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Autore: Zeepbels    08/02/2013    4 recensioni
Fanfiction momentaneamente sospesa!
Sessantanovesimi Hunger Games.
Rose Halley viene dal Distretto 9.
Quando, il giorno del suo tredicesimo compleanno, si avvia in piazza per assistere alla mietitura, non sa che tra mille e più biglietti quello estratto sarà proprio quello con il suo nome.
Ma sa che in quell'Arena non ammazza solo il corpo, ma ti toglie anche quel poco di spirito che Capitol City ti permette di tenere.
*Dal capitolo 8*
Ecco perché esistono gli Hunger Games, per lasciare ai Distretti la speranza che i loro ragazzi possano tornare, e ai Tributi il compito di farne fuori il più possibile per riabbracciare la propria famiglia.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 7 – Fai in fretta.
 
Vengo svegliata da un raggio di sole che filtra dell’entrata della grotta. Sbadiglio. Quanto ho dormito? Mi affaccio fuori, devono essere le otto del mattino. Più o meno. Rifaccio lo zaino e mi lavo alla bell’e meglio, poi vado a controllare i lacci a scatto che avevo lasciato poco lontano dal rifugio, ieri sera. Sono riuscita a prendere due conigli. Questo significa che almeno fino a domani non rischierò di morire di fame. Accendo un piccolo fuoco in una radura, con la legna più secca e asciutta che trovo, e faccio degli spiedini con la carne. Riesco addirittura a trovare del rosmarino. Non appena il cibo è pronto, getto della terra sulle braci per nascondere le mie tracce e mi metto in cammino seguendo le sponde del torrente nel senso opposto alla corrente, cioè allontanandomi il più possibile dalla steppa. Mentre cammino, sbocconcello un po’ di coniglio. Dopo un po’ mi accorgo che sto cantando a voce alta.
 
Remember, you aren’t alone over this road,
Every time you turn around you have someone near you …
 
Non posso fare a meno di pensare alla mia famiglia. Chissà cosa stanno facendo adesso. Mi stanno guardando? Probabilmente adesso non sono sullo schermo, voglio dire, cosa c’è di interessante in una ragazzina che cammina nel bosco? Magari mi stanno trasmettendo a tratti, giusto per far vedere che sono ancora nel mondo dei vivi.
Seth, mi manchi tantissimo. Mi mancano le tue risate, le tue prese in giro, mi manchi tu. E l’unico modo per sentirti vicino è cantare questa stupida canzone.
 
And don’t leave the hope, when the pain is breakingyou …
Don’t cry baby … I will stay forever with you …
 
Mi impegnerò per tornare a casa, da te, dalla mamma, da papà … Sono riuscita a sopravvivere alla Cornucopia, si, ma riuscirò a fare altrettanto con gli altri Tributi?
Un’immagine mi balena nella mente. Flinn che sta per scagliare la lancia contro di me. Flinn … alla fine avevo ragione, non sarebbe stata una buona idea allearmi con lui. Però sono sicura che sta soffrendo anche lui. Secondo me, nonostante non lo desse a vedere, voleva bene a sua sorella. Erano così diversi, penso, nonostante fossero gemelli.
Senza che io lo voglia, i ricordi del bagno di sangue di ieri mattina mi si parano davanti prepotentemente. La ragazza del 3 che cade in una pozza di sangue, la lancia che la trapassa da parte a parte. Il gemito di dolore del ragazzo del 5, che ancora mi riecheggia violentemente, come amplificato, nella testa.
Prendo a cantare più forte. Così ti troveranno, sussurra una vocina nella mia testa. Ma, come un pugno allo stomaco, il dolore per la morte di Martin mi inonda nuovamente, costringendomi a ignorarla. Le lacrime riprendono a scendermi copiose lungo il viso. Perché? Cosa ci trovano di così bello i Capitolini nel vedere un ragazzo indifeso morire per mano di un suo coetaneo? Cosa ci trovano nel vederci soffrire, o trasformarci in veri e propri mostri? Perché sono così stupidi, perché non fanno altro che omologarsi formando una massa di imbecilli che della vita non sanno né sapranno mai nulla?
Inutile chiederselo, sospiro, tanto le cose non cambieranno. Sono sessantanove anni che va avanti così e Martin è solo una delle tante vittime di questa idiozia. Forse la prossima sarò io.
Il miei pensieri e il mio canto vengono interrotti da uno stano sciabordio. Mi guardo intorno, qui il torrente piega verso la montagna, ma non posso vedere cosa c’è dietro l’ansa a causa dei cespugli. Facendo il giro largo, arrivo alla causa del rumore. Una piccola cascata, la fonte del fiume. L’acqua sgorga tra le rocce, formando poi un piccolo laghetto di acqua trasparente, dove il sole crea dei bellissimi giochi di luce. Mi incanto per un po’ a guardarli.
Ho l’istinto di tuffarmi, ma il buonsenso mi dice che non è una buona idea: la ghiaia che forma il fondale potrebbe essere corrosiva come quella del fiume. Dopo averlo verificato usando di nuovo un bastoncino, mi limito a riempire la mia borraccia. Per ingannare il tempo, mi accovaccio sulla sponda, facendo attenzione a non toccare con i piedi la parte avvelenata. Tanti pesciolini nuotano nell’acqua. Se non avessi già una bella scorta, li pescherei. Prendo comunque un appunto mentale, tornerò qui quando l’avrò finita.
Deve essere mezzogiorno e io me ne sto qui, a non far nulla. Detesto i momenti di inattività, mi fanno risalire la malinconia. Mi stendo sul muschio soffice, a pancia in su, intrecciando le mani dietro la nuca.
Il sole è quasi accecante, perciò chiudo gli occhi e mi concentro sui rumori, pronta a scattare se sentissi qualcuno arrivare. Ma per ora, l’unica cosa che si sente è il cinguettio degli uccelli. Riprendo a canticchiare, stavolta sottovoce, e gli uccellini tacciono. Ghiandaie imitatrici! Passo un bel po’ di tempo ad ascoltare come modificano la mia melodia. Finché non sento qualcosa che mi fa saltare in piedi, con il coltello in mano.
I volatili si sono zittiti, probabilmente stanno ascoltando un’altra canzone. Il problema è che non è mia, ma di qualcun altro. Un qualcuno che si sta avvicinando. E in fretta anche. Mi volto e inizio a correre verso il limitare della radura, ma dei passi dietro di me mi costringono a girarmi.
Il ragazzo del 6 sta venendo verso di me, con una lancia in una mano e una spada nell’altra. La luce si riflette sui suoi capelli rosso scuro e gli occhi di un verde stupefacente brillano sadicamente. Mi immobilizzo, le gambe non rispondono. Ma che sto facendo? Gli guardo gli occhi?
Riprendo a correre, terrorizzata. Perché ti sforzi tanto? Tanto sei spacciata! Ecco cosa staranno pensando i Capitolini in questo momento. Ora sì che sono su tutti gli schermi. Ora sì che tutta Panem mi sta guardando. Sta guardando come il Tributo femmina del 9 sta per morire. Non ho neanche il coraggio di voltarmi e affrontarlo.
Presa dalla paura, non mi accorgo di una radice troppo sporgente e inciampo, finendo dritta distesa a terra. Mi giro sulla schiena, per rialzarmi, ma lui è troppo vicino e mi salta addosso in un attimo. Mi immobilizza un polso con la mano sinistra, stringendo così forte che per il dolore devo lasciare il coltello. Poi, con noncuranza, mi appoggia un piede sulla spalla sinistra. Sorride soddisfatto. Sono andata, penso. Lo fisso negli occhi, mentre sento inumidirsi i miei. Il cuore mi sta battendo a mille, ma lui non si decide a colpirmi.
- Allora 9, un ultimo desiderio prima di morire o vuoi cantare la tua canzoncina ancora una volta?
Senza pensarci, gli dico: - Se devi uccidermi, fai in fretta.
- Solo questo? Stai per morire e mi chiedi di fare in fretta? Sei strana come ragazza, mi aspettavo che cantassi. Va bene, allora lo farò io per te.
Alza il braccio che tiene la lancia, pronto ad infilarla dritta nel mio cuore. Intanto, sta canticchiando la mia melodia. Serro gli occhi, preparandomi al colpo. Seth, hai visto? Morirò sulle note della nostra canzone. La vita è proprio una fregatura. Quando hai qualcosa a cui aggrapparti per non soffrire, questa diventa l’ultima cosa che senti prima di morire.
Avanti colpisci, facciamola finita! Imploro urlando nella mia mente. Ma passa un secondo, ne passano due, e ancora quel maledetto non abbassa la lancia su di me. Non oso aprire gli occhi, forse sta solo pensando a come uccidermi. Poi, però, sento la presa al polso allentasi fino a scomparire, e il respiro del ragazzo allontanarsi dal mio collo.
- Avanti, alzati.
Apro un occhio, perplessa. Lui è in piedi, le armi a terra accanto al mio coltello, e mi tende la mano.
- Cosa?
Mi guarda sorpreso: - Alzati.
- Eh?
- Vuoi allearti con me si o no?
Allearmi? Ma cosa sta blaterando questo qui? Un attimo fa mi stava per ammazzare e adesso mi tende la mano come se niente fosse? Dato che non ho molte alternative, gliela stringo e lui mi tira su come se fossi una piuma.
- A … Allearmi con te?
- Sì, allearti – dice lui stringendosi nelle spalle, come se fosse la cosa più naturale di questo universo. A questo punto non mi trattengo più e sbotto: - Scusa ma tu non dovevi uccidermi?
Il ragazzo piega la testa da un lato, confuso.
 - Si ma ho deciso di risparmiarti, quindi dovresti dedurre che vorrei allearmi con te. Dopotutto non penso che tu abbia altre possibilità – dice ancora stringendomi la mano e accennando con la testa alle armi poco distanti. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma lui stringe più forte. –Ah ah, non ti lascio senza una risposta. Allora, alleati?
Annuisco, ancora stranita dalla situazione. Stavolta sul suo volto spruzzato di lentiggini compare un sorriso sincero. Mi lascia finalmente andare e mi lancia uno sguardo curioso mentre mi spazzolo via la terra dai vestiti. Quando alzo lo sguardo, la sua mano è di nuovo tesa verso di me.
- Dave Johnson, Distretto 6.
Dopo un attimo di esitazione la stringo: - Rosemary Halley.
Va a riprendersi le armi e si risistema lo zaino sulle spalle, poi mi tende il coltello. – Andiamo?

Bacheca dell'autrice!
Ecco, premetto col dire che questo capitolo non è uscito proprio bene, diciamo che è carino passabile, e poi mi scuso perchè è corto. Però era necessario .-. Se trovate cose da migliorare fatemelo sapere senza esitazione! :)
Ringrazio chi recensisce ( :3 lot of love) :D Alla prossimaaaaaa!!!
  
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