Explicit
“Sii prudente…” gli sussurrò all’orecchio, prima di sciogliersi dall’abbraccio.
Draco le restituì uno sguardo triste, salendo, infine, sul vagone del treno che l’avrebbe condotto verso Hogwarts e il suo destino.
Narcissa rimase sul binario, guardando il treno muoversi lentamente, seguendo finché le fu possibile l’immagine di suo figlio all’interno dello scompartimento.
Chissà quando l’avrebbe rivisto. Chissà se l’avrebbe rivisto. Scacciò dalla mente quel pensiero, cercando di aver fiducia nel patto che aveva stretto con Severus.
Non aveva avuto il cuore di dire a Draco del Voto Infrangibile. Avrebbe dovuto, lo sapeva, ma sarebbe equivalso a dichiarargli la sua totale mancanza di fiducia in lui. Era già abbastanza scoraggiato, glielo poteva leggere negli occhi.
Da che il Signore Oscuro gli aveva affidato quel compito ignobile, era diventato stranamente taciturno. Narcissa non era abituata a non sentire la sua voce, Draco aveva sempre riempito le mura di quella casa così grande e fredda con le sue risate, le sue parole. Ricordava ancora la sensazione di vuoto i primi mesi in cui il suo bambino aveva frequentato Hogwarts: non averlo più attorno, non sentirlo giocare emulando il padre, l’aveva gettata nello sconforto più totale.
Vederlo così serio e affranto le spezzava il cuore, soprattutto perché, complice la trasformazione che il suo corpo stava subendo, diventando sempre più simile a quello di un uomo, gli ricordava tremendamente suo padre, Lucius.
Suo padre, che si chiudeva nel mutismo quando sapeva che rischiava di morire. Suo padre, che diventava freddo e anaffettivo per paura che lei sentisse la sua mancanza, in caso di disfatta. Suo padre, che giaceva in una cella ad Azkaban, lontano da lei e ignaro di quale pericolo stesse correndo il loro unico figlio.
Osservò un’ultima volta il treno uscire dalla stazione, infine si voltò, dirigendosi verso l’uscita, verso casa, dove, per la prima volta, si sarebbe ritrovata sola, in compagnia dei soliti, vecchi fantasmi del passato.
Note:
Il titolo della storia, è una citazione di Giuseppe Ungaretti "E' ora famelica"
“Sii prudente…” gli sussurrò all’orecchio, prima di sciogliersi dall’abbraccio.
Draco le restituì uno sguardo triste, salendo, infine, sul vagone del treno che l’avrebbe condotto verso Hogwarts e il suo destino.
Narcissa rimase sul binario, guardando il treno muoversi lentamente, seguendo finché le fu possibile l’immagine di suo figlio all’interno dello scompartimento.
Chissà quando l’avrebbe rivisto. Chissà se l’avrebbe rivisto. Scacciò dalla mente quel pensiero, cercando di aver fiducia nel patto che aveva stretto con Severus.
Non aveva avuto il cuore di dire a Draco del Voto Infrangibile. Avrebbe dovuto, lo sapeva, ma sarebbe equivalso a dichiarargli la sua totale mancanza di fiducia in lui. Era già abbastanza scoraggiato, glielo poteva leggere negli occhi.
Da che il Signore Oscuro gli aveva affidato quel compito ignobile, era diventato stranamente taciturno. Narcissa non era abituata a non sentire la sua voce, Draco aveva sempre riempito le mura di quella casa così grande e fredda con le sue risate, le sue parole. Ricordava ancora la sensazione di vuoto i primi mesi in cui il suo bambino aveva frequentato Hogwarts: non averlo più attorno, non sentirlo giocare emulando il padre, l’aveva gettata nello sconforto più totale.
Vederlo così serio e affranto le spezzava il cuore, soprattutto perché, complice la trasformazione che il suo corpo stava subendo, diventando sempre più simile a quello di un uomo, gli ricordava tremendamente suo padre, Lucius.
Suo padre, che si chiudeva nel mutismo quando sapeva che rischiava di morire. Suo padre, che diventava freddo e anaffettivo per paura che lei sentisse la sua mancanza, in caso di disfatta. Suo padre, che giaceva in una cella ad Azkaban, lontano da lei e ignaro di quale pericolo stesse correndo il loro unico figlio.
Osservò un’ultima volta il treno uscire dalla stazione, infine si voltò, dirigendosi verso l’uscita, verso casa, dove, per la prima volta, si sarebbe ritrovata sola, in compagnia dei soliti, vecchi fantasmi del passato.
Note:
Il titolo della storia, è una citazione di Giuseppe Ungaretti "E' ora famelica"