Capitolo
46: Il nemico già affrontato (parte 1)
Ogni Mugiwara
si sentiva pronto ad affrontare il proprio avversario.
Sapevano che per alcuni di
loro sarebbe stato più semplice che per altri,
ma non per questo sottovalutarono il nemico. Anche se avevano acquisito
molta esperienza e si erano rafforzati durante quegli anni, i loro avversari
potevano nascondere qualche arma non utilizzata durante il loro precedente
incontro.
Chopper fu il primo ad
“aprire le danze”, seguito poi da tutti i suoi compagni.
Il campo di battaglia era
un caos e un esterno avrebbe fatto fatica a comprendere chi si batteva con chi.
La piccola renna saltava
di qua e di là, evitando la grossa ascia che il capitano Morgan usava come
secondo braccio.
Il dottore era impegnato a
studiare il nemico e dopo alcuni minuti comprese che l’uomo che si ritrovava a
fronteggiare, oltre a lanciare insulti, a vantarsi di sé stesso e a sventolare
la sua arma, non sapeva fare molto altro.
Il capitano Morgan poteva
sembrare forte e minaccioso per una persona comune e il suo aspetto non
tranquillizzava nemmeno la piccola renna, ma Chopper, dato la sua capacità di
trasformarsi e di cambiare statura, non si fece tanti problemi a fronteggiarlo.
Egli infatti, si trasformò
allo stato medio, mantenendo la capacità di camminare su due gambe e avendo due
grandi corna da utilizzare come arma di difesa.
Inoltre acquistava
maggiore agilità e spiccando un veloce e alto salto, scomparve dalla vista
dell’ex capitano della marina, ricomparendogli poi alle spalle. L’uomo non
aspettandosi un attacco da dietro, venne colto di sorpresa quando le corna
della renna lo afferrarono e lo lanciarono in aria. Lo schianto a terra fu
brutto, tanto da provocare lo scioglimento dell’inchiostro con cui il capitano
Morgan era disegnato.
“è stato un gioco da
ragazzi!” si disse tra sé e sé la piccola renna, tornando a indossare i suoi
solito panni, per poi cominciare a fare il tifo per i suoi compagni, ancora
alle prese con i loro avversari.
Arlong non mostrava capacità
differenti dall’ultima volta in cui si era trovata faccia a faccia con lui, ma
nonostante Nami lo conoscesse alla perfezione, anche
nel suo stile di combattimento, si
sentiva nervosa.
Aveva la possibilità di
vendicarsi di tutto il male che quell’essere le aveva fatto patire, ma
ricordare tutta la sua triste infanzia, l’aveva portata a commettere qualche
errore di valutazione.
Già due volte era stata
buttata a terra con forza dall’uomo pesce, ferendosi, sebbene non in modo
grave, a una gamba.
Nami capì che non c’era tempo
per rivangare il passato e ordinò a Chopper di starle lontano, quando lo vide
avvicinarsi a lei a causa della ferita che si era procurata.
La ragazza strinse a sé il
suo climac attack e
poggiandosi su di esso si rimise in piedi.
“I miei complimenti, non
ti ricordavo così grintosa mia cara Nami!” disse
divertito Arlong, il quale continuava a fissarla
dall’alto verso il basso.
“Ti farò passare
quell’aria strafottente e ti farò pentire dell’inferno che mi hai fatto
vivere!”
Nami puntò la sua arma contro
quell’essere per poi urlare “Thunder Boomerang!”
Una scossa elettrica a
forma triangolare uscì dalla cima del suo bastone, ma non a una velocità tale
da cogliere Arlong impreparato, né la prima, né la
seconda volta, avendo Arlong compreso dal nome della
mossa, che l’elettricità sarebbe tornata indietro per farlo allo spiedo.
Nami si morse il labbro e
cominciò a indietreggiare impaurita, vedendo l’avversario avvicinarsi
minaccioso verso di lei.
Un sasso la fece
inciampare, permettendo così all’uomo pesce di afferrarla per i capelli.
Arlong fu divertito da come si
era messa la situazione, convinto di avere la situazione in pugno.
Scoppiò a ridere per
questa sua sicurezza, ma le risate gli morirono in gola, quando vide il ghigno
divertito della navigatrice.
“Vedo che la mia
recitazione di ragazza impaurita ha funzionato!” disse Nami,
dandogli un sonoro calcio nel basso ventre, provocando così la sua liberazione.
Dovette però gettarsi a
terra, quando uno scoppiettio alle sue spalle l’avvisò che il suo attacco stava
per colpire l’avversario e da li a poco, Arlong si
ritrovò prigioniero in una scarica ad alto voltaggio.
“Mi dispiace per te Arlon, ma la mia mossa torna indietro finchè
non ha ben cotto il suo bersaglio!” disse compiaciuta la ragazza, quando vide
il suo ex aguzzino dissolversi, lasciando come unica traccia del suo passaggio,
una macchia di inchiostro nell’erba.
Usopp correva a perifiato a causa dei continui proiettili di sabbia che Crocodile gli lanciava. Quando si ritrovò con le spalle
contro un enorme quercia, il cecchino gridò “Ehi, non vale, tu mi hai attaccato
mille volte di fila, senza darmi il tempo di prepararmi. Ora tocca a me!” disse lanciando a terra della terra.
“Questo non è un gioco nel
quale ognuno deve attendere il proprio turno e io non ho voglia di battermi con
uno smidollato come te, quindi prima ti elimino, prima posso andare a battermi
con il moccioso di gomma, ho un conto in sospeso con lui!” disse il nemico
infastidito dalla codardia del ragazzo, creando successivamente un’enorme mano
di sabbia, pronto a stritolarlo a dovere.
“Ma cosa…”
domandò l’uomo quando si vide fermare la sua arma da degli arbusti.
“Mai sottovalutare il
grande capitano Usopp. Devi sapere bello mio, che la
natura è mia amica…basta concimarla un po’ e viene in
mio aiuto senza farsi pregare. Senza terra le piante non possono crescere, ma
se questa è presente, esse scavano per uscire alla luce del sole ed è per
questo che della semplice sabbia non può fermare le mie care amiche, inoltre
queste pianticelle nascondono una sorpresina!” disse Usopp
con un sorrisino, indicando a Crocodile di guardare
sopra la sua testa, dove le piante cresciute a dismisura, erano piene di bacche
di varie dimensioni.
L’uomo non comprese, non finchè alla parola “explosion!”
pronunciata dal cecchino, le bacche schiudendosi, crearono una fitta pioggia,
che andò a bagnare la sabbia di cui Crocodile era
fatto.
“Tu…stupido
moccioso, me la pagherai!” disse più arrabbiato che mai il nemico, prima di
accorgersi che altre piante gli impedivano il movimento. Ormai diventato
tangibile, delle piante arrampicanti si erano aggrovigliate intorno alle sue
gambe e braccia, immobilizzandolo completamente.
“Credo che adesso tocchi
ancora a me, in quanto il cattivone è caduto nella
trappola e deve saltare il turno!” disse Usopp avvicinandosi
all’avversario, pronto a chiudere la partita.
“Yohohoho
l’elettroshock fa quasi il solletico!” disse lo scheletro all’ennesima scossa
lanciatagli dal suo avversario “Ma la mia pettinatura afro ne risente, ti
pregerei di smetterla!”
Eneru lo guardava con aria
stranita “Non è possibile, fino ad oggi solo una persona era riuscita a
contrastare i miei fulmini, ma era fatto di gomma, tu che scusa hai?”
“Che sono già morto può
essere una scusa valida?” chiese Brook prima di
indicare il suo capitano “è quello lì il ragazzo di gomma di cui parli?”
Eneru rimase sorpreso a vederlo
“Che diamine ci fa qui? E tu chi diavolo sei?”
“Sono un suo nakama, yohohoho, piacere di
conoscerti!” disse lo scheletro facendo l’inchino.
“Uhm, non so perché mi
trovo qui, ero tranquillo sulla mia arca, ma nonostante sia già stato sconfitto
da quel moccioso, potrei approfittare per avere la mia vendetta, ma dato la mia
superiorità in quanto essere supremo, capisco la mia inferiorità, vorrà dire
che mi sfogherò su di te!” disse Eneru scagliandosi
contro il pirata con il suo bastone, prontamente parata da Brook
con la sua spada.
“Non possiamo, tanto per
cambiare, prenderci una tazza di thè?” chiese il
musicista , il quale non venne minimamente ascoltato.
I due continuarono a
fronteggiarsi bastone contro spada, finchè Eneru, vedendo che non riusciva ad avere la meglio
sull’avversario, perdendo il controllo delle sue azioni, lanciò contro il suo
nemico il fulmine più potente di cui poteva disporre.
Il fulmine colpì in pieno
lo scheletro , il quale , sebbene non fosse piacevole essere colpito da un
forte voltaggio, rispose all’attacco impugnando la sua chitarra elettrica cominciando
a strimpellare note stonate e senza senso, le quali, alimentate
dall’elettricità, diventarono sempre più alte e insopportabili tanto che la
testa di eneru scoppiò in un a pioggia di inchiostro
decretandone la fine.
“Mi sono sentito i timpani
scoppiare…oh
ma io i timpani non li ho yohohoho!!!” disse
prima che una scarpa gli arrivasse dritto in faccia e le urla di Nami si fecero sentire in tutto il globo “noi invece si,
brutto scriteriato. Questa me la paghi!”
Infatti il suono
assordante venne avvertito da tutti, sebbene non in maniera così forte da
provare danni all’udito degli altri Mugiwara.
Robin si trovava ad
affrontare un nemico insidioso e che le aveva reso la vita difficile. Le
vennero i brividi a pensare al fatto che se lo avesse lasciato vincere e non
avesse chiesto aiuto ai suoi nakama, non avrebbe mai
vissuto quelle strepitose avventure che si sarebbe portata sempre nel cuore.
Ma a differenza di Usopp, Nami, Brool
e Chopper, Robin non era sicura di aver superato in potenza Lucci, anzi ne era
convinta. Se Rufy lo avesse nuovamente affrontato,
non avrebbe avuto alcun problema a sconfiggere il membro del Cp9. Lei si
sentiva più forte rispetto ad anni
addietro, quando si erano ritrovati faccia a faccia, ma non così tanto da
eguagliare il Rufy di allora. Ma se il suo capitano
lo batteva in potenza, lei poteva usufruire della sua intelligenza e astuzia
per sconfiggere il nemico e uscire da quella situazione spiacevole.
“Nico Robin, che strana
coincidenza. Stavo giusto per recarmi a Water Seven per incontrarti!” disse
Lucci mantenendo la sua compostezza.
“Bada che non mi farò
catturare come l’ultima volta. Io non voglio avere niente a che fare con te!”
disse la donna, non riuscendo interamente a nascondere il suo timore.
“L’ultima volta? Non
ricordo del nostro ultimo incontro!” rispose l’uomo.
“Prrrr!”
confermò la sua inseparabile colomba bianca, posata sulla sua spalla destra.
Robin non si era
dimenticata che Lucci usciva da un manga precedente al loro incontro, ma per
lei ritrovarselo davanti non la rassicurava minimamente.
La donna decise di mettere
fine alle chiacchiere. Aveva cercato di perdere tempo per pensare a una strategia,
ma venne comunque presa di sorpresa quando incrociando le braccia, pronta a
chiamare una tecnica, si ritrovò Lucci dietro sì che le alitava sul collo.
“Deduco dalla tua
posizione che hai deciso di combattermi. Credi sul serio che tu possa in qualche
modo configgermi?” chiese il membro del cp9 spingendola violentemente a terra.
“Robin!” gridarono i suoi
compagni che assistevano allo scontro.
Usopp ebbe l’istinto di alzarsi
e correre in aiuto della compagna, ma Nami lo
trattenne. Conosceva quello sguardo di Robin…uno
sguardo che diceva che non si sarebbe arresa e che avrebbe combattuto fin
quando le sue gambe glielo avrebbero permesso.
Usopp si morse il labbro. Poteva
capire l’archeologa, ma temeva per la sua incolumità, ma sorrise quando vide
numerose mani uscire dal terreno, cercando di imprigionare il nemico.
Lucci, dal canto suo, non
rimase sorpreso da quella tecnica e nonostante fece fatica, si liberò dalla
presa dell’archeologa facendo un lungo salto in alto.
“Credi di fermarmi così?”
chiese prima di sbattere in qualcosa.
Robin aveva provveduto a
creare una rete di mani per imprigionare nuovamente il nemico, quando si fosse
liberato dal primo tentativo. Robin sapeva che non sarebbe stato così semplice,
infatti Lucci riuscì a liberarsi anche da quella tecnica e anche dalle
successive.
“Ho capito! Robin sa di
non avere molte possibilità in quanto forza fisica, ma sta cercando di sfinire
l’avversario in modo tale da avere qualche chance !” disse Usopp
entusiasta, ma la sua felicità venne subito ammazzata dal dottore, il quale
affermò “Sempre ammesso che non sia lei a cedere per prima!” disse Chopper
preoccupato, vedendo Robin con un po’ di affanno.
Infatti Lucci non si
limitava a schivare le numerose trappole dell’archeologa, ma riusciva anche a
contrattaccare con il Ryokugan, che fortunatamente la
donna era riuscita fino a quel momento a schivare, venendo colpita di striscio
solo l’ultima volta a causa della stanchezza che ormai si faceva sentire.
La situazione era in
stallo.
Entrambi gli avversari
erano sfiniti, sebbene l’archeologa fosse messa peggio dell’avversario.
I due si guardavano negli
occhi in attesa della prossima mossa da parte del nemico.
“Accidenti, questa attesa
mi sta uccidendo!” Disse Nami ansiosa.
“Già, Robin sta...ma Nami? Dove stai guardando?” Chiese Chopper spostando il suo
sguardo verso il punto fissato dalla navigatrice.
Usopp sorrise, capendo. La
ragazza cercava di seguire contemporaneamente sia lo scontro di Robin che
di Rufy, il
quale era già iniziato.
“Suvvia Nami, Rufy se la caverà
benissimo. Come ha sempre fatto!” disse Chopper sicuro di quanto affermasse. La
navigatrice abbassò il capo e mordendosi il labbro, annuì.
Sapeva bene che Rufy era potente, ma non poteva dimenticare cosa aveva
passato l’ultima volta che il suo capitano si era scontrato con Akainu.
Un urlò però la costrinse
a rivolgere nuovamente la sua attenzione allo scontro di Robin.
La donna era a terra
ansimante, colpita da un attacco del nemico.
Il sangue uscito dalla
bocca, sfigurava la sua bellezza.
Lucci le si avvicinò con
un ghigno.
“L’idea di farmi stancare erao, peccato che sia molto più resistente di te!” disse
presuntuosamente, prima di accorgersi che il sole poco a poco si oscurava,
nonostante in cielo non ci fosse una nuvola.
Si girò lentamente non
prevedendo niente di buono.
“Che accidenti è?” disse
vedendo due enormi gambe alzarsi verso il cielo, una delle quali si alzò pronta
a pestarlo.
Lucci comprese che se
fosse rimasto fermo, avrebbe fatto la fine di uno scarafaggio colpito da una
ciabatta e piegò le ginocchia per darsi lo slancio per il salto, ma qualcosa
gli impedì di prendere il volo.
Sentiva i piedi incollati
a terra. Guardò in basso per vedere nuovamente un certo numero di mani tenergli
ferme le gambe e, a causa della stanchezza accumulata, riuscì a liberarsi, ma
non prima di essere calpestato.
Il piede che batteva a
terra, aveva creato un piccolo terremoto a causa dell’impatto col suolo e solo
quando esso si sollevò, si potè notare che al posto
di Lucci c’era un enorme chiazza di inchiostro.
Robin sorrise vittoriosa ed
esausta si lasciò cadere a terra.
Mamma mia…finalmente
ce l’ho fatta a scrivere questo capitolo.
Non ho mai fatto così
fatica a inventarmi qualche scontro e pensare che si tratta solo della prima
parte, mi fa star male. Voglio proprio vedere cosa inventerò per gli latri. Bah
per adesso spero solo che questi scontri siano almeno un po’ credibili e che il
capitolo vi sia piaciuto.
Come sempre fatemi sapere.
Alla prossima
Neko =^-^=