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Autore: likebloodinmyveins    07/02/2013    1 recensioni
Questa è una storia che parla di Edison, la protagonista che tenta di uccidersi perchè si crede un fallimento, e proprio quando starà per uccidersi la sua migliore amica si sacrificherà per salvarla e poi l'amore della sua vita la porterà sulla retta via.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo tocco di campana risuonò nell'aria, Edison si rigirò inquieta nel letto, alzò lo sguardo al cielo, esasperata. 
Ancora un'ora e l'avrebbero dimessa, il cuore le martellava in petto, non ci credeva nemmeno lei. Erano trascorse 
due settimane da quando era stata ricoverata, i giorni in ospedale non passavano mai, il sole la mattina impiegava 
troppo tempo per mostrarsi alla Terra e la sera scompariva troppo velocemente tra le montagne.
A scuola il suo 
tentato suicidio aveva fatto il giro dei corridoi, erano udibili all'ordine del giorno congetture e battute di pessimo gusto, Betty era costretta a sentire i suoi compagni di scuola scherzare sulla sua migliore amica e su quel gesto tanto estremo, loro non sapevano minimamente ciò che dicevano e lei doveva appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non risponder loro male. 
La ragazza distesa sul letto si alzò e arrancò verso la finestra, da lì poteva vedere la gente che camminava felice per le strade. Un gruppo di ragazzi si rincorreva spensierato e una ragazza dai capelli biondi li seguiva cupa. Edison spalancò gli occhi per la sorpresa quando riconobbe Betty e i suoi compagni di classe, si stavano tutti dirigendo verso l'ospedale dove lei era ricoverata.
La madre aprì la porta con un po' troppa foga, facendola sobbalzare, la guardò con un ampio sorriso e l'abbracciò, dandole poi un bacio sulla testa.
"Oggi è una bella giornata eh? Ti aiuto a vestirti?"
"Oh, si, proprio una grande giornata, no, grazie, ce la posso fare" rispose Edison, nella sua voce non c'era più quel tono risentito, il rancore aveva lasciato il posto all'affetto e alla gratitudine. Si guardarono e si sorrisero complici, poi la ragazza prese i vestiti che la madre le aveva preparato la sera prima e andò a farsi una doccia per scacciare la noia.
La gamba le faceva ancora un po' male, una cicatrice spiccava bianca sulla sua pelle, guardarla le faceva venire in mente troppe cose, ma era comunque una parte del suo passato e non poteva nasconderla.
Mentre era sotto la doccia sentì la porta aprirsi, due voci maschili chiesero di Edison, la ragazza col cuore in gola si affrettò ad uscire dalla doccia e a vestirsi. Quando fu pronta sospirò e uscì dal bagno. 
Delle ragazze le si gettarono affettuose al collo, i ragazzi la salutarono battendole delle leggere pacche sulle spalle, lei rispose ai loro saluti con un caloroso sorriso.
Con la coda dell'occhio notò un ragazzo appoggiato allo stipite della porta aperta, si girò verso di lui e quando lo riconobbe si voltò, bianca in volto. Il suo cuore saltò un battito e le si mozzò il respiro, la terra sembrò capovolgersi e le sue gambe le parsero troppo fragili per poter sostenere tutto il peso del suo corpo. Le parole dei ragazzi si confusero nella sua mente, il fratello di Betty era lì e con tutta probabilità per lei.
Il ragazzo le diede un'occhiata di sfuggita, poi si accorse che Betty lo stava fissando truce, gli disse sottovoce di 
andarsene. Philip sparì senza fare rumore, lasciò nell'aria la scia del suo profumo, l'unica prova che lui era stato lì.
Edison quando si girò nuovamente verso di lui, per poterlo ammirare di nascosto, e non lo trovò ci rimase male, ma 
si fece distrarre da tutte quelle persone che erano lì solo per lei.
"Ehi sciocca, ma che hai combinato?" Le chiese una ragazza dai capelli neri lucenti, Edison la scrutò, non ricordava di averle mai rivolto la parola in tre anni che erano compagne di classe.
"Niente di che" si affrettò ad azzittirla.
Edison guardò gli altri ragazzi e notò che con la maggior parte delle persone che erano in quella stanza lei non aveva mai dialogato, si chiese perplessa perché fossero lì.
Betty accorse in suo aiuto:
"Secondo me è meglio se ci avviamo, tesoro, tra poco ti dimettono, ti portiamo a prendere un bella boccata d'aria"
Edison le fu grata, ormai tutti gli sguardi erano puntati su di lei e la mettevano a disagio.
In quel preciso istante il dottore che l'aveva seguita durante la sua permanenza fece il suo ingresso e annunciò solenne:
"Signorina Edison e compagnia, siete pregati di seguirmi" e sfoderò un ampio sorriso, la madre scattò in piedi e 
prese la roba della figlia mentre il dottore la faceva sedere su una sedia a rotelle e la portava verso l'ascensore.
Fuori il sole riscaldava l'ambiente, i raggi colpivano il creato con estrema eleganza, la natura si tendeva verso quella palla infuocata come se da esso tutti quanti dovessero trarre più energia possibile.
Betty prese il posto del dottore e sorridendole le sussurrò in un orecchio:
"Io stavolta non c'entro nulla, sono stati loro a proporre di venire qua. Ti senti ancora così inutile e invisibile?"
Edison rimase interdetta, le aveva letto nel pensiero o forse la conosceva davvero così bene da sapere cosa stava pensando in quel momento?
Scosse energicamente la testa e si mise a ridere di cuore, dietro di loro il gruppo e le voci possenti di quei ragazzi 
non le parvero più così fastidiose.
Respirando l'aria fresca di quella domenica mattina si lasciò andare, felice di essere uscita da quella prigione spacciata per ospedale, dimenticandosi per un po' del passato e concentrandosi solo su quella giornata e sul futuro 
che si prospettava roseo.
   
 
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