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Autore: Atlantislux    29/08/2007    1 recensioni
[Mai HiME/Mai Otome]
L’hanno trascinata via da casa. Ora Natsuki Kruger è in un mondo sconvolto da una guerra fratricida. Perché hanno un così disperato bisogno di lei?
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth'
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Disclaimer: i personaggi di Mai Hime e Mai Otome appartengono alla Sunrise. Nessuna violazione del copyright è intesa.
Betareading by Jean Genie.
Questo Au prende spunto da situazioni descritte nell'OAV Mai Otome Zwei.


Earth

Caloroso benvenuto


“Generale, abbiamo Natsuki Kruger.”

“Ben fatto, Capitano. Usate la forza solo se strettamente necessario.”


Natsuki alzò un braccio per proteggersi gli occhi. Cercò di aprirli ma un attacco di nausea la costrinse a piegarsi dolorosamente su se stessa. Flash di luce bianca le danzarono davanti agli occhi, e la donna dai capelli blu dovette chiuderli di nuovo, in un vano tentativo di bloccare le vertigini.

“Chi siete?” biascicò, rivolta ad una sagoma che aveva intravisto davanti a lei.

“Più tardi, ora dobbiamo portarti fuori di qui.”

Le forti mani di qualcuno alzarono Natsuki da terra, e non la lasciarono andare fino a quando le sue gambe tremanti non furono in grado di sostenerla.

“Andiamocene. Ora.”

La voce, femminile, come Natsuki aveva notato, aveva un tono di urgenza adesso.

Si sforzò di aprire gli occhi.

Era buio, ma non così tanto da non poter percepire qualcosa davanti a lei, due persone, una leggermente più alta dell'altra. Il posto dove si trovava sembrava invece un'enorme sala, o caverna, dalle cui ombre emergevano le figure indistinte di larghi pilastri istoriati, anche se era troppo buio per poter distinguere quelle decorazioni.

Mentre la trascinavano via Natsuki ebbe il tempo di gettare uno sguardo al pavimento. Era in pietra e coperto, in apparenza, dalle stesse iscrizioni che ornavano i pilastri.

'Dove sono?' si chiese, mentre una gelida sensazione di panico le stringeva lo stomaco.

L'ultima cosa che ricordava erano i sotterranei del Garderobe. Insieme a Yohko stava perlustrando il danno fatto dalla creatura che aveva trasformato Miss Maria in una statua di marmo quando, all'improvviso, una luce l'aveva colpita.

'Ho perso i sensi e... dove sono ora? Di certo questo non è più il Garderobe.'

Anche se inciampando di continuo Natsuki stava cercando di mantenere il passo con i due che la stavano ancora sorreggendo.

Dalla fioca luce che cominciava a spargersi nel tunnel sembrava che stessero per raggiungere un'uscita.

Natsuki ora poteva distinguere chiaramente la donna di fronte a lei. Aveva i capelli rossi, portati corti, e il suo abbigliamento consisteva in uniforme nera completata da un giubbotto antiproiettile. Il calcio di una pistola automatica spuntava dalla fondina agganciata alla sua cintura, mentre un'altra arma era tenuta stretta nel pugno della donna.

Una smorfia deformò il viso di Natsuki.

'La guerra con Artai è finita mesi fa. Perché è armata così pesantemente?'

E nemmeno riusciva a riconoscere il modello delle armi, o l'uniforme che la donna vestiva. La cosa buona, tuttavia, era che si stava sentendo meglio ad ogni passo che faceva.

Quando il tunnel improvvisamente finì Natuski decise di passare all'azione. Colpì con tutta la sua forza il fianco della soldatessa alla sua destra. Un grugnito soffocato sfuggì alla donna, mentre collassava in ginocchio in un turbinio di lunghi capelli carminio.

Natsuki approfittò del momento per sbilanciare anche quello alla sua sinistra, per lanciarsi poi contro la comandante. Ma non poté completare quello che aveva in mente.

La Direttrice del Garderobe si bloccò, sentendo qualcosa di freddo premere contro la sua nuca.

“Io non lo farei” la gelida voce della soldatessa che teneva l'arma la colpì, spedendole un brivido lungo la schiena perché, anche se suonava più matura rispetto a quella che Natsuki era abituata a sentire, lei aveva riconosciuto quella voce.

“Faresti meglio a crederle, Natsuki Kruger.”

Natsuki alzò il viso verso la comandante.

Quest'ultima si girò verso di lei, togliendosi una visiera nera probabilmente adatta per la visione notturna.

La Direttrice del Garderobe non poté non trattenere il fiato.

“Juliet Nao Zhang” sibilò. “Cosa sta succedendo?”

La persona di fronte a lei non era però chiaramente la stessa Nao che Natsuki conosceva. La sua solita espressione ironica era svanita, rimpiazzata da uno sguardo gelido e tagliente, e sembrava più grande, approssimativamente intorno ai venticinque anni di età.

Natsuki lanciò uno sguardo ai due soldati ai suoi lati. Erano in piedi ora, le mani pronte sulle rispettive pistole.

Ci mise un momento a riconoscere la donna dal capelli carminio.

'Midori, la leader degli Aswald. Cosa stai facendo anche tu qui? E vestita in questo modo?'

L'altro era un uomo che lei non conosceva, dai capelli neri e dai lineamenti aggraziati, con lo stesso sguardo duro delle sue compagne negli occhi verdi. Il nome sulla targhetta diceva “Kanzaki”.

Natsuki prese un respiro profondo prima di girarsi a guardare l'ultimo soldato del quartetto.

La donna stava ancora tenendo la mitraglietta al livello degli occhi di Natsuki, e i lisci capelli verdastri dicevano tutto di lei.

'Non devi neppure toglierti il visore, ti ho riconosciuto lo stesso.'

“Tomoe Marguerite” Natsuki disse, senza minimamente cercare di nascondere il suo disgusto.

L'altra non reagì al suo tono e nemmeno abbassò la mitraglietta, che rimase ben puntata alla testa della Direttrice. Solo il più pallido dei sorrisi apparve sulle sue labbra.

“Ora, se ha finito di osservarci, dobbiamo andarcene. Questo posto è territorio nemico, e non è più sicuro.”

Natsuki fronteggiò Nao. “Cosa vuoi dire?” ringhiò. “Prima ditemi dove sono.”

Fissò attentamente il viso di Nao. “E chi siete voi.”

Un sorriso triste reclamò le labbra della donna.

“Sono il Capitano Nao Zhang, Repubblica Occidentale. Dal tuo sguardo posso intuire che tu probabilmente conosci qualcuno con il nostro stesso aspetto sul tuo mondo natale, ma mi duole disilluderti. Noi non siamo le stesse persone, e questa non è più la realtà che tu conoscevi. Benvenuta su Earth, un mondo sconvolto da un guerra fratricida.”

Natsuki sentì distintamente il suo cuore perdere un battito di fronte all’enormità della rivelazione. Ebbe solo un istante di incredulità, ma un breve sguardo dietro le spalle di Nao non fece altro che confermare le parole del Capitano. Non esistevano su Earl panorami da incubo come quello.

Erano su uno sperone di roccia alto sopra una piana punteggiata dai crateri di antiche esplosioni. Le nere rovine di una città giacevano all'orizzonte, debolmente illuminate dalla luce grigia e opaca. Il cielo sopra di loro era reso pesante da basse nubi temporalesche.

'Sono certa che pioverà cenere' Natsuki non poté fare a meno di pensare, mentre un brivido la scuoteva. 'Non so come e perché sono finita qui, quello che è certo è che non mi piacciono questo posto e questa gente.'

In quell'istante il suono di un'esplosione riverberò attorno a loro.

Istintivamente Natsuki fletté le gambe, pronta a combattere, ma l'uomo chiamato Kanzaki le afferrò un braccio.

“Non c'è tempo. Corri” le ordinò.

L'intero gruppo scattò verso il bordo dello sperone mentre intorno a loro cominciavano a volare le pallottole.

Nonostante il suo allenamento Natsuki era quasi scioccata da quello che stava succedendo. Come potevano anche solo pensare di sfuggire a quell'ordalia era qualcosa che non riusciva ad immaginare.

'Ecco il problema di essere stata allevata come un soldato in un mondo pacifico' la sua mente pratica pensò.

Quelli intorno a lei, invece, non sembravano della sua stessa opinione. I loro sguardi seri erano chiari indicatori che riconoscevano quanto critica la situazione fosse ma, apparentemente, non sembravano pronti a soccombere al panico.

'Questo non è il risultato di un addestramento, ma di una vita passata a combattere. Mi chiedo da quanto tempo stia andando avanti questa guerra.'

Natsuki alzò la testa, e di fronte a lei vide solo il vuoto. Avevano raggiunto il bordo dello strapiombo.

I suoi muscoli decisero in sincrono di bloccare quella pazza corsa, ma Kanzaki non la lasciò andare.

“Non fermarti, pazza. Chiudi gli occhi e salta” Nao le urlò.

La Direttrice ebbe appena il tempo di obbedire. Non aveva in ogni caso nessuna altra scelta.

Serrò gli occhi e balzò, incrociando mentalmente le dita.

Inaspettatamente i suoi piedi atterrarono su una superficie metallica, che oscillò sotto il suo peso. Impreparata cadde sulle ginocchia, soffocando un urlo.

Quando aprì gli occhi vide intorno a lei le pareti di un qualche tipo di veicolo. Forti braccia le circondarono la vita, mentre il ronzio di potenti turbine raggiungeva il suo picco.

La macchina si spostò velocemente su ed in avanti, e dagli stretti finestrini Natsuki poté vedere che stavano sorvolando la pianura.

“Sei sul nostro elicottero. Era in occultamento dentro un campo di stasi, quindi perfettamente invisibile ad occhio nudo” Tomoe le urlò per superare il frastuono dei motori, allungandole un paio di cuffie che Natsuki fu svelta ad indossare, prima di rivolgere la sua attenzione a Nao.

“Mi devi una spiegazione” le intimò, cercando di riguadagnare la sua proverbiale compostezza.

'Elicotteri, campi di stasi. La loro tecnologia sembra essersi evoluta in un modo simile anche se leggermente diverso dal nostro.'

Nao agitò una mano, apparentemente impegnata a digitare qualcosa su un sottile apparecchio nero e senza fili.

“Più tardi. Non appena arriveremo alla base il nostro capo sarà più che felice di darti tutti i dettagli su quello che sta succedendo. È per ordine suo che tu sei qui.”

“Mi avete trascinata via dal mio mondo per gettarmi in questo inferno. Il minimo che tu possa fare è dirmi almeno il nome del responsabile di tutto ciò.”

Nao obbedì, facendo spalancare a Natsuki gli occhi per la sorpresa.

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Il Generale Shizuru Viola chiuse la comunicazione, aggrottando leggermente le eleganti sopracciglia.

Silenziosamente si accarezzò il colletto del nero soprabito a tre quarti che indossava sopra la divisa, sfiorando le insegne del suo grado. Poi si sedette dietro la scrivania, intrecciando le dita sotto il mento.

“Preoccupata? Non è troppo tardi, ora?” le disse una voce morbida, in un leggero accento sarcastico.

Shizuru rivolse una fredda occhiata all'uomo seduto di fronte a lei, vestito nel suo stesso identico modo.

“Era l'unica cosa che potessi fare. Sai perfettamente che, una volta che la notizia della morte della Presidentessa avrà raggiunto le masse, l'ordine si disintegrerà rapidamente e la guerra sarà persa.”

Il suo interlocutore le sorrise, mentre si passava una mano negli scarmigliati capelli color bianco ghiaccio.

“Ti posso ricordare quali saranno le conseguenze, se le suddette masse sapranno quello che hai ordinato di fare? La tua decisione è qualcosa che va contro le fondamenta stesse del nostro mondo, Generale Shizuru Viola.”

Lei gli ritornò il sorriso. Niente nell'apparenza della donna poteva suggerire l'ira che le stava ribollendo dentro.

“E io ti posso ricordare che la nostra Presidentessa è morta perché l'Intelligence non ha saputo fare il proprio lavoro? Magari dovrei fare pressioni perché venga nominato un altro Direttore, Colonnello Nagi De Artai.”

Lui scosse la testa.

“Scacco matto. Ti garantisco che la segretezza dell'operazione sarà preservata a qualunque costo.”

I caldi occhi cremisi di lei affondarono in quelli scarlatti dell'uomo.

“Il futuro della Repubblica Occidentale dipende da questo, non solo le nostre singole vite, lo capisci, Nagi?”

“Certo. Noi esistiamo solo per servire il nostro paese, non è quello che ci hanno insegnato il giorno stesso che ci arruolammo?”

“Esattamente” Shizuru rispose, fissando pensosamente il tridente rosso ricamato sulla manica del soprabito di Nagi. Il simbolo di una nazione che lei aveva giurato di proteggere.

Dopo che lui se fu andato Shizuru stette per innumerevoli minuti in silenzio, le sue mani occupate a ridurre in infinitesimali frammenti un documento.

'Non mi posso fidare di Nagi, ma non posso fare altrimenti. È vero che sono andata contro le regole di questo mondo per difendere la Repubblica Occidentale, ma le distruggerei completamente per avere indietro quello che io ho amato di più nella mia vita.'

  
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