All'inizio
di novembre cominciò a fare molto
freddo.
Le
montagne intorno alla scuola si tinsero di un
grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte
le
mattine il terreno era coperto di brina.
Dalle
finestre delle scale dei piani superiori
si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da
Quidditch,
infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti dipelo di coniglio
ed
enormi stivali foderati di castoro.
La
stagione del Quidditch era iniziata.
Quel
sabato, Harry, Metis e Gideon avrebbero
giocato la loro prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro
contro
Serpeverde.
Se
avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato
la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.
Quasi
nessuno aveva visto i tre ragazzi giocare,
perché Baston aveva deciso che, essendo le armi segrete
della squadra, non si
doveva sapere della loro presenza in campo. Ma, non si sa come, la
notizia che
avrebbero giocato come Cercatore e Battitori era trapelata, e Metis,
Harry e
Gideon venivano sommersi da ‘in bocca al lupo’ e da
sguardi ammirati da parte
degli altri primini.
In
vista della partita, Metis aveva ritirato
dalla biblioteca il libro ‘Il Quidditch attraverso i
secoli’ e lo aveva
prestato anche a Gideon e ad Harry, nonostante tutti e tre lo avessero
già
letto un centinaio di volte. Anche se non lo davano a vedere, erano
molto in
ansia e cercavano di sfogarsi in ogni modo possibile facendo scherzi
(Harry e
Gideon), ed avvantaggiandosi con le letture (Metis).
Inoltre
Ron, Hermione, Gideon, Harry e Metis
stavano diventando un gruppo sempre più unito e passavano
insieme gran parte
del tempo.
Tutto
ciò era stato possibile grazie soprattutto
allo scontro avvenuto ad Halloween.
Da
quando Harry, Gideon e Ron l'avevano salvata
dal mostro, infatti, Hermione era diventata un po' meno rigida per
quanto
riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto
più simpatica.
Certo,
non sarebbe mai arrivata ad infrangerle
per una sciocchezza, ma per lo meno adesso rideva
nell’osservare gli scherzi
architettati dai ragazzi e non li sgridava più se dedicavano
più tempo a quelli
che allo studio.
Alla
vigilia della prima partita, si trovavano
tutti e cinque fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei
aveva
fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si
poteva
trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano
scaldando
tutti e cinque la
schiena, quando Piton
attraversò il cortile.
Harry
notò immediatamente che zoppicava.
I Malandrini si strinsero intorno al fuoco per
impedirne la vista, visto che erano sicuri fosse proibito.
Purtroppo,
l'espressione colpevole che portavano
dipinta in faccia attirò l'attenzione di Piton. Non aveva
notato il fuoco, ma
sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.
«Che
cosa nascondi là dietro, signor Potter?»
Era
il volume Il Quidditch attraverso i secoli e
Harry glielo mostrò.
«É
proibito portare fuori dagli edifici
scolastici i libri della biblioteca.» disse Piton
«Dammelo. Cinque punti in
meno per Grifondoro.»
«Questa
regola se l'è inventata.» borbottò
Harry
risentito mentre Piton si allontanava zoppicando «Mi chiedo
che cosa si è fatto
alla gamba.»
«Non
lo so, ma spero che gli faccia molto male.»
commentò Gideon amareggiato.
Quella
sera, la sala di ritrovo di Grifondoro
era tutta un brusio di voci.
Harry
si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto
riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero
della
partita dell'indomani, che lo rendeva nervoso.
Ma perché mai doveva aver paura di Piton?
Alzandosi, comunicò agli altri Malandrini che intendeva
andargli a chiedere di
restituirglielo.
«Meglio
te che io.» disse Gideon, ricordando di
come il professore lo detestasse ancora più di Harry e Metis.
Ma
Harry aveva idea che Piton non glielo avrebbe
rifiutato, se alla richiesta fossero stati presenti altri insegnanti.
Ciò
nonostante, la sorella insisté per accompagnarlo,
così si recarono entrambi
davanti alla sala dei professori ed Harry bussò.
Non
ottenne risposta. Bussò ancora. Niente.
«Secondo
te c’è la probabilità che Piton abbia
lasciato il libro là dentro?» disse Harry,
guardando la sorella. Questa fece
spallucce.
«Vale
la pena tentare.»
Con
il fratello dietro di lei, Metis socchiuse
la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si
parò davanti agli occhi. Piton e
Gazza erano nella stanza, soli.
Piton
si teneva il mantello sollevato al disopra
delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maciullata e sanguinante. Gazza
gli
stava porgendo delle bende.
«Dannato
coso.» stava imprecando Piton «Come si
fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?»
Metis
cercò di chiudere la porta senza far
rumore, ma...
«POTTER!»
Con
il volto contorto dall'ira, Piton si abbassò
rapidamente l'abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.
«Mi
chiedevo soltanto se potevo riavere indietro
il mio libro.»
«USCITE
FUORI! FUORI!»
Harry
e Metis se ne andarono prima che Piton
avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro, e risalirono di
corsa le
scale guardandosi con espressione sbigottita.
«Ci
sei riuscito?» chiese Ron quando Harry li
ebbe raggiunti.
«Che
cosa è successo?» domandò invece
Gideon,
notando la faccia strana dei suoi amici.
Bisbigliando
a voce bassissima, Harry raccontò
quel che avevano visto.
«Sapete
che cosa significa questo?» chiese Metis
affannosamente alla fine del racconto.
«Il
giorno di Halloween, Piton ha cercato di
eludere la sorveglianza del cane a tre teste!»
«Ecco
dove stava andando quando lo abbiamo visto
noi ragazzi... sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa
la
guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che
è stato lui a
far entrare il mostro, per creare un diversivo!»
Hermione
li ascoltava con gli occhi sbarrati.
«No...
non lo farebbe mai.» disse «Lo so, non è
molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente
tiene
sotto stretta sorveglianza.»
«Ma
senti un po', Hermione, credi davvero che
tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?»
rimbeccò Ron.
«Io
sono d'accordo con Harry.» lo interruppe
Gideon «Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta
cercando? E a che
cosa fa la guardia quel cane?»
I
Malandrini andarono a dormire con quella
domanda che gli ronzava per la testa.
All'alba
dell'indomani, la giornata si
presentava luminosa e fredda.
Per
le undici, tutta la scolaresca era sugli
spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli.
Anche se
i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile
seguire
quel che succedeva in campo.
Negli
spogliatoi, Harry, Metis, Gideon e il
resto della squadra stavano indossando la loro divisa scarlatta.
Baston
si schiarì la voce per intimare il
silenzio.
«Allora,
ragazzi...» disse.
«...e
ragazze.» completò la Cacciatrice Angelina
Johnson.
«E
ragazze.» convenne Baston «Ci siamo.»
«Il
gran giorno è arrivato.» disse Fred Weasley.
«Il
gran giorno che tutti aspettavamo da tanto.»
gli fece eco George.
«A
proposito, Potter e Black, quando ci presenterete
Lunastorta?» aggiunse, rivolto ai due ragazzi.
Fu
Metis a rispondere, dal momento che i due
sembravano persi nei loro pessimistici pensieri pre-partita.
«É
venuto oggi a vederci giocare. Dopo la
partita ve lo presentiamo.»
Prima
che i due gemelli potessero lasciarsi
andare in versi di giubilo Baston li interruppe.
«Chiudete
il becco, voi due!» disse, ritornando
al suo discorso «Quella di oggi è la squadra
migliore che Grifondoro ha avuto
da anni. Vinceremo. Lo so.»
Li
guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare
i conti con me’.
«Bene.
E’ ora di entrare in campo. In bocca al
lupo a tutti.»
Harry,
Metis e Gideon seguirono Fred e George
fuori dagli spogliatoi ed entrarono in campo salutati da grandi
ovazioni.
Ad
arbitrare la partita sarebbe stata Madama
Bumb che, ritta in mezzo al campo, aspettava le due squadre brandendo
in mano
la sua scopa.
«Mi
raccomando a tutti, voglio una partita senza
scorrettezze.» disse una volta che le due squadre furono
riunite intorno a lei.
Harry
e Gideon notarono che sembrava rivolgersi
in modo speciale al capitano dei Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno
del quinto
anno.
I
boati aumentarono.
«FORZA
METIS! FORZA RAGAZZI!» sentirono urlare
distintamente tra la folla, e a quel punto Harry e Gideon, decisamente
più
rilassati di quando erano entrati nel campo, si concessero di fare
qualche
inchino a beneficio del pubblico.
Dopo
un po' la voce di Madama Bumb pose fine al
loro breve attimo di gloria.
«In
sella alle scope, prego!»
I
tre ragazzi salirono in arcione sulle loro
Nimbus Duemila.
Madama
Bumb soffiò forte nel suo fischietto
d'argento e quindici scope si levarono in volo, in alto, sempre
più in alto. La
partita era iniziata.
«...e
la Pluffa è stata intercettata
immediatamente da Angelina Johnson del Grifondoro... che brava
Cacciatrice è
questa ragazza, e anche piuttosto carina...»
«JORDAN!»
«Chiedo
scusa, professoressa.»
A
commentare la partita era Lee Jordan, l'amico
dei due gemelli Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa
Mcgranitt.
«...La
ragazza si muove davvero veloce, lassù.
Effettua un passaggio puntuale a Fred Weasley... indietro
alla Johnson e... no, la Pluffa è stata intercettata dal
capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che
vola alto
come un'aquila... sta per... no, bloccato da un'ottima azione
del Portiere del Grifondoro Baston, e il
Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco il
Cacciatore del
Grifondoro George Weasley... bella picchiata intorno a Flitt, poi di
nuovo
su... AHI!... deve avergli fatto male quel colpo di Bolide dietro la
testa! La
Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta birra
verso i
pali della porta, ma è bloccato da un secondo Bolide
lanciatogli
contro da Metis Potter, la nuova recluta
dei Grifondoro! È davvero un portento! Chi se lo aspettava
che una bambina come
lei avesse tanta forza in corpo...»
«JORDAN!»
«…
comunque, davanti a lei il campo è sgombero,
e si allontana e letteralmente vola via, schiva un micidiale Bolide...
è
davanti alla porta - vai, Angelina! - il Portiere Bletchley si tuffa...
manca
il bersaglio... IL GRIFONDORO HA SEGNATO!»
L'aria
gelida fu saturata dall'applauso dei
Grifondoro e dalle urla e dai fischi dei Serpeverde.
«Spostatevi
un po', voi, scorrete più giù.»
«Hagrid!»
Ron
e Hermione si strinsero per far posto a
Hagrid vicino a loro.
«Finora
ho guardato dalla mia capanna.» disse
Hagrid mostrando orgogliosamente un grosso binocolo che gli pendeva sul
petto «Ma
non è mica lo stesso che allo stadio! Il Boccino finora non
s'è visto, eh?»
«No.»
disse Ron «Finora Harry non ha avuto un
granché da fare, al contrario di Metis e Gideon.»
«FORZA
METIS! DAI GIDEON! BUTTATE GIU’ DA QUELLE
SCOPE QUELLE INFIDE SERPI!» urlò Hermione,
guadagnandosi un’occhiata stupefatta
da parte di Ron che non l’aveva mai vista tanto coinvolta da
qualcosa.
In
alto, sopra le loro teste, Harry correva qua
e là a cavallo della scopa, strizzando gli occhi per
avvistare il Boccino.
Questo faceva parte del piano di gioco che aveva messo a punto insieme a
Baston.
«Tieniti
fuori tiro finché non vedi il Boccino.»
gli aveva detto Baston «inutile esporsi ad attacchi prima del
necessario.»
Quando
Angelina aveva segnato, Harry aveva fatto
un paio di giri della morte per dare sfogo all'euforia, ma ora era
tornato a
scrutare il campo in cerca del Boccino. A un certo punto, aveva
intravisto uno
sprazzo dorato, ma era soltanto un riflesso dell'orologio da polso di
uno dei
gemelli Weasley, e un'altra volta un Bolide aveva deciso di schizzare
verso di
lui come una palla di cannone, ma lui l'aveva schivato e Gideon si era
messo a
inseguirlo.
«Tutto
bene da quelle parti, Harry?» aveva avuto
il tempo di gridargli, mentre colpiva furiosamente il Bolide
indirizzandolo
contro Marcus Flitt.
«Palla
ai Serpeverde.» stava dicendo Lee Jordan
«Il Cacciatore Pucey schiva due Bolidi, Potter, Black e la
cacciatrice Johnson,
e avanza veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il
Boccino?»
Un
mormorio percorse gli spalti, mentre Adrian
Pucey lasciava cadere la Pluffa, troppo preso a seguire con lo sguardo
il lampo
dorato che gli aveva sfiorato l'orecchio sinistro ed era passato
oltre.
Harry
lo vide. In un impeto di eccitazione, si
tuffò in picchiata dietro quella scia d'oro. Anche il
Cercatore del Serpeverde,
Terence Higgs, lo aveva avvistato.
Testa
a testa, si lanciarono entrambi alla
rincorsa del Boccino, e intanto sembrava che i Cacciatori avessero
dimenticato
il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a guardare.
Harry
era più veloce di Higgs: vedeva la pallina
rotonda che ad ali spiegate risaliva davanti a lui. Diede un'accelerata
potente...
WHAM!
Un boato di rabbia venne dai Grifondoro,
sotto di loro.
Marcus
Flitt aveva bloccato Harry di proposito e
la scopa di Harry sbandò, mentre il ragazzo cercava
disperatamente di reggersi
in sella.
«Fallo!»
gridarono i Grifondoro, mentre Metis e
Gideon gridavano epiteti poco carini all’indirizzo del
Serpeverde.
Madama
Bumb si rivolse a Flitt con parole irate
e poi ordinò un rigore a favore del Grifondoro. Ma, come era
da aspettarsi, in
tutta quella confusione il Boccino era scomparso di nuovo.
Lee
Jordan trovava difficile mantenersi distaccato.
«Quindi...
dopo questa lampante e ignobile
scorrettezza...»
«Jordan!»
ringhiò la professoressa Mcgranitt.
«Voglio
dire, dopo questo fallo palese e
schifoso...»
«Jordan,
ti avverto...»
«E
va bene. Flitt per poco non ammazza il
Cercatore del Grifondoro, il che naturalmente può succedere
a chiunque, quindi
un rigore per i Grifondoro, battuto da George Weasley che mette in rete
senza
difficoltà e il gioco prosegue, con i Grifondoro ancora in
possesso di palla.»
Quando
Harry evitò un altro Bolide che gli passò
pericolosamente vicino alla testa, la sua scopa, d'un tratto, ebbe uno
scarto
pauroso. Per una frazione di secondo, il ragazzo credette di essere sul
punto
di cadere. Si afferrò stretto stretto al manico della scopa
serrando le
ginocchia. Non aveva mai provato niente di simile.
Poi
accadde di nuovo. Era come se la scopa
stesse cercando di disarcionarlo. Ma una Nimbus Duemila non decideva da
sola,
tutto d'un tratto, di disarcionare il suo cavaliere. Harry
cercò di tornare
indietro verso i pali della porta del Grifondoro - aveva una mezza idea
di
chiedere a Baston di far fischiare un intervallo - ma poi si rese conto
che la
scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi.
Non
riusciva a sterzare. Non riusciva a
dirigerla dove voleva.
Zigzagava
nell'aria dando dei violenti scossoni
che stavano per disarcionarlo.
Lee
stava ancora commentando.
«Palla
al Serpeverde... Flitt ha la Pluffa...
oltrepassa il primo Weasley... supera il secondo... viene colpito in
faccia da
un Bolide, spero che gli abbia rotto il naso... ma no, professoressa,
sto solo
scherzando... il Serpeverde segna... oh, no...»
I
Serpeverde esultarono. Nessuno sembrava
essersi accorto che la scopa di Harry si stava comportando in modo
strano.
Lentamente, a sbalzi e a strattoni, lo stava trasportando sempre
più in alto,
lontano dal gioco.
D'un
tratto, gli occhi di tutti furono puntati
su Harry: la sua scopa aveva cominciato a fare le capriole, mentre lui
riusciva
a stento a reggersi in sella. Poi tutti gli spettatori trattennero il
fiato.
La scopa aveva dato uno strattone fortissimo e
Harry era stato disarcionato. Ora il ragazzo penzolava giù,
reggendosi al
manico con una sola mano.
«È
successo qualcosa alla scopa quando Flitt lo
ha bloccato?» sussurrò Seamus.
«Impossibile.»
disse Hagrid con voce tremante «Niente
può fare ammattire una scopa tranne una potente magia
nera... e nessuno dei
ragazzi sarebbe capace di fare una cosa simile a una Nimbus
Duemila.»
A
queste parole Hermione afferrò il binocolo di
Hagrid, ma anziché guardare in alto verso Harry,
cominciò febbrilmente a
scrutare le file del pubblico.
«Ma
che diavolo stai facendo?» chiese Ron con la
faccia livida.
«Lo
sapevo!» ansimò Hermione «Piton...
guarda!»
Ron
afferrò il binocolo. Piton stava sulla gradinata
dirimpetto alla loro, teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava
qualcosa
sottovoce.
«Sta
facendo il malocchio alla scopa.» disse
Hermione.
«E
ora che facciamo?»
«Lascia
fare a me.»
Prima
che Ron potesse proferire un'altra sola
parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il
binocolo su Harry: la
scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato
praticamente impossibile
tenercisi
attaccato ancora a lungo. Gli
spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre la
sorella e
Gideon volavano in suo soccorso, cercando di trarlo in salvo su una
delle loro
scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry
faceva
un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero
in cerchio sotto
di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al
volo quando fosse caduto.
Marcus
Flitt, impossessatosi della Pluffa, segnò
cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
«Dai,
Hermione, sbrigati!» mormorava Ron
disperato.
Hermione
si era fatta largo tra gli spettatori
per raggiungere il palco dove si trovava Piton e ora stava correndo
lungo la
fila di sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per
chiedere scusa al
professor Raptor, quando lo urtò facendolo cadere a faccia
avanti.
Una
volta raggiunto Piton, si accucciò, tirò fuori
la bacchetta magica e bisbigliò alcune parole scelte con
cura. Dalla sua bacchetta
sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l'orlo dell'abito
di
Piton.
Ci
vollero forse trenta secondi perché Piton si
rendesse conto di aver preso fuoco, e un improvviso grido di dolore
fece capire
alla ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il
fuoco e lo rinchiuse
in un piccolo barattolo, se lo mise in
tasca, e rifece il percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel
che era
successo, ma era bastato. Su in aria, Harry riuscì d'un
tratto a rimettersi a
cavallo della sua scopa e stava scendendo in picchiata verso terra
quando gli
spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se
stesse per
dare di stomaco: cadde carponi sul terreno di gioco,
tossì... e qualcosa di
dorato gli cadde in mano.
«Ho
preso il Boccino!» gridò agitandolo sopra la
testa, e la partita terminò nel caos generale.
«Non
l'ha preso, l'ha quasi inghiottito»
strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma tanto non aveva
importanza. Harry
non aveva violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunciando a
squarciagola
il risultato: il Grifondoro aveva
vinto per centosettanta a sessanta.
«Siete
stati grandi ragazzi.» disse Remus,
quando accolse Harry, Metis e Gideon fuori dallo spogliatoio di
Grifondoro dopo
la partita.
«REMUS!»
urlarono i tre, e si fiondarono tra le
sue braccia.
L’uomo
li abbracciò con affetto prima di
staccarsi e guardarli per bene.
«Siete
proprio cresciuti… mi sembra ieri che vi regalai
la vostra prima
scopa e adesso avete già
vinto la vostra prima partita! A proposito, ma cosa è
successo alla tua scopa,
Harry?» domandò, preoccupato «Mi
sembrava che non ne avessi più il controllo
ma, prima che potessi fare qualcosa, eri già montato in
sella. Stai bene
adesso?»
Harry
alzò gli occhi al cielo.
«Sì,
mamma. Mi ero un po’ spaventato all’inizio,
ma adesso mi rode solo che questo ha permesso alle serpi di segnare
qualche
punto!»
«Non
prenderla sul ridere.» lo ammonì Metis
«Qualcuno
ha maledetto la tua scopa e nessuno ci assicura che non ci possa
riprovare.»
Prima
che Harry potesse replicare, Remus
interruppe i due cacciando fuori due pacchi.
A
Metis si illuminarono gli occhi.
«Sono
quelli gli oggetti che appartenevano ai
nostri genitori?!»
Improvvisamente
anche Harry e Gideon si fecero
attenti, e in un attimo stapparono i due pacchi dalle braccia di Remus.
«Si,
sono proprio quelli. Quello verde è per te
e per Harry, mentre quello azzurro per Gideon. Sapete,
alla vostra età Lily ed Emmeline tenevano dei diari nei
quali
scrivevano rispettivamente le pozioni e gli incantesimi che
inventavano. Li
avevano dati a me quando avevano capito che Voldemort dava loro la
caccia,
facendomi promettere che ve li avrei dati una volta entrati ad
Hogwarts. Mi era
completamente passato di mente fino a qualche tempo fa, ma ora credo
sia il
momento che li abbiate voi.
Oltre
agli incantesimi e alle pozioni, in quei
diari ci sono anche i pensieri che hanno accompagnato le vostre madri
negli
anni qui ad Hogwarts. Io non li ho letti, ma credo che grazie a questi
imparerete
a conoscerle meglio.»
Remus
guardò le espressioni dei tre ragazzi e si
commosse vedendoli tutti, in special modo Gideon, con gli occhi lucidi.
Sapeva
che lui era quello che, fra tutti, aveva sofferto di più per
la mancanza dei
genitori. Remus non aveva saputo dirgli quasi nulla su suo padre
perché non lo
aveva conosciuto, e quello che sapeva su sua madre era poco e niente.
Quel
diario era quindi quanto di più concreto potesse
dargli per permettergli di formarsi finalmente un’idea
precisa su come fosse
stata Emmeline Vance.
All’improvviso
due figure si avvicinarono al quartetto,
e Gideon e Metis nascosero subito i due diari stampandosi poi in faccia
un
sorriso che ritenevano allegro.
I
due gemelli Weasley fissarono Remus con uno
sguardo reverenziale.
«Sei
tu Lunastorta?» dissero all’unisono.
«S-si,
sono io.»
Gideon,
Metis ed Harry scoppiarono a ridere
vedendo la faccia un po’ spaventata di Remus, il quale
sembrava aver già
inquadrato il carattere dei due gemelli.
«Remus,
ti presentiamo Fred e George Weasley,
sono loro che ci hanno dato la mappa. Fred, George, questo è
Remus Lupin, per
gli amici Lunastorta, terzo malandrino per eccellenza!» disse
Harry, facendo le
presentazioni.
Vide
Fred e George accennarsi un sorrisetto
malefico d’intesa prima di trascinare di peso un povero ed
esterrefatto Remus
verso il castello.
«Ron
ed Hemione vi aspettano da Hagrid, a
proposito…»
«…e
salutate Lunastorta perché adesso ce lo
prendiamo un attimo noi…»
«…Raccontaci
tutti i tuoi più oscuri segreti o
Grande Portatore di Misfatti!»
Dopo
aver salutato da lontano Remus ed avergli
promesso di scrivergli presto, Harry, Gideon e Metis si avviarono verso
la
capanna di Hagrid dove, davanti ad una tazza di tè, insieme
a Ron e a Hermione
iniziarono a discutere circa l’incidente avvenuto durante la
partita.
«É
stato Piton.» spiegava Ron «Hermione e io lo
abbiamo visto: stava lanciando una maledizione sulla tua scopa,
borbottava e
non ti levava gli occhi di dosso.»
«Stupidate!»
disse Hagrid che non aveva sentito
una sola parola di quel che era accaduto a un passo da lui, sugli
spalti.
«E
perché mai Piton doveva fare una cosa del
genere?»
I
cinque Malandrini si guardarono l'un l'altro,
chiedendosi che cosa dovessero dirgli. Harry decise per la
verità.
«Ho
scoperto qualcosa sul suo conto.» disse a Hagrid
«Il giorno di Halloween, ha cercato di eludere la guardia del
cane a tre teste.
E quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane
sorveglia,
qualunque cosa sia.»
Hagrid
si lasciò cadere di mano la teiera.
«E
voi che ne sapete di Fuffi?»
«Fuffi?»
«Sì...
è mio... l'ho comperato da un tizio, un
greco che ho incontrato al pub l'anno scorso... L'ho prestato a Silente
per
fare la guardia a...»
«Sì?»
disse Metis, desiderosa di saperne di più.
«No,
non chiedetemi niente altro.» disse Hagrid
scontroso «Éuna cosa segretissima!»
«Ma
Piton sta cercando di rubarlo!»
«Stupidate!»
tornò a ripetere Hagrid «Piton è un
insegnante di Hogwarts, vuoi che faccia una cosa del genere?»
«E
allora perché poco fa ha cercato di ammazzare
Harry!» gridò Hermione.
A
quanto pareva, gli avvenimenti di quel
pomeriggio le avevano fatto cambiare idea sul conto di Piton.
«Senti
un po' Hagrid, io lo capisco quando qualcuno
sta facendo il malocchio, ho letto tutto sull'argomento! Bisogna
mantenere il
contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L'ho visto
benissimo!»
«E
io vi dico che prendete un granchio.» disse
Hagrid accalorandosi.
«Non
so perché la scopa di Harry si è comportata
in quella maniera, ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno
studente! E
ora statemi bene a sentire tutti e cinque: vi state immischiando in
cose che
non vi riguardano. E’ pericoloso. Scordatevi del cane,
dimenticate a cosa fa la
guardia. Questa è tutta una faccenda fra Silente e Nicolas
Flamel...»
«Aha!»
disse Gideon, con aria soddisfatta «Allora
c'è di mezzo qualcuno che si chiama Nicolas
Flamel!»
Sul
volto di Hagrid si dipinse un'espressione
furente e indispettita, e cinque ritenerono fosse meglio andarsene
prima di
farlo arrabbiare ulteriormente.
Giunti
al castello, continuarono a discutere su
ciò che avevano appena appreso dal guardiacaccia
finchè Gideon non si fermò di
botto ed assunse un ghignetto malandrino.
«Ragazzi,
che ne dite di fare uno scherzo a
qualche Serpeverde? Sapete, ho proprio bisogno di ritornare alla
vecchia
routine. Nell’ultimo periodo i Malandrini non si sono fatti
sentire e ho paura
che le nostre carissime serpi ci abbiano dimenticati.» disse
con tono
fintamente sconsolato mentre gli altri lo guardavano un po’
interdetti a causa
del brusco cambio di argomento, poi Metis gli restituì il
ghigno e prese dalla
tasca della divisa la Mappa del Malandrino che ormai portava sempre con
sé.
«Giuro
solennemente di non avere buone
intenzioni.» disse, e diede uno sguardo veloce sulla mappa
prima di richiuderla
con un ‘Fatto il misfatto’.
Si
rivolse ai suoi amici e i suo capelli iniziarono
a cambiare colore, come al solito quando aveva qualcosa in mente.
«Sbrighiamoci,
al terzo piano c’è Marcus Flitt
che sta parlando con la professoressa Mcgranitt. È una buona
occasione per
fargliela pagare per essersi approfittato del malocchio alla scopa di
Harry per
fare punti.»
Tra
gli sguardi un po’ sorpresi degli altri che
non l’avevano mai vista esternare così palesemente
la sua vena malandrina,
Metis raggiunse il terzo piano e si nascose dietro una colonna dalla
quale
poteva vedere benissimo il capitano dei Serpeverde discutere
animatamente con
una Mcgranitt piuttosto scocciata per la vittoria secondo lui non
valida da
parte dei Grifondoro.
«Che
cosa vuoi fare?» sussurrò Gideon, appena
arrivato dietro di lei con gli altri.
Metis
gli rivolse un sorrisetto malizioso
alzando la sua bacchetta e puntandola verso la sua vittima.
«Sai,
tua madre non era la sola alla quale
piaceva inventare nuovi incantesimi. Scorae Vulgaris.»
Dopo
aver pronunciato la formula in tutto il
corridoio si sentì un rumore di un peto.
La
Mcgranitt guardò stupefatta il Serpeverde.
«Signor
Flitt! Si contenga per l’amor del cielo!»
«Professoressa,
non sono stato io!» provò a
difendersi il Serpeverde, prima che un’altra scorreggia lo
contraddicesse.
La
Mcgranitt lo guardò schifata per un secondo
prima di riprendere la sua tipica aria severa.
«10
punti in meno a Serpeverde! La aspetto
domani sera nel mio ufficio per scontare la sua punizione, e se
continua così le
toglierò il doppio dei punti!» disse, prima di
avviarsi verso la sala
professori.
All’improvviso
un altro peto la costrinse a
voltarsi.
«20
punti in meno a Serpeverde.» disse, prima di
allontanarsi definitivamente e lasciare che il Serpeverde facesse lo
stesso.
Per
tutto il tragitto fino alla sua sala comune,
Marcus Flitt continuò ad emettere scorregge nauseabonde che
non smisero fino
alla mattina dopo, con grande scorno dei suoi compagni di casa.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Eccomi
di nuovo! Che ne pensate come primo
scherzo di Metis? Finalmente si sta comportando come una vera
Malandrina! Poi
quando lei e Gideon inizieranno a leggere i diari delle loro madri si
vedranno
delle belle! Alla prossima!