Allora,
grazie a tutti. Siete molto gentili ad aver
letto la mia storia. Ecco la seconda parte. Le cose si fanno abbastanza
strane
ma questa è una coppia a suo modo bizzarra. I due vengono da
situazioni
assolutamente agli antipodi e non potete aspettarvi niente di diverso.
Ringrazio
tutti coloro che mi hanno letto.
SPALLE AL MURO
Erin fissava guardinga
le scale.
Sapeva benissimo quanti gradini mancavano alla camera di Girodelle...e questa precisione la spaventava.
Non era da lei fare attenzione a
simili dettagli. Le pareva quasi
di essere un condannato a morte.
Sentiva i suoi passi
accanto, regolari e monotoni, accompagnare i suoi...e questo le
ricordava che
non era sola.
Aprirono la porta e la
vista del letto a baldacchino che campeggiava poco distante dalla
finestra non
migliorò l'umore della donna.
Fantastico
pensò.
-Oh, bene- disse
questi, togliendosi la camicia.
Lei inarcò la fronte.
-Che intendi fare?-
domandò, fissandolo minacciosa.
Girodelle la guardò
ironico.
-Mi sembra ovvio-
fece.
L'espressione di Erin
era indecifrabile.
-Vado a dormire-
rispose- lato destro o sinistro?-
Lei non disse niente.
L'unica cosa che le fu
chiara, in tutto questo, fu di essere in trappola.
Girodelle fissava
silenzioso la finestra.
La luna disegnava
degli strani contorni sul vetro della finestra. A quella vista,
socchiuse gli
occhi. Le ricordava un'altra luna, vista mesi prima, quando era a
Parigi...a
quel pensiero, storse la bocca. In realtà, aveva mentito
spudoratamente. Non era
vero che mancavano le stanze ma sperava che in quel modo avrebbe messo
spalle
al muro quella femmina testarda...mentalmente, cominciò a
tirare una serie di
imprecazioni. Sentiva il calore del corpo di lei ad un palmo di
distanza e non
riusciva a toccarla. Aveva i lombi in fiamme ma non aveva la forza di
stenderla
sul materasso e dare sfogo alla tensione repressa. Farlo significava
mantenere quel logorante status
quo a tempo indefinito e lui non aveva più
voglia di aspettare.
La sentiva muoversi
piano.
-So che stai fingendo
di dormire- rispose- che c'è?-
Lei sussultò.
-Avanti, parla.- la
esortò.
Ancora silenzio.
-Perché non ti sei
sposato?- chiese.
Girodelle si irrigidì.
Di tutte le curiosità possibili, questa era davvero l'ultima
che si aspettava.
Si voltò di scatto, incontrando quel corpo fasciato da una
delle sue camicie.
Erin era nascosta
nella penombra ma poteva comunque sentire su di sé quelle
iridi feline...e
quella certezza rendeva sempre più difficile il suo
autocontrollo. Cosa
risponderle? Una menzogna a buon mercato o una verità
scomoda? -Non ho trovato
nessuno che mi piacesse- disse, optando per una via di mezzo.
Ancora silenzio.
-Tu perché sei
tornata?- domandò.
La sentì sospirare.
Anche
per te è difficile parlare, vero?
Non c'era nessun
rumore in quella casa eppure Girodelle non si sentiva solo, non come
nei mesi
precedenti, quando Erin, poco dopo la lite con Marie, aveva deciso di
lasciare
l'isola. Lei non gli aveva detto tutto e lui non aveva chiesto niente.
-Non avevo nessun
altro posto dove andare- rispose, con voce sforzata, come se non
volesse
davvero dire quelle parole.
-E hai pensato alla
mia dimora- concluse Girodelle.
Erin, a quelle parole
si irritò.
-Io non volevo tornare
in questo posto!- sbottò, dando una manata sul materasso.
Lui la guardò.
Gli occhi si erano
ormai abituati alla penombra e poteva distinguere i lineamenti
incrinati di
quella donna tanto strana. Pareva quasi sul punto di rompersi. -Ma
davvero?-
fece- Sei tu che te ne sei andata senza dare spiegazioni, lasciandomi
una
stanza vuota e nessuna lettera...mi è toccato andare per
intuito, per vedere se
riuscivo a capire il motivo...e sai che ti dico? Che non credo affatto
che tu
sia andata via a causa dell'incontro con tuo padre o per il litigio con
Marie...non ci credo nemmeno un po'.-
Erin corrucciò la
fronte.
-Ah, sì?- lo
sfidò -E
per cosa sarei venuta?-
Girodelle si
raddrizzò.
-Mi sembra ovvio-
rispose con un odioso tono saccente- tu sei venuta qui
perché non puoi fare a
meno di me ma sei troppo orgogliosa per ammetterlo.-
A quelle parole, cadde
il silenzio...ma questa volta durò meno del previsto. La
donna si sentì punta
da quella neanche troppo nascosta frecciata. Si rizzò a
sedere e, ignorando la
tensione provocatale dalla vicinanza con lui, accorciò le
distanze. La rabbia
aveva offuscato tutto. -Chi cavolo ti credi di essere? IO NON HO
BISOGNO DI
TE!- sbottò, alzando la voce.
-Ma davvero?- fece
lui- Massì, forse hai ragione.-
Lei lo guardò
interdetta.
-Dopotutto, sei
tornata con quell'aitante e zotico soldato...massì,
dopotutto non sei una
persona che pretende qualcosa di più dalla vita.
Sei troppo vigliacca per
farlo.-cominciò.
A quelle parole, Erin
non ci vide più.
Girodelle ghignò.
-Allora era questo il
tarlo che ti ha fatto scappare come una ladra- commentò,
bloccandole i polsi.
Lei sgranò gli occhi,
fissandolo guardinga.
-Che intendi dire?-
borbottò, accigliata.
-Non mi sbagliavo
allora- continuò questi- tu mi hai visto parlare con
Madamigella Oscar...certo,
non mi aspettavo un simile scoppio di gelosia da parte tua...-
-Io non sono
gelosa!-esclamò lei, punta sul vivo.
Victor la tirò a
sé.
-Ma davvero?- fece,
arrivando con il viso ad un palmo dal suo- Perché a me
è sempre piaciuto avere
una donna gelosa che smania per me.-
Erin fece per
ribattere ma Girodelle non glielo permise, chiudendo il bisticcio con
un bacio.
Lei sgranò gli occhi, presa di sorpresa...poi si arrese,
ricambiando a sua
volta. Non capitava tutti i giorni che una donna di malaffare ricevesse
un
bacio e lei, dopo una vita grama di soddisfazioni, non aveva intenzione
di
lasciarsi scappare quello che le veniva ora offerto.
L'ebbrezza durò poco,
però.
-Non mi hai risposto-
disse, staccandosi da quella bocca troppo saccente - credevo fossi
innamorato
di Madame Grandier. Mi hai riempito la testa di così tanti Madamigella qua Madamigella là che
onestamente non so se mi potrei
fidare. Certo...potrei pure farlo. Sono talmente scalognata che dubito
mi possa
andare meglio ma...-
Girodelle sbuffò.
Non gli piaceva quel
genere d'interruzioni ma sapeva che doveva portare pazienza. In cuor
suo, aveva
messo in conto che lei avrebbe tirato fuori quella frase. erin poteva
essere tante cose ma di certo non era una sciocca. -Sempre diretta.
Pensi di essere un ripiego, dico bene?- disse, tentando di frenare il
fastidio
ai lombi.
Erin lo guardò in
attesa.
-Mia cara signorina
O'Neal- fece, prendendole il mento- sappi che non è mia
abitudine darmi tanti
problemi per un semplice ripiego e puoi stare certa che so
rimettermi in piedi più che egregiamente dopo una delusione.
Madamigella Oscar ha rifiutato i miei sentimenti da un pezzo e posso
assicurarti cge, con tutte le fisime e le complicazioni che mi hai
dato, non
avrei di certo avuto il tempo e la voglia di struggermi ancora per lei.-
Lei ingoiò un groppo
in gola.
-E quindi?- chiese,
tentando di mantenersi calma.
Era ora di mettere le
carte in tavola, ormai non si poteva più rimandare le cose.
-La questione è
semplice- rispose lui- io non sono un romantico. Non sono una persona
capace di
fare gesti eclatanti o dichiarazioni vistose. Non sono il tipo da dare
facilmente la mia stima a chicchessia, basandomi solo sui suoi natali.
Può
sembrare strano ma voglio scegliere...e scegliere bene.
Probabilmente, se ci fossimo incontrati venti
anni prima, quando ero a Versailles, tu saresti stata sicuramente una
delle mie
tante compagne di letto. Non avrei perso il mio tempo con te...ma le
cose
cambiano. I nobili non sono più onnipotenti. I re non vivono
più nei loro
palazzi ed io sono stufo di continuare a vivere senza un domani come ho
fatto
sinora. -
Erin si immobilizzò.
Aveva una strana
sensazione alla bocca dello stomaco, che non le era mai capitato di
provare.
-Quello che voglio
dire è che sono rimasto da solo, in questo grande Paese. La
mia famiglia è
lontana, dubito fortemente di poterla raggiungere a breve e che non mi
dispiacerebbe avere un po'di compagnia- continuò,
guardandola allusivo.
-E...quindi?- rispose-
Tutta questa bella chiacchierata per cosa?-
Girodelle stette zitto
a quella domanda.
Erin si sentiva
terribilmente a disagio per tutto quel discorso e, se si aggiungevano
le
reazioni del suo corpo traditore, era più che comprensibile
quanto quelle
parole la mettessero
in ansia.Una parte
del suo animo, quello meno cinico, le stava dando dei segnali che la
paura
metteva prontamente a tacere. Non voleva pensare a quello che stava
succedendo.
Non aveva dimenticato infatti quell'incontro tra lui e Madame Grandier
e,
proprio per questo, voleva avere tutte le certezze possibili. - Se mi
stai
dicendo che hai bisogno di avere qualcuno accanto, sappi che io sono la
persona
meno indicata- rispose, fissandolo dritta negli occhi.
Silenzio.
-Sappi che non ho
intenzione di farti da donna-schermo solo perché la tua
Beatrice ti detto
picche.- rispose, guardandolo male- Sarò pure una donna
perduta ma, per quanto
la cosa possa sembrare assurda, io ho ancora una mia
dignità...quindi non
raccontarmi favole perché non ci casco. Tutta questa
pantomima è dovuta
semplicemente al fatto che ti è sembrato che fossi simile
alla figlia di
Madame...e non c'è niente di male nel pensarlo, visto che
non sei il solo ad
averlo fatto.-
Istintivamente si
passò una mano sulla testa. -Sarò schietta,
almeno in questo. Io non sono
Madame Grandier. Non lo sarò mai, né intendo
esserlo...per cui rassegnati
all'idea.- concluse, vuotando finalmente il sacco. Era da tempo che
voleva dire
una quelle parole ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
La parte più egoistica
del suo carattere l'aveva spinta ad approfittare delle cortesie di quel
nobile,
malgrado non fosse mai riuscita ad andare oltre quella innocente
convivenza.
Poi era cambiato qualcosa e lei si era accorta che quel legame non le
bastava
più e che quella persona a cui si era aggrappata, senza
nemmeno accorgersene,
aveva un passato e che quel passato si trovava sull'isola, pronto a
minare
tutto.
Erin non voleva farsi
illusioni e malgrado sentisse delle fitte tremende nel pronunciare
quelle
parole, sentiva che era l'unica cosa giusta da fare.
Ormai giocavano a
carte scoperte.
Comunque
vada, non voglio avere rimorsi. L'uniche cose
che terrò per me saranno questi sentimenti distruttivi pensò.
Erin rimase in attesa.
Aspettò la risposta di
quell'uomo per degli istanti lunghi ed interminabili, sola e disarmata.
Non
aveva più intenzione di combattere. In fondo al suo cuore,
aveva sempre saputo
che quel nobile, così integro e insieme disincantato, troppo
normale rispetto a
lei, avrebbe messo in subbuglio l'ordine malato in cui aveva vissuto
quegli
anni.
Fece per liberarsi
dalla stretta con cui Girodelle le teneva le mani...ma si rese conto
che lui
non aveva mollato la presa, in nessun momento.
-Lasciami subito-
ordinò, dura e stanca.
-Vuoi scappare di
nuovo, non è vero?- fece lui, dopo averla lasciata parlare
-Non ti ho dato quei
vestiti ed un tetto sopra la testa perché volevo avere
un'amante a
disposizione...Santo Cielo Erin! Se avessi voluto, credi che mi sarei
trattenuto a questo modo?- E senza attendere oltre, prese uno dei palmi
della
donna e lo avvicinò al cavallo dei suoi pantaloni.
Erin deglutì a vuoto.
Era eccitato. Chissà da quanto pensò, sempre più sgomenta.
-Visto? Sono forse di
legno?- continuò allusivo il militare - Quindi fammi il
favore di smetterla di
farti tutti questi problemi e resta qui...con me.-
Mille pensieri
frullavano nella testa della donna. Il primo era lo sconcerto dovuto
alla mossa
di quel nobile che, quanto ad attrazione, sembrava versare nelle sue
stesse
spaventose condizioni. Anche lei provava quella frustrazione fastidiosa
e non
poteva nascondere a sé stessa che, su questo aspetto,
Girodelle si era
trattenuto non poco.
Era comunque una donna
di malaffare per cui quella dimostrazione, abbastanza imbarazzante per
carità,
non la convinceva del tutto. Chi le garantiva che non volesse solo
rotolarsi
tra le lenzuola con lei? -E quindi?- fece scettica- Questo randello
cosa
dimostra?-
Girodelle stette
zitto. Sapeva benissimo che la finezza era qualcosa di assolutamente
estraneo in
quella donna da lume ma non credeva che fosse così
ostinata...e, inutile dirlo,
perse la pazienza. -E va bene- fece, allontanandosi di scatto- io ci
rinuncio.-
Erin rimase ferma.
-Mi hai sentito, no?-
continuò- Io mi sono stufato. Non so più come
spiegartelo. Non credo a quella
sciocchezza chiamata Destino ma ci
ho
creduto quando ti ho incontrata...solo non immaginavo che la
disillusione ti
avesse reso così cieca. Sei talmente ravvolta nella tua
acredine da non vedere
se i modi dell'altro sono sinceri o meno. Cosa vuoi che ti dica? Non
c'è niente
da aggiungere, tranne questo. Hai messo in subbuglio tutte le mie
convinzioni e
mi hai fatto arrabbiare, tanto, dannata strega irlandese. Hai buttato
all'aria
la mia esistenza composta e monotona, dando un calcio a tutto quello
che
conviene ed è considerato decoroso. A volte, mi è
persino venuta voglia di strozzarti
per questo...e sappi che non è da me comportarmi in questa
maniera. -
Girodelle sospirò.
-Non mi sono mai sentito così...così vivo,
dannazione. Mi hai fatto perdere tutto
l'autocontrollo che avevo sempre avuto su me stesso fin dall'infanzia
e, sia
pure con difficoltà, sono riuscito ad ammettere che con te
non mi annoio mai.
Mi piace vedere le tue stranezze, anche se mi fanno girare la testa. Mi
piace
litigare con te, anche se a volte vorrei chiuderti la bocca...e,
credimi se ti
dico che il fatto che tu sia una bella donna passa quasi in secondo
piano.-
continuò, massaggiandosi la testa. Avrebbe voluto aggiungere
qualcos'altro ma
si sentì frenato da chissà quale remora.
In quel momento, Erin
gli afferrò il viso, costringendolo ad avere gli occhi alla
stessa altezza dei
suoi. -Vale anche per me- rispose lei, stirando le labbra in un sorriso
sincero...il primo dopo quasi un ventennio.
Un sorriso spontaneo,
non frutto della circostanza o del semplice desiderio di schernire
qualcuno.
Il cuore di Girodelle
perse un battito.
Mai come in quel
momento, Erin O'Neal gli era sembrata così bella.
E qui
davvero, potevo infarcire il tutto con una bella
lemon spinta. C'era il soldato, l'ex prostituta...potevo fare una bella
accoppiata ma non me la sono sentita. Questo capitolo è
stato davvero ostico da
realizzare, considerando i due tipi in questione.
Erin
è forse il personaggio più difficile che ho
creato ma sono abbastanza soddisfatta del risultato. Dopo questo
capitolo,
manca 1 o 2 capitoli alla fine...vi confesso che solitamente quando
scrivo la
storia mi viene volta per volta. La canna e la quercia non è
così. Io, fin
dall'inizio, sapevo dovevo volevo andare a parare, almeno idealmente.
E'la
prima vera storia completa che invento. Farò i dovuti
ringraziamenti alla fine,
come sempre. La cara serelalla mi ha fatto notare che le mie storie,
data
l'estensione possono essere lette solo alla loro conclusione...spero
che
apprezzi il fatto che siamo alla fine del viaggio di questi personaggi
e che
può cominciare a leggere la fic se vuole...ma questo vale
per tutti. A presto.