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Autore: Zeepbels    17/02/2013    4 recensioni
Fanfiction momentaneamente sospesa!
Sessantanovesimi Hunger Games.
Rose Halley viene dal Distretto 9.
Quando, il giorno del suo tredicesimo compleanno, si avvia in piazza per assistere alla mietitura, non sa che tra mille e più biglietti quello estratto sarà proprio quello con il suo nome.
Ma sa che in quell'Arena non ammazza solo il corpo, ma ti toglie anche quel poco di spirito che Capitol City ti permette di tenere.
*Dal capitolo 8*
Ecco perché esistono gli Hunger Games, per lasciare ai Distretti la speranza che i loro ragazzi possano tornare, e ai Tributi il compito di farne fuori il più possibile per riabbracciare la propria famiglia.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 9 – Paura
 
Un colpo di cannone rompe il silenzio e uno stormo di uccelli si alza in volo gracchiando. Mi sveglio di soprassalto. Sento Dave sobbalzare accanto a me  e tirarsi su, afferrando la lancia. Mi alzo a mia volta, stropicciandomi gli occhi con le mani. Deve essere appena l’alba, da dietro le fronde degli alberi spunta un lieve chiarore rosato. Sta cominciando il quarto giorno qui nell’Arena. L’eco del botto riecheggia rimbalzando contro la parete rocciosa, dal lato est. 
Poi, un rumore assordante riempie l’aria, e un hovercraft della Capitale spunta dal nulla e si ferma in punto, appena sopra gli alberi. Un punto molto vicino a noi, sarà meno di un chilometro. Vedo una specie di mano meccanica calare dalla parte posteriore del veicolo e raccogliere quello che dovrebbe essere il corpo di una ragazza. O comunque quello che ne rimane. Vorrei abbassare lo sguardo ma c’è qualcosa che mi costringe a fissare il cavo scendere nuovamente per raccogliere il resto.
C’è qualcosa lì, ed è molto, molto, pericoloso ma, soprattutto, molto, molto vicino a noi. E sento un vero e proprio terrore riempirmi, un terrore diverso da quello che si prova quando hai un Tributo dietro di te che ti ricorre con una lancia. Un terrore di morire come quella ragazza. Uccisa dalla stessa cosa.
L’hovercraft, dopo aver compiuto ben quattro viaggi, va via come è arrivato. Dave mi scuote forte, urlandomi di prendere le mie cose e andarcene da questo posto. O ci prenderanno. Ma lo sento come se stesse parlando attraverso un vetro, e io fossi dell’altro lato. Le mie gambe si muovono automaticamente , le mie braccia infilano la coperta nello zaino e se lo mettono in spalla, le mie mani afferrano il coltello. Dave mi prende per mano e iniziamo a correre. Piccole nuvolette di vapore si formano ogni volta che respiro. Sento solo il rumore dei rametti che si spezzano sotto i nostri piedi, unico segno di presenza umana in quest’Arena  troppo silenziosa. Sembra di essere gli unici Tributi rimasti.
Continuiamo a scappare, a scappare da qualcosa che, ne sono sicura, ci sta già inseguendo. I polmoni bruciano a causa dell’aria troppo fredda. E poi sento un altro rumore, dietro di noi, come degli schianti. Come se qualcuno, o qualcosa, si stesse aprendo il passaggio. Qualcosa di grosso. Corro ancora. Il rumore si fa sempre più vicino. E poi mi volto e li vedo.
Ecco cosa ha ucciso quella ragazza. Ecco cosa hanno preparato gli Strateghi. Ecco cosa amano vedere i Capitolini. Ecco cosa temo più di ogni Tributo. Ibridi.
Mostri dalla forma umana, ma che di umano hanno poco. Volto da lupi, con lunghe zanne sottili che scendono fino a sotto la mandibola; braccia sproporzionate e mani con artigli affilatissimi. Le zampe posteriori hanno una strana angolatura, piegano in avanti all’altezza del ginocchio e sono ricoperte da lunghi peli, così come il resto del corpo. Ma la cosa che mi fa fermare il cuore dalla paura sono gli occhi. Grosse orbite vuote in cui però  spunta una pupilla rosso sangue.
Sento il mio piede colpire qualcosa  e il mio corpo cadere per terra. Dave si ferma e mi tira su. Gli ibridi sono ancora più vicini, protendono le loro mani sanguinanti verso di me, ringhiando.
- DEVI CORRERE, ROSE!!! – grida Dave tirandomi per un braccio.  E io corro, corro con tutte la forza che ho in corpo, ma non  basta, non basta. Dopo poco i mostri ci hanno già raggiunti. Stringo forte il coltello, mentre sento la mano del mio alleato lasciare la mia e andare verso la lancia che porta sempre appesa allo zaino. Con un gesto fulmineo, la pianta nel cuore dell’ibrido più vicino, che cade a terra contorcendosi. Mi guardo intorno, presa dal terrore, mentre Dave infila di nuovo la lancia nella testa di un altro mostro. Poi, un altro scatta verso di me, fendendo l’aria con le braccia. Evito per un soffio le sue zanne e gli infilzo il coltello fino all’elsa nel collo. Il sangue caldo e nero della bestia mi schizza la faccia e mi inzuppa i vestiti. Mentre l’ibrido rantola per l’ultima volta, mi volto verso Dave. Ha un lungo graffio sulla guancia ma non sembra accorgersene, e continua a combattere sia con la lancia che con la spada.
Mi giro nuovamente, colpendo un altro mostro dritto nella pupilla. Rimango paralizzata dall’orrore quando la lama la trapassa come se fosse fatta di aria e sento il rumore del cranio rompersi sotto il mio colpo. E quella creatura mostruosa piega le labbra in una specie di sorriso sornione, ritiro la mano e questa si avventa su di me. Come in un incubo, guardo una delle zanne, sottili e letali, trapassarmi la mano dal palmo e uscirmi dal dorso, per poi ritirarsi.
Lascio cadere il coltello, mentre il sangue inizia a uscire a fiumi dalla ferita. Mi accascio sulle ginocchia tenendomi il polso con la mano sinistra, urlando di dolore. Poi, un mostro si lancia verso di me. Afferro con la sinistra il coltello, cercando disperatamente di difendermi. Ma l’ibrido cade a terra, trafitto dalla spada di Dave. Sento il ragazzo tirarmi su e la sua voce, come lontana, urlarmi di correre via. Quasi mi trascina per il bosco, mentre il branco, che sembra aumentare sempre di più, ci insegue travolgendo qualsiasi cosa si trovi sul suo cammino. La vista inizia ad annebbiarsi e la mano sta perdendo così tanto sangue che lascio dietro di me una scia rosso scuro. Ma continuiamo a scappare, le gambe mi fanno male e le lacrime non mi fanno vedere dove vado. L’unica cosa che mi fa continuare a correre è la voce di Dave che urla il mio nome.
- Non posso farcela … - sussurro disperata – Vai avanti, salvati almeno tu …
- NO! – urla lui tra le lacrime tirandomi più forte – Non ti farò morire così! 
Siamo arrivati al fiume, e gli occhi del mio compagno si illuminano. – ROSE! DOBBIAMO ATTRAVERSARE IL TORRENTE!
Salta su un sasso, aiutandomi poi a raggiungerlo. E poi su un altro e un altro ancora. Siamo quasi alla fine, quando i mostri spuntano dal bosco. Dave balza sull’altra riva e mi tende il braccio. – DEVI SALTARE!
- No … - mormoro. Il masso dove mi trovo è troppo lontano dalla terraferma. Non posso fare un salto così! Mi volto indietro, gli ibridi si sono fermati, indecisi se proseguire o no. Davanti a me, il torrente con la sua trappola. E tra morire sbranata o fusa, scelgo la seconda.
I miei piedi si staccano dalla pietra e atterrano sulla ghiaia. Faccio appena in tempo a saltare sulla riva, perché suola dei miei stivali stava già iniziando a sciogliersi. Cado in ginocchio accanto a Dave, e guardo verso l’altra sponda. Gli ibridi stanno tornando indietro. Probabilmente il pubblico si sarà divertito abbastanza. Per ora.
Il mio alleato tira un sospiro di sollievo e io mi lascio cadere a terra. Il dolore alla mano mi sta facendo impazzire. Lancio un piccolo gemito e lui mi si avvicina e mi prende delicatamente il polso.
- Oh mio Dio … - mormora vedendo la ferita lasciata dalla zanna. Serro gli occhi quando le sue dita fredde la toccano.
- Rose, dobbiamo trovare un riparo, qui siamo troppo esposti. Pensi di riuscire a camminare ancora un poco?
Annuisco e lui mi aiuta ad alzarmi. Ci muoviamo per un po’ all’interno della boscaglia, ma dopo una ventina di metri un conato di vomito mi assale. Perdo l’equilibrio e cado a terra, tremando.
- Va … va bene … restiamo qui – dice Dave sostenendomi e iniziando a preparare un riparo. Il sole deve essere già sorto da un pezzo, ma sul bosco è calata una fitta nebbia. Il cielo è coperto da nubi grigie che preannunciano un bel temporale. Mi trascino fino al giaciglio che ha costruito Dave. Poi, finalmente, mi decido a guardare la ferita. Per poco non vomito di nuovo. La mano ha un vero e proprio buco che perde sangue a fiotti, ed è completamente bianca.
- Dobbiamo disinfettarla – dice il mio compagno, pulendola un poco con dell’acqua.
- Ah si? E con cosa? – mormoro debolmente poggiandomi un braccio sulla fronte. Lui non risponde e io rimango così per un po’, finché non sento un rumore di fiammiferi che sfregano. Mi alzo di scatto e vedo Dave accendere un piccolo fuoco. – Che … che stai facendo?
- Lo accendo adesso, perché tra poco inizierà a piovere – risponde. Cosa? Perché dovrebbe accendere un fuoco? Poi capisco, c’è un solo modo per disinfettare la ferita. Con una lama rovente.
Dave sta iniziando a far arroventare la lama del coltello sulla fiamma. Quando si rende conto che è abbastanza bollente, si inginocchia accanto a me e mi prende il polso. Mi ritraggo immediatamente. Ma lui, irremovibile, lo tiene ben stretto.
- Dave … ti prego non farlo – mugolo, preparandomi già alla sofferenza che mi aspetta.
- Rose, si infetterà altrimenti – dice mentre serro gli occhi.
Così, piano appoggia il ferro sulla mia mano. Il dolore mi assale acuto e penetrante. Stringo i denti per non urlare, ma sento le lacrime riempirmi gli occhi. Quando allenta la pressione e versa di nuovo dell’acqua sulla mano, li riapro. Lancio un piccolo gemito di dolore.
- Prendi un po’ di questo … - dice Dave porgendomi la bottiglietta di antidolorifico – E’ un medicinale potentissimo di Capitol City, passerà tutto in un baleno.
Ne bevo un sorso e, poco dopo, ne avverto l’effetto. Più che un antidolorifico, è un vero e proprio anestetizzante. In quel momento, sentiamo un tuono scoppiare e la pioggia inizia a scendere fittissima. Per fortuna Dave ha costruito un buon riparo, usando la coperta, impermeabile, come copertura.
Mi si è appena steso accanto, quando un altro piccolo paracadute cade tintinnando proprio davanti all’entrata del rifugio. Subito esce a raccoglierlo e lo apre. Bende sterili. Sono per me. Subito Dave inizia a fasciarmi la mano, con una delicatezza assurda. Penso a come era stato caustico quando mi aveva premuto il coltello. Quando ha finito, prende dallo zaino uno dei panini di ieri sera e me lo dà. Faccio per dividerlo in due pezzi ma lui mi ferma con un gesto.
- No … mangialo tu, hai perso molto sangue e devi riprenderti.
Non me lo faccio ripetere due volte e lo divoro in pochi secondi. Poi appoggio la testa sulla spalla di Dave, con la mano ferita posata sull’addome e, cullata dal rumore della pioggia e dal respiro dolce del mio alleato, mi addormento.

Bacheca dell'autrice!
Gud morning guis!! xD Premetto: questo capitolo è corto, e lo so. Però ero ispirata solo quando scrivevo la prima parte e meglio di così non sono riuscita a fare .-. 
Grazie a tutti quelli che mi seguono e leggono le mie porcherie ( il capitolo 1 ha avuto 210 visualizzazioni O.o) a chi le recensisce ( grazie a Mattia_BanfiLOL98 perchè è stato il primo a mandarmi una recensione e ancora non si è stufato di farlo <3). Grazie ai lettori silenziosi e Nilsson, che anche se non fa mai un cavolo resta pur sempre la mia migliore amica :3
  
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