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Autore: Attide    10/02/2013    1 recensioni
-Granger...-
-Dimmi, Malfoy-
-Te ne intendi di musica babbana?- le chiese con tono affabile.
Lei lo guardò, vuota, immobile.
Le prese il volto tra le mani, senza biasimare il suo silenzio.
-Lascia che sia io a ricomporti-.
In un mondo in cui ognuno deve combattere la sua battaglia c'è sempre bisogno di una luce che ti riporti a casa.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Sorpresa | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Cap. 6

 

 

 


-Mi hai sentito?-

 

Ma che diamine...?

 

Draco si voltò di scatto, improvvisamente consapevole di dove si trovasse: un parco, babbano a giudicare dalla vegetazione.

 

Come aveva potuto essere così sprovveduto da smaterializzarsi con quello stato d'animo?
Avrebbe potuto spaccarsi, avrebbe potuto ferirsi in modo così profondo che nessuno avrebbe potuto aiutarlo.

 

Un forte capogiro lo colse, facendolo barcollare.

Che ne era stato del suo proverbiale autocontrollo?

 

Si sentì pervadere da brividi freddi, l'angoscia nei suoi occhi era palese.

 

Hermione Granger gli stava di fronte e lo guardava insistentemente, con cipiglio severo e irritato.

 

Fu nel momento esatto in cui i loro occhi si incontrarono che ebbe la certezza che lo avesse riconosciuto: i tratti alterati del suo volto si distesero in un'espressione stupita, sgranò leggermente gli occhi e socchiuse la bocca.

 

La situazione avrebbe avuto un risvolto quasi comico se solo i due sfortunati protagonisti non fossero stati loro due, con i loro difetti e i loro trascorsi di vita.

 

A poco a poco, troppo presto, Hermione sembrò riacquistare pieno possesso delle sue facoltà, momentaneamente anestetizzate dall'apparizione del vecchio compagno di scuola e tornò a guardarlo con disapprovazione.

 

-Si Granger, ti ho sentita- rispose Draco, ostentando indifferenza.

 

Peccato che però chi prova indifferenza, solitamente, non abbia la voce che trema.

 

Hermione incrociò le braccia al petto, quasi si volesse proteggere e nascondere, ed alzò fieramente il mento.

 

-Che cosa ci fai qui?- gli domandò accusatoria, non riuscendo a frenare il risentimento e la rabbia che il solo guardarlo le faceva riaffiorare.

 

Non era più abituata a fare i conti con il passato, né tantomeno con le persone che glielo avevano segnato, e di certo questo non deponeva a suo vantaggio.

 

Lei era diventata debole, non poteva non ammetterlo: dopo la morte di Ron non aveva più permesso a nessuno di avvicinarsi, di avvicinarsi a lei realmente, nemmeno ad Harry e Ginny, o alla signora Weasley.

 

Nessuno.

 

Ma lei non poteva ancora saperlo.

No, non poteva conoscere la verità più grande che invece ora più che mai la accomunava a Draco: chi non accetta di provare sentimenti prima o poi ne viene sommerso.

 

Ne viene travolto così prepotentemente da non riuscire a resistervi.

 

-Avevo bisogno di schiarirmi le idee, non ti capita mai?- le rispose Draco, beffardo e forte nella sua spavalderia.

 

Hermione contrasse le mani, così forte da far sbiancare le nocche, e si morse un labbro.

 

Perchè doveva essere così? Perchè improvvisamente ogni più piccola inezia le entrava dritta nelle ossa, vibrando e colpendo il suo sistema nervoso?

 

-Malfoy, non dirmi che con gli anni hai affinato la tua ironia perchè, credimi, tra tutte le cose che avresti dovuto migliorare hai fatto proprio una pessima scelta- gli rispose a tono, incanalando la sua frustrazione.

 

Fu il turno di Draco di irritarsi, colpito dalla cattiveria che ogni singola parola di Hermione sembrava essere intenzionata a riversare su di lui.

 

Si portò una mano alla fronte, passandosela poi tra i capelli, imitando quel gesto che da adolescente aveva il potere di farlo sentire grande, al sicuro.

 

 

Un Malfoy non deve mai presentarsi in modo non consono, deve sempre avere il potere su ogni parte del suo corpo.

 

Sorrise, ricordando le parole che il padre era solito ripetergli ad oltranza nelle volte in cui stavano insieme: ai suoi tredici anni, momento in cui ogni ragazzino non vuole fare altro che ribellarsi ai propri genitori, scompigliarsi i capelli gli sembrava essere una delle più grandi trasgressioni che avrebbe mai potuto fare.

 

Alzò di nuovo gli occhi sulla figura della ragazza, scrutandola e cercando di riordinare i pensieri: in fin dei conti Hermione gli era servita per non cadere in uno stato di panico, gli era stata utile seppur a sua insaputa.

 

A che cosa gli sarebbe servito andare avanti con quel teatrino di frecciatine?

 

-D'accordo Granger, finiamola qui. La prossima volta starò più attento a come e dove mi smaterializzerò. Contenta?- le rispose in tono remissivo e stanco.

 

Si studiarono per alcuni istanti,l'uno in attesa di una mossa dell'altra, fino a che Hermione non annuì rigidamente col capo.

 

-Bene. Ora, a meno che tu non voglia che mi unisca a te per bere un caffè, me ne andrei. Buona giornata, Granger- si congedò, sorridendo leggermente e guardando verso il sentiero acciottolato.

 

Ma non si mosse.

Rimase lì fermo in attesa di qualcosa, qualsiasi cosa che lo facesse sentire vivo: e sentirsi insultare dalla Granger lo faceva sentire estremamente vivo.

 

Lo faceva sentire umano.

 

Hermione, dal canto suo, era attonita: che ne era rimasto del vecchio e spocchioso Malfoy che aveva conosciuto?
Davvero non l'aveva offesa nemmeno una volta per il suo sangue?

 

Raccolse la sua borsa, gettando un'ultima occhiata dubbiosa al ragazzo, e si incamminò verso il Ministero.

 

Chissà che cosa ci faceva lì, Malfoy non era mai stato in buoni rapporti con la Londra babbana.
Eppure si era smaterializzato proprio nella sua parte più lontana dal mondo magico.

L'unica cosa che avrebbe potuto richiamarlo sarebbe stato il Ministero, ma...

 

Certo, il Ministero.

 

Così Hermione improvvisamente ricordò e collegò ogni tessera.

 

Malfoy. La squdra 6 degli Auror.

 

La sua discussione con Pancras di qualche giorno prima.

 

Come quando aveva scoperto che uno dei posti vuoti della squadra sarebbe andato a Draco, allo stesso modo venne travolta dalla rabbia e dal dolore.

 

Come poteva il Ministero permettere che la morte di Ron, del suo Ron, venisse macchiata in questo modo?
Come potevano anche solo pensare di sostituire un posto vuoto con il simbolo di una delle famiglie di mangiamorte contro le quali si erano più battuti?

 

Non si voltò, non osò nemmeno ripensare al volto di Draco e ai suoi capelli biondi.

Non avrebbe resistito alla tentazione di tornare indietro e sfogare su di lui tutto il dolore che aveva provato.

 

 

Ancora una volta il destino aveva voluto far incrociare le strade di quei due ragazzi, facendosi gioco di ogni odio e tensione.
 

Draco rimase fermo per molti minuti, la distrazione che gli aveva portato Hermione era già lontana.

 

-Non parlare con nessuno, non affezionarti a nessuno.
Chiunque si rivolgerà a te con una parvenza di umanità lo farà solo per tornaconto, non essere così sciocco da cascarci. Troverai solo sguardi di disprezzo e disapprovazione, ma sei forte Draco.
Fino ad ora non è riuscita a piegarti nemmeno la vita, non farti manovrare ancora una volta dalle folli idee di tuo padre.

Hai la possibilità di riscattarti, di liberarti di questa famiglia e di crearti una tua strada.
Fallo per te stesso, Draco.  Fallo per me-

 

 

Le parole di sua madre gli tornarono in mente, forti e terrificanti come gli erano sembrate prima di arrivare in quel parco.

Parole talmente crude da averlo totalmente sconvolto.

 

Aveva finalmente avuto la conferma alle sue paure: suo padre lo stava nuovamente usando come pedina, e sua madre ancora una volta non poteva fare altro che stare a guardare impotente.

 

Questa volta però avrebbe avuto un'altra scelta, non sarebbe rimasto ad aspettare che altri decidessero della sua vita.

 

Una folata di vento gli scompigliò i capelli, accarezzandogli il volto e facendogli levare lo sguardo su quel paesaggio che fino a pochi istanti prima avrebbe solo disprezzato.

 

Inspirò a pieni polmoni, tentando di scacciare i demoni che gli opprimevano il petto.

 

Quello era un nuovo inizio.

   
 
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