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Autore: Acinorev    16/02/2013    12 recensioni
«Ma sono qui – la interruppi. - Sono qui, con te. Ed è esattamente dove voglio stare.»
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unexpected'
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Thank you

Capitolo 28


 

“Quanto ci metti ancora?” si lamentò per l’ennesima volta Kathleen, urlando dalla nostra camera.
“Ho quasi fatto.” risposi soddisfatto, sistemando le ultime cose.
Era passata circa una settimana dal nostro litigio e tutto era cambiato notevolmente: eravamo ritornati quelli di una volta e sembrava che niente potesse dividerci, tranne una cosa. Avevo l’impressione che quella discussione non fosse stata altro che una piccola imprecisione, qualcosa di insignificante se paragonato  a quello che stavamo vivendo. Nonostante Leen stesse peggiorando a vista d’occhio, cercava di reagire con tutte le sue forze senza più respingermi: anzi, ero l’unico che riusciva a tranquillizzarla a pieno quando aveva una crisi, anche se gli impegni con la band mi impedivano di esserci sempre. Quindi quella sera, per continuare a darle tutto il mio appoggio, mi ritrovavo ad accendere candele sparse per tutto il salotto, dove il tavolo da pranzo nell’angolo vicino alla finestra sembrava quello di un ristorante, con la sua tovaglia rossa e una candela al centro.
Osservai la stanza per l’ultima volta e solo allora mi ricordai dei fiori: alzai gli occhi al cielo e corsi a prenderli per portarli sul tavolo nella loro carta regalo.
Soddisfatto, mi diressi in camera dove Kath mi aspettava.
“Finalmente! Non è carino tenermi chiusa qui per tutto il pomeriggio.” esclamò, vedendomi entrare. Le sorrisi e mi avvicinai a lei, seduta sul letto: “Ferma un attimo.” dissi, tirando fuori dalla tasca dei miei pantaloni  una benda.
“È proprio necessario?” scherzò, mentre gliela legavo in modo da coprirle gli occhi.
“La smetti di rompere?” chiesi esasperato, facendola ridere. Poi la aiutai ad alzarsi, mentre il suo braccio si aggrappava al mio, e passo dopo passo la accompagnai in salotto, essendo lei troppo debole per arrivarci da sola dato che quel giorno era uno dei sempre più frequenti giorni NO.
“Ecco. – sussurrai, posizionandola davanti al tavolo e iniziando a slegarle la benda, - Buon compleanno!”
Osservai la sua espressione incredula mentre scrutava ogni particolare della stanza: nonostante non volessi più vedere candele  per almeno un anno per quante ne avevo accese in quell’ora, l’effetto che davano era ineguagliabile. A parte il tavolo imbandito, il salotto era rimasto quello di sempre, ma le luci spente e il caldo bagliore delle candele rendevano tutto molto più intimo e anche abbastanza romantico.
Potei dirmi soddisfatto della sua reazione: era come incantata da ogni particolare e il sorriso che le illuminava il volto era più di quello che avessi sperato. Aveva sempre avuto paura di non arrivare a compiere vent'anni, e invece ce l’aveva fatta; bisognava festeggiare per due motivi.
“Zayn, è… Wow, grazie.” esclamò, rivolgendomi un largo sorriso.
“Allora, è valsa la pena di aspettare?” domandai beffardo, mentre mi avvicinavo per baciarle le labbra.
“Decisamente.” rispose, lasciando che la aiutassi a sedersi.
“Anche se avresti dovuto farmi almeno cambiare: non credo che questo sia l’abbigliamento adatto.” constatò, guardando la tuta grigia che indossava abbinata ad una semplice canottiera bianca.
“Invece stai benissimo. – la contraddissi, prendendo posto di fronte a lei, - Anche se effettivamente avresti potuto dare una sistemata a quei capelli…”
“Zayn!” mi richiamò, fingendosi offesa e accennando una risata.
“Avanti, sai che scherzo! – la rassicurai, - Ah, prima che mi dimentichi di nuovo…” Mi sporsi leggermente e afferrai il mazzo di fiori  per porgerglielo, tenendo per me il bigliettino di riserva che mi sarebbe servito: “Questi sono per te.”
“Grazie, sono… Sono stupendi.” mormorò, guardandoli quasi con adorazione e toccandoli come se potessero spezzarsi da un momento all’altro.
“Non sapevo quali regalarti, così ho cercato su Internet il loro significato e ne ho scelti alcuni.” le spiegai, sperando di non fare la figura dello scemo.
“Allora sono curiosa di sapere perché li hai scelti.” sorrise, accarezzando uno dei tulipani.
“Be’, per esempio, i tulipani sono una dichiarazione d’amore e quello giallo, testuali parole, significa che c’è il sole nel tuo sorriso.” dissi, stringendo nella mano il bigliettino in cui avevo scritto quelle definizioni nel caso me le fossi dimenticate; le avevo prese dal primo sito che avevo trovato perché non avevo avuto tempo di cercare meglio, e speravo che non fosse qualcosa di banale: fino all’ultimo minuto ero stato tentato di cancellare quell’idea e prendere un semplice mazzo di fiori, ma alla fine mi ero deciso.
“Il sole nel mio sorriso? - ripeté, con l’espressione dolce che assumeva quando le facevo un complimento, - E l’orchidea?”
“Passione: penso che ci rappresenti abbastanza. E sensualità: questo si addice più a te, soprattutto quando ti metti quelle deliziose mutandine c…”
“Sì, ok, ho capito. – mi interruppe, storcendo il viso in un’espressione imbarazzata, - Sei il solito pervertito!” mi rimproverò, spalancando gli occhi e mettendosi a ridere, senza però riuscire ad evitare un colpo di tosse.
“Sono solo sincero!” scherzai, portandomi una mano al petto in modo teatrale come se mi stesse offendendo.
“Certo, certo. – disse, scuotendo la testa divertita, - Ah, adoro l’iris.” continuò, accarezzandone i petali gialli.
“Ardo di passione per te.” sussurrai, guardandola negli occhi, quegli occhi affaticati e deboli che si sforzavano di conservare la loro passata lucentezza. “Poi ci sono le camelie. – continuai, indicandole e senza lasciarla rispondere, - La bianca è perché sei adorabile, la rossa perché sei la fiamma del mio cuore. E ora ci vorrebbe un fiore per me che rappresenti quanto mi senta stupido a ripetere frasi prese da un sito.” conclusi borbottando e scuotendo la testa. Quelle parole rispecchiavano esattamente quello che sentivo e non mi ero sentito di cambiarle, eppure ero completamente imbarazzato.
“Non devi sentirti stupido. – mi corresse sorridendo, - È la cosa più dolce che qualcuno abbia mai fatto per me.”
La guardai per qualche istante consolandomi con quello che mi aveva detto e poi “Il garofano bianco simboleggia la fedeltà.” le spiegai dopo qualche secondo, quando la vidi osservarlo con curiosità. Lei sorrise alle mie parole, per poi spostare l’attenzione su un mazzolino di fiori azzurri incastrato nel fiocco di seta che teneva unito il mazzo: “Nontiscordardime?” sussurrò, chiedendomi conferma.
“Amore eterno.” risposi, mentre i nostri occhi si fissavano quasi si potessero fondere.
L’amore eterno era qualcosa a cui avevo spesso pensato, anche prima di incontrare Kathleen, e mi ero sempre chiesto se esistesse o se si arrivasse ad un certo punto in cui la relazione diventava un’abitudine, ma da quando avevo lei al mio fianco, da quando dovevo fare i conti con la sicurezza di doverla perdere, avevo iniziato a crederci: e glielo stavo confessando con una stupida definizione trovata su uno stupido sito, promettendole implicitamente che l’avrei amata anche dopo la sua scomparsa, come se d’altronde avessi avuto altre possibilità. Ormai mi era impossibile pensare che quello che provavo per lei sarebbe scomparso: era come immaginare di non essere me, per quanto fosse assurda e intensa come cosa.
Avrei quasi potuto dire in quale esatto momento i suoi occhi fossero diventati lucidi, probabilmente a causa della sua emozione, ma non facevo altro che guardarli illuminarsi: dopo tutto quel tempo insieme dovevo ancora abituarmi a quel tipo di comunicazione tra di noi. Bastava uno sguardo e capivamo qualcosa molto meglio rispetto a quando ci perdevamo in immensi discorsi: spesso era anche l’unico modo per dire certe cose. Per esempio, in quel momento, non potevamo fare altro: non potevamo perderci in parole inutili sull’amore e su quello che sarebbe successo, potevamo solo capire e sentire quello che provavamo senza incomprensioni o giri di parole.
“Non puoi farmi piangere sempre però. - si lamentò, alzando gli occhi al cielo per evitare che le lacrime scendessero sulle sue guance, - Grazie, Zayn. Non so che altro dire, semplicemente… Grazie.” disse poi, respirando profondamente.
“Non devi ringraziarmi, Kath.” la corressi, sorridendole dolcemente.
Ormai Leen aveva perso la battaglia contro le lacrime che le bagnavano la pelle e che prontamente lei asciugava con il dorso della mano: “E ora basta piangere. – la incitai, continuando a sorriderle per calmarla, - Ho preparato un delizioso arrosto che aspetta solo di essere mangiato, o almeno spero che sia delizioso.” scherzai, alzandomi dalla sedia per andare in cucina. Prima che potessi allontanarmi troppo, però, sentii la sua esile mano avvolgermi debolmente il polso e trattenermi: Kathleen mi stava guardando come se volesse farmi leggere i suoi pensieri e pochi secondi dopo si era alzata, cercando la mia bocca per farla sua ancora una volta.
“Ti amo. – mormorò sulle mie labbra, - Perché sei un pervertito, perché mi ripeti frasi scritte su Internet e perché sei così fastidiosamente…”
“Perfetto? Lo so.” la interruppi, mettendomi a ridere insieme a lei.
“Strano, stavo per dire stupido.” mi corresse, alzando un sopracciglio.
“Cosa faresti senza questo tuo ragazzo fastidiosamente stupido?” domandai, sfiorandole di nuovo le labbra.
“Di sicuro non starei per mangiare un delizioso arrosto. - ribatté divertita, - E ora va’, perché ho una certa fame.” concluse, sedendosi di nuovo a tavola.
 
Le candele sparse qua e là erano quasi completamente consumate e il divano aveva quasi assunto la forma del mio corpo, mentre Kathleen era praticamente sdraiata su di me con le gambe intrecciate alle mie: la sua testa era sul mio petto e con la mano destra continuava a disegnare fantasie sulla mia maglietta.
“Non dovremmo stare sdraiati dopo aver mangiato così tanto.” mormorò, spezzando il silenzio che era calato da alcuni minuti.
“Mi alzerei se non avessi qualcuno sopra di me.” risposi, mentre sentivo il suo petto vibrare leggermente a causa dell’accenno di una risata.
“È che sei così comodo.” ribatté, muovendosi come per accoccolarsi meglio su di me.
“Sono comodo e sono anche un ottimo cuoco, ammettilo.”
“E va bene, sei anche un ottimo cuoco.” mi concesse esasperata, facendomi sorridere. Quando aveva assaggiato il mio arrosto, aveva ammesso che era davvero buono, ma vedendo come mi vantavo si era rifiutata di darmene il merito.
“Grazie.” esclamai soddisfatto, sicuro che in quel momento Kath stesse alzando gli occhi al cielo.
Di nuovo calò il silenzio tra di noi: era bello stare l’uno con l’altra senza bisogno di parlare, nonostante fosse pericoloso per i miei pensieri, che vorticavano sempre intorno allo stesso argomento. Ma quel silenzio non durò molto e mi ritrovai a rimpiangerlo con tutto me stesso l’attimo dopo.
“Mi mancherà il tuo arrosto.” sussurrò infatti Kathleen.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, cercando di non far prevalere quei pensieri: mi facevano compagnia più o meno in ogni momento della giornata e stranamente su quel divano, con lei su di me, avevano deciso di lasciarmi in pace. Eppure quel sollievo sembrava destinato a non durare.
Incapace di dire qualcosa, mi limitai a stringerla un po’ di più a me.
Aspettò qualche istante prima di parlare di nuovo: “Mi mancherà anche il tuo profumo.” disse a bassa voce, aprendo il palmo della mano sul mio petto e stringendo debolmente tra le dita la mia maglia. Di nuovo una fitta mi percorse il corpo, mentre pregavo che la smettesse.
“Mi mancherai tu.” continuò.
“Leen…” Quella semplice parola mi era scappata come una preghiera, in un sussurro appena udibile. Inspirai di nuovo cercando di far entrare quanta più aria fosse possibile nei miei polmoni, come se così facendo potessi far entrare in me anche un po’ di coraggio: poi mi mossi, cercando di mettermi seduto, mentre lei accompagnava i miei movimenti.
Eravamo seduti l’uno di fronte all’altra, con le gambe ancora intrecciate in qualche strano modo, e io dovevo fermarla: “Leen, ti prego. – esordii a bassa voce, sfiorandole un braccio con la mano, - Sai meglio di me dove andrà a finire questo discorso e sinceramente… non voglio pensarci. Ho organizzato questa serata per te, anche se non è niente di speciale, e non voglio pensare a… quello.” confessai, guardandola negli occhi.
Mi ero ripromesso di rendere speciale quel suo ultimo compleanno e avrei voluto portarla fuori a mangiare o regalarle molto più di un mazzo di fiori, ma era troppo debole per uscire e qualsiasi regalo sarebbe stato insensato dato che sarebbe stato suo solo per ancora pochissimo tempo. Quindi mi ero fatto bastare il nostro salotto e le candele che Alice mi aveva prestato: quel discorso non era nei miei programmi.
Kath abbassò per un attimo lo sguardo e poi lo riportò su di me, raggiungendo la mia mano con la sua e stringendola: “Lo so, scusa. È che non posso fare a meno di pensarci.” ammise, distogliendo di nuovo lo sguardo.
Mi sporsi verso di lei e la circondai con le mie braccia, immergendo il viso nell’incavo del suo collo: “Anche io ci penso, in ogni minuto della giornata.” sussurrai, stringendola ancora di più a me mentre le sue mani si aggrappavano alla mia schiena come se potessi scivolare via da un momento all’altro. Mi allontanai leggermente da lei in modo da poterla guardare in faccia e appoggiai la fronte alla sua: i suoi occhi, così vicini, quasi mi confondevano. Sembravano potermi risucchiare, immobilizzare.
Di nuovo le nostre labbra si incontrarono in un bacio carico di sentimenti, mentre la mano di Kathleen si intrecciava ai miei capelli per attirarmi a sé.
“Grazie per questa serata. – mormorò, a pochi centimetri di distanza da me, - È stato il miglior compleanno di sempre.”
Scossi lentamente la testa, sorridendo per quei ringraziamenti, e portai le mie mani sul suo collo per assicurarmi che non si allontanasse da me: “Te lo meriti, Kath. Meriti anche molto di più e io ti darei tutto, lo sai.”
“Mi hai già dato tutto.” ribatté, con la voce rotta. Mi avvicinai di nuovo alle sue labbra e le baciai dolcemente, per poi tornare a poca distanza dal suo viso.
“È niente in confronto a quello che mi hai dato tu. – la corressi, tornando ad appoggiare la fronte alla sua, - E se ho organizzato questa serata è solo perché sono io a dover ringraziare te per questi mesi. Dimentica per un attimo il tumore e tutto il resto: non cambierei il tempo passato con te con niente al mondo.”
Dire ad alta voce qualcosa del genere era ancora più strano che pensarlo: poteva sembrare insensibile, ma era quello che sentivo. Avrei preferito rivivere altre mille volte quei mesi con Kathleen che vederla scomparire. Nonostante le difficoltà, i litigi, la rabbia e il poco tempo che avevamo, era stato tutto talmente intenso da togliermi il fiato: e al fianco di tutto quello, c’erano altri milioni di piccole cose che compensavano ogni singola cosa negativa.
“Dio, Zayn…” mormorò Leen, tornando sulle mie labbra con passione, forse perché non trovava miglior modo per esprimere quello che sentiva. E io mi accontentai, limitandomi a stringerla a me per sentirla ancora più vicina, ma poi mi stupì: di nuovo si allontanò da me e mi accarezzò il viso con una mano che sembrava tremare debolmente.
“Tu mi hai tenuto in vita.” sussurrò, intrecciando il mio sguardo al suo. In quel momento smisi di respirare, come se quelle parole avessero preso tutto di me: erano così intense, così piene di tutto quello che avevamo passato, da farmi smettere di pensare, di ragionare. Mi sentivo completamente in balia di Kathleen e quello che mi aveva detto era stato migliore di qualsiasi ti amo o di qualsiasi altra cosa.
Semplicemente… era indescrivibile.
Incapace di trasformare in parole quello che provavo, la strinsi a me con tutto l’amore che potevo dimostrare con un semplice abbraccio, sicuro che lei avrebbe capito lo stesso.
Il campanello, però, ci interruppe prendendo a suonare all’impazzata; mi ero completamente dimenticato della seconda parte della serata. Kath sussultò per quel baccano improvviso e si allontanò da me guardandomi come se cercasse delle spiegazioni. Io feci il finto tonto e alzai le spalle per farle capire che non sapevo chi potesse essere. Andai a controllare, mentre lei si metteva seduta, e già sorridevo per la sorpresa che i ragazzi le avrebbero fatto: non sapeva che sarebbero venuti tutti a festeggiare il suo compleanno.
Aprii la porta e in un attimo fui travolto da urla di festeggiamenti e trombettine da festa che rimbombavano in tutto l’appartamento.
“Oddio, ragazzi!” la sentii esclamare, mentre le si sistemavano intorno per abbracciarla e farle gli auguri. C’erano proprio tutti, persino Celeste, mano nella mano con Harry, e quel quadretto era sicuramente uno dei migliori spettacoli che avessi mai visto.
“Tanti auguri!” urlò Niall, stritolandola in un abbraccio dopo che tutti ebbero fatto lo stesso, Abbie per prima.
“Tu sapevi tutto, non è così?” mi chiese Kath con sguardo accusatorio, mentre mi avvicinavo a loro.
“Potrebbe essere…” borbottai alzando le spalle e rivolgendole un sorriso di falsa innocenza.
Scosse la testa, trattenendo una risata, e si abbandonò di nuovo tra le braccia di Abbie.
 
“Li hai davvero finiti tutti?” chiese incredula Abbie, inchiodando Niall con uno sguardo sbalordito. Il biondino continuò a masticare quello che aveva in bocca cercando di trattenere una risata, prima di risponderle: “Andiamo, erano troppo buoni per essere lasciati lì.” si scusò, riferendosi ai pasticcini che avevano portato in quantità industriali, ma che lui aveva provveduto a far scomparire in un tempo record.
“Oh be’, se me li avessi almeno fatti assaggiare magari avrei potuto concordare con te.” ribatté lei, facendo ridere un po’ tutti e portando le mani sui suoi fianchi come una mamma che rimprovera il figlio.
“Ti fidi di me, amore? – le chiese Niall, avvicinandosi, - Erano davvero buonissimi.” le assicurò, facendola scoppiare a ridere prima di allontanarlo con una spinta scherzosa.
Un flash illuminò la stanza cogliendoci tutti di sorpresa: “Instagram, gente.” esclamò Harry, armeggiando con il suo telefono mentre un sorriso soddisfatto compariva sul suo volto.
Alice al suo fianco scosse la testa alzando gli occhi al cielo: “Manca poco e metterà anche una foto di quando è in bagno.” lo prese in giro, attirando su di sè il suo sguardo da finto offeso.
“O potrei mettere una foto di quando io e te siamo da soli.” ribatté lui, malizioso, sussurrandole poi qualcosa all’orecchio. Da quel momento smisi di interessarmi a loro dato che Alice, dopo un risata imbarazzata, si era lasciata rapire dalle labbra del nostro caro e vecchio Hazza. Ormai quei due facevano coppia fissa e lei si era finalmente sbloccata dall’iniziale timidezza nei nostri confronti: la ammiravo, perché era riuscita a conquistare Harry nonostante sapesse di Abbie e dei suoi sentimenti nei suoi confronti. Lui non l’aveva più nominata, anzi, era difficile farlo smettere di parlare di Celeste.
Appoggiato al muro, con una bottiglia di birra in mano, spostai lo sguardo sugli altri: Louis e Liam stavano discutendo sulla loro ultima partita a Fifa 13 pensando addirittura ad una rivincita; Niall aveva preso in mano la chitarra e stava strimpellando qualcosa di familiare; Kathleen, invece, chiacchierava tranquillamente con Danielle ed Eleanor, sedute con lei sullo stesso divano dove fino ad un’ora prima eravamo io e lei. Sorrisi nel vederla così a suo agio e quasi mi spaventai quando qualcuno mi tirò un debole pugno sulla spalla: mi voltai e ritrovai Abbie al mio fianco, con lo sguardo fisso sulla sua amica.
“Pitbull, a cuccia.” scherzai, riferendomi al pugno di poco prima. Lei si voltò verso di me per guardarmi in cagnesco e scuotere la testa arresa subito dopo: “E io che volevo farti i complimenti per la serata che le hai organizzato.” borbottò.
Sorrisi, bevendo un sorso di birra.
“È… felice, lo sai?” mi chiese, senza però guardarmi.
“Lo spero.” sospirai.
“Lo è davvero.” mi assicurò, stavolta inchiodandomi con i suoi occhi di ghiaccio. Quelle parole mi rincuorarono, scacciando un po’ della costante paura che avevo di non fare abbastanza per Kathleen: subito dopo quegli occhi tanto gelidi sembrarono sciogliersi un po’ mentre Abbie addolciva lo sguardo.
“Zayn… - iniziò, aspettando qualche secondo per poi continuare con la sua solita sicurezza, - Grazie di tutto.”
Era strano sentirla parlare così, ma era anche stranamente piacevole: le sorrisi e mossi la bottiglia di birra come per brindare a qualcosa, facendo sorridere anche lei. Spostai poi lo sguardo su Kathleen e la osservai ridere con una mano sul petto per qualcosa che Danielle aveva detto: non sarei mai riuscito a non incantarmi nel vederla ridere.
E mentre la guardavo accennare dei colpi di tosse dovuti allo sforzo di ridere, mentre la vedevo prendere un sorso d’acqua per calmarsi e ascoltare con attenzione curiosa i racconti di Eleanor su qualche figuraccia di Louis, mi ritrovai a credere sempre di più che l’amore eterno forse esisteva davvero.


 





Stavolta inizio con un gigantesco, megagalattico, GRAZIE djsklfahkdshl
Ragazze, io non ho più parole per descrivervi! Davvero, avrei voglia
di venire a casa vostra e abbracciarvi una alla volta hahah fate finta che l'abbia fatto lol
Innanzitutto perchè seguite la storia nonostante non ci sia l'happy ending
e nonostante io vi faccia piangere spesso lol Poi perchè lasciate delle
recensioni che mi lasciano sempre senza parole e mi rendono la persona più 
felice del mondo! E infine perchè molte hanno segnalato questa storia per
farla inserire tra le scelte e io per poco non stramazzavo a terra per il troppo amore hahaha
Come ho già detto a chi l'ha segnalata, mi interessa relativamente poco delle
storie scelte in sè, ma non potete capire quanto mi renda felice sapere
che questa storia vi ha colpite così tanto da farvi credere che debba stare
tra le scelte  djksalhkdshlk vi amo tutte :3

Ok, ora posso ricominciare con un po' meno di salhs e :3 ahahha

Scusaaaaaaaaaaaate, sono in ritardo di qualche giorno :/
È vero, ho finito gli esami, ma le lezioni sono già riprese e sono più impegnative del previsto!
In ogn caso ecco il nuovo capitolo skahfskj è molto tranquillo 
se paragonato ai precedenti, e spero davvero che vi sia piaciuto,
nonostante non succeda niente di eclatante! È concentrato su 
un altro lato di Kath e Zayn: il loro amore e tutto quello che ne consegue,
senza complicazioni o litigi :) Spero non sia niente di banale
o noioso D: Se così fosse vi prego, ditemelo!
Ah, per quanto riguardo la storia del mazzo di fiori, che ve ne pare?
Non mi convince molto, però la trovo una cosa carina e diversa (?) Non so, ditemi voi hahaah
In realtà non ho molto da aggiungere! La storia è praticamente agli sgoccioli,
ma non dirò quanto effetivamente agli sgoccioli haha anche perchè chi voleva saperlo me lo ha chiesto :)
Quindi vi lascio alle solite gifs e vi chiedo di farmi sapere quali sono
i vostri pareri e i vostri giudizi, anche e soprattutto negativi :)
Un bacione ragazze, vi voglio bene :3

Ah, per chi volesse, ho pubblicato un OS su Harry che in realtà
era già nella mia raccolta: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1601116&i=1

Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va :3

 
  
  
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