORI! FUORI!»
Harry e Metis se ne andarono prima che Piton avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro, e risalirono di corsa le scale guardandosi con espressione sbigottita.
«Ci sei riuscito?» chiese Ron quando Harry li ebbe raggiunti.
«Che cosa è successo?» domandò invece Gideon, notando la faccia strana dei suoi amici.
Bisbigliando a voce bassissima, Harry raccontò quel che avevano visto.
«Sapete che cosa significa questo?» chiese Metis affannosamente alla fine del racconto.
«Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste!»
«Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto noi ragazzi... sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!»
Hermione li ascoltava con gli occhi sbarrati.
«No... non lo farebbe mai.» disse «Lo so, non è molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza.»
«Ma senti un po', Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?» rimbeccò Ron.
«Io sono d'accordo con Harry.» lo interruppe Gideon «Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta cercando? E a che cosa fa la guardia quel cane?»
I Malandrini andarono a dormire con quella domanda che gli ronzava per la testa.

All'alba dell'indomani, la giornata si presentava luminosa e fredda.
Per le undici, tutta la scolaresca era sugli spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile seguire quel che succedeva in campo.
Negli spogliatoi, Harry, Metis, Gideon e il resto della squadra stavano indossando la loro divisa scarlatta.
Baston si schiarì la voce per intimare il silenzio.
«Allora, ragazzi...» disse.
«...e ragazze.» completò la Cacciatrice Angelina Johnson.
«E ragazze.» convenne Baston «Ci siamo.»
«Il gran giorno è arrivato.» disse Fred Weasley.
«Il gran giorno che tutti aspettavamo da tanto.» gli fece eco George.
«A proposito, Potter e Black, quando ci presenterete Lunastorta?» aggiunse, rivolto ai due ragazzi.
Fu Metis a rispondere, dal momento che i due sembravano persi nei loro pessimistici pensieri pre-partita.
«É venuto oggi a vederci giocare. Dopo la partita ve lo presentiamo.»
Prima che i due gemelli potessero lasciarsi andare in versi di giubilo Baston li interruppe.
«Chiudete il becco, voi due!» disse, ritornando al suo discorso «Quella di oggi è la squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo. Lo so.»
Li guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare i conti con me’.
«Bene. E’ ora di entrare in campo. In bocca al lupo a tutti.»
Harry, Metis e Gideon seguirono Fred e George fuori dagli spogliatoi ed entrarono in campo salutati da grandi ovazioni.
Ad arbitrare la partita sarebbe stata Madama Bumb che, ritta in mezzo al campo, aspettava le due squadre brandendo in mano la sua scopa.
«Mi raccomando a tutti, voglio una partita senza scorrettezze.» disse una volta che le due squadre furono riunite intorno a lei.
Harry e Gideon notarono che sembrava rivolgersi in modo speciale al capitano dei Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno del quinto anno.
I boati aumentarono.
«FORZA METIS! FORZA RAGAZZI!» sentirono urlare distintamente tra la folla, e a quel punto Harry e Gideon, decisamente più rilassati di quando erano entrati nel campo, si concessero di fare qualche inchino a beneficio del pubblico.
Dopo un po' la voce di Madama Bumb pose fine al loro breve attimo di gloria.
«In sella alle scope, prego!»
I tre ragazzi salirono in arcione sulle loro Nimbus Duemila.
Madama Bumb soffiò forte nel suo fischietto d'argento e quindici scope si levarono in volo, in alto, sempre più in alto. La partita era iniziata.
«...e la Pluffa è stata intercettata immediatamente da Angelina Johnson del Grifondoro... che brava Cacciatrice è questa ragazza, e anche piuttosto carina...»
«JORDAN!»
«Chiedo scusa, professoressa.»
A commentare la partita era Lee Jordan, l'amico dei due gemelli Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa Mcgranitt.
«...La ragazza si muove davvero veloce, lassù. Effettua un passaggio puntuale a Fred Weasley... indietro alla Johnson e... no, la Pluffa è stata intercettata dal capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che vola alto come un'aquila... sta per... no, bloccato da un'ottima azione del Portiere del Grifondoro Baston, e il Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco il Cacciatore del Grifondoro George Weasley... bella picchiata intorno a Flitt, poi di nuovo su... AHI!... deve avergli fatto male quel colpo di Bolide dietro la testa! La Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta birra verso i pali della porta, ma è bloccato da un secondo Bolide lanciatogli contro da Metis Potter, la nuova recluta dei Grifondoro! È davvero un portento! Chi se lo aspettava che una bambina come lei avesse tanta forza in corpo...»
«JORDAN!»
«… comunque, davanti a lei il campo è sgombero, e si allontana e letteralmente vola via, schiva un micidiale Bolide... è davanti alla porta - vai, Angelina! - il Portiere Bletchley si tuffa... manca il bersaglio... IL GRIFONDORO HA SEGNATO!»
L'aria gelida fu saturata dall'applauso dei Grifondoro e dalle urla e dai fischi dei Serpeverde.
«Spostatevi un po', voi, scorrete più giù.»
«Hagrid!»
Ron e Hermione si strinsero per far posto a Hagrid vicino a loro.
«Finora ho guardato dalla mia capanna.» disse Hagrid mostrando orgogliosamente un grosso binocolo che gli pendeva sul petto «Ma non è mica lo stesso che allo stadio! Il Boccino finora non s'è visto, eh?»
«No.» disse Ron «Finora Harry non ha avuto un granché da fare, al contrario di Metis e Gideon.»
«FORZA METIS! DAI GIDEON! BUTTATE GIU’ DA QUELLE SCOPE QUELLE INFIDE SERPI!» urlò Hermione, guadagnandosi un’occhiata stupefatta da parte di Ron che non l’aveva mai vista tanto coinvolta da qualcosa.
In alto, sopra le loro teste, Harry correva qua e là a cavallo della scopa, strizzando gli occhi per avvistare il Boccino. Questo faceva parte del piano di gioco che aveva messo a punto insieme a Baston.
«Tieniti fuori tiro finché non vedi il Boccino.» gli aveva detto Baston «inutile esporsi ad attacchi prima del necessario.»
Quando Angelina aveva segnato, Harry aveva fatto un paio di giri della morte per dare sfogo all'euforia, ma ora era tornato a scrutare il campo in cerca del Boccino. A un certo punto, aveva intravisto uno sprazzo dorato, ma era soltanto un riflesso dell'orologio da polso di uno dei gemelli Weasley, e un'altra volta un Bolide aveva deciso di schizzare verso di lui come una palla di cannone, ma lui l'aveva schivato e Gideon si era messo a inseguirlo.
«Tutto bene da quelle parti, Harry?» aveva avuto il tempo di gridargli, mentre colpiva furiosamente il Bolide indirizzandolo contro Marcus Flitt.
«Palla ai Serpeverde.» stava dicendo Lee Jordan «Il Cacciatore Pucey schiva due Bolidi, Potter, Black e la cacciatrice Johnson, e avanza veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il Boccino?»
Un mormorio percorse gli spalti, mentre Adrian Pucey lasciava cadere la Pluffa, troppo preso a seguire con lo sguardo il lampo dorato che gli aveva sfiorato l'orecchio sinistro ed era passato oltre.
Harry lo vide. In un impeto di eccitazione, si tuffò in picchiata dietro quella scia d'oro. Anche il Cercatore del Serpeverde, Terence Higgs, lo aveva avvistato.

Testa a testa, si lanciarono entrambi alla rincorsa del Boccino, e intanto sembrava che i Cacciatori avessero dimenticato il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a guardare.
Harry era più veloce di Higgs: vedeva la pallina rotonda che ad ali spiegate risaliva davanti a lui. Diede un'accelerata potente...
WHAM! Un boato di rabbia venne dai Grifondoro, sotto di loro.
Marcus Flitt aveva bloccato Harry di proposito e la scopa di Harry sbandò, mentre il ragazzo cercava disperatamente di reggersi in sella.
«Fallo!» gridarono i Grifondoro, mentre Metis e Gideon gridavano epiteti poco carini all’indirizzo del Serpeverde.
Madama Bumb si rivolse a Flitt con parole irate e poi ordinò un rigore a favore del Grifondoro. Ma, come era da aspettarsi, in tutta quella confusione il Boccino era scomparso di nuovo.
Lee Jordan trovava difficile mantenersi distaccato.
«Quindi... dopo questa lampante e ignobile scorrettezza...»
«Jordan!» ringhiò la professoressa Mcgranitt.
«Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso...»
«Jordan, ti avverto...»
«E va bene. Flitt per poco non ammazza il Cercatore del Grifondoro, il che naturalmente può succedere a chiunque, quindi un rigore per i Grifondoro, battuto da George Weasley che mette in rete senza difficoltà e il gioco prosegue, con i Grifondoro ancora in possesso di palla.»
Quando Harry evitò un altro Bolide che gli passò pericolosamente vicino alla testa, la sua scopa, d'un tratto, ebbe uno scarto pauroso. Per una frazione di secondo, il ragazzo credette di essere sul punto di cadere. Si afferrò stretto stretto al manico della scopa serrando le ginocchia. Non aveva mai provato niente di simile.
Poi accadde di nuovo. Era come se la scopa stesse cercando di disarcionarlo. Ma una Nimbus Duemila non decideva da sola, tutto d'un tratto, di disarcionare il suo cavaliere. Harry cercò di tornare indietro verso i pali della porta del Grifondoro - aveva una mezza idea di chiedere a Baston di far fischiare un intervallo - ma poi si rese conto che la scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi.
Non riusciva a sterzare. Non riusciva a dirigerla dove voleva.
Zigzagava nell'aria dando dei violenti scossoni che stavano per disarcionarlo.
Lee stava ancora commentando.
«Palla al Serpeverde... Flitt ha la Pluffa... oltrepassa il primo Weasley... supera il secondo... viene colpito in faccia da un Bolide, spero che gli abbia rotto il naso... ma no, professoressa, sto solo scherzando... il Serpeverde segna... oh, no...»
I Serpeverde esultarono. Nessuno sembrava essersi accorto che la scopa di Harry si stava comportando in modo strano. Lentamente, a sbalzi e a strattoni, lo stava trasportando sempre più in alto, lontano dal gioco.
D'un tratto, gli occhi di tutti furono puntati su Harry: la sua scopa aveva cominciato a fare le capriole, mentre lui riusciva a stento a reggersi in sella. Poi tutti gli spettatori trattennero il fiato. La scopa aveva dato uno strattone fortissimo e Harry era stato disarcionato. Ora il ragazzo penzolava giù, reggendosi al manico con una sola mano.
«È successo qualcosa alla scopa quando Flitt lo ha bloccato?» sussurrò Seamus.
«Impossibile.» disse Hagrid con voce tremante «Niente può fare ammattire una scopa tranne una potente magia nera... e nessuno dei ragazzi sarebbe capace di fare una cosa simile a una Nimbus Duemila.»
A queste parole Hermione afferrò il binocolo di Hagrid, ma anziché guardare in alto verso Harry, cominciò febbrilmente a scrutare le file del pubblico.
«Ma che diavolo stai facendo?» chiese Ron con la faccia livida.
«Lo sapevo!» ansimò Hermione «Piton... guarda!»
Ron afferrò il binocolo. Piton stava sulla gradinata dirimpetto alla loro, teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava qualcosa sottovoce.
«Sta facendo il malocchio alla scopa.» disse Hermione.
«E ora che facciamo?»
«Lascia fare a me.»
Prima che Ron potesse proferire un'altra sola parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il binocolo su Harry: la scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato praticamente impossibile tenercisi attaccato ancora a lungo. Gli spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre la sorella e Gideon volavano in suo soccorso, cercando di trarlo in salvo su una delle loro scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry faceva un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero in cerchio sotto di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al volo quando fosse caduto.

Marcus Flitt, impossessatosi della Pluffa, segnò cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
«Dai, Hermione, sbrigati!» mormorava Ron disperato.
Hermione si era fatta largo tra gli spettatori per raggiungere il palco dove si trovava Piton e ora stava correndo lungo la fila di sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per chiedere scusa al professor Raptor, quando lo urtò facendolo cadere a faccia avanti.
Una volta raggiunto Piton, si accucciò, tirò fuori la bacchetta magica e bisbigliò alcune parole scelte con cura. Dalla sua bacchetta sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l'orlo dell'abito di Piton.
Ci vollero forse trenta secondi perché Piton si rendesse conto di aver preso fuoco, e un improvviso grido di dolore fece capire alla ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il fuoco e lo rinchiuse in un piccolo barattolo, se lo mise in tasca, e rifece il percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel che era successo, ma era bastato. Su in aria, Harry riuscì d'un tratto a rimettersi a cavallo della sua scopa e stava scendendo in picchiata verso terra quando gli spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se stesse per dare di stomaco: cadde carponi sul terreno di gioco, tossì... e qualcosa di dorato gli cadde in mano.
«Ho preso il Boccino!» gridò agitandolo sopra la testa, e la partita terminò nel caos generale.
«Non l'ha preso, l'ha quasi inghiottito» strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma tanto non aveva importanza. Harry non aveva violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunciando a squarciagola il risultato: il Grifondoro aveva vinto per centosettanta a sessanta.

«Siete stati grandi ragazzi.» disse Remus, quando accolse Harry, Metis e Gideon fuori dallo spogliatoio di Grifondoro dopo la partita.
«REMUS!» urlarono i tre, e si fiondarono tra le sue braccia.
L’uomo li abbracciò con affetto prima di staccarsi e guardarli per bene.
«Siete proprio cresciuti… mi sembra ieri che vi regalai  la vostra prima scopa e adesso avete già vinto la vostra prima partita! A proposito, ma cosa è successo alla tua scopa, Harry?» domandò, preoccupato «Mi sembrava che non ne avessi più il controllo ma, prima che potessi fare qualcosa, eri già montato in sella. Stai bene adesso?»
Harry alzò gli occhi al cielo.
«Sì, mamma. Mi ero un po’ spaventato all’inizio, ma adesso mi rode solo che questo ha permesso alle serpi di segnare qualche punto!»
«Non prenderla sul ridere.» lo ammonì Metis «Qualcuno ha maledetto la tua scopa e nessuno ci assicura che non ci possa riprovare.»
Prima che Harry potesse replicare, Remus interruppe i due cacciando fuori due pacchi.
A Metis si illuminarono gli occhi.
«Sono quelli gli oggetti che appartenevano ai nostri genitori?!»
Improvvisamente anche Harry e Gideon si fecero attenti, e in un attimo stapparono i due pacchi dalle braccia di Remus.
«Si, sono proprio quelli. Quello verde è per te e per Harry, mentre quello azzurro per Gideon. Sapete, alla vostra età Lily ed Emmeline tenevano dei diari nei quali scrivevano rispettivamente le pozioni e gli incantesimi che inventavano. Li avevano dati a me quando avevano capito che Voldemort dava loro la caccia, facendomi promettere che ve li avrei dati una volta entrati ad Hogwarts. Mi era completamente passato di mente fino a qualche tempo fa, ma ora credo sia il momento che li abbiate voi.
Oltre agli incantesimi e alle pozioni, in quei diari ci sono anche i pensieri che hanno accompagnato le vostre madri negli anni qui ad Hogwarts. Io non li ho letti, ma credo che grazie a questi imparerete a conoscerle meglio.»
Remus guardò le espressioni dei tre ragazzi e si commosse vedendoli tutti, in special modo Gideon, con gli occhi lucidi. Sapeva che lui era quello che, fra tutti, aveva sofferto di più per la mancanza dei genitori. Remus non aveva saputo dirgli quasi nulla su suo padre perché non lo aveva conosciuto, e quello che sapeva su sua madre era poco e niente. Quel diario era quindi quanto di più concreto potesse dargli per permettergli di formarsi finalmente un’idea precisa su come fosse stata Emmeline Vance.
All’improvviso due figure si avvicinarono al quartetto, e Gideon e Metis nascosero subito i due diari stampandosi poi in faccia un sorriso che ritenevano allegro.
I due gemelli Weasley fissarono Remus con uno sguardo reverenziale.
«Sei tu Lunastorta?» dissero all’unisono.

«S-si, sono io.»
Gideon, Metis ed Harry scoppiarono a ridere vedendo la faccia un po’ spaventata di Remus, il quale sembrava aver già inquadrato il carattere dei due gemelli.
«Remus, ti presentiamo Fred e George Weasley, sono loro che ci hanno dato la mappa. Fred, George, questo è Remus Lupin, per gli amici Lunastorta, terzo malandrino per eccellenza!» disse Harry, facendo le presentazioni.
Vide Fred e George accennarsi un sorrisetto malefico d’intesa prima di trascinare di peso un povero ed esterrefatto Remus verso il castello.
«Ron ed Hemione vi aspettano da Hagrid, a proposito…»
«…e salutate Lunastorta perché adesso ce lo prendiamo un attimo noi…»
«…Raccontaci tutti i tuoi più oscuri segreti o Grande Portatore di Misfatti!»
Dopo aver salutato da lontano Remus ed avergli promesso di scrivergli presto, Harry, Gideon e Metis si avviarono verso la capanna di Hagrid dove, davanti ad una tazza di tè, insieme a Ron e a Hermione iniziarono a discutere circa l’incidente avvenuto durante la partita.
«É stato Piton.» spiegava Ron «Hermione e io lo abbiamo visto: stava lanciando una maledizione sulla tua scopa, borbottava e non ti levava gli occhi di dosso.»
«Stupidate!» disse Hagrid che non aveva sentito una sola parola di quel che era accaduto a un passo da lui, sugli spalti.
«E perché mai Piton doveva fare una cosa del genere?»
I cinque Malandrini si guardarono l'un l'altro, chiedendosi che cosa dovessero dirgli. Harry decise per la verità.
«Ho scoperto qualcosa sul suo conto.» disse a Hagrid «Il giorno di Halloween, ha cercato di eludere la guardia del cane a tre teste. E quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane sorveglia, qualunque cosa sia.»
Hagrid si lasciò cadere di mano la teiera.
«E voi che ne sapete di Fuffi?»
«Fuffi?»
«Sì... è mio... l'ho comperato da un tizio, un greco che ho incontrato al pub l'anno scorso... L'ho prestato a Silente per fare la guardia a...»
«Sì?» disse Metis, desiderosa di saperne di più.
«No, non chiedetemi niente altro.» disse Hagrid scontroso «Éuna cosa segretissima!»
«Ma Piton sta cercando di rubarlo!»
«Stupidate!» tornò a ripetere Hagrid «Piton è un insegnante di Hogwarts, vuoi che faccia una cosa del genere?»
«E allora perché poco fa ha cercato di ammazzare Harry!» gridò Hermione.
A quanto pareva, gli avvenimenti di quel pomeriggio le avevano fatto cambiare idea sul conto di Piton.
«Senti un po' Hagrid, io lo capisco quando qualcuno sta facendo il malocchio, ho letto tutto sull'argomento! Bisogna mantenere il contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L'ho visto benissimo!»
«E io vi dico che prendete un granchio.» disse Hagrid accalorandosi.
«Non so perché la scopa di Harry si è comportata in quella maniera, ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno studente! E ora statemi bene a sentire tutti e cinque: vi state immischiando in cose che non vi riguardano. E’ pericoloso. Scordatevi del cane, dimenticate a cosa fa la guardia. Questa è tutta una faccenda fra Silente e Nicolas Flamel...»
«Aha!» disse Gideon, con aria soddisfatta «Allora c'è di mezzo qualcuno che si chiama Nicolas Flamel!»
Sul volto di Hagrid si dipinse un'espressione furente e indispettita, e cinque ritenerono fosse meglio andarsene prima di farlo arrabbiare ulteriormente.
Giunti al castello, continuarono a discutere su ciò che avevano appena appreso dal guardiacaccia finchè Gideon non si fermò di botto ed assunse un ghignetto malandrino.
«Ragazzi, che ne dite di fare uno scherzo a qualche Serpeverde? Sapete, ho proprio bisogno di ritornare alla vecchia routine. Nell’ultimo periodo i Malandrini non si sono fatti sentire e ho paura che le nostre carissime serpi ci abbiano dimenticati.» disse con tono fintamente sconsolato mentre gli altri lo guardavano un po’ interdetti a causa del brusco cambio di argomento, poi Metis gli restituì il ghigno e prese dalla tasca della divisa la Mappa del Malandrino che ormai portava sempre con sé.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.» disse, e diede uno sguardo veloce sulla mappa prima di richiuderla con un ‘Fatto il misfatto’.
Si rivolse ai suoi amici e i suo capelli iniziarono a cambiare colore, come al solito quando aveva qualcosa in mente.
«Sbrighiamoci, al terzo piano c’è Marcus Flitt che sta parlando con la professoressa Mcgranitt. È una buona occasione per fargliela pagare per essersi approfittato del malocchio alla scopa di Harry per fare punti.»
Tra gli sguardi un po’ sorpresi degli altri che non l’avevano mai vista esternare così palesemente la sua vena malandrina, Metis raggiunse il terzo piano e si nascose dietro una colonna dalla quale poteva vedere benissimo il capitano dei Serpeverde discutere animatamente con una Mcgranitt piuttosto scocciata per la vittoria secondo lui non valida da parte dei Grifondoro.
«Che cosa vuoi fare?» sussurrò Gideon, appena arrivato dietro di lei con gli altri.
Metis gli rivolse un sorrisetto malizioso alzando la sua bacchetta e puntandola verso la sua vittima.
«Sai, tua madre non era la sola alla quale piaceva inventare nuovi incantesimi. Scorae Vulgaris.»
Dopo aver pronunciato la formula in tutto il corridoio si sentì un rumore di un peto.
La Mcgranitt guardò stupefatta il Serpeverde.
«Signor Flitt! Si contenga per l’amor del cielo!»
«Professoressa, non sono stato io!» provò a difendersi il Serpeverde, prima che un’altra scorreggia lo contraddicesse.
La Mcgranitt lo guardò schifata per un secondo prima di riprendere la sua tipica aria severa.
«10 punti in meno a Serpeverde! La aspetto domani sera nel mio ufficio per scontare la sua punizione, e se continua così le toglierò il doppio dei punti!» disse, prima di avviarsi verso la sala professori.
All’improvviso un altro peto la costrinse a voltarsi.
«20 punti in meno a Serpeverde.» disse, prima di allontanarsi definitivamente e lasciare che il Serpeverde facesse lo stesso.
Per tutto il tragitto fino alla sua sala comune, Marcus Flitt continuò ad emettere scorregge nauseabonde che non smisero fino alla mattina dopo, con grande scorno dei suoi compagni di casa.


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Eccomi di nuovo! Che ne pensate come primo scherzo di Metis? Finalmente si sta comportando come una vera Malandrina! Poi quando lei e Gideon inizieranno a leggere i diari delle loro madri si vedranno delle belle! Alla prossima!

  
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