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Autore: Kleio    19/02/2013    2 recensioni
Un bambina camminava da ore in una foresta dall’atmosfera inquietante e surreale. Perché quella bambina stesse camminando da ore in una foresta dall’atmosfera inquietante e surreale non lo sapeva neanche lei e, tantomeno, si ricordava come ci fosse arrivata in quella foresta inquietante e surreale … E questo, di certo, non migliorava il suo umore.
Una fanfiction senza pretese che vede protagonista la celebre eroina di Harry Potter in un contesto insolito, alle prese con stravaganti personaggi e situazioni ridicole!
Recensite in molti, ci tengo!
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorabilia'
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Stava cercando un rospo e aveva trovato un gatto. O meglio, un gatto aveva trovato lei e le aveva fatto da guida turistica.
-Come abbiamo fatto ad avanzare lungo la foresta?- aveva chiesto ad un certo punto Hermione, ancora riluttante ad accettare il bizzarro corso degli eventi.
-Basta mettere un piede davanti all’altro, non è poi così difficile …- aveva risposto il gatto imperturbabile.
Hermione aveva inarcato un sopracciglio –Hai capito benissimo a che cosa mi riferisco: prima ho continuato a ripercorre lo stesso tratto di bosco per così tanto tempo che …-
-Lo sai- l’aveva interrotta lo Stregatto –non credo che questo tono petulante ti renderà molto popolare a scuola.-
-Se fossi libera di tornarci, a scuola ...-   
Lo Stregatto la ignorò.
-Ad ogni modo, è sufficiente sapere dove si vuole arrivare.- E con questa nota enigmatica si era dissolto nel nulla.
Ora Hermione era davanti ad un bivio, sola. C’era un cartello piantato nel terreno, proprio di fronte a lei, aveva la forma di una freccia. “Sala del tè” recitava, ma era fissato su di un perno girevole così da indicare, a seconda della direzione del vento, ora una direzione, ora l’altra. Non restava che affidarsi al caso, essendo, l’oggetto, di dubbia utilità, e così decise di imboccare la strada sulla sinistra. Questa volta fu felice di constatare che tutto intorno a lei sembrava essere normale, o quasi: insomma, gli alberi che aveva lasciato indietro camminando non le ricomparivano prepotentemente davanti agli occhi pochi metri più in là e questo era un passo avanti, nel vero senso della parola. Il sentiero si apriva su di uno spiazzo circolare bordato da una schiera di candide betulle tra loro perfettamente identiche. Esattamente nel mezzo si trovava un lungo tavolo di legno scuro la cui superficie liscia e lucida rifletteva le nuvole bianche e vaporose del cielo, cosa singolare, dal momento che, il presunto cielo, era coperto dalle folte chiome delle betulle. Ciò che rendeva il luogo se possibile ancor più singolare era un intangibile alone dorato che lo incorniciava come un’aureola. Cespugli di rose erano sparsi qua e là, mentre lontano gorgogliava una fontana. Hermione era ancora impegnata a contemplare la bellezza del paesaggio circostante quando fecero la loro comparsa tre bizzarri personaggi.
-Alice!- esclamarono in coro non appena la videro.
Hermione si voltò di scatto, ma, indietreggiata, si limitò a studiare l’aspetto eccentrico dei nuovi venuti, che la fissavano in silenzio con un sorriso quasi ebete stampato sulla faccia: tre ragazzini lentigginosi e rossi di capelli, il più piccolo dei quali, che doveva avere all’incirca l’età di Hermione, indossava un logoro cappello a punta rammendato in più punti. Gli altri due erano dei gemelli alti e allampanati dall’aria sveglia, vestiti con degli improbabili completi tutti pizzi e merletti.
-Non ti sarai davvero dimenticata di noi, eh Alice?- le chiese uno dei gemelli in tono divertito. Hermione, che ormai aveva capito quanto fosse inutile discutere sulla questione del nome,  si limitò a ribattere:
-Mmm … Sono spiacente … -
-Beh, in effetti è comprensibile- ribatté l’altro gemello –pensandoci bene, l’ultima volta che l’abbiamo vista,  non era più grande di un cucciolo di gatto.-
Hermione rimase colpita dall’affermazione, non solo perché  lei non li conosceva, ma perché i due ragazzi dovevano essere più grandi di lei solo di poco ed era strano, quindi, che si ricordassero di un avvenimento accaduto così tanto tempo prima, ammesso e non concesso che fosse realmente successo qualcosa.
-Ti rinfresco la memoria- disse il ragazzino con il cappello –loro sono Pinko e Panko ed io sono il Cappellaio Magico.- e le tese la mano. Ma Hermione non la strinse: era troppo impegnata a tentare di ricordare dove lo aveva già visto, quel bambino lentigginoso …
-Aspetta un secondo … Ma tu sei Ron! Ron Weasley!-
Lui la guardò interrogativo.
-Non ricordi?! Ci siamo incontrati poco tempo fa sul treno!- insistette lei –Hai cercato di fare un incantesimo al tuo topo …-
-Oh, io non ho un topo …- replicò il Cappellaio confuso –Ma se vuoi c’è Codaliscia.- ed un uomo piccolo e tozzo dagli occhietti acquosi si materializzò immediatamente al suo fianco. Hermione lo guardò stranita e il Cappellaio ricambiò il suo sguardo, perplesso.
-Lascia perdere- s’intromise Panko –lo Stregatto l’aveva detto, che era un po’ tocca! Coraggio: è l’ora del tè.- e con uno schiocco di dita fece comparire sul tavolo cinque tazzine, una teiera, latte, zucchero e limone. Il quartetto si accomodò come se fosse la cosa più naturale del mondo ed Hermione li imitò, allibita. Un silenzio imbarazzato si dilatò immediatamente tra i convitati, interrotto solamente dal tintinnio isolato di qualche cucchiaino.
-E così sono le cinque?- chiese Hermione nel disperato tentativo di trovare qualcosa da dire –da quando sono qui ho perso del tutto la cognizione del tempo.-
-Beh, non è difficile: qui sono sempre le cinque.- commentò il Cappellaio con una certa disinvoltura.
-Come?-
-Da quando Lei  ha preso il potere tempo e spazio si sono fermati. E così noi non facciamo altro che prendere il tè. Piuttosto seccante, a dire il vero. – spiegò Panko rassegnato.
-E chi sarebbe questa Lei?-
-Oh, noi non pronunciamo il suo nome.- rispose il Cappellaio mortifero –Ne abbiamo tutti troppo timore.-
-La paura del nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.- decretò Hermione convinta.
-Per la barba di Merlino, Alice, qui la gente è terrorizzata!- abbaiò Pinko, Codaliscia annuì e sprofondò nella sedia –Siamo oppressi dalle tenebre!-
Hermione inarcò un sopracciglio.
-Eppure qui è tutto così bello …-
-Non capisci? Non è una questione d’estetica!- sentenziò Pinko solenne –Stiamo parlando di un dramma umano che va ben oltre le semplici apparenze: non è questione di luci o di ombre, ma di corruzione, egoismo ed inimicizia che ci dilaniano da dentro!-
-Non è più il posto che ricordavi, ormai. La gente vende i propri cari pur di aver salva la vita, mentre i suoi oppositori scompaiono nel nulla e narcisismo e cattiveria regnano sovrani. Le vedi le rose? Presto verranno a dipingerle di verde e d’argento, i suoi colori preferiti.- spiegò il Cappellaio in tono amaro.
-Veramente, io questo posto non me lo ricordo per niente …-
-Eri troppo piccola.- la interruppe Panko spiccio.
Hermione tacque: era prigioniera in una gabbia di matti che sostenevano di conoscerla da sempre e che facevano discorsi assurdi su una presunta regina malefica. Doveva trovare una via d’uscita, e subito, ma prima le sorse spontanea una domanda:
-E voi non fate niente per fermarla? Vi limitate a prendere il tè e basta?-
Codaliscia squittì da sotto il tavolo, mentre Pinko e Panko diedero in una risata priva di allegria. A rispondere – Hermione trattenne a stento un grido – fu il cappello a punta:
-Gente migliore di noi ha tentato … dei Maghi, e hanno trovato la perdizione.-
-Maghi? Ci sono altri Maghi qui?- chiese Hermione speranzosa.
-C’erano.- rispose Panko lugubre.
Il cappello continuò:
-Un vecchio e saggio stregone molto tempo fa tentò di convincerla a rinunciare al potere. Lei lo trasformò in un animale e nessuno lo ha più visto da allora.-
-Senza parlare poi di quel povero ragazzo- disse il Cappellaio –un orfano di nobile stirpe e rare capacità. Andò da lei con l’intenzione di sfidarla, ma nessuno sa cosa accadde di preciso quella notte, sta di fatto che ora si professa il suo servo più fedele.-
-Dico io … o quel ragazzo è un pazzo furioso o è follemente innamorato di lei.- borbottò Pinko.
-Una cosa non esclude l’altra.- squittì Codaliscia da sotto il tavolo.
-Lei almeno lo ricambia?- chiese Hermione, che ormai si era lasciata conivolgere dalla vicenda.
-È bello vedere che sei rimasta un’innocente, Alice- disse il Cappellaio –l’amore può essere una cosa meravigliosa quando è puro e incondizionato, ma non è questo il caso. Lei è troppo concentrata su se stessa anche solo per considerare quel povero ragazzo.-
Hermione lo guardò sorpresa: era un discorso fin troppo profondo, quello, per un suo coetaneo di sesso maschile.
-Devo assolutamente andarmene di qui.-mormorò Hermione.
-La vedo dura: tutte le strade ti condurranno da lei.-
-Ma io non voglio andare da lei!- urlò disperata.
-È un buon inizio.- asserì il cappello –Ma allora vai, non importa dove, basta che tu vada: non lasciare che ti prenda e non provare a cercarla tu, mai. In nessun caso.-
Hermione li guardò in faccia uno ad uno (tranne Codaliscia, ancora nascosto sotto il tavolo).
-Grazie.- disse solamente, e se ne andò. Aveva afferrato poco o niente di tutta quella conversazione, ma, forse, era meglio continuare a camminare, anche se le tenebre si facevano sempre più fitte, anche se una sadica regina dai capelli corvini la stava già cercando per ucciderla …
 

  
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