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Autore: blackmiranda    13/02/2013    7 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Upstairs Upstairs





Hera abbracciò calorosamente Amphitrite, sorridendo. “Cara, congratulazioni. Sette secoli, è un bel numero.”


La sovrana del mare sorrise a sua volta. “Sì, è un bel record. Settecento anni che sono sposata a Poseidone. Quasi non li sento, sai?” disse ridacchiando, il viso allegro e appuntito da ninfa illuminato dalla gioia. “Detto fra noi, lui è rimasto il solito testardo, non è cambiato di una virgola!” aggiunse indicando alla madre degli dei il marito Poseidone, che discuteva con Zeus poco distante.

Hera annuì, serafica. Amphitrite si schiarì la gola. Si sentiva intimidita dal portamento regale della sua interlocutrice, dal suo aspetto così... divino. Nulla a che vedere, pensava, con il suo, di aspetto: certo era bella, ma era pur sempre, almeno in origine, una ninfa marina dalla pelle pallida, la figura esile, i capelli verde chiaro in gran parte nascosti dalla grossa conchiglia rosa acceso che fungeva da corona.

Nulla di male in questo; ma gli dei olimpi le mettevano sempre un po' di soggezione, non poteva farci niente.

Ecco perché evitava quasi sempre di accompagnare il marito quando questi si recava sull'Olimpo.

Tuttavia, quel giorno era il loro settecentesimo anniversario e Zeus ed Hera si erano così gentilmente offerti di organizzare una festicciola in loro onore che era stato impossibile rifiutare.

A questo proposito, disse precipitosamente: “Ah, comunque grazie ancora per la festa. Non dovevate, davvero...”

Hera scosse lievemente la testa. “Non dirlo neanche, cara. E' un piacere per me e Zeus. E poi, a che altro servirebbe tutto questo spazio?” fece indicando la loro lussuosa residenza tra le nubi.

Era una giornata serena sull'Olimpo; morbide nuvole dorate si arricciavano pigramente tutt'intorno ai graditi ospiti sovrannaturali che si erano riuniti per festeggiare il dio del mare e la sua sposa.

La festa era iniziata ormai da un bel po' e le varie divinità si erano distribuite in piccoli gruppi coloriti in cui il cicaleccio e la frivolezza regnavano sovrani.

Poco distante da Hera e Amphitrite stava il sorridente padre degli dei, più splendente che mai.

Teneva un braccio attorno alle spalle del fratello Poseidone, evidentemente fiero di lui.

A conversare con loro, la perennemente florida Demetra e il fiero Apollo, unico tra gli dei della seconda generazione a ricercare di preferenza la compagnia delle divinità più anziane.  

“Sì, la notizia è confermata,” stava dicendo Zeus, “mio figlio diventerà padre tra qualche mese. Non è fantastico?” chiese, una scintilla di pura felicità negli occhi blu.

I suoi interlocutori assentirono educatamente.

“C'è qualcosa di più eccitante che diventare nonni?” domandò Zeus, emozionato come un bambino.

“Diventare genitori.” rispose Demetra prontamente, lanciando uno sguardo amorevole in direzione di un chiassoso  e variopinto gruppetto di giovani divinità.

Zeus parve rifletterci su. “Sì, suppongo che anche diventare genitori sia eccitante.”

Poseidone rise. “E tu, Demetra? Non vuoi diventare nonna?” le chiese, ben sapendo qual era la posizione della dea al riguardo.

“Potrei chiederti la stessa cosa, caro mio.” ribatté lei evitando di rispondere alla domanda.

“Oh, beh, certamente, una volta che Tritone sarà grande abbastanza...” disse il dio riferendosi al giovane figlio.

Demetra annuì. “Per Kore è lo stesso. Quando sarà grande abbastanza.”

“Perdonami, Demetra,” si intromise cautamente Zeus, “ma a me pare proprio che tua figlia sia grande abbastanza, ormai.”

La dea dell'agricoltura sorrise, sebbene si sentisse improvvisamente punta sul vivo. “Che fretta c'è? La mia bambina deve ancora crescere. E' ancora così innocente.”

Apollo azzardò un commento. “A volte per uscire dal nido serve un po' di incoraggiamento.”

Demetra fece finta di non aver sentito. “Quando se la sentirà, prenderà marito. Ma resterà comunque la mia bambina.” disse in un tono deciso che non ammetteva repliche.

Ci fu un momento di silenzio imbarazzato, che fu però spezzato dalle risate provenienti da un capannello di ninfe acquatiche, tutte raccolte attorno a Tritone, evidentemente lusingato da tante attenzioni.

Di fianco al gruppetto delle rumorose Naiadi stavano Cupido, Psyche, Helios e Kore.

Cupido, una mano languidamente appoggiata sul fianco della compagna Psyche, sorseggiava pigramente l'ambrosia che Hebe era stata così gentile da portargli. “Non capisco dove sia Hermes.” disse poi, guardandosi attorno. “Non è da lui perdersi una festa.”

Psyche gli schioccò un bacio sulla guancia. “Vedrai che tra poco arriva.” cinguettò ravviandosi i lunghi capelli celesti. La coppia si scambiò uno sguardo amorevole.

“Ah, com'è bello l'amore!” esclamò Cupido sorridendo. “Voi due non sapete proprio cosa vi state perdendo.” disse a Helios e Kore con tono di finto rimprovero.

Helios si schiarì nervosamente la gola. “A questo proposito, Kore...” esordì sfoderando l'espressione più seducente che riuscisse a produrre.

La giovane dea lo osservò, evidentemente sorpresa. “Sì?” chiese, gli occhioni rosa spalancati.

Il dio del sole prese un respiro profondo. “Ti andrebbe di fare un giro sul mio carro dopo?” disse tutto d'un fiato.

Kore arrossì. “Oh, beh... Grazie dell'invito, ma...” balbettò poco convinta, “... sai com'è mia madre, non credo mi lascerebbe...”

Cupido sbuffò. “Non c'è niente di male, sono certo che non avrebbe nulla in contrario. Se vuoi glielo chiedo io.” propose ammiccando. Psyche gli lanciò un'occhiataccia.

Kore non sapeva che dire. Helios, conscio dell'inutilità dei metodi insistenti del dio dell'amore, fece velocemente retromarcia. “Certo certo, capisco benissimo... Magari un giorno di questi? Potrei passare a prenderti a Nysa...” tentò, un accenno di supplica nelle voce.

La dea abbassò lo sguardo. “Sei molto gentile, ma sono molto impegnata ultimamente, siamo in primavera, sai.” mormorò a mo' di scusa. “Ora devo proprio andare, ma grazie dell'invito, eh!” disse correndo dalla madre.

Cupido scosse la testa. “Accidenti, mi dispiace, amico. E' proprio refrattaria.”

Helios si portò una mano alla fronte. “Vorrei sparire... Che figura...” si autocommiserò.

“Beh, potrei sempre darle una... spintarella di incoraggiamento.” gli sussurrò Cupido, indicando la propria faretra.

“Nah, lascia stare.” rifiutò bruscamente Helios, voltandogli le spalle e dedicando le proprie attenzioni ad una coppa traboccante di ambrosia.

Il dio dell'amore alzò gli occhi al cielo, seccato. Dal suo punto di vista, non c'era nulla di male a far innamorare la gente con l'aiuto di una o due frecce ben scoccate. Con Psyche aveva funzionato alla perfezione, ed erano la coppia più felice del mondo.  

L'atmosfera festosa fu interrotta dall'arrivo di Hermes, il messaggero degli dei. Cupido fece per salutarlo, ma il dio andava talmente di fretta che non lo notò nemmeno, passandogli davanti in un frullo d'ali e fermandosi di fianco a Zeus.

Il padre degli dei aggrottò la fronte mentre Hermes gli sussurrava qualcosa all'orecchio. “Oh. Capisco.” commentò gravemente Zeus. Ergendosi in tutta la sua altezza, richiamò l'attenzione dei suoi ospiti. “Mi duole interrompere così bruscamente la festa, ma è necessaria una riunione deliberativa il più presto possibile.”

Si udì distintamente il grugnito di disapprovazione di Bacco.

“Mi dispiace davvero, ma è una cosa importante e piuttosto complicata.” si scusò Zeus mentre le divinità minori si dirigevano verso le proprie vetture, piccate.

“Consiglio dei dodici tra mezz'ora.” mormorò a Hermes. “Diffondi la notizia, per favore.” disse prima di ritirarsi nelle proprie stanze, Hera al seguito.

Il messaggero degli dei suonò la tromba che portava sempre con sé. “Consiglio tra mezz'ora! Vogliano gli Olimpi cortesemente accomodarsi al più presto in sala riunioni!” annunciò con voce squillante. “Spiacente, ragazze.” disse rivolto ad un gruppetto di ninfe acquatiche dalle espressioni alquanto deluse.

Demetra gli si avvicinò, tenendo per mano la figlia. “Riporto Kore a Nysa e torno subito.”

Hermes annuì. “Certo, cara. Come va, piccola?” chiese con fare amichevole alla giovane dea.

Kore gli sorrise. “Bene. Ci sei mancato prima. Dov'eri?” domandò curiosa.

“A lavorare.” rispose lui calorosamente. “Anche tu mi sei mancata. Dovresti salire più spesso a trovarci.” le disse aggiustandosi gli occhialini rotondi.

Demetra si accomiatò frettolosamente. “Dobbiamo andare ora. Torno tra un attimo!” fece ad Hermes mentre si dirigeva verso il proprio carro, trascinandosi dietro la figlia.

Kore salutò con la mano il dio. Lui ricambiò, guardando madre e figlia allontanarsi a bordo della carrozza di Demetra.



***


Mezz'ora dopo, seduti attorno alla tavola rotonda al centro della grande e luminosa sala delle riunioni, i dodici dei più importanti del pantheon greco si apprestavano a discutere di quel problema così impellente da necessitare la brusca fine della festa.

Nessuno, a parte Zeus ed Hermes, sapeva esattamente quale fosse la spinosa questione, e tutti attendevano le parole del loro signore con curiosità crescente.

Alla destra di Zeus stava la sua consorte, un'espressione di lieve preoccupazione dipinta sul volto luminoso.

Di fianco a lei sedeva Poseidone, piuttosto di malumore; di seguito a lui venivano Demetra, Apollo, sua sorella Artemide, Atena, il fratello Ares, Afrodite, suo marito Efesto e Bacco.

Il cerchio si chiudeva con Hestia, seduta alla sinistra di Zeus. Hermes svolazzava immediatamente dietro il trono del dio.

“Penso di sapere di cosa si tratta.” sussurrò Atena ad Artemide, portandosi la mano color lavanda di fronte alle labbra. Le due andavano piuttosto d'accordo, accomunate dall'amore per gli animali.

“Oh, certo, tu sai sempre tutto...” la schernì Ares.

“Non parlavo con te.” rispose acidamente la dea della conoscenza. I due fratelli erano perennemente in guerra a causa delle personalità diametralmente opposte.

Afrodite materializzò dal nulla una limetta per le unghie e iniziò a farsi la manicure, annoiata.

Trovava quelle riunioni stancanti e i continui battibecchi dei due fratelli a dir poco spossanti.

Trattenne a stento uno sbadiglio.

Finalmente Zeus si decise a parlare. “Figli, fratelli miei. Hermes mi ha comunicato che Ade è riuscito ad uscire dallo Stige.”

Hera sussultò per la sorpresa. “Lo sapevo!” mormorò Atena tra sé e sé.

“Come ha fatto?” chiese Apollo indignato.

Zeus sospirò. “Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. In fondo non dobbiamo dimenticare che è molto potente.”

Apollo si drizzò sulla sedia. “Beh, se lo Stige non riesce a trattenerlo, c'è pur sempre il Tartaro. Nessuno può evadere da lì.” disse in un tono che ostentava sicurezza. “Io dico di metterlo là, e sistemarlo una volta per tutte.”

Un coro di assensi si levò nella stanza. Tutti portavano rancore nei confronti del dio dell'Oltretomba, che aveva così arrogantemente tentato di ribaltare l'ordine naturale sguinzagliando addosso tutti loro i Titani cinque mesi prima.

Il padre degli dei scosse la testa. “Non è così semplice. Non posso intrappolarlo nel Tartaro perché ciò annullerebbe i suoi poteri. Chi si occuperebbe del suo regno?”

Nessuno rispose. Apollo si dimenò sulla sedia. “Merita di essere punito per tanta tracotanza.” insistette.

Hera parlò, rivolta a tutti gli dei e in particolare ad Apollo. “Ade regna sull'Oltretomba. Questo è l'ordine delle cose, non si può cambiare.”

“Lui ha tentato di sconvolgerlo, l'ordine delle cose.” intervenne Ares burberamente.

“Vorresti che nostro padre facesse lo stesso?” lo zittì Atena fulminandolo con lo sguardo.

“Dimentichi forse che Zeus, Poseidone e Ade si divisero il regno e il potere di Kronos in parti uguali..?”

“Ah, a questo proposito...” disse Hermes interrompendo il panegirico di Atena. “I miei informatori mi hanno riferito di una profezia recentemente formulata dalle Parche. Non sono riuscito a farmi dire il contenuto preciso, tuttavia so per certo che accennava all'unione dei tre regni.”

Zeus inarcò un sopracciglio. “Non sei riuscito a sapere nulla di più preciso?”

Hermes scosse la testa. “Spiacente.” rispose soltanto, alzando le spalle. “Non è facile leggere le trame del destino.”

Zeus assentì in silenzio, evidentemente turbato.

Grosse nuvole scure si erano formate nel cielo attorno all'Olimpo.

“In ogni caso,” disse Poseidone pensosamente, “un processo e una punizione sono d'obbligo.”

Il padre degli dei non rispose subito all'appello del fratello. Infine, dopo aver riflettuto per qualche minuto, propose: “Lo relegherò nei limiti del suo regno. Non potrà più uscire dall'Oltretomba, a meno che non venga convocato espressamente da uno di noi. Questo è nel mio potere.”

Hestia parlò; un evento raro, data la sua personalità schiva e accomodante. “Mi sembra una punizione equa.”

“Mi vedo costretta a dissentire.” disse Artemide spalleggiando il fratello. “D'altronde, non vedo altro modo di risolvere questo problema.” aggiunse con una punta di rammarico nella voce.

Il resto degli dei le diede ragione, chi più chi meno convinto.

Zeus si alzò in piedi. “Tutti in favore dunque?”

“Sì.” risposero tutti in coro.

“Bene. Hermes, quando vuoi.” disse il dio rivolgendosi al messaggero.

“Volo!” rispose quest'ultimo, dirigendosi prontamente verso l'entrata dell'Oltretomba.

Era giunto il momento di portare l'imputato di fronte alla giustizia.








Salve gente! :D Ecco qui il secondo capitolo, come promesso. ^^
Devo confessare che è stato molto difficile anche solo gestire tutti questi personaggi in un capitolo solo. Spero che il tutto non sia risultato troppo confuso. :S

Per la "mitologia" di Hercules mi sono rivolta alla Disney Wiki anglosassone. Questa include aspetto fisico e nomi delle varie divinità che compaiono nel film e nella serie tv/spin-off (di cui ho visto giusto qualche puntata su YouTube). Ad esempio, so bene che Bacco è il nome romano di Dioniso, ma nella Disney Wiki lo chiamano Bacco, per cui... xD Insomma, non è colpa mia se hanno mescolato i nomi! D'altronde, anche Hercules è il nome romano... Ma non divaghiamo troppo. ;)

Ringrazio ancora Churippu, FloxWeasley, kiaky98 e TheHeartIsALonelyHunter per le graditissime recensioni: non sapete davvero quanto mi facciano contenta. ^^

Un bacione e grazie per aver letto. ;)

 
   
 
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