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Autore: Lien    31/08/2007    7 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 9/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 9.  Spiragli di un Accordo

 

 

 

“Tom, mi vuoi dire cos’hai in questi giorni?” chiese Orion buttandosi su uno dei divanetti verdi posti davanti al fuoco, nella Sala Comune di Serpeverde.

 

Il ragazzo indirizzato non rispose, né staccò gli occhi dal blocco appunti che teneva in mano, sul quale era intento a tratteggiare qualcosa a matita. Orion aveva esitato qualche minuto prima di parlargli, rimanendo ad osservarlo: nel vederlo così focalizzato sul proprio lavoro, qualunque esso fosse, con le sopracciglia lievemente aggrottate per la concentrazione e il riflesso delle fiamme che gli danzava negli occhi scuri, avrebbe voluto avere con sé una macchina fotografica, solo per potersi vantare con qualcuno di aver potuto osservare una creatura tanto mozzafiato.

 

Peccato che la bellezza del suo aspetto esteriore non rispecchiasse quello interiore. Orion voleva bene a Tom, davvero, e cercava in tutti i modi di dimostrarsi un buon amico, anche sapendo bene che non sarebbe mai stato capace di superare le impenetrabili barriere che egli aveva costruito intorno a sé. Però non era così ingenuo da mentire a se stesso: Tom non era una brava persona.

 

Lo guardò far fluttuare la matita sul foglio, creando tratti e curve che dalla sua posizione non riusciva a vedere e che, per esperienza, non era sicuro di voler sapere cosa stessero formando. Non era così insolito vedere il Prefetto disegnare, ma i frutti di quell’attività avevano sempre lasciato Orion leggermente a disagio: era innegabile che avesse del talento, ma i soggetti…

 

Il primo che gli aveva mai visto fare era stata una bellissima riproduzione dello stemma di Serpeverde, con il serpente attorcigliato languidamente alla S capitale, i denti leggermente affondati nella lettera. In molti ne erano rimasti colpiti, tanto che era diventata una moda averne una copia stampata sulle copertine di quaderni e diari, in perfetto orgoglio Serpeverde.

 

Vedendo quanto fosse bravo a disegnare Tom, Orion era stato il primo ad incoraggiarlo, ma se ne era pentito quasi subito vedendo i suoi capolavori seguenti: erano pezzi d’arte cupi che spesso sfioravano il macabro. Ce n’era uno che raffigurava un enorme serpente intento a divorare un corpo martoriato, di cui si vedevano solo i resti che pendevano dalle fauci affilate. Un altro era il chiaro-scuro della statua mortuaria di un angelo che aveva perso un’ala, con solo un albero scarno e qualche lapide minore a tenergli compagnia.

 

Infine c’era quello che Orion detestava di più, quello che ogni volta che guardava gli faceva venire la pelle d’oca su tutto il corpo: era il disegno di una semplice stanza piuttosto spoglia, con solo un letto perfettamente fatto e un armadio. In uno degli angoli però, rannicchiato in posizione fetale, c’era un bambino dai capelli scuri che si abbracciava le ginocchia. L’unico suo compagno sembrava essere un piccolo serpentello attorcigliatogli ad un braccio.

 

Orion amava tanto quanto odiava quei disegni, da un lato perché erano indubbiamente stupendi e costituivano l’unico scorcio sull’animo di Tom, dall’altro perché mostravano esattamente quanto fosse distorta e tormentata quell’anima.

 

Il ragazzo sospirò e decise di nutrire la sua vena masochista e sbirciare il disegno in corso di realizzazione per vedere quale fosse quella volta il soggetto. Si poteva quindi immaginare la sua sorpresa quando, portandosi alle spalle del compagno di Casa, vide prendere forma sulla pergamena un semplice volto.

 

Niente sangue, carneficine, solitudine o disperazione, solo un semplice volto. Era un ragazzo con dei capelli scuri molto spettinati, con ciocche che venivano sparate un po’ da tutte le parti, alcune delle quali che cadevano sulla fronte semicoprendo un singolare segno a forma di saetta. La linea della mascella era ben pronunciata e gli occhi un po’ grandi avrebbero dato all’insieme un’espressione d’innocenza se non fosse stato per lo sguardo duro che sembravano rivolgere al disegnatore.

 

Non vi erano tratti singoli che si potevano definire belli, ma nell’insieme creavano un qualcosa di estremamente attraente. Anche i capelli che sembravano non aver visto un pettine da molti anni, più che di una mancanza di cura davano l’impressione che qualcuno ci avesse passato più volte le dita attraverso appassionatamente.

 

Ma perché Tom avrebbe dovuto disegnare qualcuno così, a caso? Che stesse iniziando una storia a fumetti? Il solo pensiero era ridicolo. Solo dopo aver staccato gli occhi dal viso disegnato Orion si accorse che sul fondo della pagina vi erano scritte diverse note:

 

Harry

Altezza: massimo 1,70m

Capelli: neri

Occhi: verdi

Grifondoro?

 

“Non riuscirò mai a far venir bene gli occhi” disse improvvisamente Tom mentre ricalcava con accuratezza l’iride, “il bianco e nero non gli rende giustizia.”

 

Orion sgranò gli occhi sorpreso: aveva davvero detto quello che aveva sentito? Chiunque fosse, questo ragazzo era dunque una persona reale e, contando che da quando lo conosceva non aveva mai sentito Tom indirizzare un complimento a nessuno, doveva essere anche qualcuno  piuttosto interessante.

 

Solo in quel momento prese coscienza dell’ultima parola sul fondo pagina: Grifondoro. In quegli ultimi giorni, quando Tom aveva cominciato a sperimentare gli stessi sbalzi d’umore di una donna incinta, non aveva forse sviluppato una strana fissazione con i Grifondoro? Era stato così palese nei suoi comportamenti che diversi altri Serpeverde se ne erano accorti, cosa che non era mai stata tipica di Tom. Possibile che fosse stato tutto per…

 

“Uhuhu, vedo che il nostro Prefetto preferito si è preso una cotta per qualcuno” gli disse con un sorrisetto da chi la sapeva lunga. La matita dell’altro ragazzo si fermò, ma lui non si voltò e per un attimo Orion dovette dare ragione a tutti quelli che affermavano che quando trattava con Tom doveva essere guidato da un vero e proprio istinto suicida.

 

“Dimmi Black,” esordì Tom con voce gelida, “ti è piaciuto così tanto il tuo ultimo soggiorno in Infermeria da avere l’improvviso desiderio di prolungare l’esperienza?”

 

“Suvvia Tom, era solo un’ipotesi” rispose lui sulla difensiva, cominciando a temere per la sua salute. “Non vuoi proprio dire al vecchio Orion chi sia questo affascinante giovane? Non penso di averlo visto in giro e credimi, se lo avessi visto ci avrei fatto un pensierino.”

 

Alle sue parole Tom si irrigidì visibilmente e lui dovette trattenere il ghigno che minacciava di salirgli sulle labbra. ‘Colpito in pieno, eh?’

 

“Ti posso assicurare che l’intera faccenda non ti riguarda minimamente” rispose il Prefetto, non riuscendo a togliere del tutto l’irritazione dalla sua voce.

 

Orion, più curioso che mai, si sporse per vedere meglio i tratti del ragazzo che aveva catturato tanto l’attenzione di Tom. Ora che lo osservava bene però, un po’ gli sembrava familiare…

 

“Ehi, ma io questo qui l’ho già visto!” esclamò ricordandosi.

 

La matita che il Serpeverde teneva in mano cadde a terra.

 

“Come scusa?”

 

“Ma si,” continuò Orion noncurante dell’insolita reazione di Tom, “non so se sia uno studente, perché per i corridoi sinceramente non l’ho mai visto, ma ogni mattina verso le sei è sempre vicino al lago a fare esercizi o a correre.”

 

Tom si era chinato e aveva ripreso in mano la matita, ma era ovvio che fosse completamente focalizzato su quello che gli si stava raccontando.

 

“Una volta sono rimasto ad osservarlo quando aveva appena finito di correre intorno al lago e si stava togliendo la maglietta sudata. Oh, dovevi vedere che musco–”

 

“E che stavi facendo” lo interruppe Tom prima che potesse finire la frase, “in giro alle sei del mattino?”

 

“Oh beh, devo sempre tornare al mio letto prima di colazione, no?” rispose Black facendo l’occhiolino e tornando a sedersi sul divanetto in modo da poter guardare l’altro in faccia. Il moretto sembrava profondamente assorto nei suoi pensieri, ma un piccolo sorrisino gli si stava formando sulle labbra.

 

Si voltò per la prima volta verso di lui. “Orion, che ore sono?”

 

“Ehm, le undici e venti, perché?”

 

“Oh niente, niente” rispose Tom senza abbandonare il suo piccolo ghigno, “penso che me ne andrò a letto.” E detto questo chiuse il blocco degli appunti e si alzò. Si stava già dirigendo verso la sua stanza quando si rivolse per l’ultima volta all’altro ragazzo. “Grazie per l’informazione comunque, non me ne dimenticherò” aggiunse prima di sparire per le scale.

 

Orion si lasciò andare ad un lungo sospiro, facendo cadere pesantemente la testa tra le mani. Non me ne dimenticherò: una frase del genere detta da Tom avrebbe fatto saltare di gioia molte persone, pregustando la ricompensa che sarebbe sicuramente arrivata, ma a lui appesantivano soltanto il cuore. Non era quello che voleva, non doveva essere così. Possibile che per Tom fossero così estranei i concetti di amicizia, di altruismo? Doveva sempre essere una cosa per un'altra, ogni piccola azione con il proprio valore?

 

Tom era una persona piena di capacità e possedeva una grande influenza sull’intero corpo studentesco, ma la sua vita era così vuota sul piano affettivo che Orion personalmente era sicuro che non avrebbe fatto cambio con lui per tutto l’oro della Gringott. Non aveva nessuna intenzione di vedere l’amico rovinarsi sprofondando sempre di più nell’oscurità come stava facendo, ma sapeva benissimo di non poter fare nulla.

 

Osservò assorto il punto dove poco prima Tom stava disegnando quello strano ragazzo. Era davvero possibile che qualcuno fosse riuscito a scalfire, o addirittura ad oltrepassare la corazza di ferro che il gelido Serpeverde aveva costruito intorno a sé? Quella corazza con cui si era dovuto scontrare fin dal primo giorno, quando erano ancora solo dei bambini. Se le sue congetture fossero state esatte…  non aveva mai visto il compagno di Casa tanto preso su di una persona.

 

‘Beh,’ pensò, ‘chiunque tu sia, Harry, farai meglio a non torcere nemmeno un capello a Tom. Potresti essere la sua ultima speranza.’

 

 

 

 

‘Ancora uno.’ Pensò Harry continuando a correre lungo la riva del lago, lasciando che il freddo vento mattutino gli scompigliasse i capelli. Tutt’intorno le alte fronde degli alberi schermavano l’intera zona dalla fioca luce dell’alba invernale e le acque calme dello specchio d’acqua rilucevano, nell’ombra, di uno scuro color petrolio.

 

Il ragazzo teneva un ritmo sostenuto, sebbene il fiato corto e i lunghi segni scuri che portava sotto gli occhi mostravano quanto realmente fosse esausto: ormai la sua routine si era consolidata e sfortunatamente sembrava comprendere appena tre o quattro ore di sonno. Si sentiva ogni giorno più debilitato dalla mancanza di riposo, ma era lì per una missione, non per una vacanza, e non avrebbe permesso a nulla di fargli rinunciare al suo allenamento. Vigilanza Costante era ancora il suo motto.

 

Si fermò arrivato alla radura da dove aveva cominciato i suoi quindici giri e, appoggiatosi ad un albero, riprese lentamente fiato. ‘Vigilanza costante, certo.’ pensò ironico, ‘A chi voglio darla a bere se quasi non mi reggo più in piedi?’. Sapeva bene che se avesse continuato così sarebbe finito a ricommettere l’errore di qualche giorno fa, addormentandosi in biblioteca, ma cosa poteva fare? Aveva bisogno delle ore della notte per ricercare. Se solo avesse potuto essere uno studente… Avrebbe sicuramente evitato altri incidenti, cosa alquanto gradita, visto com’era finito l’ultima volta.

 

Dirigendosi verso il centro della radura, Harry si sdraiò per terra per cominciare la serie di addominali. Aveva rivissuto diverse volte l’incontro/scontro con Riddle nella mente ed ogni volta era arrivato a conclusioni diverse. All’inizio si era dato del perfetto idiota per non essere subito volato via invece di rimanere a chiacchierare amichevolmente con il sedicenne Signore Oscuro, non riuscendo a vincere la sua dannata curiosità Grifondoro. Poi però aveva cominciato ad analizzare più attentamente l’intero episodio ed era rimasto scioccato quando si fu accorto che Tom Riddle non sembrava tenere nessun comportamento ostile nei suoi confronti.

 

Era così strano per lui il pensiero di Lord Voldemort che non lo voleva morto che Harry, sebbene conscio del fatto che a sedici anni non c’era modo che potesse nemmeno sapere chi lui fosse, non poteva fare a meno di tenere sempre la bacchetta sfoderata. Si era sentito così stupido per avere attaccato l’altro ragazzo in un impeto di rabbia, solo perché aveva usato la parola Mezzosangue. Per quanta rabbia avesse provato in quel momento, ogni tanto Harry riusciva a spaventarsi da solo: e se la prossima volta non fosse riuscito a contenersi? Sapeva di essere abbastanza forte da poter fare seriamente del male…

 

‘Oh, ma smettila, è di Voldemort che stiamo parlando!’ pensò arrabbiato con i suoi stessi pensieri, ‘Si merita tutto il male che gli possa capitare.’

 

Eppure l’espressione di completa sorpresa sul suo bel volto lo aveva lasciato con più confusione di quanta non dovrebbe essere normale provare.

 

Con uno sbuffo finì l’ultima a serie di addominali e si stava per girare a pancia in giù per iniziare le flessioni quando con la coda dell’occhio vide qualcosa che lo fece immediatamente balzare in piedi. Là, appoggiato casualmente al tronco di un albero con le braccia incrociate vi era proprio il soggetto dei suoi pensieri, Tom Riddle, che lo osservava attentamente.

 

Istintivamente la mano di Harry schizzò alla tasca posteriore dove teneva la bacchetta, prima di bloccarsi con un grande sforzo di volontà. ‘Calmati Harry, finché non fa nessuna mossa non costituisce alcun pericolo.’

 

“Non è un po’ presto per fare ginnastica? Contando che hai tutto il giorno libero dalle lezioni, non è certo il tempo che deve mancarti.” Disse il Serpeverde con voce impassibile.

 

Curiosamente Harry si ritrovò a confrontare il suo atteggiamento con quello di Malfoy. Sebbene una frase così se la sarebbe aspettata da entrambe le parti, Malfoy l’avrebbe sicuramente detta con il suo classico ghigno strafottente in faccia, con l’unico scopo di farlo arrabbiare. Riddle sembrava molto più calcolato, come se volesse studiare la sua reazione per cogliere più informazioni possibili.

 

“Come sapevi che ero qui?” chiese Harry evitando la provocazione.

 

Un sorrisetto si delineò sul volto dell’altro. “Me l’ha riferito un uccellino.” Disse mentre si staccava dall’albero e faceva qualche passo in avanti.

 

Harry sospirò quasi impercettibilmente. Aveva passato l’ultima ora ad allenarsi dopo aver dormito poco meno di quattro ore: davvero era troppo stanco per i giochetti.

 

“Che cosa vuoi Riddle?” chiese infine fissando attentamente l’altro.

 

“Voglio sapere chi sei.” Rispose lui schietto ed Harry si stupì di un approccio tanto poco Serpeverde. “Voglio sapere da dove vieni,” continuò avanzando verso il Grifondoro, “perché non ti ho mai visto prima e perché sembri sapere così tante cose su di me. E sono intenzionato a scoprirlo, perché odio i segreti tanto quanto amo i misteri.”

 

Ora i due ragazzi erano abbastanza vicini che Harry era costretto a piegare un po’ la testa verso l’alto per guardare l’altro negli occhi. Voleva sapere chi era? Beh, questo era qualcosa che sicuramente non poteva dirgli.

 

Improvvisamente un piano gli si formulò nella mente. Forse era folle, forse non avrebbe funzionato e forse stava sottovalutando la curiosità di Riddle, ma se fosse andato in porto sarebbe stata la sua occasione.

 

“Ho una proposta.” disse quindi Harry dopo qualche secondo di silenzio e fu grato di vedere un bagliore di interesse negli occhi dell’altro. “Vuoi sapere chi sono? Mi dispiace ma non te lo posso dire. Però se come hai detto tu sei così intenzionato a saperlo, non posso certo impedirti di tentare di scoprirlo.”

 

Riddle assottigliò leggermente gli occhi, cercando di capire dove sarebbe andato a parare il discorso. Harry cercò di assumere la posa più arrogante che trovò, sperando che l’altro non si accorgesse del bluff.

 

“Ma quante probabilità hai di scoprirlo? Ci siamo incontrati per puro caso una volta e non credere che continuerò ad allenarmi qui sapendo che ormai sei a conoscenza del luogo.” Harry si avvicinò di un altro passo, in modo da poter guardare Riddle direttamente negli occhi. “Con ogni probabilità, non mi vedresti mai più in tutta la tua vita.”

 

Lo sguardo di Tom era diventato gelido e nei suoi occhi si era accesa una scintilla rosso rubino. “E quale sarebbe quindi la proposta?”

 

Harry sorrise, lieto di aver attirato il Serpeverde proprio dove lo voleva. “Voglio aiutarti nell’impresa, voglio iscrivermi ad Hogwarts, come studente.”

 

Tom lasciò solo per un secondo che un lampo di sorpresa gli attraversasse il volto. “E quale sarebbe il mio ruolo in tutto questo?” chiese sospettoso.

 

Harry distolse un attimo lo sguardo dagli occhi scuri e si fissò per qualche secondo le mani. “So che nonostante tu non abbia una prestigiosa famiglia alle spalle, hai molti contatti nella scuola.” Disse e rialzò lo sguardo sul viso di Riddle. “Io non ho documenti e non accetterebbero mai un ragazzo che arriva a trimestre già iniziato che non è nemmeno iscritto all’anagrafe.”

 

“Vorresti che ti procurassi documenti e certificati falsi?” chiese leggermente stupito il Prefetto. “E tutto questo solo per aiutarmi a scoprire chi sei?” chiese alzando un sopracciglio.

 

“Oh no, certo che non è solo per questo. Ho i miei motivi.”

 

“Però io non ho alcuna garanzia. Difficilmente mi sarebbe d’aiuto se tanto finiresti in Grifondoro, non riuscirei nemmeno ad avvicinarmi.”

 

Harry sospirò e ringraziò il cielo che nessuno dei suoi amici potesse vederlo in quel momento, perché sicuramente sarebbe venuto loro un infarto per le parole che stava per pronunciare: “Lo so, è per questo che mi farò smistare a Serpeverde.”

 

Tom gli lanciò un’occhiata esasperata. “Non si può decidere in che Casa essere smistati, ci si mette solo un cappel –”

 

“So come funziona lo Smistamento grazie. Ti assicuro solo che sarò a Serpeverde. Fidati di me.”

Tom si ammutolì e per un attimo qualcosa di indecifrabile gli passò attraverso gli occhi ed Harry si chiese che cosa avesse detto di tanto strano. Eppure in quei secondi di silenzio le parole “fidati di me” rimasero come sospese nell’aria tra di loro.

 

“Quarantotto ore.” La voce del Serpeverde lo distolse dai suoi pensieri.

 

“Quarantotto ore?”

 

“Dammi quarantotto ore per pensarci, dopodomani ti darò una risposta. Immagino non ci sia bisogno di dirti dove.” E detto questo si voltò e cominciò ad allontanarsi dalla radura.

 

 

 

 

 

 

A.N.: Tornata! Mi dispiace per la lunga attesa, ma avevo avvertito che non avrei avuto una connessione a internet disponibile per un bel po’ di tempo.

Comunque ho delle buone notizie per voi che sono cattive notizie per me: questa storia sta diventando un poema omerico. La trama è già tutta stata decisa, revisionata, abbozzata nero su bianco e approvata fino alla fine, ma quando ho provato a fare uno schema dei capitoli… Merlino mi salvi! Ne ho contati 23 ed ero appena a metà della storia e come se non bastasse quando ho iniziato a scriverli per intero, quello che avevo previsto dovesse stare in un capitolo è uscito fuori in 3  =_=.

Vabbeh, spero solo che l’inizio della scuola non mi rallenti nello scrivere…

P.S.: più avanti anche i capitoli si allungano, tornando a revisionare questo per postarlo mi sono scioccata di quanto corto fosse o_o.

 

 

RISPOSTE:

 

Michy90: aaah, lo sai che le tue recensioni mi lasciano sempre un enorme sorriso stampato in faccia? Ne sono infinitamente grata, davvero, perché tutti i complimenti fanno sempre piacere, ma se c’è qualcuno che prende tempo a commentare ed analizzare un po’ il capitolo… beh, è manna dal cielo per uno scrittore!

Comunque, tornando alla storia: rapporto problematico? Altroché, ci vorrà un bel po’ prima che quei due si sbroglino, d’altronde con la testa bacata di Harry e la congenita insensibilità di Tom, è uno spasso scrivere come si sviluppa la loro storia XD.

A proposito del carattere di Harry, come lo si vede in questa fanic non è l’Harry che è uscito dal Principe Mezzosangue, ma un Harry che ha passato quasi un anno sul campo di battaglia, per di più dovendo comandare di persona i suoi stessi amici. Ha dovuto per forza di cose imparare a controllare l’impulsività, che in passato gli ha causato innumerevoli guai, tra cui la morte di Sirius (per la quale non ho mai perdonato né lui, né la Rowling  =_=).

Tom invece, è perfetto così com’è XD. No vabbeh, scherzo (nemmeno troppo però :P) più avanti si vedranno altri lati del suo carattere e anche qualche scena comica non mancherà  ;).

 

Resha91: Beh, penso di aver risposto alla tua domanda, no? :P Piano, piano si vedranno sempre più spesso, sta tranquilla.

 

gokychan: XDDDDDDDD. Grazie mille per i complimenti e come vedi alla fine sono riuscita ad aggiornare, ora i nuovi capitoli torneranno ad arrivare con la solita frequenza, continua a seguire!

 

Ginny W: Sono contenta che ti piaccia, mi dispiace di averti dovuto far aspettar tanto prima di questo nuovo capitolo, spero che tu stia seguendo ancora! ^^”

  
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