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Autore: Aout    10/02/2013    3 recensioni
Aro e Didyme, brevi scorci sul loro passato.
Da capitolo singolo ecco che mi è nata tra le mani, inconsciamente ma neanche troppo, una raccolta di one-shot, flash-fiction e drabble (almeno credo, per ora sono solo tante idee disordinate) sulla storia del loro complicato rapporto.
Il tutto è corredato da frequenti Marcus/Didyme, ve lo dico perchè, beh, loro ci sono ed è giusto farli notare :)
Spero che a qualcuno di voi possa interessare seguirmi,
Aout
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aro, Didyme, Marcus, Volturi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Ricordi felici davanti agli ulivi

 
 

Didyme era piccola come uno scoiattolo, le diceva sempre suo fratello, e lei, proprio come uno scoiattolo, si arrampicava veloce sugli alberi del bosco dietro alla loro casa, anche quando sua madre irata le urlava di scendere, anche quando ormai era calata la sera e faceva davvero freddo.
A Didyme piacevano gli alberi, quelli di ulivo soprattutto, la loro corteccia era così contorta che non ci metteva niente a salire, su, fino in cima, fino a vedere sopra i primi tetti della città, e allora riusciva quasi a scorgere il tempio, alto sulla sua collinetta, ergersi chiaro contro i raggi del primo sole del mattino.
Didyme adorava le olive, così grandi e succose, soprattutto quelle sugli ultimi rami. Ne prendeva più che poteva in quelle mani piccole, e ne assaggiava anche qualcuna, sempre ungendosi tutta.
Ne portava anche un po’ ad Aro, quando la sera tornava dalla città. Lui che era l’unico che riusciva a convincerla a scendere a terra per la cena, lui che le sorrideva affabile, le accarezzava i capelli scuri e la ringraziava per quel regalo, quasi gli avesse dato degli smeraldi.
Didyme amava molto le storie del fratello, quelle sugli alberi soprattutto; incantata lo sentiva parlare di Dafne che, inseguita da Apollo, divenne alloro, o di Atena che, per vincere Cecrope allo zio Poseidone, creò il primo ulivo.
Gli anni passavano e lei rimaneva sempre lì, con quello sguardo colmo di stupore e meraviglia, ad ascoltarlo. E non importava che il fratello ormai fosse un mercante affermato, né che lei fosse in procinto di sposarsi, un po’ di tempo per quelle sacre storie lo trovavano sempre.
Erano in quella radura circondata dagli alberi scuri anche quella sera. Lei, seduta sui rami più in alto, e il fratello a terra, appoggiato al tronco. Le lunghe dita sottili che spuntavano appena dalla manica del suo mantello scuro, rilucevano come perle nella luce lunare.
Era appena tornato, Aro, da quel lunghissimo viaggio, quando ormai si stavano dissolvendo le ultime speranza di rivederlo. Appena l’aveva visto, giusto il giorno prima, spuntare proprio da quella stessa radura, era subito corsa ad abbracciarlo, felice com’era di non averlo perso per sempre.
E non le sarebbe importato di quegli occhi, così rossi come non ne aveva mai visti, e nemmeno della pelle bianca come il marmo del tempio, ma quando lui l’aveva allontanata da sé, con quel gesto così veloce, così freddo, per la prima volta dopo tantissimo tempo il suo sorriso si era per un attimo spento.
Ed ora, alla flebile luce delle stelle, Didyme si chiedeva cosa poteva essergli successo che l’avesse cambiato così profondamente.
- Vieni, scendi sorella. – disse, con quella voce bellissima, ma che non era più quella delle loro storie.
Con un balzo lei scese, le mancava tanto quel gesto semplice che non ci pensò nemmeno un secondo. Appena al suo fianco gli porse le olive appena raccolte che teneva strette nella mano.
- Hai pensato a quello che ti ho detto?
Oh, quello.
Gliene aveva parlato appena qualche ora prima, chiuso nel buio della stanza padronale della casa. Quel cambiamento, quella possibilità di essere diversa, di essere migliore. Gliene aveva parlato a lungo, ma a Didyme di quelle storie non importava molto, non aveva dato peso alle sue parole, perché le bastava avere di nuovo il fratello al suo fianco, semplicemente godere ancora una volta della sua compagnia.
Con le sopracciglia appena corrucciate, ripeté il gesto di prima, forse perché anche lui riuscisse a ricordare quei tempi lontani.
Ma Aro, irritato dall’assenza di una risposta o forse spinto da qualcos’altro, scagliò via dalla sua mano le olive verdi, con un semplice movimento del polso.
In un attimo le fu vicino, il suo fiato freddo sulla guancia.
- Durerà poco, te lo prometto.
Le olive, ormai perse, se ne stavano lì, a terra, nascoste dal buio della notte. Eppure a Didyme sembrava ancora di vederle, sembrava quasi fossero ancora nel palmo della sua mano.
- Hai un odore così dolce.
Ma loro non c’erano più.
 
 
 
 
 
 
Note: Ho scritto questa one-shot (doveva essere una flashfic, ma ho sforato, che volete farci) tutta d’un fiato.
Aro e Didyme sono personaggi interessanti, io li vedo un po’ l’uno l’opposto dell’altra, lui freddo e calcolatore, lei una ragazzina spensierata. Non so esattamente perché… come non so da dove mi sia uscita l’idea degli ulivi, né il fatto che Aro sia un mercante (immagino che c'entri con le sue “collezioni”)…
Comunque, questa è ufficialmente la prima volta che descrivo una fanfiction tutta incentrata sui Volturi, sono molto in dubbio, perciò, se vi andasse di farmi sapere cosa ne pensate, non potrebbe che farmi piacere.
Ma grazie anche se soltanto avete letto e apprezzato.
Alla prossima,
Aout ;)
  
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