Sono le sei in punto quando Josh mi fa un clacson con la macchina. «Eccomi, arrivo!» Chiudo a chiave la casa e mi avvio verso lui, che mi aspetta accanto la portiera. «A quanto vedo non hai perso tempo a rimettere a posto i vestitini. » Lo guardo stupita, più che altro offesa. Mi ha appena visto e già mi sta giudicando? Non ho mica trent'anni che non posso permettermi tale abbigliamento e solo sentirlo parlare in quel modo, mi venne voglia di tornarmene a casa e dargli buca. Ho indossato il vestito che la sera prima avevo ammirato per circa dieci minuti e il fatto che fosse un appuntamento galante credevo che lo avrei stupito, che lo avrei forse reso felice ma vedo che mi sono sbagliata. Come si fa a non rimanere incantati da tale abito? La schiena scoperta, le gambe in mostra risaltati dai tacchi alti. Anche se provo un leggero imbarazzo, in quanto è corto, credo che tale vista ammalierebbe qualsiasi ragazzo. «Prego» Mi apre la portiera e io mi accomodo, forse un po’ delusa dal fatto che il mio presupposto ragazzo non mi fa nessun complimento, neanche fossi una racchia. Mah. Per il tragitto verso il luogo misterioso Josh cercò invano di farmi ricordare qualcosa, voleva instaurare un nuovo rapporto con me. «Le cose del passato rimangono nel passato. Ora è presente e io voglio viverlo giorno per giorno. Quindi per favore, potresti smettere di parlarmi di quello che volevo fare un tempo con te? E' inutile, non ricordo e non credo che ricorderò!» Alzo la voce senza rendermi conto, mi succedeva solo con lui tutto ciò. Perché? Il resto del tragitto lo passammo in silenzio solo quando arrivammo mi disse dolcemente: «Scusa per prima. Il fatto è che non riesco a capire come hai fatto a dimenticare tutto questo. Il nostro amore, le tue promesse. » «E chi lo sa, forse per proteggermi da qualcosa!» Gli risposi esattamente come avevano fatto i dottori con me. Lo vidi sgranare gli occhi e fissare qualcosa fuori dal finestrino. «Tutto bene?» Gli chiesi sorridendo, quasi fossi sicura che lui sapesse qualcosa di tutta questa storia. «Si» Mi rispose scendendo dalla macchina, venendomi ad aprire la portiera. «Il tavolo Hillart è da questa parte. » Indicò la strada un uomo con un sorriso ebete sulla faccia. «Signorina Light la trovo in ottimo stato.» Sussurra il vecchio alle mie spalle. Mi giro appena e gli rispondo educatamente anche se i miei occhi mi tradiscono. «Mai stata meglio!» La serata prosegui senza altri problemi finche non arrivammo al dolce, quando un ragazzo della mia età mi fece un occhiolino seguito da un fischietto. Nonostante non lo conoscessi, gli sorrisi anche perchè lui era il primo ragazzo ad apprezzare il mio abbigliamento. Non lo avessi mai fatto! «Chi è quello?» Mi aggredì Josh prendendomi con forza il polso. Feci una smorfia di dolore ma questo non gli bastò per lasciarmi andare. «Sono andato via da un giorno e già ti diverti alle mie spalle? » Urlò infuriato. Mezzo ristorante si girò verso di noi, io che sprofondavo di vergogna e lui che mi guardava infuriato. «Scusatemi se mi intrometto, ma potrei chiedere gentilmente di abbassare la voce?» Ci avvisa lo stesso l'uomo che prima ci sveva accompagnato al tavolo. «Ci perdoni, non accadrà più.» Si scusa Josh regalandomi un occhiata glaciale. «Allora? Ti ho fatto una domanda! Rispondimi! » Appena senti pronunciare tali parole non ci vidi più. Come si permetteva di parlarmi cosi? Non ero mica la sua schiava che poteva prendersi tale libertà nel miei confronti. «Lasciami immediatamente la mano se non vuoi che mi metta ad urlare! » Gli dissi mostrando un sorriso sulle labbra. «Scusa, io.. » Comincio lui cercando di ottenere il mio perdono. Davvero ero stata nelle grinfie di tale uomo? Come avevo fatto ad innamorarmi di lui? «Non disturbarti troppo, prendo un taxi per il ritorno. » Mi alzo e prendo la borsetta. «Cosa? E mi lasci qui da solo? » Mi chiede lui cercando una speranza nei miei occhi. «Credo che la risposta la conosci già. » e prima che abbandoni completamente la sala, con un sorriso a trentadue denti, gli dico: «Vieni quando vuoi a riprendere le tue cose, le valigie sono già pronte. » Fuori dal ristorante chiamai un taxi che non tardò ad arrivare ma quando stavo salendo fui trattenuta per il braccio da Josh. «Che cosa vuoi adesso? » Gli chiesi cercando di liberarmi dalla sua stretta. «Non puoi andartene cosi e lasciarmi in questo modo, non dopo tre anni di fidanzamento! » Mi urlò in faccia. «Lasciami! Cosa non capisci che non ho nessun ricordi di te e quindi è come se non ti conoscessi! Lasciami andare Josh o te ne pentirai! » «Le serve un aiuto? » Mi chiese il taxista preoccupato. Io gli faccio cenno di no con la testa e riprendo il contatto visivo con Josh. «Lasciami. Immediatamente» pronuncio le parole, scandendole una per una. Perchè è cosi ostinato? Perchè non vuole lasciarmi andare? «Passerò domani a prendere le mie cose. » Mi disse lasciandomi andare e scomparendo dalla mia vista. Rimasi immobile per qualche secondo, quasi paralizzata dalla paura. «Sta bene signorina? » «Si. Mi potrebbe portare al centro? » Gli domando con tono preoccupato. Ho di nuovo paura e la prima cosa che faccio è quella di prendere il cellulare e chiamare Jonathan. Mi risponde subito, preoccupato. «Krys, che succede? Stai bene? » «J, aiutami. Ho paura! » Gli dico mentre cerco di tranquillizzarmi. Quei occhi azzurri, pieni di odio e di disprezzo nei miei confronti. Che cosa mi aveva fatto? Perchè tremavo? «Dove sei? Vengo subito a prenderti! » «Tra qualche minuto sarò al centro di Londra. Ti prego, sbrigati. » Dopo una quindicina di minuti arrivai al centro, pagando, scesi con le lacrime agli occhi. Perchè continuavo a pensare a Josh e al suo modo di comportarsi. Come se mi volesse controllare e avermi tutta per se. «Ei signorina. Che ne dice di venire a prendere qualcosa da bere con me? » Mi chiede un uomo mezzo ubriaco, che si reggeva a malapena con i suoi stessi piedi. Faccio un sospiro e mi allontano in fretta. Entro nel primo bar che trovo aperto e mi nascondo nell'ultima fila. Meglio non essere vista. «Salve. Vuole ordinare qualcosa? » Mi domanda una ragazza. Capelli biondi, occhi color nocciola e un sorriso a trentadue denti. «Caffè. Grazie. » Prende il mio ordine e se ne va. Passa un ora, ma di Jonathan ancora nessuna traccia. Osservo la finestra, dalla quale posso vedere tutte le macchine che sfrecciano alla velocità esagerata. La paura mi è passata ma ho ancora tante domande che mi sfrecciano nella testa. «La mamma non t'ha mai detto che le ragazzine come te, non dovrebbero vestirsi in questo modo?» Sento sussurrare alle mie spalle. "Ragazzina", solo lui mi aveva chiamato in quel modo. Quando mi giro trovo i suoi occhi puntati nei miei. Sono cosi verdi che credo di guardare uno smeraldo raro. Quasi istintivamente arrossisco. «Non credo. Ma anche se fosse non lo ricorderei.» Gli rispondo sorridendo, quasi che le mie paure stessero scomparendo. Mi sta facendo uno strano effetto. «Presuntuosa la ragazzina.» Si siede accanto a me, non di fronte ma proprio vicino a me. Sento il sangue che mi ribolle nelle vene e le guance che si colorano sempre di più. «Non sono una ragazzina! Ho un nome sai?» Gli mostro la linguaccia e cerco di allontanarmi da lui. «E quale sarebbe?» Mi chiede guardandomi dritto negli occhi. Riesco a resistere per qualche secondo poi distolgo lo sguardo, imbarazzata di nuovo. «Krystal, Krystal Light.» «Uh, la figlioletta del famoso Steven Light. Cosa fai da queste parti sola soletta?» Mi tocca il naso con la punta del dito. Senza volerlo, sussulto per il tocco. Non ci credo, mi ha toccata! "Ma che mi prende?" Mi chiedo osservandolo. Porta degli occhiali da vista e gli da un aria cosi seria. I capelli sono corti ma non abbastanza da poterli afferrare con le mani. "Di nuovo? Che mi succede? Che cosa mi prende?" Indossa una t-shirt bianca che risalta i suoi muscoli, pantaloni neri a vita bassa e delle convers. Semplice abbigliamento ma che lo rendevano tremendamente sexy. «Non sono la sua figlioletta! Non lo conosco quel uomo!» Gli dico con disprezzo, ricordandomi del mio sogno. Del fatto che mi picchiava e mi odiava dal profondo del cuore. «Bel caratterino ragazzina, e non solo..» Mi fece un occhiolino dopodiché si allontano. Jonathan arrivo giusto dopo due minuti. Preoccupato e arrabbiato. Non voleva credere quando gli raccontai di Josh, di come mi aveva afferrato per il polso e di come continuava a insistere che mi ricordassi di lui. «Sicura di voler restare da sola? Posso chiamare Sarah e digli che rimango con te.» «Chi è Sarah?» Chiesi non conoscendo tale nome. «Ah, si giusto. Sarah è mia moglie mentre Lucas è mio figlio.» Mi rispose prendendo una foto dal portafoglio. «Questi sono loro.» La foto raffigurava una donna, poco più che una ragazza. Capelli neri, occhi color circolata, tratti delicati. Anche il bambino che teneva in braccio gli assomigliava terribilmente. «Compie due anni fra tre giorni. Ti verrò a prendere io, va bene?» Quando Jonathan avviò il motore della macchina, guardai istintivamente fuori. Stava lì, con la braccia incrociare sul petto e gli occhi fissi nella mia direzione. Mi guardava, mi osservava e mi sorrideva. Poi mi fece un occhiolino e di nuovo, senza rendermi conto, arrossi. «J, conosci quel ragazzo?» Chiesi, ma quando ritornai a guardarlo, lui era scomparso. Non c'era più. «Chi?» «No, nessuno. Riportami a casa per favore!»
P.s: Scusate il ritardo..
Ringrazio mille tutti coloro che mi seguono e che mi abbiano lasciato le loro opinioni.. Un grazie enorme a tutti quelli che leggono e continueranno a farlo..^^
Spero che vi piaccia questo capitolo.. a presto..
Se vi va.. Lasciatemi le vostre opinioni..
Un bacione... Krystal