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Autore: __Stella Swan__    03/02/2013    1 recensioni
«Troveremo Victor, Kim. Te lo prometto».
«Non promettere cose che no puoi mantenere», lo rimproverò il mio ragazzo. Sospirai.
Che diavolo stavo facendo? Non mi riconoscevo più. Non era da me torturare i vampiri – anche se amavo ucciderli – e tantomeno rivolgermi verso i miei unici amici in quel modo. Stavo cambiando di nuovo? Non volevo tornare la principessa di ghiaccio, no. Quello era solo un triste ricordo.
Ora ero Kimberly Sarah Drake, cacciatrice di vampiri.
(Estratto dal primo capitolo)
Terzo episodio della saga di ICE HEART.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ice Heart Saga.'
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Kim - La nuova cacciatrice


«Ti voglio bene Kim».
«No Megan, aspetta!». Non riuscii più a vederla. Tutto quel bianco, quella luce, quella sensazione di serenità erano scomparsi definitivamente. Ora potevo vedere solamente del nero e riuscivo a percepire qualsiasi cosa intorno a me.
Innanzitutto, c’erano delle persone che parlavano. Anzi, più che parlare sembravano litigassero. Poi si era fatto improvvisamente silenzio. Potevo sentire tre cuori che battevano: due a ritmo normale, uno un po’ più accelerato. Forse era della persona che stava urlando.
Però, non riuscivo a capire in che posto mi trovassi.
Sentivo odore di chiuso, come se mi avessero messa in una stanza priva di finestre. O forse ero dentro ad una bara? Solo lì dentro poteva esserci un odore così nauseante.
Socchiusi gli occhi ed una luce forte mi accecò subito. Li strizzai per tentare di abituarmici. Riuscivo a vedere perfettamente qualsiasi cosa: il soffitto liscio, bianco, così come le pareti della stanza. C’erano degli scaffali con delle provette sopra. Alcuni libri di microbiologia e chimica, strumenti di laboratorio.
Ero forse in quello di Irvine?

Quando aprii completamente gli occhi, ciò che vidi erano due iridi viola che mi stavano studiando. Lo riconobbi subito.
Derek.
Aveva un sorriso bellissimo dipinto in volto, sembrava quasi volesse piangere. Ed aveva gli occhi lucidi, effettivamente. «Bentornata», cantò dolcemente. Non riuscii a parlare perché non trovavo nemmeno le parole. Eppure tutto ciò che riuscivo a fare era guardarlo attentamente, perché mi sembrava avere qualcosa di diverso dal solito. Riuscivo a vedere meglio l’azzurro nascosto dal viola delle sue iridi, ogni piccolo capillare.
Come facevo ad essere lì e perché c’era anche lui? Non ero forse morta?
Mi aveva uccisa Victor... Eppure ero ancora viva. Che fosse stata la mia immaginazione? Era l’unica risposta possibile, perché io non ero morta.
E poi, un’altra testa occupò la mia visuale.
Gabriel...
Scansò Derek, piazzandosi esattamente davanti ai miei occhi, troppo vicino. Mi sentivo soffocare. «Kim», mormorò tentando di sfiorarmi il viso e subito sentii qualcosa: aveva un profumo buonissimo, estremamente dolce. Iniziai a sentire il petto andare a fuoco. Che sensazione strana...
Eppure mi venne automatico spingerlo via ed allontanarmi da lui il più possibile, andando a sbattere contro la parete opposta, accanto alla finestra. Fuori era buio e le nuvole avevano coperto il cielo. Tutti mi fissavano spaventati ed io cominciai a respirare a fatica. L’aria era insipida e non mi calmava affatto.
Ora, oltre al petto, bruciavano anche occhi e gola, in particolar modo quest’ultima. La strinsi così forte, quasi da soffocarmi. E continuavo a sentire quell’odore così dolce e nauseante nello stesso momento. Avrei voluto assaggiarlo, eppure qualcosa dentro di me si rifiutava categoricamente.
«Kim», disse ancora, questa volta con un filo di voce. Riuscii però a sentirlo perfettamente.
«Stai lontano da me», tentai di ringhiare, ma non ci riuscii bene. Era come se la mia voce fosse cambiata, perché sembrava di più al suono delle campane. Come quando parlava Derek.
Quando alzai gli occhi, vidi che Gabriel era preoccupato per qualche strano motivo. Aveva la bocca semiaperta ed io non riuscivo a non guardargli altro se non il collo...
Feci un passo in avanti e nello stesso tempo mi schiacciai ancora contro il muro. Mi accasciai a terra, cercando di tapparmi le orecchie e strizzare gli occhi. La gola bruciava maledettamente, adesso.
«Perché fa così?», chiese Gabriel, evidentemente spaventato e preoccupato.
«Non ci arrivi da solo? Ha sete!», gridò Derek. In quel momento, i miei pensieri si bloccarono. Aprii gli occhi, incredula di quelle stesse parole. Mi alzai a stento, rimanendo di fronte a tutti loro. Derek, Gabriel, mio padre e Logan.
Ingoiai la saliva. «Sete?», domandai sospettosa. «Di cosa? Cosa stai dicendo?».
«Kim», sospirò Derek, avvicinandosi. In meno di un secondo, lo stavo tenendo stretto per la gola, contro la parete. E mi resi conto che gli stavo facendo male.
Com’era possibile tutto questo? Ai miei colpi non doveva sentire nulla.
«Non è più così ormai», rantolò mezzo soffocato. Lo lasciai andare, continuando a non capire. Mi toccai il collo, ricordando che Victor mi aveva morsa. Anzi, mi aveva uccisa. Poi mi concentrai su Derek e riconobbi il suo profumo: era sempre lo stesso, eppure sentivo che c’era qualcosa di diverso.
«Cos’è successo dopo che Victor mi ha morsa?», domandai confusa, insicura che fossa la domanda esatta. Mi voltai verso gli altri, che avevano tutti le labbra strette. Logan guardò mio padre per una frazione di secondo, ma non riuscii a capire quella sua occhiata. Poi, incontrai ancora quelle iridi violacee. Sembravano velate di una tristezza profonda, mentre mi guardavano.
Fece un profondo respiro. «Sei morta», sussurrò così piano che quasi feci fatica a sentirlo. Scossi la testa, sconvolta. «Ti ho dato da bere il mio sangue», continuò insicuro.
Mi sentii rigida, un palo di ferro. E senza voler credere alle sue parole, mi voltai lentamente verso Gabriel, mentre la memoria cominciava a tornarmi. «Perché hai lanciato quella boccetta d’acqua santa contro Victor?».
Abbassò la testa. «Kim, io...», cominciò intristito.
«Perché non avete lasciato che mi finisse del tutto?».
«Calmati, per favore...».
«Mi avete fatto diventare una vampira?!», chiesi sputando quell’ultima parola. Ma tutta la mia accusa fu riversata su Derek. Quindi, il sangue che scorreva nelle mie vene era il suo, l’odore che avevo sentito era il suo. Ed il profumo su Gabriel era quello del suo sangue.
«Kim, era il tuo destino», intervenne mio padre, con tono pacato e tranquillo. Mi voltai verso di lui, incenerendolo. Eppure, non riuscii a tenere lo stesso sguardo così a lungo, perché quegli occhi verde giada erano identici ai miei e a quelli di mia madre, o di Megan. E non riuscivo ad essergli ostile.
Poi, inaspettatamente, Gabriel si avvicinò a me e mi strinse tra le sue braccia: era caldo sulla mia pelle, quasi bollente. La sua presa sembrava debole da un lato, forse perché ormai non ero più umana. Percepii che tutti si erano irrigiditi a quel gesto. In particolar modo Derek.
«Kim, mi dispiace», sussurrò al mio orecchio. Alzai le mani e cercai di non stringerlo troppo fortemente. Ed appena chiusi gli occhi, quell’odore mi colpì di nuovo come una mazzata allo stomaco. Bruciavo, ovunque. Ed ero così vicina al suo collo, riuscivo a vedere perfettamente le vene blu che contenevano il suo sangue, sotto quel piccolo strato di pelle chiara e debole.
Senza volerlo, mi avvicinai ancora di più, socchiudendo le labbra.
Fu allora che Derek mi prese per i fianchi e mi tirò indietro, allontanando Gabriel con una mano. Di nuovo stavo annaspando l’aria, mentre mostravo i denti. Il cuore di tutti i presenti cominciò a battere ferocemente, in particolar modo quello di Gabriel.
Solo in quel momento mi accorsi che ero cambiata anche fisicamente. Vedevo che i miei boccoli erano nero pece, non più color cioccolato come una volta. Un accidente della trasformazione? Sicuramente ora anche io avevo delle zanne al posto dei canini. Preferii non controllare personalmente, però. Non volevo spaventarli più di quanto non avessi già fatto.
«E’ meglio che non ti avvicini più così tanto», lo avvertì Derek con voce severa, tenendomi stretta, «è già un miracolo che sia riuscita a trattenersi».
«E’ una dote questa», mormorò Irvine. Cercai di calmarmi e cancellare quel delizioso profumo dalla mia mente. «Ora lei è una vampira, diversa da tutti gli altri, unica nella sua specie. Non sappiamo cosa sia in grado di fare. Forse l’autocontrollo è merito di questo».
«No», lo contraddisse sempre il vampiro, «non lo ha fatto perché non vuole fare del male alle persone che ama». Io non dissi nulla, ma serrai la bocca e continuavo a respirare affannosamente col naso.
Gabriel non mi perdeva d’occhio nemmeno per un minimo secondo. Come se avesse voluto controllare tutti i miei movimenti. Faceva bene, da un lato. Potevo sempre perdere il lume della ragione e tentare di attaccarlo.
«Perché lo avete fatto?», chiesi in un sussurro. «Perché mi avete trasformata in una vampira e non mi avete lasciato morire?».
Logan si schiarì la voce, ma lo anticipò mio padre: «Non potevamo abbandonarti, Kim. Cerca di capire, sarebbe stato insopportabile per noi non averti più per sempre».
«Così, meglio avermi mezza morta e nei panni di una spietata assassina, invece che morta e felice in paradiso», ironizzai.
Gabriel mi inchiodò al pavimento con  quegli occhi blu oceano. «Derek ha fatto tutto da solo. Ed infondo, sono d’accordo con tuo padre: non volevamo perderti per nessuna ragione al mondo».
Gli concessi un sorriso. «Quindi tu non volevi che venissi trasformata».
Gabriel strinse i denti, voltandosi dall’altra parte. Non riusciva più a reggere il mio sguardo. «Tu non volevi diventare una vampira, io volevo solo esaudire il tuo desiderio. Ma a quanto pare, è troppo tardi».
«Qualcuno deve pur vendicarsi su Victor», intervenne Logan, «Se c’è qualcuno che può ucciderlo qui, sei tu».
Soffocai una risata isterica. «Già, ma a quanto pare non sono forte abbastanza, dato che mi ha già ucciso una volta».
«Non eri forte abbastanza», mi corresse Derek. «Adesso potrai finalmente vendicarti. Per Megan, per Hilda, per te stessa».
Mi allontanai da lui, scappando alle sue braccia. «Tutto questo è ridicolo! Mi avete fatta diventare un mostro solamente per far sì che io compissi la mia vendetta? Quanto devo essere sembrata egoista per spingervi a questo?». Nessuno di loro mi rispose. Derek se l’era un po’ presa per il fatto che considerassi la sua – ed ora anche mia – specie come dei mostri.
Ma era così, dopo tutto.
Continuavo a ripetermelo anche dopo che mamma era stata trasformata e solo perché ora lo ero anche io non voleva dire che era cambiato il mio punto di vista. Anzi, ora era peggio ancora.
Odiare me stessa.... Avrei mai pensato di arrivare a tanto?
«Anche tu avresti fatto la stessa cosa se si fosse trattato di uno di noi», mormorò Logan a bassa voce, come se non avesse voluto farsi sentire. Ma purtroppo per lui, ormai i miei sensi erano più fini, acuti. E riuscivo a capirlo perfettamente.
«Questo non lo so, ma di certo io n- non...». Sentii la testa scoppiare, di nuovo. Era come quando quel fischio mi distruggeva i timpani. Sentivo delle voci in più, i loro pensieri iniziarono a vorticare nella mia testa. Chiusi gli occhi per calmarmi, mettere di nuovo bene tutto a fuoco.
Ma vidi solamente del nero.
 
Quando riaprii gli occhi non ero più a casa mia, lo percepivo dall’odore dell’aria.
Innanzitutto, non c’era nessuno intorno a me, perché non sentivo dei cuori che battevano. E non sentivo nessun profumo in particolare. Uno solo che attirò la mia attenzione: un odore già sentito prima, ma che non riuscivo ancora ad associare bene. Mi sarei dovuta abituare, purtroppo.
Mi tirai su con la schiena, massaggiandomi la testa. Il male era passato per fortuna e con sé aveva portato via tutte quelle voci. Avevo sentito i pensieri di mio padre, di Gabriel e di Logan. Oltre a quelli di Derek, che ormai riuscivo già a percepire nei miei ultimi giorni da umana.
Mi trovavo su un letto morbido, in una stanza che avevo già visto.
La stanza di Derek, al pensionato della signora Montgomery. Lì era rimasto tutto come l’ultima volta: la scrivania ricoperta di fogli, la cassapanca con lo scrigno che – inizialmente – non ero riuscita ad aprire. Mi alzai in piedi. Derek era accanto alla finestra, mentre fissava qualcosa nel bosco accanto al pensionato. Non dissi nulla, né mi mossi ulteriormente.
«Non mi guardare così», cantò dolcemente, spostando le sue iridi viola su di me. «Non odiarmi, per favore».
Strinsi i denti. Avevo pensato di odiarlo, ma davvero, non ci riuscivo. Infondo mi aveva già salvata diverse volte e poi se mi aveva trasformata era perché non voleva perdermi del tutto. «Intanto è impossibile, anche se me lo ordinassi», borbottai ridacchiando, avvicinandomi alla scrivania. Lui non mi perdeva d’occhio, proprio come aveva fatto Gabriel nel laboratorio a casa mia.
«Beh, forse avresti dovuto odiarmi già da umana. Sarebbe stato tutto molto più semplice».
«Perché sono qui?», chiesi ignorando le sue parole. Guardai i fogli che riguardavano i miei dati personali. Li avevo già visti l’ultima volta che ero piombata lì all’improvviso.
«Perché sei debole. Non avevi forza abbastanza per reggerti e sei svenuta». Mi voltai, aggrottando la fronte. Ora era davanti al letto, le mani sui fianchi. Ancora intento ad osservarmi cautamente.
Socchiusi gli occhi. «Avevano paura di me», sussurrai. Non era una domanda, anzi. Derek lo aveva capito bene.
«I tuoi occhi non sono più gli stessi», spiegò. Cosa?, mi chiesi mentalmente. In mezzo secondo mi piombai nel bagno, davanti allo specchio.
Aveva ragione.
Quelle iridi verdi che appartenevano alla mia famiglia erano scomparse: ora erano azzurro cielo, con qualche scaglia di viola. Molto simili a quelli di Derek, se non fosse stato per il contorno verde scuro, l’unica cosa che non era ancora cambiata del mio lato umano. Potevo notare ancora meglio i boccoli neri, molto tetri, che scendevano dolcemente sulle mie spalle.
La pelle era lattea, diafana, bellissima. E le labbra erano leggermente più scure, quasi viola. Mi ricordò quando Megan aveva freddo. Le sue labbra erano così scure, come quelle che avevo in quel momento.
«Prima, davanti a Gabriel, li avevi rossi», continuò pacatamente. Dopo un’ultima occhiata allo specchio, uscii dal bagno, a passo umano.
Avevo la testa bassa. «Rossi?», domandai.
«Non erano nemmeno diventati neri, ma direttamente rossi. Questo è l’effetto che ha su di noi il sangue». Appena finì quella frase, sentii la gola pizzicarmi. L’odore di Gabriel era davvero invitante, mi aveva davvero mandato in confusione. Tanto che avevo quasi rischiato di attaccarlo.
E se il profumo era così dolce, chissà il gusto...
Mi portai istintivamente una mano alla gola e con l’altra mi appoggiai alla scrivania. Ecco di nuovo quella sensazione di sete, come se stessi soffocando. «Derek... mi sento...bruciare», rantolai con poca voce, quasi rauca.
E senza nemmeno pensarci, appena Derek aveva fatto un passo verso di me, lo bloccai sul letto, continuando a respirare a fatica. Anche gli occhi ora bruciavano e le labbra sembravano essere cosparse di pepe, o di qualcosa di piccante. Lui mi fissava, in silenzio.
«Fallo», disse in un sussurro. E senza aspettare, lasciai che i miei canini lo perforassero dolcemente. Speravo almeno di non avergli fatto troppo male. Gli tenevo i polsi in una presa ferrea, impossibile da sciogliere per un umano. Non capivo nemmeno io il perché, dato che Derek nemmeno tentava di opporsi.
Anzi, si era rilassato ed alzò il mento. Sentii che qualche goccia di sangue era scappata, scendendo lungo il suo collo. E come quando mi aveva morsa lui, lo leccai per non sporcarlo, riprendendo poi a bere.
Aveva un gusto dolce ed era caldo. Mi sentivo bene, in quel momento. Il sangue aveva cominciato a circolare nelle mie vene e sentivo il petto tiepido, come se fossi stata ancora viva. Il mio cuore non batteva, ma era come se lo stesse facendo mentre bevevo da lui. Non avevo mai capito il piacere che poteva provare un vampiro nel nutrirsi.
Perché era semplicemente inimmaginabile.
«Non piangere», mi disse dolcemente, accarezzandomi i capelli. Senza che me ne accorgessi, mi era scesa una lacrima sulla guancia. Perché piangevo? Forse perché era tutto ciò che avevo temuto nella mia vita. Mi stavo comportando esattamente come loro e sembrava impossibile fermarsi.
Ero diventata un mostro, una creatura da uccidere a prima vista.
Se avessi visto un vampiro intento a bere il sangue di qualcuno, lo avrei ucciso senza pietà. Non capivo davvero nulla dei vampiri. Non si può sapere niente se prima non si prova l’esperienza sulla propria pelle. Cosa che avrei evitato volentieri.
«Kim...», mormorò senza fiato. Non avevo ancora staccato le mie labbra dal suo collo. Gli avevo bevuto molto sangue, quasi più di quello che aveva bevuto lui a me quando ero ancora umana.
Mi staccai e lo fissai negli occhi: i suoi erano color cielo, ma notai che anche a lui si erano allungati i canini, più del solito.
Istintivamente, mi fece cadere a terra, rimanendo sopra di me. E sentii di nuovo il suo morso, sull’incavo della spalla. Mi aveva lasciato senza fiato, perché non me l’aspettavo. Era una bella sensazione, quella di sentire il mio sangue che passava nuovamente a lui.
Sangue, pensai.
Qualcosa della quale né umani né vampiri possono fare a meno. Qualcosa di caldo, di rosso, che ti dava potere. Per questo umani e vampiri non erano così tanto diversi: il sangue era garanzia di vita.
Lo strinsi sul mio petto con un braccio, chiudendo gli occhi. Non era aggressivo come la prima volta, ma sembrava più controllato, tranquillo.
Quando si staccò da me, socchiusi le palpebre. I suoi occhi ora erano rossi e probabilmente anche i miei erano così, mentre lo avevo morso: due fuochi che ardevano insieme. Sentivo i suoi respiri freddi sui miei zigomi.
Ed infine, si riavvicinò al mio collo, dandomi un bacio dove mi aveva morso.
«Mi dispiace», gli sussurrai all’orecchio. Stavo di nuovo rischiando di piangere. Derek si sollevò dal mio petto e mi asciugò la lacrima ristagnante nel mio occhio. Piano piano, le sue iridi stavano tornando violacee. Chissà le mie com’erano in quel momento.
Mi sorrise. Un sorriso che mi avrebbe spezzato il cuore, se fosse ancora stato in grado di battere. «Ti stai dispiacendo perché ti sei nutrita?», domandò confuso ed ironico nello stesso tempo.
«Io... non...», balbettai. Guardai da un’altra parte. «Ne voglio ancora, ma non voglio berlo».
«Kim, non puoi farne a meno. Devi lasciarti andare ora».
«E rischiare di uccidere qualcuno? Di uccidere te?». Strinse le labbra e scosse la testa.
«Lasciarti andare entro i limiti. Ti insegnerò io cosa devi e non devi fare».
Soffocai una risata. «Beh, so quello che non devo fare, cioè attaccare le persone. E so anche cosa devo fare: trovare Victor il più presto possibile ed ucciderlo». La mia voce era di nuovo fredda, quella propria di Kimberly Drake. La principessa vampiro Kimberly Sarah Drake. Suonava quasi stupido perfino per me.
Derek sbuffò, per poi rotolare accanto a me ed afferrarmi per i fianchi. Mi sollevò molto facilmente, come se fossi stata una piuma e mi appoggiò al suo petto ,il viso troppo vicino alla sua gola ancora rossa. «Se ne vuoi ancora prendilo. Quanto ne vuoi», disse in tono serio.
Lo guardai per un momento. Mi aveva davvero istigata, facendomi tornare l’acquolina in bocca. Le sue vene bluastre contenevano quel sangue così dolce che era appartenuto anche a me. Chissà se c’erano ancora dei residui di quello che mi aveva bevuto.
«E’ per questo che è così dolce. C’è ancora il tuo sangue dentro di me», spiegò ridacchiando. Sentii il suo petto vibrare.
Sempre con gli occhi fissi sulla sua gola, socchiusi le labbra. «Era davvero così buono il mio sangue?». Che domanda stupida ed insensata, mi dissi subito dopo. Lo avevo addirittura assaggiato, potevo darmi da sola una risposta.
«Non immagini quanto», rispose spensierato. Ma subito non riuscii a non fare un ragionamento: non lo avrebbe mai più assaggiato. In me non c’era più quel sangue che mi era appartenuto. Ora era tutto quanto nel corpo di Victor...
Ci fu un momento di silenzio, nella quale mi avvicinai nuovamente con la bocca alla sua gola. Ma questa volta mi rifiutai, strizzando gli occhi. «No, non posso».
«Kim te l’ho detto. Non trattenerti con me».
Scossi ancora la testa. «Perché mi stai facendo questo?», domandai con voce triste, spezzata. Sollevò una mano e mi sfiorò la guancia. Potevo leggere il dispiacere dipinto sul suo volto. Ora, mi sembrava di capirlo un po’ di più. Forse era grazie alle mie nuove doti da vampira.
«Lo sai già perché lo sto facendo».
Sbuffai. «Perché sono una neo vampira ed hai paura che io non riesca a controllarmi nei primi giorni, o perché hai paura che se non prendo abbastanza sangue ora non riuscirò a resistere e morirei soffocata».
Passò il pollice appena sopra le mie sopracciglia, sorridendo teneramente. «No», mormorò, «lo faccio perché io ti amo». Lo fissai irritata e compiaciuta. Sapevo dell’amore di Derek verso di me, ma non pensavo proprio che sarebbe continuato anche nel caso che fossi diventata una schifosa vampira. «Non hai idea di quanto io abbia aspettato e temuto questo momento».
Socchiusi gli occhi, interrogativa. «Perché così potevi nutrirti col mio sangue», confermai.
Derek scosse la testa, abbozzando un sorriso. «Quanto sono egoista».
«Sì, lo sei», concordai alzandomi da terra. Mi sistemai i vestiti e guardai fuori dalla finestra. La notte era buia, anche perché le stelle non erano ancora saltate fuori dalle nubi. «Come me».
Lo sentii alzarsi e si sedette sul bordo del letto. Sbirciai verso di lui per qualche secondo, per poi tornare a guardare il bosco. Riuscivo a sentire una scia di profumo in lontananza. Sangue animale, anche se non sapevo associarlo ad uno in particolare.
«Come faremo con la scuola?», domandò improvvisamente. Aggrottai le sopracciglia.
La scuola... era davvero un bel problema, adesso. Scossi la testa, rimanendo in silenzio. Non lo so, pensai.
«Ho in mente una cosa». Mi voltai verso di lui, che stava prendendo qualcosa dal cofanetto. Una piccola boccetta in vetro. Me la lancio ed io la presi al volo, grazie ai miei spiccati sensi vampireschi. Quando aprii la mano m’irrigidii più del solito. La boccetta era troppo comune e l’odore...
«Il mio sangue?», chiesi schifata. «Vuoi che mi nutra col mio sangue?».
Scosse la testa. «Era per farti capire. Torneremo a scuola, insieme. Cercherò di starti vicino per cercare di trattenerti, nel caso dovessi essere sopraffatta dalla fame e rischiassi di far del male a qualcuno, anche se ne dubito. Intendevo dire che porterai con te a scuola delle fialette di sangue».
«E da dove avresti intenzione di prenderlo?».
«Dagli animali. Ce ne sono tanti nel boschetto dalla quale hai sentito quel profumo», disse sorridendo in modo diverso da come aveva fatto prima. Era un tipico sorriso da vampiro, lo conoscevo perfettamente.
Fissai ancora la fialetta nelle mie mani. Derek non l’aveva ancora toccata, nemmeno aperta. Ingoiai la saliva e gliela ridiedi velocemente, per non essere più masochista di quanto non fossi già stata. «Non so se è una buona idea».
«Sai, per essere vampira solo da qualche ora hai davvero un grande autocontrollo», mormorò. Gli concessi un finto sorriso, molto rapido ed ironico. «Penso sia una delle tue capacità sovraumane e sovra vampiresche. Ma fidati di me, tu riuscirai a controllarti». Certo, come no, dissi tra me e me, in modo che non potesse sentirmi.
Quando mi voltai verso di lui, i suoi occhi erano profondi, seri, viola chiaro. «Vedremo», sintetizzai per chiudere il discorso.
Scosse la testa, non soddisfatto della mia risposta. «Abbiamo tutta la notte per decidere», mi ricordò. Già, adesso non dormo davvero più, pensai. Mi misi una mano sulla fronte, appoggiandomi alla parete. E quell’odore mi stava di nuovo stuzzicando l’appetito. Non era come quello umano, per niente. Mi stimolava di meno, ma era comunque sangue.
«Andiamo fuori a caccia, almeno ti disseti ancora un po’».
Scossi la testa. «No, io voglio andare a caccia... ma di vampiri», risposi in tono serio, che non ammetteva repliche. Il suo sguardo si era assottigliato, incupito. «Voglio vedere cosa so fare». Mi avviai verso la porta, ma Derek mi sbarrò la strada.
«Aspetta», mormorò velocemente, quasi come se fosse agitato. Mise una sua mano sul mio collo. Non era più fredda come al solito, ma lo sentivo tiepido sulla mia pelle. Lasciò cadere i suoi occhi esattamente dove mi aveva morsa e sembrava respirare a fatica.
Piegai la testa su un lato, mostrandogli ancora meglio la gola. «Dimmi una cosa: ti attira di più il mio sangue od il mio corpo?», domandai.
Non alzò nemmeno gli occhi e si leccò le labbra. Le iridi si stavano scurendo. «La tua anima», bisbigliò in trance.
«La mia anima è persa ormai», gli ricordai. Merito dell’essere diventata vampira. Intanto, sarei andata all’inferno in ogni caso.
Scosse la testa. «No, per me no. Tu sei ciò che mi attira di più al mondo, che tu sia umana, vampira, principessa reincarnata. La tua anima non cambia mai». Finalmente, trovò il coraggio di guardarmi negli occhi. Sembrò calmarsi, in un primo momento. «Ma alla fine il tuo sangue mi fa sempre gola».
Ridacchiai tra me e me, divertita. «Andiamo a divertirci».

 
Inutile dire quanto fossi veloce. Avevo già notato questa mia nuova dote quando mi ero catapultata in bagno per controllare i miei occhi. Derek era dietro di me di qualche passo e sembrava quasi far fatica a starmi dietro. Ridacchiai tra me e me.
«Aspetta», mi bloccò prendendomi il braccio ed obbligandomi a voltarmi verso di lui. Sollevai le sopracciglia, confusa.
«Cosa c’è?», domandai.

«Non è una buona idea», mi rispose serio, «quella di dare la caccia ai vampiri».
Non capivo. Sul mio viso comparve una smorfia, per non scoppiare a ridergli in faccia. «Perché no?».
«Perché se ti vedessero lo riferirebbero subito a Victor». I suoi occhi viola mi stavano inchiodando a terra. Aprii la bocca, ma non fiatai.
Infine, dopo qualche secondo di silenzio, scossi la testa. «Non avrebbero il tempo per andare da lui. Li ucciderò senza che neanche se ne accorgano». E ripresi a correre libera come il vento, serena. Mi dava una grande sensazione quella di essere cos veloce, in mezzo alla foresta. Certo, non potevo comportarmi così anche in città. Ci sarebbe voluto un po’ d’allenamento.
Mi bloccai, rizzandomi bene con la schiena. Il bosco era buio, ma potevo vedere perfettamente qualsiasi cosa, come se ci fosse stata luce ovunque. Derek mi affiancò poco dopo, rigido.
Davanti a noi c’era un vampiro giovane, lo percepivo dal suo sangue, in qualche modo. Ed anche l’aspetto era quello di un ragazzo. Aveva una mano in tasca, l’altra lasciata lungo la gamba. Ci stava sorridendo beffardamente. Piegai la testa su un lato, socchiudendo gli occhi.
«Quindi la principessa è passata dalla nostra parte», disse cantando, una voce stupenda ed armoniosa. Derek stava per parlare, ma lo bloccai subito.
«E chi lo dice che sono dalla tua parte?», lo istigai. Il vampiro invece che digrignare i denti – cosa che speravo dal profondo del mio cuore immobile – ridacchiò.
«Sei una vampira e questo basta. Forse sei solo un po’ confusa e straparli ancora. Ti sei nutrita bene da quando ti sei trasformata?», domandò tamburellando le dita sul mento. Strinsi i denti, perché lui continuava a sorridere. «Mmm, posso indovinare se vuoi. No, non ti sei cibata bene. O perlomeno, non abbastanza. Se vuoi ti do qualche dritta io».
«Non ne ha bisogno», intervenne Derek, col tono grave. Io continuavo a fissare le iridi celesti del vampiro di fronte a noi.
«Derek Santo, ho sentito parlare di te. A quanto pare eri dalla parte degli umani. Beh, come stavo dicendo, posso aiutarti io a cacciare». Stavo per rispondere, ma non mi diede il tempo. «Tanto per cominciare, il sangue deve essere bevuto direttamente dal collo, o da qualsiasi altra parte del corpo. Se esce si raffredda e non è il massimo. Poi, il sangue dei ragazzi giovani: sono così pieni di vitalità. Come lo eri tu, d’altronde».
Sprofondai le unghie nei palmi delle mani e sentii un po’ di dolore, leggermente placato dalla rabbia. «Stai zitto», ringhiai.
«A proposito, grazie Derek per esserti preso cura di Kimberly fin ora. Ora puoi anche lasciarla a me, almeno la porterò da Victor». Chiusi gli occhi, respirando a fatica. Derek mi aveva messo una mano sulla spalla.
«Non la toccherai nemmeno con un dito».
Il vampiro aveva fatto un passo in avanti, lo avevo sentito. «Ah no? Beh, io dico di sì amico», disse tenebroso e cupo, ma con un pizzico di arroganza.
Totalmente fuori di testa, spalancai gli occhi e lo fissai torva, mentre avanzava velocemente verso di me. E non appena si era rispecchiato nelle mie iridi, vidi il suo sorriso spegnersi dalle labbra.
Incendia, pensai. Il vampiro si bloccò in aria, pochi centimetri da me. Ed improvvisamente, prese fuoco.
  
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