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Autore: giuliasvoice    05/02/2013    0 recensioni
Dal prologo:
"Mi avvicino all’uomo ripromettendomi di non fare più favori Nicole. “Salve” dico per attirare la sua attenzione. L’uomo si volta, mi si blocca per un attimo il respiro e vedo passare sul suo volto la stessa espressione che doveva esserci in quel momento sul mio mentre vengo trasportata indietro dai ricordi a qualche anno prima, al mio ultimo anno di liceo."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1


Faccio un respiro profondo prima di avviarmi a grandi passi verso l’edificio. Primo giorno di scuola in una nuova scuola.
Mi sfugge uno sospiro infastidito al pensiero di essere la ragazza nuova e una sensazione spiacevole, opprimente, mi si diffonde per tutto il corpo rendendomi quasi difficile respirare, ansia.
Nella mia vecchia scuola quando arrivava qualche nuovo studente, veniva osservato per qualche giorno, quasi come un animale allo zoo, per poi essere lasciato in pace una volta esaurito l’entusiasmo per la novità. Forse era dovuto dal fatto che venendo da una piccola cittadina dove non succedeva nulla di interessante cose del genere destavano l’interesse di tutti. Spero che qui non succeda lo stesso.
Non che io sia persona troppo timida, di quelle che cercano di diventare tutt’uno con le pareti, ma ammetto che l’idea di essere studiata e osservata, neanche fossi chissà quale creatura mitologica, anche se solo per pochi giorni, non mi sembra granché allettante. Comunque qui non dovrebbe succedere essendo la città dove ci siamo trasferiti abbastanza viva e che quindi le novità sono quasi all’ordine del giorno.
L’idea non mi consola come avrei sperato. Faccio un altro respiro profondo e mi impongo di calmarmi. È solo una nuova scuola, con nuovi compagni, in una nuova città. Penso a tutti i libri che ho letto che cominciano con il trasferimento di qualcuno, un cliché.
Se fossi il personaggio di qualche libro sdolcinato per ragazzine probabilmente in questa scuola incontrerei la mia anima gemella che magari è un vampiro strafigo che si innamora della tipica sfigata, che in questo caso sarei io.
Non riesco a trattenermi dall’alzare gli occhi al cielo a causa della piega idiota che sta prendendo il corso dei miei pensieri e prima di entrare mi prendo un altro attimo per osservare l’edificio, solo per tergiversare un altro po’.
La Lincoln High School è abbastanza grande. Alla struttura principale se ne affiancano altre due e, nonostante non sia esattamente recente – i miei occhi si posano su un cartello vicino all’ingresso che, sotto il nome della scuola, riporta la data 1953- è molto ben tenuta.
Dopo aver esaminato ogni dettaglio della facciata decido di entrare prima di mettermi a contare anche i mattoni vedendo che ormai lo spiazzo davanti alla scuola si è quasi svuotato, non posso arrivare in ritardo già il primo giorno.
Mi rendo conto dopo qualche passo di sembrare una condannata che cammina verso il patibolo muovendomi in questo modo, con le spalle ricurve, il viso basso e lo sguardo rassegnato. Scaccio il pensiero infastidita e cerco di assumere un aspetto normale, è solo un giorno di scuola, dannazione!
Riprendo a camminare guardandomi intorno per trovare la segreteria, cercando di non sembrare troppo spaesata e camminando accanto al muro.
Vago un po’ per la scuola senza trovare niente. Il corridoio si è quasi svuotato poiché le lezioni stanno per cominciare mentre io sono ancora alla ricerca della segreteria per avere l’orario e perché mi assegnino l’armadietto, mi toccherà chiedere a qualcuno. Sbatto un piede a terra nervosa.
“Hai bisogno di aiuto?” sento chiedere da una voce alle mie spalle. Mi volto e sorrido, imbarazzata dal gesto infantile di poco prima, al ragazzo davanti a me. E’ abbastanza alto, ha i capelli corti e gli occhi scuri e mi sta fissando con uno sguardo interrogativo.
“Sì, grazie. Sto cercando la segreteria” rispondo continuando a sorridere improvvisamente di buon umore per la gentilezza di questo ragazzo. Lui mi sorride di rimando. È davvero carino, molto più che carino a dire il vero...
“Sei nuova?” chiede con tono gentile. Involontariamente faccio una smorfia e arriccio il naso “Sì, è per questo che cerco la segreteria”. Lui ride vedendo la mia espressione e io abbasso lo sguardo imbarazzata.”Non ti piace questo posto immagino” dice poi, tornando serio.
Sospiro: “Non è il posto, solo che non è esattamente il massimo del divertimento essere costretti a trasferirsi dal posto dove hai passato tutta la vita, lasciare tutti i tuoi amici e essere trasportata quasi con la forza in un posto nuovo. Non che pretenda di passare l’intera vita in un solo luogo, specie se quel luogo è una cittadina senza pretese, che non offre quasi nessuna opportunità, ma diciamo che questo trasferimento fuori programma all’ultimo anno di liceo non è stata la cosa più bella che potesse capitarmi. Solo che per il lavoro dei miei…” mi interrompo rendendomi conto di stare raccontando la mia vita ad un totale sconosciuto a cui probabilmente non interessa. “Scusa, immagino non ti interessi. Allora, io vado, scusa la perdita di tempo” dico voltandomi imbarazzata per la figuraccia.
“Aspetta” mi richiama lui dopo qualche passo con una nota divertita nella voce. “Sì?” dico girandomi di nuovo verso di lui. “Non stavi cercando la segreteria?”
“Oh, sì, giusto, la segreteria, grazie” biascico imbarazzata sentendo un lieve calore alle guancie, segno che stavo arrossendo.
“Alla fine del corridoio gira a destra, la porta in fondo a sinistra”
Arriccio il naso “Certo che l’hanno nascosta proprio bene” lui accenna una risata: “Sì, non è molto semplice da trovare se sei nuova. Adesso devo andare, sono in ritardo” dice facendo un gesto per indicare il corridoio deserto. Si avvia dalla pare opposta ma poi si volta di nuovo: “Ah, a proposito, benvenuta alla Lincoln”
“Grazie”dico prima che si volti di nuovo. Lo fisso per qualche secondo prima di ricominciare a camminare.
Ripenso infastidita alla nostra conversazione. Perché ero stata tanto impacciata? Non era da me un comportamento del genere. Non mi ero mai comportata in questo modo, generalmente sono una persona abbastanza disinvolta, non troppo timida né sfacciata anche con i ragazzi, per quanto carini fossero e nonostante il ragazzo di prima fosse niente male il suo aspetto non giustificava il mio comportamento.
Mi torna alla mente la sua immagine, il suo sorriso, i suoi occhi e il fisico scolpito che si intravedeva dalla maglietta a maniche corte e sbuffo. Va bene, forse “niente male” non è l’espressione adatta, dovrei dire che non ho mai visto un ragazzo così bello in vita mia. Per non parlare della sua voce così profonda, estremamente attraente…
Scaccio subito questi pensieri dalla mia mente e alzo gli occhi al cielo. “Sono appena arrivata e già questa scuola sta avendo su di me un effetto deleterio” borbotto poco prima di bussare alla porta della segreteria. Dopo qualche secondo sento una voce acuta ma piacevole provenire dalla stanza: “Avanti”
Apro la porta e la richiudo con delicatezza alle mie spalle per evitare di fare rumore. Rimango per un attimo sorpresa.
Per essere una scuola così grande questa stanza è davvero piccola. Ci sono mobiletti in metallo lungo tre delle quattro pareti e al centro della stanza c’è una scrivania sommersa di fogli. Seduta dietro alla scrivania c’è una signora bionda, sui cinquant’anni con il volto nascosto dietro un paio di grandi occhiali da vista che sorride gentilmente. “Buongiorno, posso aiutarla signorina?” dice appena ho chiuso la porta alle mie spalle.
“Salve, sono Karen Cole, una nuova studentessa” dico avvicinandomi alla scrivania, che raggiungo in due passi. Vedo la signora annuire mentre comincia a frugare tra le carte sparse sulla scrivania per passare poi ai cassetti.
“Trovato” esclama dopo qualche minuto estraendo un foglio da un cassetto. “Scusa, stavo riordinando, generalmente sono molto più organizzata di così. Prego cara” dice porgendomi dei fogli. “Questo è il tuo orario, qui invece c’è la lista dei libri, puoi trovarli in biblioteca, la struttura a destra dell’edificio principale. Questa invece è la combinazione del tuo armadietto che è il numero 113.”
“Va bene, la ringrazio. Arrivederci”
“Arrivederci Karen, buona giornata” risponde sorridendo “Benvenuta alla Lincoln High School”
“Grazie” rispondo con un sorriso uscendo dalla stanza. Comincio a leggere l’orario: Lunedì, prima ora: trigonometria. Sfilo il cellulare dalla tasca per vedere che ore sono. La prima lezione dovrebbe finire tra pochi minuti perciò credo che sia meglio cominciare a cercare l’aula per la seconda ora. Riguardo il foglio che ho in mano. Letteratura, bene. è la mia materia preferita. Un buon modo per cominciare, no?
Mi incammino lungo il corridoio e ripensando a come sono stati gentili il ragazzo di stamattina e le segretaria. Credo che stare qui non sarà poi così terribile come immaginavo.



Salve :)
Ecco il secondo capitolo di The Wall (a dir la verità sarebbe il primo se non contiamo il prologo :P), spero che vi sia piaciuto.
Vi ringrazio per aver letto e volevo ringraziare whiteoak per il banner che è davvero molto bello. Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, mi farebbe molto piacere :)
Al prossimo capitolo :)

  
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