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Autore: Moni96    12/02/2013    3 recensioni
-Aiutami- riuscì a sussurrare un secondo prima di svenire. –Mi stanno cercando
-Ti aiuterò, lo prometto.
Ma perché avrebbe dovuto aiutare quella persona? Chi era? Perché la inseguivano?
Questa è la mia prima storia... spero che vi piacerà
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lei non si svegliò che il giorno seguente. Non ricordava quasi nulla, tranne che lui era il prescelto per un qualcosa di tanto importante quanto misterioso. La voce della ragazza distolse l’armaiolo dalle sue riflessioni.
-Il mio nome è Cassidy. Grazie per avermi salvata, Liberatore.- disse sorridendo.
-Liberatore?-. Jason non riusciva a capire perché quella ragazza l’avesse chiamato in quel modo.
-Sì. Tu sei colui che aspettiamo da anni per liberare tutte le Terre Magiche.-
-Impossibile, ti sbagli. Sono solo un armaiolo. Non libero persone, costruisco i mezzi per catturarle… o peggio.- rispose il ragazzo con un velo di tristezza nella voce.
-Ciò che fai non sempre rispecchia chi sei. Se un giorno un uomo dovesse provare a ucciderti e tu, per autodifesa, lo uccidessi a tua volta, non vorrebbe dire che tu sia un assassino. A volte si fanno cose perché si è costretti a farle, non perché sono parte del nostro essere. Tu non sei né un assassino, né un carceriere, Jason. Sei solo stato una pedina nelle mani di giocatori più grandi nel complesso gioco della vita. Ora è tempo di prendere le redini della tua esistenza e risvegliare il tuo essere-.
Quelle ultime parole lo colpirono come una ventata di aria gelida in un caldo pomeriggio d’estate.
-Come… come fai a dirlo? Perché ne sei così certa?-
-L’ho… letto nella tua anima.- concluse tutto d’un fiato.
-Oh, l’hai letto nella mia anima, dici.- rispose ironicamente –E cos’altro avresti letto, sentiamo.-.
Cassidy lo guardò a lungo. –Ho letto che non mi credi e pensi che io stia delirando perché ho perso troppo sangue.-
Jason era sbalordito. Come faceva quella ragazza a sapere sempre quello che lui non le aveva ancora detto? Di certo era sorprendente. Come se avesse voluto rispondere ai suoi pensieri, gli disse di essere una Lettrice, un’antica creatura magica in grado di leggere anime e auree delle persone per capire la loro vera natura, anche se ben celata dalle apparenze.
Credeva di sognare. Aveva sentito parlare delle Lettrici, ma credeva fossero solo leggende. Da bambino gli insegnarono a temere quelle donne. Gli dissero che vivevano n un enorme palazzo di cristallo colorato in una vallata nascosta dalle acque di una cascata. Si mormorava che fosse una terra magica e che chiunque vi si fosse addentrato non avrebbe mai fatto ritorno. Per far sì che i bambini temessero quelle donne, le madri raccontavano loro delle storie terribili su anime lette e rubate ai loro corpi con un solo bacio. Ovviamente Jason non ci aveva mai creduto. Odiava le leggende e le dicerie. Impedivano sempre di conoscere le persone per quello che realmente erano. In più, non avrebbe mai potuto contemplare la possibilità che un giorno Cassidy avrebbe potuto rubargli l’anima.
-A che pensi, Liberatore?-.
-Chiamami Jason.-.
-Va bene Jason. A che pensi?-.
-Dovresti saperlo.-.
-Non posso più leggerti. Dal momento in cui ti ho riconosciuto come il Liberatore, nessuno può più leggerti. Solo io ho il potere necessario per renderti di nuovo leggibile. Ora sei intelligibile agli occhi di ogni creatura.-.
Gli sembrava incredibile, ma decise di non dire nulla. Preparò l’accampamento per la notte, mentre parlava con la ragazza di come si fosse procurata quella terribile ferita che il giorno prima l’aveva quasi uccisa. “Uomini” disse semplicemente. “Due uomini armati. Volevano trovare me prima che io trovassi te. Hanno trovato solo la morte”. Jason aveva bene impresse in mente quelle parole, l’espressione del volto della ragazza nel pronunciarle. Non aveva mai visto uno sguardo così indifferente, non in una persona che aveva appena spezzato due vite, anche se solo per difesa.
Quella sera, alla luce del fuoco da campo, il ragazzo poté vedere che gli occhi di Cassidy erano lucidi di pianto. Le si avvicinò e le si sedette di fronte.
-Che succede?-.
_Niente.- la ragazza rispose seccamente senza guardarlo.
-Cassidy, stai piangendo. Nessuno piange per niente-.
-Ti ho detto che non è niente-. Cassidy si alzò di scatto. –Ora desidero riposare. Buona notte-.
-Buona notte- mormorò, guardandola muoversi verso la sua tenda, contemplando la sua grazia e bellezza. I lunghi capelli castani erano raccolti in due trecce identiche fermate alla base da due nastri dello stesso colore del vestito, che ondeggiava seguendo il movimento dei suoi fianchi. Era davvero stupenda. L’aveva appena incontrata, eppure gli sembrava di conoscerla da sempre.
”Prima o poi scoprirò cosa ti tormenta” pensò, poi si addormentò.
Nella tenda Cassidy pianse a lungo e silenziosamente. Non voleva morire. Non ora che aveva trovato una persona che le voleva davvero bene. E lei doveva lasciare per sempre il mondo della vita. La trovava una cosa così ingiusta, soprattutto da parte della sua gente. Ma ormai non aveva più nessuno. Tutti la consideravano morta ormai. Non voleva togliersi la vita, ma doveva farlo. La sua gente, le sue tradizioni avevano scelto per lei. Decise di farlo non appena avessero raggiunto le Cascate di Sangue… uale posto migliore? L’avrebbe fatto sembrare un incidente. Un piede messo nel punto sbagliato, una scivolata… sarebbe precipitata nelle fredde acque della morte. In fin dei conti, amava l’acqua. Per lei era la morte migliore.
   
 
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