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Autore: ValeryJackson    04/02/2013    1 recensioni
Avete presente la saga "Percy Jackson"? Bene, scordatevela. Anzi no! Scordatela in parte, perchè questa è una storia (quasi) totalmente diversa. Il protagonista non è più solo il nostro amato Percy, bensì tre ragazze.
Tutti noi sappiamo che il Campo Mezzosangue ospita giovani semidei. Ma se non fosse solo questo? Se fosse un rifugio anche per altri componenti della magia? come maghi, o supereroi? In tal caso la storia sarebbe totalmente diversa.
Alex, Bella ed Emma sono ragazze apparentemente normali. Vestono come noi. Parlano come noi. Vivono come noi. Ma non sono affatto come noi. Loro, infatti, sono in grado di fare cose che noi non possiamo neanche sognare. Hanno poteri che noi non riusciamo neanche a immaginare. Bella riesce a diventare invisibile. Alex può prendere fuoco e può volare. Emma sa allungarsi in maniera smisurata. Insieme lottano per difendere il mondo dal male. Ma nessuno deve scoprire la loro vera identità. O saranno guai. Avete presente i supereroi dei fumetti e dei film? Una cosa del genere, ma loro sono reali.
Ovviamente, però, la mia storia fa riferimento anche alla fantastica saga quale è "Percy Jackson", presentandovi una rivisitazione della storia e riportando molti dei suoi personaggi, tra cui Percy!
Sperovipiacciaa!Commentatee! :*
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Attraversò il Mall alla velocità della luce, senza mai osare guardarsi alle spalle.
Correva a perdifiato, ai limiti dell’estremo, quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Atterrarono a terra entrambi, e lei gli cadde sopra. Per l’improvviso spavento si deconcentrò e tornò visibile, ma quando aprì gli occhi, rimase senza fiato. – Zane!- urlò.
Lui le sorrise, imbarazzato. Il loro visi erano a pochi centimetri di distanza. – Ehm … ciao.
Bella si alzò, furibonda. – Cosa ci fai tu qui?- sbraitò, confusa. Non riusciva a crederci. Senza aspettare risposta, si voltò finalmente indietro, per vedere se qualcuno la seguisse. Senza nemmeno osservare bene, spintonò Zane. – Presto, corri!
Lo spintonò per un po’, finché lui non capì e cominciò a correre da solo.
Si precipitarono nel Museo Aereospaziale. La parte principale del museo era un’unica sala enorme con astronavi e aeroplani appesi al soffitto. C’erano tre livelli di balconi tutt’intorno, per permettere di ammirare da varie altezza gli oggetti in mostra.
Zane se lo ricordava bene. Lì, c’era già stato con la sua famiglia.
Non c’era molta gente, solo qualche famigliola e un paio di gruppetti di ragazzi, probabilmente in gita o solo lì per perdere tempo.
Bella avrebbe voluto gridare a tutti di andarsene, ma avrebbe ottenuto soltanto di farsi arrestare. Doveva trovare gli altri. Da un minuto all’altro quei maledetti scheletri avrebbero invaso il museo, e non si sarebbero accontentati di un giretto con l’audioguida.
Cominciò a correre su per le scale dell’ultimo balcone, seguita da Zane. Mentre il ragazzo scattava in avanti per farsi dare delle spiegazioni, si scontrò con Alex, letteralmente. Le finì contro, spedendola dentro una capsula di Apollo.
Grover strillò per la sorpresa.
Prima che Zane potesse ritrovare l’equilibrio, Bianca aveva incoccato una freccia, puntandola al suo petto. L’arco era quello che si era portata dal campo, e le frecce erano pronte all’uso dietro la schiena.
Quando Bianca lo riconobbe, inarcò un sopracciglio, ma non abbassò l’arma. – Tu? Che ci fai qui?
- Zane!- esclamò Grover. – Grazie al cielo!
Tutti lo fulminarono con lo sguardo, e lui arrossì. – Cioè, ehm … caspita. Non dovresti essere qui!
- Luke!- esclamò Bella, cercando di riprendere fiato. - È qui.
Il corpo di Emma si irrigidì subito, e la rabbia che aveva negli occhi dopo aver scoperto dell’arrivo dell’amico svanì all’istante. Si portò una mano ai capelli, giocherellando con il suo fermacapelli. – Dove?
Bella spiegò loro ciò che aveva appena visto e sentito il più rapidamente possibile, tanto che i ragazzi persero alcuni passaggi.
- Aspetta, aspetta- la interruppe Alex, agitando le mani. – Chi è ora questo Generale?
- Non lo so! Ti dico solo che è pericoloso! Dobbiamo andarcene!
- Non capisco- disse Grover. – Stiamo seguendo la pista di Artemide. Ero piuttosto sicuro che portasse in questo posto. C’è l’odore di un mostro potente …  Ma non abbiamo trovato ancora niente.
- Beh, ma loro troveranno noi, se non ce ne andiamo!- sbraitò Bella.
- Chi ci troverà?- chiese Zoe, aggrottando le sopracciglia.
- Gli scheletri.
- Scheletri?- l’urlo di Percy rimbombò sulle pareti. – Quanti sono?
- Dodici.
Zane, che era rimasto in ascolto, picchietto il dito sulla punta della freccia di Bianca. – Ehm … potresti togliermi questa dalla faccia?
La ragazza lo guardò. – Ma tu che ci fai qui?
- Sono qui per aiutarvi.
- Non ci serve io tuo aiuto, Zane- lo rimproverò Alex.
- Beh, non se muoio prima- confermò lui, fissando la punta dell’arma che aveva puntata contro. Bianca alzò gli occhi al cielo e, con riluttanza, ripose l’arco.
- Io credo sia meglio andare- propose Zoe.
- Buona idea- concordò il biondo.
- Non stavamo includendo te, Zane- specificò Emma. – Tu non fai parte dell’impresa.
- Ehi, ormai ci sono dentro tanto quanto voi!
- Si, ma tu …
- Ragazzi!- li interruppe Bella. – Vi dico che non c’è tempo! Se non ce ne andiamo subito …
Un ruggito, così forte che sembrò avessero acceso il motore di un’astronave, risuonò nella stanza, tanto che si bloccarono tutti.
Bella chiuse gli occhi. Oh, no.
Ai loro piedi, alcuni degli adulti strillarono. La voce di un bambino piccolo squittì, deliziata: - Micio!
Qualcosa di enorme balzò sulla rampa. Era delle dimensioni di un pick-up, con gli artigli d’argento e la pelliccia d’oro, scintillante.
- Il leone Nemeo- soffiò Emma. – Non vi muovete.
L’animale ruggì talmente forte da fare ai presenti la riga ai capelli. Le sue fauci luccicavano come acciaio.
- Sparpagliatevi al mio segnale- ordinò di nuovo la bionda. – Cerchiamo di distrarlo.
- Fino a quando?- chiese Percy.
- Finché non troviamo un modo per fermarlo. Ora!
Sia Percy che Zane sguainarono le loro spade, e Grover suonò un ritmo acutissimo con il suo flauto a canne.
Le ragazze si misero in posizione d’attacco, mentre Bianca si arrampicava sulla capsula di Apollo. Stava bersagliando il leone con le frecce, ma quelle si infrangevano invano sulla pelliccia metallica. Il mostro colpì la capsula con la grossa zampa, e fece scivolare giù la ragazza.
Grover suonò un orribile motivetto e l’animale si voltò verso di lui, ma Zoe si parò davanti a lui e alzò un muro di arbusti spinosi, al ché quello arretrò.
- Indietro!- esclamò lei.
Il leone ringhiò e sferrò gli artigli nell’aria, cercando di abbattere gli arbusti, invano.
Per un attimo, Zoe pensò di averlo in pugno. Ma poi vide che il mostro si accucciava. Aveva visto troppe risse tra gatti nella sua vita, e sapeva che il mostro stava per balzare.
- Ehi!- gridò Percy in quel momento. Non sapeva cosa gli fosse passato per la testa, ma lo attaccò. In realtà voleva solo che si allontanasse dai suoi amici. Sferrò un fendente con Vortice, ben piazzato sul fianco, che avrebbe dovuto ridurre il mostro a brandelli. Ma la lama si limitò a cozzare contro la sua pelliccia, sollevando un’esplosione di scintille così forte da sfuggirgli di mano.
Il mostro si girò di scatto e lo colpì con una zampa, facendolo sbattere con un tonfo contro il muro. A Percy sembrò che le sue costole si fossero incrinate, e gli mancò il fiato per l’impatto cruento.
Il leone soffiò e si avvicinò minaccioso al ragazzo.
- Percy!- urlò Alex. Li raggiunse di corsa e si mise fra i due, alzando un muro di fuoco. Il leone indietreggiò, impaurito, ma continuò a ruggire.
Alex si rese conto che sarebbe riuscita a tenerlo a bada per un po’, ma non a fermarlo definitivamente.
Spinse altre lingue di fuoco contro di lui, il necessario per farlo allontanare. Poi si chinò verso Percy e lo aiutò ad alzarsi, mettendosi il suo braccio intorno alle spalle. Il ragazzo si massaggiava le costole.
Alex si guardò intorno e lo trascinò verso la ringhiera.
Superata la paura delle fiamme, il leone si riavvicinò.
- Sei pronto?- chiese la ragazza.
Lui aggrottò la fronte. – Per fare cosa?
Il leone si avvicinò di più. – Per saltare!- urlò lei.
La belva balzò verso di loro, una mezza tonnellata di mostro, e loro saltarono la ringhiera. Atterrarono sull’ala di un vecchio aeroplano argentato, che si inclinò in avanti e per poco non li riversò a terra, tre piani più in basso.
Una freccia fischiò vicino alla loro testa. Il leone balzò sull’aereo e le corde che reggevano il velivolo cominciarono a cigolare.
Cercò di colpirli con una zampata, e Alex urlò a Percy di lasciarsi cadere sull’apparecchio successivo, una stranissima astronave con eliche, come un elicottero. Il ragazzo obbedì.
Guardarono in su, e videro l’animale che ruggiva. Dentro, le fauci, la gola e la lingua erano rosa.
Da sotto, anche gli altri riuscirono a vederlo.
In quel momento a Zane venne un lampo di genio. La bocca, pensò. La pelliccia era invulnerabile, ma se fossero riusciti a colpirlo nella bocca … l’unico problema era che il mostro si muoveva troppo in fretta. Fra gli artigli e le zanne, non potevano avvicinarsi senza finire a pezzettini.
- Bianca!- gridò il ragazzo. – Mira alla bocca!
Il mostro si tuffò. Una freccia gli passò accanto senza neanche sfiorarlo. Alex e Percy abbandonarono l’astronave e si lasciarono cadere giù. In cima ad un enorme modellino della Terra esposto al pianterreno. Scivolarono lungo la Russia e balzarono dall’Equatore.
Il leone Nemeo ringhiò e si mise in equilibrio sull’astronave, ma pesava troppo. Una delle corde si spezzò. Mentre la navicella precipitava, ondeggiando come un pendolo, il mostro saltò sul Polo Nord.
- Grover!- gridò Emma. – Sgombra la zona!
C’erano gruppi di ragazzini urlanti che correvano dappertutto. Grover cercò di spingerli via dal mostro, mentre l’altra corda si spezzava e l’astronave si schiantava a terra.
Emma saltò dal secondo piano e atterrò di fronte ai due ragazzi, dall’altra parte del pianeta. Il leone li scrutò attentamente, come per stabilire chi uccidere prima. Poi si scagliò contro Alex e Percy, ma Bella si parò davanti a loro, giusto in tempo per creare un campo di forza, contro cui il leone Nemeo sbatté, ruggendo per la rabbia e la frustrazione.
Bianca era sopra di loro, con l’arco teso, ma continuava a spostarsi per trovare l’angolatura giusta.
- La traiettoria non è libera!- gridò. – Cercate di fargli aprire di più la bocca!
Il leone ringhiò in cima alla terra.
Zane si guardò attorno, con frenesia. Che opzioni c’erano? Gli serviva … il negozio di souvenir!
Aveva un vago ricordo della gita che aveva fatto lì con la sua famiglia, da piccolo. Qualcosa che si era fatto comprare dalla mamma, ma di cui poi si era pentito. Se vendevano ancora quella roba …
- Ragazzi- disse. – Tenetelo occupato!
Tutti annuirono, cupi, e il leone, con un ruggito, saltò contro Emma, che rotolò via appena in tempo, prima di essere divorata.
Zane cominciò a correre verso il negozio. Si precipitò dentro, rovesciando pile di magliette e saltando sopra i tavoli pieni di pianeti fosforescenti e liquame spaziale. La commessa non protestò. Era troppo occupata a nascondersi dietro il bancone.
Ed eccoli! Sulla parete in fondo. Degli scintillanti pacchetti argentati. Ce n’erano degli scaffali pieni.
Ne afferrò più che poteva e corse fuori dal negozio con le braccia piene.
I ragazzi stavano ancora sommergendo il mostro di attacchi, ma senza risultato. Il leone sembrava sapere benissimo di non dover aprire troppo la bocca. Quando tentava di azzannare uno di loro, agitava sempre gli artigli. Teneva persino gli occhi socchiusi in due fessure.
- Zane!- chiamò Emma. – Qualunque cosa tu abbia intenzione di fare …
La belva ruggì e la colpì come un giocattolino, scaraventandola contro un missile Titan. Emma batté la testa sul metallo e scivolò sul pavimento.
- Ehi!- gridò Zane al leone. Era troppo lontano, così decise di correre il rischio. Usò Scintilla come un coltello e la scagliò. Come aveva immaginato, gli rimbalzò su un fianco, senza provocargli alcun graffio. Ma bastò ad attirare la sua attenzione. Si voltò verso di lui e ringhiò.
C’era un solo modo per arrivare abbastanza vicino. Si lanciò alla carica, e, mentre l’animale stava per intercettarlo, gli servì una bella porzione di cibo spaziale nelle fauci, una bella fetta di parfait alla fragola liofilizzato e avvolto nel cellophane.
Il leone sgranò gli occhi e cominciò ad avere dei conati di vomito, come un gatto quando tenta di sputare una palla di pelo.
In fondo, Zane non poteva biasimarlo. Il cibo degli astronauti aveva fatto lo stesso effetto anche a lui, quando lo aveva assaggiato da piccolo. Quella roba era semplicemente disgustosa.
- Bianca!- gridò. – Stai pronta!
Alle loro spalle, si sentiva la gente che strillava. Grover aveva suonato l’allarme antincendio e un fastidiosissimo beep rimbombava contro i muri, accompagnato da un lampeggiamento di luci rosse.
Zane si scostò dal leone, che era riuscito a inghiottire il pacchetto di cibo spaziale e che ora gli stava scoccando un’occhiata di puro odio.
- È l’ora della merenda!- urlò.
Il mostro fece l’errore di rispondere con un ruggito, al ché Zane gli lanciò un gelato biscotto in gola. Per fortuna, nonostante il baseball non fosse il suo sport, aveva una buona mira, e prima che il mostro smettesse di avere i conati di vomito, gli lanciò in bocca altri due gusti di gelato e una porzione abbondante di spaghetti liofilizzati.
Il mostro aveva gli occhi fuori dalle orbite. Spalancò la bocca e si sollevò sulle zampe posteriori, cercando di liberarsi del ragazzo.
- Ora!- strillò quest’ultimo.
Bianca prese la mira. Non poteva sbagliare. Aveva poco tempo prima che il mostro si riprendesse e cominciasse ad attaccare. Era il suo momento di dimostrare quanto valeva come tiratrice.
Focalizzò il bersaglio, rimuovendo ogni singolo particolare intorno. Riusciva a vedere una sola cosa. La sua bocca rosa.
Si portò l’arco all’altezza del viso. Incoccò una freccia, poi lasciò.
La freccia trafisse le fauci dell’animale all’istante. Prima una, poi due, quattro, sei.
Il leone si dimenò furiosamente, si voltò e cadde all’indietro. E lì rimase, immobile.
L’allarme risuonava acuto per tutto il museo. La gente si affollava alle uscite. Le guardie di sicurezza correvano a destra e a manca, senza avere la minima idea di quello che stava succedendo.
Grover e Zoe si inginocchiarono accanto ad Emma e l’aiutarono a rialzarsi. Bianca saltò giù dal balcone e atterrò accanto a Zane.
Lo guardò, cauta. – Una strategia … interessante.
- Ehi, ha funzionato.
Non replicò.
La belva cominciò a sciogliersi, come ogni tanto capitava ai mostri morti, finché a terra non rimase altro che la sua pelliccia scintillante, e anche quella sembrò ridursi ad una normale pelliccia di leone.
- Prendila- disse un’Emma dolorante a Zane, indicando la pelliccia con un cenno.
La guardò. – Cosa, quella? Cosa dovrei farci? Non è una specie di … violazione dei diritti degli animali o cose del genere?
- Non conosci la leggenda? Quella pelliccia è indistruttibile. Ti proteggerà proprio come proteggeva il corpo del leone.
Zane inarcò un sopracciglio e la squadrò con circospezione. – E perché dovrei prenderla io?
- Perché sei stato tu a ucciderlo.
- In realtà l’ha ucciso Bianca- replicò.
Bianca scosse la testa, con un sorriso. – Io credo che sia stato il gelato a farlo. Prendila. Ti spetta di diritto.
Zane la sollevò. Era sorprendentemente leggera, liscia e soffice. Non sembrava affatto in grado di fermare una lama. Sotto gli occhi di tutti, la pelle cambiò, trasformandosi un cappotto corto, di un bel colore marrone/dorato.
- Non è esattamente il mio stile, ma …- mormorò il biondo.
- Ragazzi!- urlò Alex. – Dobbiamo andarcene di qui!
Indicò verso le pareti di vetro del museo. Un gruppo di uomini stava attraversando il prato. Erano gli uomini grigi.
Bella li riconobbe all’istante. Erano troppo lontani per scorgere i loro occhi, ma sentiva i loro sguardi addosso.
- Andate voi- disse. - È me che cercano. Li distrarrò.
- Non se ne parla- ribatté Percy, afferrandola per un braccio. – Forza, corriamo!
Si precipitarono a perdifiato fuori dal museo, diretti al furgone. Ma, una volta arrivati lì, quello non c’era più.
- Dov’è il furgone?- sbraitò Alex.
Percy si guardò intorno, sconvolto. Era più che sicuro di averlo lasciato lì. Ma dov’era? Poi un pensiero li balenò nella testa. Le chiavi …
Le aveva lasciate nel furgone, per un’eventuale fuga improvvisata, nel tentativo di evitare di perdere tempo a cercarle. Si strofinò il viso con le mani. – Devono averlo rubato- disse, affranto.
- Cosa?- urlò Alex, scioccata.
- Presto, ragazzi, non c’è tempo- urlò Bianca. – Laggiù, nel parcheggio!
- Così ci faremo scoprire- protestò Emma.
- Fidati di me.
Corsero verso il parcheggio e poi seguirono Bianca giù per delle scale.
- È un ingresso della metro- gli spiegò. – Andiamo a sud. Ad Alexandria.
- Qualunque cosa, purché ce ne andiamo di qui- approvò Zoe.
Comprarono i biglietti e superarono i tornelli, controllando che non li seguisse nessuno. Pochi minuti dopo erano a bordo di un treno diretto a sud e si allontanavano da Washington, sani e salvi.
Quando il vagone emerse in superficie, notarono che non c’era nessuno che li stesse seguendo.
Grover liberò un sospiro. – Sei stata grande a pensare alla metropolitana!
Bianca ne fu contenta. – Oh, beh. Avevo visto la stazione con Nico, quando siamo passati qui l’estate scorsa. Ricordo che mi aveva stupito molto, perché non c’era quando noi abitavamo a Washington.
Emma aggrottò la fronte. – Dici che è nuova? A me sembra molto vecchia.
- Sarà- rispose Bianca. – Ma vi assicuro che non c’era quando vivevamo qui da piccoli.
Ora, Emma non si era mai interessata molto a ciò che succedeva a Washington, ma non capiva come l’intera rete metropolitana della capitale potesse avere meno di quindici anni. Probabilmente anche gli altri stavano pensando la stessa cosa, perché sembravano piuttosto perplessi. La bionda si sporse per vedere fuori. I muri erano ricoperti da graffiti, molti dei quali scoloriti. Possibile che tutto questo non ci fosse quindici anni fa? Mah …
Quando arrivarono ad Alexandria, scesero, confondendosi fra la folla. Non appena il luogo si fu liberato, Bella si avvicinò a Zane e gli assestò uno schiaffo in piena faccia, costringendolo a voltarsi.
- Mi spieghi che diavolo ci fai qua?- urlò, furiosa.
Zane si massaggiò la parte dolorante e si strinse nelle spalle. – Volevo solo dare una mano.
- Non ci serve il tuo aiuto, Zane! Qui è troppo pericoloso! Torna a casa!
- Non posso.
- E perché mai?
Zane si guardò intorno, accorgendosi che i loro amici li stavano fissando. No, non lo avrebbe detto davanti a tutti gli altri.
Guardò Bella, che capì al volo e che gli indicò, con un dito, di allontanarsi.
Zane obbedì e, una volta che furono abbastanza lontani, la guardò. Lei lo fissava spazientita, in attesa di risposte.
Prese un bel respiro. – Perché volevo proteggerti- ammise.
Bella aggrottò la fronte. – Da cosa?
- Da tutto questo.- Allargò le braccia.
Bella distolse lo sguardo, sorpresa; poi strizzò gli occhi e si mise la testa fra le mani. – No, no, no. Zane! Tutto questo è troppo pericoloso.
- Non mi interessa- affermò lui, deciso.
- Torna a casa, ti prego- gli disse, guardandolo con occhi imploranti.
Lui tentennò un po’. – Non posso.
- E perché?
Ci fu un secondo di silenzio, prima che Zane rispose. Prese un bel respiro. – Perché non sopporterei l’idea di lascarti qui.
Si guardarono, in silenzio.
Bella lo squadrò in volto, cercando un minimo accenno che potesse farle credere che il suo amico stesse scherzando. Non trovandolo, si rassegnò all’evidenza. Sospirò. – Come hai fatto a venire qui?
- Mi ha aiutato Quintus. Mi ha fatto cavalcare un pegaso fin qui.
- E ti ha dato quella?
Zane non capì di cosa stesse parlando, finché non osservò il suo polso. Lì, nella sua forma di bracciale, Scintilla luccicava in tutto il suo splendore. Era tornata. Era tornata da lui. Proprio come faceva la spada di Percy. Zane abbozzò un mezzo sorriso e annuì.
Bella chiuse gli occhi e sembrò meditare un attimo. – Se ti chiedessi di non venire, tu mi ascolteresti?
Zane la guardò. – Probabilmente no.
- Bene. Allora non possiamo scappare all’evidenza.
Lui inarcò un sopracciglio. – Quale evidenza?
Bella lo guardò negli occhi azzurri, con i suoi, blu, pieni di tristezza. Sapeva che era pericoloso e tutto il resto, ma, in cuor suo, sapeva anche che era la cosa giusta. Che lei, ormai, non poteva cambiare le cose. Sospirò. – Tu sei l’ottavo membro della missione, Zane. Fai parte della squadra.
Zane la guardò, sorpreso. Abbozzò quello che doveva sembrare un sorriso, ma, inspiegabilmente, non riusciva ad essere felice. Perché mai? In fondo era quello che voleva: partecipare alla missione, avere l’opportunità di proteggere Bella. Eppure, la gioia stava lentamente scemando dentro di lui, lasciando spazio alla tristezza.
Annuì, mestamente. Fece per andarsene, ma Bella lo trattenne, posandogli una mano sul petto. I loro occhi azzurri si incontrarono un’altra volta. – Solo …- balbettò lei, incerta. – Cerca di stare attento.
Distolse lo sguardo e tornò dai suoi compagni, seguita dal ragazzo, che ora aveva la certezza di non essere per niente contento di quella situazione.
Quando raggiunsero i loro amici, Percy ed Alex stavano litigando.
- Non posso credere che tu abbia lasciato le chiavi nel furgone!- stava gridando lei.
- Beh, ero pronto a qualsiasi evenienza!
- E non hai pensato che forse avrebbero potuto rubarlo?! Che stupido!
- Comunque non avremmo potuto più usarlo! Se sapevano dov’eravamo, probabilmente conoscevano già il furgone.
- Non provare a rigirare la frittata!- fece Alex, incrociando le braccia sotto il seno.
Percy fece roteare gli occhi e sbuffò. – Oh, rilassati! Testa Calda …
Alex si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo. – Non provare mai più a chiamarmi Testa Calda!- sbraitò, avvicinandosi minacciosa e puntandogli un dito contro.
Percy sorrise, strafottente. – Come vuoi … Testa Calda- affermò, in tono di sfida.
Si guardarono con odio, pronti ad incenerirsi l’un l’altro, senza accorgersi che le distanze tra loro si stavano accorciando pericolosamente.
- Se adesso si baciano, vomito- commentò Zoe, con una smorfia di disgusto.
I due si guardarono un attimo, rendendosi conto solo in quel momento dei presenti.
Alex si allontanò, schifata. – Cosa?! No!
- Che schifo!- aggiunse Percy. I due si fulminarono reciprocamente con lo sguardo, per poi darsi le spalle.
Emma sbuffò. – Sentite, non possiamo sopportare in continuazione i vostri litigi! Noi ora usciamo sopra, per vedere se possiamo rimediare un passaggio. Voi, intanto, restate qui e cercate di trovare un accordo, ok?
Non aspettò risposta. Si avviò direttamente per le scale che portavano fuori dal tunnel della metropolitana, seguita dagli altri.
Percy e Alex si davano ancora le spalle. Nessuno aveva ne il coraggio né tanto meno la voglia di voltarsi a guardare l’altro.
Fu Percy il primo a parlare, con tono stanco. – Senti Alex, io credo che dovremmo … 
- Tu sei un idiota. Su questo non c’è alcun dubbio- lo interruppe lei, brusca. Quella ragazza aveva tutta l’intenzione di litigare. Ma Percy era stanco.
- Posso sapere qual è il tuo problema? Perché ce l’hai tanto con me? Cosa ti ho fatto?
- Cosa mi hai fatto? Hai anche il coraggio di chiedermi cosa mi hai fatto?- urlò lei, voltandosi e fronteggiandolo, senza neanche fare caso ai cinque centimetri in più di lui. Rise con sarcasmo, provocando uno sbuffo. – Roba da non credere- commentò.
Lui aggrottò la fronte, arrabbiato. – Tu non sai nemmeno cosa è successo? Hai anche il coraggio di metterti a giudicare?
- Tu sei un caso perso, Percy! Non hai … non hai niente di diverso da tutti gli altri ragazzi!- gli diede le spalle e fece un gridolino di frustrazione, avviandosi verso le scale. – Sapevo che non era una buona idea partecipare alla missione!
Percy le corse incontro, allargando le braccia. – E allora perché l’hai fatto?- domandò, con rabbia ma anche con un pizzico di sfida.
Alex fece un altro grido di frustrazione. Aveva già cominciato a salire le scale, e si fermò a metà rampa, voltandosi di scatto a guardarlo. – Oh! Per te! Cretino!- gli urlò in faccia.
Si guardarono, per un istante. Un istante in cui Percy sentì il mondo crollargli addosso.
Un altro treno della metropolitana arrivò, aprendo le sue porte e facendo scendere i passeggeri, che si mossero provocando un gran caos, salendo la scaletta.
Alex era ferma lì, a metà strada, quando una spallata la riportò in se. Poi un’altra. Era ferma mentre un mucchio di gente le andava incontro. Guardò Percy, con un’espressione fra la rabbia e il rammarico. – L’ho fatto solo per te- mormorò. Poi si voltò e seguì la gente su per le scale.
- Alex!- L’urlo di Percy arrivò forte, ma vano. Tentò di salire sulle scale per raggiungerla, facendosi largo tra la folla a gomitate, ma lei, ormai, aveva già raggiunto i suoi amici.
Quando fu fuori, Zane e Grover gli andarono incontro. Percy stava per correre dalla ragazza, ma la mano di Zane sul suo petto lo costrinse a fermarsi.
- Amico?- chiese il biondino. – Ma che è successo?
Percy fissò Alex, che si stava sforzando di non guardarlo. In quel momento sentì un grande senso di colpa ammontare dentro di se, viaggiare nel suo petto.
Si mise la testa fra le mani, triste, per poi passarsi le dita fra i capelli e sospirare. – Ho combinato un bel casino.
 
- Dove dobbiamo andare, ora?- chiese Bianca ad Emma, che stava cercando di fare mente locale.
- Non lo so- ammise la bionda. – Qualche idea?
- Pittsburgh- mormorò Zoe.
- Come?- domandò Emma, aggrottando la fronte.
- Pittsburgh- ripeté quella. - È lì che dobbiamo andare.
- Perché a Pittsburgh?- fece Bella.
- Perché ci sono già stata lì. Pittsburgh è una zona sciistica. Noi abbiamo bisogno di una macchina, o per lo meno di un passaggio. Lì affittano macchine anti neve per gli sciatori, tutte a basso prezzo. Poi, in questo periodo, i negozi saranno sicuramente tutti aperti e ben forniti, per via dei numerosi turisti che festeggiano lì le vacanze di Natale. Non sarà difficile trovare qualcosa.
Emma annuì, convinta. – Bene. E come ci arriviamo?
Zoe si guardò intorno, pensando. Poi, il suo sguardo si fermò su qualcosa. – Con quello- disse, indicandola con un sorriso.
I ragazzi seguirono il suo sguardo. Stava puntando il dito contro un grosso pullmino blu, uno di quelli che si usano per fare delle visite guidate, o semplicemente per spostarsi fuori città.
Senza esitazione, la ragazza vi si avviò, seguita dagli altri. Si mise in fila dietro a due anziani che stavano timbrando il biglietto. Salì i due scalini.
- Salve- disse, rivolta al conducente.
Quello rispose con lo stesso saluto. – Andate a Pittsburgh?
L’uomo sembrò pensarci un attimo. Aveva un volto gentile, e portava la visiera del suo cappellino alta, così da poter intravedere i suoi occhi grigi. – No, mi dispiace- rispose, veramente affranto.
Sul volto di Zoe dovette leggersi il vero sconforto, perché, mentre si voltava per scendere dal pullman, il conducente la fermò. – Però … - disse, ragionandoci su. – Facciamo sosta in un paesino sciistico lì vicino. Volendo potreste scendere lì e poi prendere un altro pullman per Pittsburgh. Noi, purtroppo, facciamo un’altra strada.
Zoe lo guardò, speranzosa. Poi chiese il consenso con lo sguardo ai suoi compagni. Potevano rifiutare, ma, d’altronde, che altra scelta avevano?
La ragazza sorrise al conducente. – Beh, ok. Otto biglietti.
Pagò, e, dopo averlo ringraziato, i ragazzi si posizionarono in fondo al pullmino. L’autista chiuse le porte e si avviò per quella che era la loro prossima destinazione.
Una località sciistica. Vicino Pittsburgh.


Angolo Scrittrice.
Salve ...
So cosa molti di voi stanno pensando. Ehi! Ma questo è il capitolo di prima!
Eh, già... è propio quello. Il fatto è che mi sembrava un pò troppo lungo, così ho deciso di accorciarlo... per renderlo anche meno noioso...
Che ne pensate? Che ve ne pare come primo mostro da sconfiggere in questa nuova avventura? xDxD Ahah! Non male, direi. Ma. d'altronde, che storia sarebbe, senza coplicazioni? xDxD
Comunque, grazie infinite per averla letta. Per me significa molto. Vi pregherei di lasciare un commentino. Non per qualcosa, solo per sapere se devo continuare o meno. Quindi. se volete il seguito, commentate. Bello, brutto o neutro che sia, non mi importa ;)
Ripeto, non continuo altrimenti. Per postare l'altro capitolo, vorrei almeno uno o due commenti, se non di più. Non per qualcosa, ma altrimenti è inutile continuare.
Grazie :D
P.s. Ah! Un'altra cosa! Sto andando in paranoia. Perchè? Per via del titolo? secondo voi è carino? O va cambiato? Non lo so... non è infantile? Non voglio che si pensi che la mia storia sia stupida, almeno non prima di aver letto qualche capitolo.
Help me!! :O
Grazie comunque
एक चुंबन
La vostra ValeryJackson
  
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