Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: controcorrente    05/02/2013    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Allora, grazie a tutti. Siete molto gentili ad aver letto la mia storia. Ecco la seconda parte. Le cose si fanno abbastanza strane ma questa è una coppia a suo modo bizzarra. I due vengono da situazioni assolutamente agli antipodi e non potete aspettarvi niente di diverso.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto.

 

 

SPALLE AL MURO

 

Erin fissava guardinga le scale.

Sapeva benissimo quanti gradini mancavano alla camera di Girodelle...e questa precisione la spaventava.

Non era da lei fare attenzione a simili dettagli. Le pareva quasi di essere un condannato a morte.

Sentiva i suoi passi accanto, regolari e monotoni, accompagnare i suoi...e questo le ricordava che non era sola.

Aprirono la porta e la vista del letto a baldacchino che campeggiava poco distante dalla finestra non migliorò l'umore della donna.

Fantastico pensò.

-Oh, bene- disse questi, togliendosi la camicia.

Lei inarcò la fronte.

-Che intendi fare?- domandò, fissandolo minacciosa.

Girodelle la guardò ironico.

-Mi sembra ovvio- fece.

L'espressione di Erin era indecifrabile.

-Vado a dormire- rispose- lato destro o sinistro?-

Lei non disse niente.

L'unica cosa che le fu chiara, in tutto questo, fu di essere in trappola.

 

Girodelle fissava silenzioso la finestra.

La luna disegnava degli strani contorni sul vetro della finestra. A quella vista, socchiuse gli occhi. Le ricordava un'altra luna, vista mesi prima, quando era a Parigi...a quel pensiero, storse la bocca. In realtà, aveva mentito spudoratamente. Non era vero che mancavano le stanze ma sperava che in quel modo avrebbe messo spalle al muro quella femmina testarda...mentalmente, cominciò a tirare una serie di imprecazioni. Sentiva il calore del corpo di lei ad un palmo di distanza e non riusciva a toccarla. Aveva i lombi in fiamme ma non aveva la forza di stenderla sul materasso e dare sfogo alla tensione repressa. Farlo significava mantenere quel logorante status quo a tempo indefinito e lui non aveva più voglia di aspettare.

La sentiva muoversi piano.

-So che stai fingendo di dormire- rispose- che c'è?-

Lei sussultò.

-Avanti, parla.- la esortò.

Ancora silenzio.

-Perché non ti sei sposato?- chiese.

Girodelle si irrigidì. Di tutte le curiosità possibili, questa era davvero l'ultima che si aspettava. Si voltò di scatto, incontrando quel corpo fasciato da una delle sue camicie.

Erin era nascosta nella penombra ma poteva comunque sentire su di sé quelle iridi feline...e quella certezza rendeva sempre più difficile il suo autocontrollo. Cosa risponderle? Una menzogna a buon mercato o una verità scomoda? -Non ho trovato nessuno che mi piacesse- disse, optando per una via di mezzo.

Ancora silenzio.

-Tu perché sei tornata?- domandò.

La sentì sospirare.

Anche per te è difficile parlare, vero?

Non c'era nessun rumore in quella casa eppure Girodelle non si sentiva solo, non come nei mesi precedenti, quando Erin, poco dopo la lite con Marie, aveva deciso di lasciare l'isola. Lei non gli aveva detto tutto e lui non aveva chiesto niente.

-Non avevo nessun altro posto dove andare- rispose, con voce sforzata, come se non volesse davvero dire quelle parole.

-E hai pensato alla mia dimora- concluse Girodelle.

Erin, a quelle parole si irritò.

-Io non volevo tornare in questo posto!- sbottò, dando una manata sul materasso.

Lui la guardò.

Gli occhi si erano ormai abituati alla penombra e poteva distinguere i lineamenti incrinati di quella donna tanto strana. Pareva quasi sul punto di rompersi. -Ma davvero?- fece- Sei tu che te ne sei andata senza dare spiegazioni, lasciandomi una stanza vuota e nessuna lettera...mi è toccato andare per intuito, per vedere se riuscivo a capire il motivo...e sai che ti dico? Che non credo affatto che tu sia andata via a causa dell'incontro con tuo padre o per il litigio con Marie...non ci credo nemmeno un po'.-

Erin corrucciò la fronte.

-Ah, sì?- lo sfidò -E per cosa sarei venuta?-

Girodelle si raddrizzò.

-Mi sembra ovvio- rispose con un odioso tono saccente- tu sei venuta qui perché non puoi fare a meno di me ma sei troppo orgogliosa per ammetterlo.-

A quelle parole, cadde il silenzio...ma questa volta durò meno del previsto. La donna si sentì punta da quella neanche troppo nascosta frecciata. Si rizzò a sedere e, ignorando la tensione provocatale dalla vicinanza con lui, accorciò le distanze. La rabbia aveva offuscato tutto. -Chi cavolo ti credi di essere? IO NON HO BISOGNO DI TE!- sbottò, alzando la voce.

-Ma davvero?- fece lui- Massì, forse hai ragione.-

Lei lo guardò interdetta.

-Dopotutto, sei tornata con quell'aitante e zotico soldato...massì, dopotutto non sei una persona che pretende qualcosa di più dalla vita. Sei troppo vigliacca per farlo.-cominciò.

A quelle parole, Erin non ci vide più. Con uno scatto di reni, gli si avventò contro. -NON TI PERMETTERE DI OFFENDERMI IN QUESTO MODO, DANNATO!- urlò, cominciando a tempestarlo di pugni. Come diavolo si permetteva di giudicarla? Non era una santa, lo sapeva benissimo...ma non avrebbe accettato quelle offese gratuite e ingiuste. -Non sei nella posizione di venire a darmi lezioni di vita, soprattutto perché non hai ancora gettato la spugna con la signora Grandier!- sbottò, prima di bloccarsi di colpo.

Girodelle ghignò.

-Allora era questo il tarlo che ti ha fatto scappare come una ladra- commentò, bloccandole i polsi.

Lei sgranò gli occhi, fissandolo guardinga.

-Che intendi dire?- borbottò, accigliata.

-Non mi sbagliavo allora- continuò questi- tu mi hai visto parlare con Madamigella Oscar...certo, non mi aspettavo un simile scoppio di gelosia da parte tua...-

-Io non sono gelosa!-esclamò lei, punta sul vivo.

Victor la tirò a sé.

-Ma davvero?- fece, arrivando con il viso ad un palmo dal suo- Perché a me è sempre piaciuto avere una donna gelosa che smania per me.-

Erin fece per ribattere ma Girodelle non glielo permise, chiudendo il bisticcio con un bacio. Lei sgranò gli occhi, presa di sorpresa...poi si arrese, ricambiando a sua volta. Non capitava tutti i giorni che una donna di malaffare ricevesse un bacio e lei, dopo una vita grama di soddisfazioni, non aveva intenzione di lasciarsi scappare quello che le veniva ora offerto.

L'ebbrezza durò poco, però.

-Non mi hai risposto- disse, staccandosi da quella bocca troppo saccente - credevo fossi innamorato di Madame Grandier. Mi hai riempito la testa di così tanti Madamigella qua Madamigella là che onestamente non so se mi potrei fidare. Certo...potrei pure farlo. Sono talmente scalognata che dubito mi possa andare meglio ma...-

Girodelle sbuffò.

Non gli piaceva quel genere d'interruzioni ma sapeva che doveva portare pazienza. In cuor suo, aveva messo in conto che lei avrebbe tirato fuori quella frase. erin poteva essere tante cose ma di certo non era una sciocca. -Sempre diretta. Pensi di essere un ripiego, dico bene?- disse, tentando di frenare il fastidio ai lombi.

Erin lo guardò in attesa.

-Mia cara signorina O'Neal- fece, prendendole il mento- sappi che non è mia abitudine darmi tanti problemi per un semplice ripiego e puoi stare certa che  so rimettermi in piedi più che egregiamente dopo una delusione. Madamigella Oscar ha rifiutato i miei sentimenti da un pezzo e posso assicurarti cge, con tutte le fisime e le complicazioni che mi hai dato, non avrei di certo avuto il tempo e la voglia di struggermi ancora per lei.-

Lei ingoiò un groppo in gola.

-E quindi?- chiese, tentando di mantenersi calma.

Era ora di mettere le carte in tavola, ormai non si poteva più rimandare le cose. -La questione è semplice- rispose lui- io non sono un romantico. Non sono una persona capace di fare gesti eclatanti o dichiarazioni vistose. Non sono il tipo da dare facilmente la mia stima a chicchessia, basandomi solo sui suoi natali. Può sembrare strano ma voglio scegliere...e scegliere bene.  Probabilmente, se ci fossimo incontrati venti anni prima, quando ero a Versailles, tu saresti stata sicuramente una delle mie tante compagne di letto. Non avrei perso il mio tempo con te...ma le cose cambiano. I nobili non sono più onnipotenti. I re non vivono più nei loro palazzi ed io sono stufo di continuare a vivere senza un domani come ho fatto sinora. -

Erin si immobilizzò.

Aveva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, che non le era mai capitato di provare.

-Quello che voglio dire è che sono rimasto da solo, in questo grande Paese. La mia famiglia è lontana, dubito fortemente di poterla raggiungere a breve e che non mi dispiacerebbe avere un po'di compagnia- continuò, guardandola allusivo.

-E...quindi?- rispose- Tutta questa bella chiacchierata per cosa?-

Girodelle stette zitto a quella domanda.

Erin si sentiva terribilmente a disagio per tutto quel discorso e, se si aggiungevano le reazioni del suo corpo traditore, era più che comprensibile quanto quelle parole la  mettessero in ansia.Una parte del suo animo, quello meno cinico, le stava dando dei segnali che la paura metteva prontamente a tacere. Non voleva pensare a quello che stava succedendo. Non aveva dimenticato infatti quell'incontro tra lui e Madame Grandier e, proprio per questo, voleva avere tutte le certezze possibili. - Se mi stai dicendo che hai bisogno di avere qualcuno accanto, sappi che io sono la persona meno indicata- rispose, fissandolo dritta negli occhi.

Silenzio.

-Sappi che non ho intenzione di farti da donna-schermo solo perché la tua Beatrice ti detto picche.- rispose, guardandolo male- Sarò pure una donna perduta ma, per quanto la cosa possa sembrare assurda, io ho ancora una mia dignità...quindi non raccontarmi favole perché non ci casco. Tutta questa pantomima è dovuta semplicemente al fatto che ti è sembrato che fossi simile alla figlia di Madame...e non c'è niente di male nel pensarlo, visto che non sei il solo ad averlo fatto.-

Istintivamente si passò una mano sulla testa. -Sarò schietta, almeno in questo. Io non sono Madame Grandier. Non lo sarò mai, né intendo esserlo...per cui rassegnati all'idea.- concluse, vuotando finalmente il sacco. Era da tempo che voleva dire una quelle parole ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.

La parte più egoistica del suo carattere l'aveva spinta ad approfittare delle cortesie di quel nobile, malgrado non fosse mai riuscita ad andare oltre quella innocente convivenza. Poi era cambiato qualcosa e lei si era accorta che quel legame non le bastava più e che quella persona a cui si era aggrappata, senza nemmeno accorgersene, aveva un passato e che quel passato si trovava sull'isola, pronto a minare tutto.

Erin non voleva farsi illusioni e malgrado sentisse delle fitte tremende nel pronunciare quelle parole, sentiva che era l'unica cosa giusta da fare.

Ormai giocavano a carte scoperte.

Comunque vada, non voglio avere rimorsi. L'uniche cose che terrò per me saranno questi sentimenti distruttivi pensò.

Erin rimase in attesa.

Aspettò la risposta di quell'uomo per degli istanti lunghi ed interminabili, sola e disarmata. Non aveva più intenzione di combattere. In fondo al suo cuore, aveva sempre saputo che quel nobile, così integro e insieme disincantato, troppo normale rispetto a lei, avrebbe messo in subbuglio l'ordine malato in cui aveva vissuto quegli anni.

Fece per liberarsi dalla stretta con cui Girodelle le teneva le mani...ma si rese conto che lui non aveva mollato la presa, in nessun momento.

-Lasciami subito- ordinò, dura e stanca.

-Vuoi scappare di nuovo, non è vero?- fece lui, dopo averla lasciata parlare -Non ti ho dato quei vestiti ed un tetto sopra la testa perché volevo avere un'amante a disposizione...Santo Cielo Erin! Se avessi voluto, credi che mi sarei trattenuto a questo modo?- E senza attendere oltre, prese uno dei palmi della donna e lo avvicinò al cavallo dei suoi pantaloni.

Erin deglutì a vuoto.

Era eccitato. Chissà da quanto pensò, sempre più sgomenta.

-Visto? Sono forse di legno?- continuò allusivo il militare - Quindi fammi il favore di smetterla di farti tutti questi problemi e resta qui...con me.-

Mille pensieri frullavano nella testa della donna. Il primo era lo sconcerto dovuto alla mossa di quel nobile che, quanto ad attrazione, sembrava versare nelle sue stesse spaventose condizioni. Anche lei provava quella frustrazione fastidiosa e non poteva nascondere a sé stessa che, su questo aspetto, Girodelle si era trattenuto non poco.

Era comunque una donna di malaffare per cui quella dimostrazione, abbastanza imbarazzante per carità, non la convinceva del tutto. Chi le garantiva che non volesse solo rotolarsi tra le lenzuola con lei? -E quindi?- fece scettica- Questo randello cosa dimostra?-

Girodelle stette zitto. Sapeva benissimo che la finezza era qualcosa di assolutamente estraneo in quella donna da lume ma non credeva che fosse così ostinata...e, inutile dirlo, perse la pazienza. -E va bene- fece, allontanandosi di scatto- io ci rinuncio.-

Erin rimase ferma.

-Mi hai sentito, no?- continuò- Io mi sono stufato. Non so più come spiegartelo. Non credo a quella sciocchezza chiamata Destino ma ci ho creduto quando ti ho incontrata...solo non immaginavo che la disillusione ti avesse reso così cieca. Sei talmente ravvolta nella tua acredine da non vedere se i modi dell'altro sono sinceri o meno. Cosa vuoi che ti dica? Non c'è niente da aggiungere, tranne questo. Hai messo in subbuglio tutte le mie convinzioni e mi hai fatto arrabbiare, tanto, dannata strega irlandese. Hai buttato all'aria la mia esistenza composta e monotona, dando un calcio a tutto quello che conviene ed è considerato decoroso. A volte, mi è persino venuta voglia di strozzarti per questo...e sappi che non è da me comportarmi in questa maniera. -

Girodelle sospirò. -Non mi sono mai sentito così...così vivo, dannazione. Mi hai fatto perdere tutto l'autocontrollo che avevo sempre avuto su me stesso fin dall'infanzia e, sia pure con difficoltà, sono riuscito ad ammettere che con te non mi annoio mai. Mi piace vedere le tue stranezze, anche se mi fanno girare la testa. Mi piace litigare con te, anche se a volte vorrei chiuderti la bocca...e, credimi se ti dico che il fatto che tu sia una bella donna passa quasi in secondo piano.- continuò, massaggiandosi la testa. Avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro ma si sentì frenato da chissà quale remora.

In quel momento, Erin gli afferrò il viso, costringendolo ad avere gli occhi alla stessa altezza dei suoi. -Vale anche per me- rispose lei, stirando le labbra in un sorriso sincero...il primo dopo quasi un ventennio.

Un sorriso spontaneo, non frutto della circostanza o del semplice desiderio di schernire qualcuno.

Il cuore di Girodelle perse un battito.

Mai come in quel momento, Erin O'Neal gli era sembrata così bella.

 

E qui davvero, potevo infarcire il tutto con una bella lemon spinta. C'era il soldato, l'ex prostituta...potevo fare una bella accoppiata ma non me la sono sentita. Questo capitolo è stato davvero ostico da realizzare, considerando i due tipi in questione.

Erin è forse il personaggio più difficile che ho creato ma sono abbastanza soddisfatta del risultato. Dopo questo capitolo, manca 1 o 2 capitoli alla fine...vi confesso che solitamente quando scrivo la storia mi viene volta per volta. La canna e la quercia non è così. Io, fin dall'inizio, sapevo dovevo volevo andare a parare, almeno idealmente. E'la prima vera storia completa che invento. Farò i dovuti ringraziamenti alla fine, come sempre. La cara serelalla mi ha fatto notare che le mie storie, data l'estensione possono essere lette solo alla loro conclusione...spero che apprezzi il fatto che siamo alla fine del viaggio di questi personaggi e che può cominciare a leggere la fic se vuole...ma questo vale per tutti. A presto.

 

   
 
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