Su
due fronti
Antonio
portava in braccio la ragazza mentre Rea stava con l’orecchio teso ad ascoltare
che non arrivasse nessuno.
“Certo che sono un tipo più lento di quel che credevo. Ero
sicura che fossi tu il cattivo della situazione” commentò lei. Il bidello
sospirò.
“Ma non mi
dire” rispose acido.
“Ehi, se ti comporti come uno che ha da nascondere delle
cose mica è colpa mia!” lo accusò la ragazza.
Si affacciò
dietro un angolo e vide una lunga scalinata che saliva.
“Siamo in una cantina?” domandò.
“Perspicace”
“Smettila col sarcasmo, mi urti i nervi!”
“Sì, siamo
in una cantina. Per la precisione nella cantina del tuo preside” le spiegò.
“Del preside?” si stupì Rea. Si guardò intorno come
se cercasse una risposta più plausibile ma comprese da sola che era quella la
risposta.
“Lui e
Samantha hanno ampliato un po’ le basi della casa e hanno così allargato la
cantina. In questo modo hanno potuto arrangiarla come prigione”
La ragazza
si mise una mano sulla fronte, confusa.
“Perché tu sai tutte queste cose? Ma soprattutto, se loro
sono di sopra, tu come cavolo hai fatto ad entrare?!” domandò
istericamente. Troppe informazioni tutte insieme.
“Sto dietro
al preside da un po’ e ho visto che portavano qui la tua amica, poi dopo,
quando hanno portato anche te, ho notato che si chiudevano nello studio. Che
altro potevo fare? Lasciarvi qua? Non mi pareva il caso, così sono entrato
usando il vecchio metodo di aprire la porta con una carta di credito e mi sono
nascosto fin quando non sono potuto venire qui”
“In pratica sei una specie di detective, ho capito”
“Sono solo
un bidello che odia veder sparire cadaveri!” ribatté lui.
“Cadaveri?”
“Dove pensi
che siano finiti i ragazzi scomparsi, a Disney world?”
Rea si sentì
gelare.
Jason si
appostò con la macchina fuori dalla casa del preside con Fabio a fianco. Emma
era a casa e aveva l’ordine di chiamare la polizia se non si fossero fatti
sentire ogni dieci minuti.
Stavano
guardando l’interno dell’appartamento con un binocolo e stavano in silenzio
religioso.
“Secondo te Rea è lì?” domandò il ragazzo.
L’uomo
annuì.
“Quasi sicuramente” rispose.
Aveva la
sensazione che quella donna, Samantha, gli ricordasse qualcuno, anche se non
riusciva a focalizzare chi.
“Cosa facciamo?” chiese Fabio.
“Aspettiamo che vadano a dormire e poi entriamo. Non posso
fare altro, non ho il permesso di chiedere un mandato per perquisire la casa e,
anche se l’avessi, ci vorrebbe troppo tempo. Visto com’è andata la situazione
finora, ogni momento è prezioso per salvarla” gli disse.
Il ragazzo
storse la bocca.
“E se ci fosse qualcun altro in casa?”
“Non c’è” rispose Jason, sicuro.
“Ma…”
“Senti, dobbiamo rischiare! Se non lo facciamo quelli
l’ammazzano!” esplose.
Scese di
nuovo il silenzio nell’abitacolo e lui sospirò disperato.
“È l’unica possibilità che abbiamo” lo informò.
“Va bene, mi fido” decise Fabio.
Si rimisero
il binocolo agli occhi e guardarono dentro.
Le luci
erano accese, ma non si vedeva nessuno.
“Che succede?”chiese Jason. Quella situazione non
gli piaceva.
Si sentì una
specie di urlo stridulo e prolungato e poi un colpo di pistola. Delle ombre
apparvero proiettate sulle tende gialle, sembrava stessero lottando.
“Merda!” esclamò
l’uomo, scendendo di macchina di corsa, seguito da Fabio.
Arrivarono
davanti alla porta di casa e iniziarono a suonare.
“Aprite subito, polizia!” gridò, ma non ebbe
risposta.
Iniziò a
battere con la spalla alla porta, cercando di aprirla senza successo.
“Posso?” domandò il ragazzo. Sfoderò la pistola e sparò
un colpo alla serratura, che saltò lasciando la porta aperta.
“Prego” disse divertito.
Il
divertimento fu subito rimpiazzato dalla paura quando vide che Antonio aveva in
mano una rivoltella e la stava puntando contro Rea e Laura, che erano stese a
terra.
“Che stai facendo?” esclamò, lanciandosi su di lui. Il
bidello si spaventò quando se lo vide arrivare addosso e perse la mira, così
che la bionda poté dare una testata a Rea, togliendosela di dosso.
“Maledetta!” le disse lei, alzandosi in piedi e
seguendola di corsa.
Jason
sfoderò anche la sua pistola e andò a cercare il preside, che trovò con la
testa tra le mani, seduto sul divano. Accanto aveva una ragazza semi-svenuta
che giaceva supina.
“Ma che…?”
L’uomo alzò
lo sguardo e lo fissò, con occhi speranzosi.
“Faccia
finire tutto questo” lo implorò.
In
quell’istante ci fu un altro colpo di pistola e Rea gridò di dolore.
“Non ce la fai ad affrontarmi a mani nude?” chiese
in direzione della bionda.
“Fossi
scema!” rispose quella, ridendo.
Fabio era
ancora occupato a tenere fermo Antonio, che cercava disperatamente di bloccarlo.
“Ragazzino
idiota, non sono io il cattivo!” urlava, ma quello non lo sentiva.
“Stavi per sparare alla mia ragazza!”
“Stavo per
sparare a Samantha, deficiente!”
Jason non
sapeva più che fare, si sentiva preso tra due fuochi. Alla fine alzò la pistola
al soffitto e sparò un colpo, che risuonò in tutta la casa.
Ne seguì un
silenzio glaciale.
“Samantha, ti dichiaro in arresto!” esclamò poi,
tirando fuori dalla cintura le manette. La bionda strinse gli occhi e continuò
a puntare la magnum su Rea.
“Se fai un
altro passo la uccido” lo minacciò. Lui si bloccò e la guardò impaurito.
“Non aggravare la tua posizione, sei accusata di almeno
sedici omicidi e di spaccio di droga” le ricordò. La donna non mosse un
muscolo.
“Fatemi
uscire o l’ammazzo” ripeté.
Jason si
sentiva alle strette, non sapeva come proteggere sua figlia.
“Ma per favore!” esclamò Rea. Samantha l’aveva
persa di vista e lei ebbe la possibilità di alzarsi di terra e gettarsi su di
lei.
“Così impari a spararmi a un braccio!” gridò,
sovrastandola col suo corpo. La bionda provò a divincolarsi ma a quel punto
l’uomo le fu sopra con le manette e la bloccò.
“Fossi in te starei ferma” le consigliò.
La ragazza
sorrise trionfalmente e si spostò, piuttosto acciaccata.
“Che dolore” commentò toccandosi la spalla.
Alzò gli
occhi su Antonio e Fabio, che erano rimasti immobili.
“Smettetela di litigare, siete dalla stessa parte”
li sgridò.
“Ma dai?”
chiese il bidello sarcastico.
Il ragazzo
si mosse velocemente e le fu accanto.
“Stai bene?” domandò preoccupato.
“Ho avuto giorni migliori” rispose lei, ridendo.
Il preside
si alzò con tutta la compostezza che riusciva ad avere e si avvicinò a Jason
con i palmi rivolti verso l’alto.
“Per favore”
lo implorò. Lui lo guardò stranito e poi annuì.
“Sergio sei
in arresto. Qualsiasi cosa che dirai verrà usata contro di te” disse,
ammanettandolo.
Samantha
stava continuando a scalciare, ma i suoi occhi incontrarono quelli di Fabio,
che trattenne il fiato. Spostò lo sguardo sulla ragazza debole e svenuta sul
divano e comprese.
Comprese di
essere stato uno stupido per delle settimane.
“Ma che…”
Rea lo notò
e sospirò.
“Fabio, ti presento tua sorella Laura degli ultimi due
mesi e mezzo” lo informò.