Granelli di sabbia
Grimmauld Place, dicembre 1971
Le
vacanze di Natale solitamente venivano attese con trepidazione dagli studenti
di Hogwarts. Solitamente, perché a
Sirius la prospettiva non piaceva affatto. Aveva passato gli ultimi giorni di
lezione pregustando l’amarezza del suo ritorno a Grimmauld Place; per usare un
eufemismo, non era proprio come se non vedesse l’ora di rivedere la sua adorabile mammina.
Dopo
la prima, furente lettera, Walburga non si era più degnata di scrivere al
figlio. Aveva lasciato al marito
l’ingrato compito; Sirius aveva infatti ricevuto alcune lettere dal padre,
tutte dai toni cordiali e distaccati, come se Orion avesse voluto eliminare
dalla memoria un increscioso avvenimento. Sirius avrebbe di gran lunga
preferito non ricevere alcun gufo.
Quando
però il ragazzo fu di ritorno a Grimmauld Place, non avvenne niente di ciò che
si era aspettato. Niente urla, niente grida, niente scenate isteriche; la madre
lo accolse semplicemente con un’occhiata severa, il padre addirittura gli
rivolse un mezzo sorriso. Il primo giorno a casa, Walburga quasi non gli
rivolse la parola ― a parte per un brusco « Siediti composto! »
intimatogli durante il pranzo ―, poi però, lentamente, le cose si
normalizzarono. Erano sempre duri con lui, ma niente di diverso da ciò a cui
era abituato. Si poteva considerare fortunato.
*
La
grande finestra della camera da letto incorniciava il bellissimo spettacolo
della neve al chiaro di luna. Sirius la contemplava dal calduccio del suo letto,
pensando che, in fondo, dicembre non era poi così male, come mese. La neve gli
piaceva; quell’incessante danzare di fiocchi immacolati gli infondeva dentro
una gioia infantile, un piccolo moto spontaneo che difficilmente sembrava
compatibile con il suo carattere, ma che continuava a verificarsi,
puntualmente, ad ogni nevicata. Forse aveva a che fare con dei giochi che
faceva da piccolo, non lo sapeva.
Le
giunture della porta cigolarono e qualcuno attraversò velocemente la stanza,
scostò le coperte del letto a baldacchino di Sirius e si accomodò senza troppe
cerimonie sul materasso.
«
Cos’è questa novità? » chiese Sirius quando ebbe il viso del fratello a pochi
centimetri dal suo.
«
È la vigilia di Natale » sbadigliò Regulus strusciando le guance contro il
cuscino, gli occhi già tatticamente chiusi.
«
Che risposta è?! »
Sirius
era sorpreso; erano secoli che Regulus non sentiva il bisogno di zampettare a
piedi nudi nel suo letto. Avrebbe potuto cacciarlo, o, se necessario,
afferrarlo per le caviglie e trascinarlo via con la forza, ma,
inspiegabilmente, a Sirius non dispiaceva quella presenza estranea. Pensò fosse
colpa della neve, che lo rendeva così maledettamente nostalgico e corruttibile.
Una mammoletta, insomma. Ma andava
bene così, in fondo aveva qualcosa di piacevole quel momento, era una specie di
rievocazione; nella sua memoria le notti invernali erano indissolubilmente
legate all’immagine del suo fratellino che, piagnucolante, gli chiedeva di
fargli spazio sotto le coperte. Che l’atmosfera natalizia avesse suscitato in
Regulus le stesse sensazioni?
«
Basta che non mi tocchi con quei cavolo di piedi gelidi » concesse alla fine. «
E guardati bene dal fartela addosso! »
«
Avevo cinque anni, ed è successo solo una volta! » borbottò Regulus indignato,
ma con gli occhi ancora chiusi e la bocca impastata dal sonno.
Sirius
sogghignò tra le lenzuola. Poi, dominati entrambi da quel particolare torpore,
si addormentarono.
*
La
mattina di Natale Sirius fu svegliato da una cuscinata in piena faccia. E
siccome tardava ad aprire gli occhi gliene arrivò un’altra, seguita da una
terza. Qualcuno ridacchiava.
«
La vuoi piantare— » tentò di dire Sirius, prima che la quarta cuscinata lo
colpisse a tradimento sulle labbra.
Quel
mostriciattolo di Regulus era sempre esasperante il giorno di Natale, tutto allegria
e saltelli fuori luogo. E, nonostante Sirius tentasse di resistergli, era
estremamente contagioso.
«
Dai, alzati! Regali regali regali! »
Sirius
sbuffò e si girò sull’altro lato. Regulus lo fissò imbronciato, poi fece un
sorrisetto da peste e disse: « Oh, giusto. Per i bambini cattivi c’è soltanto carbone la mattina di Natale. »
Sirius
aprì un occhio, punto sul vivo. Improvvisamente si voltò, per poi buttarsi di
peso su Regulus che, preso alla sprovvista, aveva ancora il cuscino fra le
mani.
«
Adesso te la faccio vedere! » urlò con un tono che voleva sembrare minaccioso.
Era
da tantissimo tempo che non si azzuffavano. Be’, non si stavano proprio azzuffando, visto che entrambi
ridevano come idioti. E comunque, anche da piccoli, non si erano mai veramente picchiati; Sirius non si era mai
azzardato, anche se a volte avrebbe voluto, ad alzare le mani sul fratello.
Prima di tutto perché aveva una vaga idea di come avrebbero reagito i loro
genitori, in secondo luogo perché Regulus era, nonostante li separasse solo un
anno di età, decisamente mingherlino rispetto a lui, e l’idea di colpirlo gli
era sempre sembrata quantomeno sleale. Ovviamente la cortesia non gli veniva
ricambiata; aveva perso il conto dei morsi ricevuti da quel monello impunito
― « È più piccolo di te! », era il ritornello della madre ―.
«
Cos’è che c’è per me sotto l’albero?! » chiese Sirius, le dita che cominciavano
a solleticare Regulus in punti strategici.
«
Carb―one » cercò di dire l’altro tra le risate. Tentò di liberarsi dalla
stretta del fratello con un calcio, ma dal baraonda che ne seguì ottenne solo
di finire a pancia in giù sul materasso. Sirius, sempre attento a non
esagerare, gli teneva le braccia ferme dietro la schiena.
«
Bene, bene, bene » bisbigliò avvicinandosi all’orecchio di Regulus. Si sentiva
come un aguzzino. « Sei mio prigioniero. »
Regulus
fece per divincolarsi, ma la ridarella gli rendeva impossibile ogni sforzo.
«
Lasciami! »
«
Oh, non così presto. Ti consiglio di
iniziare ad invocare il mio perdono… »
«
Altrimenti? »
Sirius
gli diede una manata sul sedere. « Altrimenti ti prendo a sculacciate! »
«
Sì, certo…! »
Regulus
continuava a ridere. Sirius sorrise alla propria mancanza di credibilità e si
mise a cavalcioni sulla schiena del fratello. A volte pensava che le loro
piccole lotte fossero solo un pretesto per trovare un punto di contatto, fisico
se non altro. L’affetto che provavano l’uno per l’altro c’era, anche se a volte
era rarefatto, anche se a volte veniva ostacolato.
«
Sei proprio sicuro di voler rischiare?! »
Ma,
all’improvviso, la porta si aprì e ne comparve il brutto muso verdognolo
dell’elfo domestico. Sirius lo detestava; sempre a ficcare il naso negli affari
altrui, era la spia che riferiva alla madre tutte le sue malefatte e anche
l’origine del suo imperituro odio verso gli impiccioni.
«
Kreacher ha sentito dei rumori ed è venuto a controllare! » disse quello in
tono allarmato, gli occhi sferici puntati sui due fratelli. « E ha fatto bene! Il
Signorino Sirius sta maltrattando il Signorino Regulus! Oh, quando la Padrona lo saprà, il Signorino
Sirius se ne dovrà pentire…! »
Sirius
lo avrebbe mandato adeguatamente a quel paese, se Regulus, sciolta la sua
presa, non si fosse affrettato a dire: « Stiamo solo giocando! Non mi sta
facendo male veramente! »
Kreacher
parve subito rasserenato. Guai a toccargli il suo Signorino Regulus.
«
Allora Kreacher non dirà niente. »
«
Grazie, Kreacher. »
Kreacher
fece un’espressione compiaciuta, poi, dopo aver lanciato a Sirius un’occhiata
torva, si levò dai piedi. Ma la sua fugace apparizione era bastata a guastare
l’ilarità del momento; Sirius, perso ogni intento bellicoso, rotolò via dalla
schiena del fratello e si fece cadere in maniera un po’ sgangherata sul
materasso. Non ce l’aveva con Regulus ― anzi, gli era grato per avergli
impedito di innescare una possibile bomba, visto che lui quando era accusato
ingiustamente non si discolpava, semplicemente aggrediva ― ma quella
costante differenza di trattamento, anche da parte dello stupido elfo
domestico, lo snervava sempre di più.
«
Regali? » tentò Regulus con un mezzo sorriso, l’espressione del volto che
supplicava l’assenza, almeno per quel giorno, di ogni malumore.
Sirius
si sforzò di sogghignare, raro tentativo di compiacerlo. Ci aveva messo un po’
ad accorgersene; Regulus non era più il moccioso
impunito dai morsi facili, la peste che sghignazzava quando i loro genitori
gli facevano l’ennesima lavata di capo o, magari, gliele suonavano. Il
favoritismo ormai lo metteva solo a disagio.
«
Però stai attento, potrei aggredirti da
un momento all’altro » concluse Sirius con una risata forzata.
*
Contro
ogni supposizione, la giornata di Natale non era stata poi così male. Non c’erano
state discussioni e Sirius non aveva ricevuto carbone, eccezion fatta per
quello di zucchero portatogli da suo zio Alphard, che lo aveva preso un po’ in
giro ― « Carbone per il nostro Grifondoro! » ― prima di tirar fuori
un pacco regalo ben confezionato. Zio Alphard era lo stravagante della
famiglia, o almeno era considerato tale perché sempre di buon umore e con la
battuta pronta. E anche perché Sirius, con grande stupore di tutti, era il suo
nipote preferito ― « Il nostro piccolo ribelle! », gli diceva sempre in
tono affettuoso ―. Nessuna meraviglia quindi se per Sirius avere avuto zio
Alphard a casa era stato come prendere una boccata d’aria fresca, tanto da
fargli dimenticare subito la fastidiosa intromissione di Kreacher.
Quando
poi, alla fine, tutti gli ospiti se ne furono andati, Sirius e Regulus si
trovarono da soli nel salotto principale, a sorseggiare cioccolata calda
davanti ad un albero di Natale maestoso, dai colori argentei.
«
Non è stato male oggi, mh? » chiese ad un certo punto Regulus, distratto.
Sirius
fece un verso affermativo.
«
Senti, Sirius… com’è Hogwarts? »
L’interpellato
lo guardò; Regulus se ne stava accovacciato ai piedi del divano, sul tappeto,
le mani che facevano lievemente roteare il denso liquido al cioccolato nella
tazza. Le luci dell’albero gli si riflettevano sul viso pensieroso.
«
È un bel posto » rispose sinteticamente Sirius. « Sarà un bel posto anche per
un piccolo Serpeverde come te »
continuò con un ghigno. Il suo tono voleva essere rassicurante, ma uscì
infarinato di scherno.
«
Che c’è di male ad essere un Serpeverde?! »
«
Niente… »
Regulus
si voltò verso Sirius, il quale, seduto mollemente sul divano, lo guardava con
le sopracciglia inarcate. Il più piccolo dei Black avrebbe voluto rispondere
che per lui sarebbe stato fantastico finire in Serpeverde, e che così avrebbe
reso tutti felici in famiglia, ma si trattenne, perché, a differenza del
fratello, lui sapeva che alcune cose
era meglio non dirle.
«
Uffa » si limitò a borbottare, il visino infantile aggrottato in uno dei suoi
tipici bronci.
Sirius
sbottò in una risata. « Dai, scherzavo… »
Questa
volta fu Regulus ad inarcare le sopracciglia.
«
Il fatto è molti Serpeverde sono, come dire… antipatici » tentò l’altro. « Ce n’è uno che proprio non sopporto,
ha un naso enorme e non si lava mai— »
«
Non possono essere tutti antipatici!
Andromeda ti è sempre piaciuta, e lei era una Serpeverde! »
«
Forse voleva fare contenti gli zii… »
Tacque
per un istante, pensieroso. Sapeva che anche Regulus aveva la smania di rendere
tutti contenti, tutti fieri di lui. Era forse una conseguenza dell’avere un
disastro di fratello maggiore? Sirius sorrise mestamente tra sé, consapevole di
aver centrato l’altrui punto di vista.
«
Senti, alla fine è solo una cavolo di Casa… »
«
Però, se finisco in Serpeverde, poi
saremmo in Case diverse… » biascicò timidamente Regulus, i lineamenti ancora
induriti dal broncio.
Sirius
non sapeva più cosa aspettarsi da suo fratello. D’accordo, l’aveva trovato un
po’ appiccicoso da quando era tornato, e la notte precedente si era ficcato nel
suo letto… ma questo? Possibile che quel rompiscatole
avesse sentito la sua mancanza? Possibile che lo ammettesse così
spudoratamente? E, soprattutto, possibile che adesso lui, Sirius, si sentisse intenerito? L’ordine naturale del cosmo aveva
ricevuto uno scossone.
«
Guarda che, anche se finisci in Serpeverde, mica ti tengono lontano dagli
altri… » disse piano Sirius mentre, poggiata a terra la tazza, si sedeva
accanto al fratello, sul tappeto. « Oppure potresti finire in Grifondoro… Te la
immagini la faccia di nostra madre?! »
Si
scambiarono un’occhiata e poi, contemporaneamente, scoppiarono in una sonora
risata.
Note
dell’autrice:
Bene,
finalmente riesco a postare questo nuovo capitolo! Lo avevo già pronto, ma gli
esami universitari mi hanno monopolizzato il cervello (e non sono ancora
finiti, sigh!)…
RF09:
Mrs. Purr... ehm, diciamo che l’idea che quella gatta non possa vivere decenni
e decenni non mi ha nemmeno sfiorata! Quindi, come dire... sì, probabilmente
farò finta di aver sempre saputo che quella della mia storia è un’omonima
antenata ;D. Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti! E, effettivamente,
con il secondo, terzo e quarto capitolo volevo proprio sottolineare quanto
questi quattro ragazzi siano profondamente diversi... Secondo me, almeno per
quanto riguarda Remus, James e Sirius, è il profondo significato che danno
all’amicizia ad averli uniti; pronti a qualsiasi cosa pur di venire incontro
all’altro.
Dani85:
Restando Sirius il mio preferito, Remus piace tanto anche a me, proprio per
quelle caratteristiche che lo rendono così diverso da Sirius. Ma, come avrai
già notato, questo capitolo ha come protagonisti Sirius e Regulus (e anche il
prossimo breve capitolo sarà incentrato su si loro)… Mi focalizzerò su Remus
nel settimo capitolo! Spero che continuerai a seguirmi nel frattempo! Grazie mille
per i complimenti!
Ma_AiLing:
Ti ringrazio moltissimo per aver recensito tutti i capitoli! Purtroppo le long
non mi sono mai, ehm, venute. Faccio
fatica a delineare trame anche con storie originali, con le fan fiction proprio
non mi riesce... Chissà, magari un giorno... Per ora mi focalizzo su questi momenti, anche perché mi sembra di avere
più spazio per l’introspezione, che per me è sempre molto importante.
Katekat:
Grazie mille per il tuo commento! Sì, il rapporto fra Sirius e Regulus l’ho
visto sempre anche io come carico di contraddizioni. Su Regulus sappiamo
veramente poco, la Rowling non si è soffermata molto su di lui; prima ci viene
descritto in malo modo da Sirius, e poi scopriamo che non era affatto un
codardo, anzi, il suo ultimo gesto secondo me è uno tra i più coraggiosi di
tutta la saga... Quindi in fondo i due fratelli non erano poi così diversi. In
questo capitolo ho voluto proprio esplorare quella contraddizione, in un
momento che può ancora considerarsi buono
(perché sappiamo come andranno a finire le cose).
Spero
di riuscire a postare il sesto capitolo settimana prossima! Si intitolerà Distacchi e maschere di cera.
Un
bacione,
Claire