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Autore: Sissi Bennett    20/02/2013    8 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ashes &Wine

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Epilogo- parte 2: Until the end starts.

 

“You’ve been on my mind,
I grow fonder every day,
Lose myself in time,
Just thinking of your face,
God only knows why it’s taken me so long

to let my doubts go,
You’re the only one that I want”.

 

 

Il piano non stava funzionando. Stava proprio andando a rotoli.

Sapeva di non essere la persona preferita di Bonnie in quel momento; sapeva che avrebbe dovuto impegnarsi a fondo per riconquistarla. Non pensava, però, di aver compromesso la situazione fino a quel punto.

Era rimasto scioccato dalle parole che la rossa gli aveva gettato in faccia. Prima di partire le aveva chiesto di dimenticarlo, di rifarsi una vita. Lei lo aveva preso alla lettera.

Damon imprecò sottovoce: quella ragazzina lo aveva sfidato, provocato per mesi interi, gli aveva disubbidito ogni volta che ne aveva avuto l’occasione e sceglieva proprio quel punto per trovarsi d’accordo con lui?

In poco meno di un anno era diventata molto più forte, era cresciuta; tanto da sconvolgere il vampiro e far traballare le sue certezze.

Sebbene Bonnie fosse sempre stata tremendamente testarda, alla fine non era immune al suo fascino. In qualche maniera diventava più malleabile, più accondiscendente o almeno era disposta ad ascoltarlo senza pregiudizi.

Non che Damon fosse del tutto innocente; se l’era cercata. Negli anni passati più di una volta aveva provato ad allontanarla; a volte per rabbia, altre per egoismo, altre ancora per il semplice desiderio di tenerla al sicuro. Ma qualcosa in lui gli suggeriva che non sarebbe stato niente di definitivo, che avrebbe potuto rimediare. Ora era tutto diverso.

Quel cambiamento giocava pesantemente a suo svantaggio, ma ne era anche estremamente orgoglioso. Per la prima volta, l’aveva vista mettere se stessa prima degli altri, puntare i piedi per il suo benessere. Era una sensazione dolceamara, scatenava in lui emozioni contrastanti: compiacimento e dolore insieme.

Faceva male, faceva molto male.

Bonnie era andata avanti; Damon era rimasto indietro, sicuro di non poter avanzare nemmeno di un passo.

Sarebbe rimasto sempre bloccato nello stesso punto, in attesa; perché senza la sua Sissi sentiva di aver perso da tempo il senso dell’orientamento.

Era stato uno sciocco e un illuso a credere nelle sue stesse decisioni: lasciarla era stata una pessima idea e totalmente irresponsabile da parte sua; e se avesse avuto un minimo di buon senso, non sarebbe neanche tornato.

Le sue capacità di previsione si erano rivelate fuorvianti, dannatamente sbagliate: se n’era andato con la convinzione di poter gestire la separazione, se n’era andato perché si fidava della propria forza di volontà, perché contava che la paura di ferirla ancora sarebbe prevalsa sulla voglia di riprendersela. Se solo fosse stato un po’ più saldo nelle sue decisioni o se avesse ponderato bene sull’ipotesi di lasciarla, forse le avrebbe permesso di vivere un’esistenza tranquilla con o senza di lui, forse le avrebbe risparmiato tante pene.

Sembrava, però, che Bonnie fosse riuscita a ritrovare il suo equilibrio, senza di lui. Damon realizzò di non essere più indispensabile e fu come ricevere un pugno nello stomaco.

Ora gli si presentavano due strade davanti: seguire il suggerimento della ragazza e sparire questa volta per sempre, oppure rimanere e combattere, rientrare nel suo mondo, dimostrarle che la sua non era una messinscena, né un capriccio.

Si era mai sentito che Damon Salvatore gettasse la spugna al primo fallimento?

Non voleva riconquistarla spinto da un impulso, non si era fatto prendere da un momento di nostalgia. Aveva ragionato, valutato tutte le soluzioni; aveva speso mesi e mesi ad osservarla da lontano senza rivelare la sua presenza, rimuginando e tormentandosi. Adesso poteva dirsi sicuro al cento per cento.

Era tornato per restare.

Dall’altro lato della sala, Gabby se lo stava mangiando con gli occhi. Damon rispose con un sorrisino tirato. Aveva accettato di accompagnarla più per pietà che per vero interesse. Era bella, sì, ma era anche un po’ saccente e fastidiosa. E lo aveva praticamente pregato di farle da cavaliere.  Il vecchio Damon l’avrebbe mandata a quel paese, il nuovo Damon ci era andato vicino. Poi aveva pensato di poter trarre dei vantaggi: dopotutto, grazie a Gabby avrebbe potuto partecipare a quella festa e tenere Bonnie sotto controllo tutto il tempo e magari l’avrebbe pure ingelosita; senza contare l’asta degli scapoli. Per quanto la rossa fosse arrabbiata, non avrebbe mai permesso a qualcun’altra di vincere un appuntamento con lui.

Quel piano gli era apparso geniale fino a qualche minuto prima. Adesso aveva combinato un altro casino con Zander, compromettendo forse per sempre non solo la possibilità di passare del tempo con Bonnie in privato, ma anche la speranza di rimediare.

Non si era nemmeno sprecato a giustificarsi, la strega non lo avrebbe ascoltato comunque e lui non poteva biasimarla. In passato le aveva dato tante di quelle prove del suo egoismo e della sua impulsività distruttiva che qualunque spiegazione sarebbe parsa ridicola. Il buono in Damon sembrava una condizione provvisoria, pronta a cedere il passo alla perfidia. C’era ancora qualcuno disposto ad affermare il contrario?

Forse no, ma non era il momento di abbattersi. Per secoli aveva vestito senza problemi i panni del cattivo. Era un ruolo che gli calzava a pennello, gli si addiceva. Ora si era stufato. Non si riteneva buono, non voleva ridursi ad una figura monodimensionale; nessuno poteva essere solo buono, ogni anima era divisa tra bene e male e ognuno aveva la possibilità di scegliere quale seguire.

Damon finalmente cominciava a credere di aver del buono in sé. Bonnie era stata la prima a vederlo; le doveva tutto e le avrebbe dato tutto.

“Sei il mio cavaliere e non mi hai ancora invitato a ballare” osservò Gabby facendosi più vicina.

Il vampiro alzò le spalle, annoiato e cercò in fretta una scusa “Non vorrei che le altre ragazze s’ingelosissero. In fondo, io sono lo scapolo d’oro”.

“Vorrà dire che dovrò fare un’offerta migliore delle altre”.

“Ti avverto: la cifra potrebbe essere molto alta. Non sono uno che si accontenta di poco” mormorò, tentando di nascondere il suo tono infastidito.

“Nemmeno io” replicò Gabby, implicando un’allusione più maliziosa.

Tesoro, non mi avrai per tutto l’oro del mondo. Pensò Damon.

Fu lì per soggiogarla. Si piegò sul suo viso e notò il rossore sulle sue guance. Quella povera illusa pensava che le stesse per baciare. Il vampiro risvegliò il suo Potere e alzò per un secondo gli occhi oltre le spalle della bionda: Bonnie lo fissava con cipiglio.

Si allontanò subito, scontentando le aspettative di Gabby. Voleva ipnotizzarla, voleva disfarsene ma la strega non avrebbe approvato. L’altra ragazza si riprese in fretta dalla delusione e lo prese sottobraccio.

“E’ arrivato il momento dell’asta” gli annunciò conducendolo verso il palco “Tu sarai l’ultimo, ti vendiamo come pezzo forte”.

Damon annuì senza ascoltarla sul serio. La sua attenzione era da tutt’altra parte e si scoprì ansioso, sorprendendo anche se stesso.

Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.

Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.

 

Bonnie assistette un po’ annoiata alla carrellata di ragazzi che le passarono davanti. Quasi non li vedeva nemmeno da tanto era distratta.

Era ancora sconvolta dalla presunzione che aveva mostrato Damon. Non avrebbe dovuto permettergli di partecipare alla festa.

Gli aveva dato quella possibilità perché nonostante tutto credeva nelle sue buone intenzioni; aveva sempre creduto che potesse essere di più.

Era stata smentita come tante altre volte e ora sentiva stupida come non mai.

Caroline aveva ragione: stava per ricadere nella sua trappola di seduzione e neanche se n’era accorta.

Si era lasciata abbindolare. Si era lasciata commuovere dal discorso sull’orfanotrofio. Ma Damon Salvatore non faceva mai niente per niente.

Non era andato lì per aiutarla, voleva solo intimidire Zander affinché le stesse lontano.

Le aveva detto di amarla ma probabilmente non era vero, non fino in fondo. Aveva agito solo per gelosia e possessione; era sempre la solita storia.

Sembrava quasi che si rifiutasse di liberarla. Non la voleva vicino, non la voleva lontano. Non voleva che stesse con lui e con nessun altro.

Si era infastidito e aveva deciso di presentarsi con Gabby Lawrence solo per ripicca. Tipico di lui.

Bonnie si abbandonò pesantemente su una sedia e si concentrò finalmente sull’asta. Zander era appena salito sul palco.

La rossa non sapeva come comportarsi; aveva accettato il suo invito e sarebbe stato carino fare un’offerta; d’altra parte preferiva non illuderlo. Dargli false speranza non era nelle sue intenzioni.

Una ragazza poco distante da lei venne in suo soccorso; alzò la paletta e offrì una cifra bella alta, battendo tutte le altre.

Bonnie ringraziò di aver scampato l’impiccio. Con il procedere dell’asta, iniziò ad agitarsi di nuovo. In pochi minuti sarebbe giunto il turno di Damon e sebbene lei si fosse riproposta di non cedere, qualche sicurezza traballò.

Come aveva detto a Caroline, i sentimenti erano ancora lì. E quei sentimenti le stavano urlando di prepararsi ad alzare quella dannata paletta.

Lei si era innamorata di quel Damon; del vampiro egoista, impulsivo, contorto e poco incline alle manifestazioni di affetto. Non aveva mai voluto cambiarlo; le sarebbe bastato non essere abbandonata.

Grazie a quell’anno passato da sola, aveva scoperto di non aver bisogno di lui per vivere serena; ma forse non era del tutto pronta a tagliare definitivamente i ponti, perché quei sentimenti potevano essere ignorati o repressi, di certo non cancellati.

Mentre la sua parte più razionale le diceva di chiudere la questione una volta per tutte, quella più emotiva la spingeva a tergiversare, a prendersi un po’ più di tempo.

Damon salì sul palco e le mani di Bonnie iniziarono a sudare e a stringere istericamente la paletta; tremavano combattute tra due impulsi: alzarsi o restare appoggiate al tavolo.

La strega si accorse vagamente del tumulto che era scoppiato accanto a lei. Gli occhi speranzosi del vampiro la catturarono. Damon odiava quel genere di feste, odiava la socialità, odiava mischiarsi con l’ordinario. Adorava mettersi al centro dell’attenzione ma in circostanze diverse. Posare su un palco come trofeo non costituiva il massimo del suo ideale, anzi rappresentava quasi un’umiliazione; eppure era lì.

Se ne stava in piedi, quasi indifferente al putiferio che aveva scatenato, totalmente sordo ai complimenti che una volta avrebbero lusingato il suo già gonfissimo ego.

Bonnie non riuscì a frenare un certo intenerimento. Alzare quella paletta non significava dargliela vinta subito; segnalava semplicemente una tregua, la sua disponibilità a rivalutare la situazione, seppur con la dovuta calma.

Lasciarla sul tavolo, invece, avrebbe compromesso, forse per sempre, una qualsiasi conciliazione. Voleva correre quel rischio?

Gabby Lawrence fece un’offerta molto alta e alcune ragazze rinunciarono dato che non erano in grado di competere.

Bonnie avrebbe potuto facilmente superarla e metterla poi in conto allo stesso Damon. Quando fu il momento di agire, la sua mano non si mosse.

La rossa sospirò e lasciò del tutto la paletta. Gli occhi di Damon si coprirono di un velo di sconforto; lei ricambiò mortificata ma non se ne pentì.

Il vampiro era tornato con un intento: riconquistarla. Aveva detto di amarla, si era dimostrato pentito al limite del supplichevole (almeno per i suoi standard), voleva riparare ai suoi errori.

Se le sue parole erano sincere, se il sentimento era vero, allora Damon avrebbe continuato a combattere, non si sarebbe arreso.

Erano destinati a stare insieme? Doveva provarglielo.

Gabby si aggiudicò senza sorprese la vittoria. Saltellò sul palco tutta contenta, accanto a lui. Bonnie si sforzò di non ridere all’espressione esasperata del vampiro. Poteva considerarla come una sorta di punizione.

Gli occhi di Damon si posarono nuovamente su di lei.

“Non hai fatto un’offerta” sembravano dire.

Ma qualcuno lo disse per davvero e lo ripeté.

“Non hai fatto un’offerta”.

La ragazza girò il volto verso sinistra: Zander l’aveva raggiunta silenziosamente e la fissava con impazienza.

Non hai fatto un’offerta.

“Zander, mi dispiace. Non volevo …”.

“Tranquilla” sospirò quello “E’ colpa mia; ci ho sperato fino all’ultimo” e sorrise un po’ imbarazzato “Dovrò rassegnarmi ad essere tuo amico”.

“E’ una prospettiva così brutta?”.

“No, niente affatto” le assicurò lui “Però un amico può chiedere ad un’amica da ballare, giusto?”.

“Sì, direi che è permesso” scherzò Bonnie.

Insieme si inoltrarono tra la folla sulla pista da ballo e iniziarono a muoversi dolcemente al ritmo della musica lenta.

“C’è un’altra cosa per cui dovrei scusarmi …” lo informò lei.

Zander attese curioso.

“Mi dispiace per quello che è successo stasera. Damon non avrebbe dovuto aggredirti in quel modo. Tu non c’entri niente e …”.

“Di che stai parlando, Bon?” le chiese il ragazzo “Damon non mi ha aggredito”.

“Non devi difenderlo per forza. Non si permetterà di farti ancora qualcosa”.

“Ma non mi ha fatto niente nemmeno prima; te lo assicuro” insistette.

Bonnie corrugò la fronte “Quando vi ho visti, tu eri per terra e lui ti sovrastava”.

“Stavamo parlando e un ragazzo parecchio ubriaco mi è venuto addosso. Ho perso l’equilibrio e sono caduto. Damon mi stava aiutando ad alzarmi” spiegò.

La strega sbiancò. Non era possibile; sicuramente mancavano dei pezzi nella storia, sicuramente il vampiro era colpevole di qualcosa. Lui faceva sempre qualche cazzata.

“In realtà anche se mi avesse aggredito, me lo sarei meritato” ammise Zander.

“Perché?”.

“Ho fatto delle insinuazioni poco carine” raccontò “Tu mi avevi detto che Stefan era tuo cugino ma non hai mai specificato il grado. Credevo fosse di primo. Damon è fratello di Stefan per cui ho fatto lo stesso ragionamento. Stasera l’ho tenuto d’occhio: ho visto come ti fissava, come flirtava con te e … beh, un cugino non dovrebbe guardare una cugina così. Poi ho notato che tu eri agitata e sono saltato alle conclusioni” se ne vergognò “L’ho affrontato; gli ho chiesto di smetterla perché ti stava mettendo a disagio e non era appropriato”.

“Cosa ti ha risposto?”.

“Te l’ho detto: avrebbe dovuto tirarmi un pungo. Mi ha spiegato che siete parenti alla lontana e che la vostra storia è piuttosto complicata. Ero geloso e irritato e … beh praticamente l’ho accusato d’incesto, l’ho provocato; peccato che fosse tutto falso. Tra i due sono io quello che si è comportato male” confessò.

Bonnie rimase a bocca asciutta. Chi normalmente è abituato a trattare gentilmente gli altri, accusa, insulta e incolpa solo per un valido motivo. Se la ragione viene a mancare, resta solo una sensazione di schifo.

“E’ per lui?” domandò Zander “Non hai voluto nessun altro durante tutto l’anno per lui?”.

La strega appoggiò una guancia sulla sua spalle “In parte” rispose “Non perché continuassi a pensarci, ma perché avevo finalmente raggiunto un po’ d’indipendenza”.

“Sembra un bravo ragazzo” osservò Zander.

“E’ uno stupido” borbottò Bonnie.

Poco distante, Damon si girò verso di loro, infastidito dall’ultimo commento. La situazione non poteva rivelarsi peggiore: era stato bruscamente rifiutato, Gabby Lawrence gli stava attaccata pronta a riscuotere, era costretto a stare a guardare mentre un altro ragazzo ballava con la sua Sissi, e veniva pure insultato.

Si era immaginato una serata diversa. Distolse lo sguardo dalla coppia; quel tipo, Zander, si era comportato sorprendentemente bene. Invece di mentire e approfittarsi della situazione, aveva raccontato i fatti per com’erano andati, senza gettare ulteriore fango su Damon.

Il vampiro si complimentò con se stesso per non aver perso la pazienza durante tutta la festa. La tentazione di picchiare a sangue Zander lo avevo stuzzicato parecchio ma si era trattenuto perché Bonnie non avrebbe apprezzato. Ora almeno i suoi sforzi erano stati ripagati; quasi, quasi passava anche per il bravo ragazzo.

Ma che bravo ragazzo! Si disse sarcastico. Aveva goduto quando Zander era finito lungo e disteso per terra per colpa della spinta. Ma dopotutto, lo stava aiutando con Bonnie, per cui decise di non accanirsi.

Damon aveva capito non di essere desiderato. La streghetta era stata fin troppo chiara. Forse avrebbe fatto meglio a lasciarla in pace e sparire veramente. Ma come poteva rinunciare a lei senza nemmeno tentare un’altra volta?

Aveva compiuto un bel passo avanti confessandole il suo amore, pregandola di tornare insieme. L’aveva guardata e protetta da lontano per mesi; con quella rivelazione l’aveva decisamente stupita, o innervosita ancora di più. Aveva comunque provocato una reazione.

Rimaneva ancora un ultimo step.

Congedò Gabby e abbandonò la festa. Si appostò vicino alla confraternita di Bonnie e l’aspettò.

Passarono altre due ore prima che la rossa ritornasse insieme a Zander. Si salutarono come due amici, senza imbarazzo, senza baci equivoci e Damon ne fu sollevato. Appena il ragazzo sparì dalla vista, il vampiro uscì allo scoperto. Lei lo fulminò “Che vuoi ancora?”.

“Mi sono accorto di non averti detto una cosa”.

“Damon sono stanca e stufa. Voglio solo andare a dormire. E probabilmente ti aspetti solo le mie scuse per averti trattato in quel modo … so che hai ascoltato la conversazione” fece per muoversi verso la porta.

“In realtà sono qui per quello che mi hai detto tu” specificò “Sei davvero diventata più forte” constatò “E ne sono felice. Ma io non sono così, non so come si fa a vivere senza di te. Ci ho provato ed è stato uno schifo. Non hai motivo di credermi ma sono tornato perché non riuscivo più a starti lontano, perché so che adesso non ti farei mai più soffrire. Voglio renderti felice. Credo di essere diventato dipendente da te, Sissi, e ho decisamente bisogno di te”.

Bonnie lo guardava con occhi indecifrabili, appoggiata alla porta.

“Sai che sono testardo: non ti lascerò in pace tanto facilmente” e piegò le labbra all’insù “Ho tutta l’eternità per aspettarti”.

In un batter d’occhio scomparve. Solo in quel momento Bonnie si accorse che la sua bocca era aperta in un sorriso.

 

“If I’ve been on your mind,
You hang on every word I say,
Lose yourself in time,
At the mention of my name,
Will I ever know how it feels to hold you close,
And have you tell me whichever road I choose, you’ll go?”.

 

“Ti rendi conto che razza di faccia tosta!” inveì Bonnie portandosi il telefono più vicino all’orecchio “Deve sempre fare queste uscite d’effetto, come se pensasse di stupirmi”.

“Beh un po’ ti deve aver stupita; è da venti minuti che me ne parli” considerò Meredith dall’altra parte della cornetta.

“No, no invece!” negò categoricamente “Sono allibita, non stupita! Dice che ha bisogno di me; perché non ci ha pensato un anno fa?!”.

“Perché è Damon Salvatore alias il cazzone per professione”.

“Non è una giustificazione” replicò l’altra “Per di più non riesco a capirlo. È una contraddizione unica. Sono due giorni che non si fa vedere e ho paura a pensare alla prossima volta che comparirà”.

“Caroline che dice?”.

“E’ partita questa mattina con Matt. Sono rimasta qui al campus da sola”.

“Perché non torni al Pensionato?”.

“Perché qui almeno ci sono ancora delle mie compagne; il Pensionato è vuoto. Poi voglio aspettare che escano i risultati”.

“Bonnie” la richiamò Meredith “La tua voce si è alzata”.

“In che senso?”.

“Nel senso che è più acuta” notò la mora “Stai mentendo. Tu rimani al campus perché c’è Damon”.

La giovane strega smise di sistemare la sua scrivania e meditò sulle parole dell’amica. Che il suo subconscio le stesse suggerendo qualcosa? Era davvero restata al college per quel motivo senza nemmeno esserne consapevole?

“Tu e Caroline dovreste fare le psicologhe; dico sul serio” commentò “Perché non mi stai sgridando?”.

“Dovrei?”.

“Secondo il tuo ragionamento, sto per ricascare nella reta di Damon e tu dovresti sconsigliarmelo caldamente”.

“Sei maggiorenne, puoi fare quelli che vuoi” rispose Meredith “E se proprio devo dirla tutta, sono contenta che Damon sia tornato. Sarà pure irresponsabile e immaturo ma ti tiene anche al sicuro ed è stato il primo a capire quanto sei speciale. Fa fatica a dimostrartelo ma non credo che nessuno riuscirà ad amarti quanto lui”.

“Ti ha corrotto in qualche modo? Ti ricatta?” insinuò dato che stentava a credere alle sue orecchie.

“Santo Cielo, no! Sono la fidanzata di Alaric, vedo le cose anche dal suo punto di vista. Un po’ lo capisco”.

“Alaric!” ripeté Bonnie “Ho un paio di cose da dire anche a lui” sbottò infastidita.

“Posso essere brutalmente sincera?” chiese Meredith “Penso che Damon abbia imparato molte più cose in quest’ultimo anno che in cinque secoli; e penso che faresti un grosso errore se lo escludessi dalla tua vita”.

“Gli ho dato una possibilità: gli ho permesso di venire alla festa e mi ha rovinato la serata” s’imbronciò la rossa.

“In realtà te la sei rovinata da sola. Lui si è comportato bene, sei stata tu a farti trascinare dai pregiudizi” le ricordò.

“Visti i precedenti …”.

“Certo che è triste se ci rifletti bene” la interruppe Meredith “Una volta non ti sarebbe nemmeno venuto in mente di incolparlo così, ti fidavi ciecamente; avresti creduto solo alle sue parole”.

Improvvisamente Bonnie s’infervorò “Hai ragione, Mere! E’ riuscito a rovinare la cosa più bella del nostro rapporto. Io non sono il tipo da saltare alle conclusioni così! Dimmi dove si nasconde!” ordinò.

“Come?”.

“Non fare la finta tonta Meredith Sulez” le intimò “So che Alaric ti racconta tutto. Dove diamine si è nascosto?”.

Meredith sbuffò divertita. Teoricamente era un segreto ma non aveva nessun problema a rivelarlo se fosse servito a farli riavvicinare.

“Nell’appartamento di Stefan. Non c’è bisogno dell’invito per entrarci; gli è bastato scassinare la porta …”.

La linea s’interruppe ancor prima che riuscisse a finire la frase.

Bonnie marciò come una furia verso la fermata dell’autobus. Doveva togliersi quel peso, doveva affrontarlo. Perché in fondo non era completamente colpa sua.

Non era una ragazza particolarmente aggressiva, men che meno violenta, eppure si accanì contro la porta dell’appartamento picchiando il pugno con insistenza.

Quando Damon aprì, venne malamente spintonato indietro mentre Bonnie si faceva spazio per entrare.

Girò in tondo per il salotto che ormai conosceva molto bene. Ci mise un po’ per trovare le parole giuste; si era preparata durante il tragitto ma ora si era dimenticata tutto. L’idea era di cominciare con calma, non perdere la pazienza. Il piano fallì in pieno e Bonnie proruppe come un fiume in piena.

“Sono oltremodo arrabbiata con te. So perfettamente cosa è successo, Zander mi ha spiegato tutto. Tu non hai fatto niente di male ma io ti ho accusato lo stesso” riassunse quasi sentisse il bisogno di tirare le fila “Sai perché? Perché mi hai abituata ad aspettarmi sempre il peggio da te. Io ero quello che vedeva solo il tuo lato buono e adesso vedo solo quello brutto e lo odio! Quindi è tutta colpa tua se ti sono saltata in testa e non pretendere le mie scuse”.

Damon si limitò a pronunciare uno stupido “Non le pretendo”.

“Bene, perché non le avrai” ribadì Bonnie “Fa’ qualcosa, Damon, risolvi la situazione perché non voglio più sbagliarmi su di te” dopodiché alzò il naso con fare stizzito, come se volesse ricomporre un po’ di contegno, e si avviò fuori dall’appartamento. Era stata chiara e diretta, era soddisfatta.

Damon fissò per qualche secondo la porta ancora aperta dietro cui era sparita la ragazza. Scoppiò a ridere: quella era una delle scene più comiche cui avesse mai assistito. Tra la miriade di parole sparate a raffica e la gesticolazione accentuata per dare forza, era riuscito a distinguere un filo logico.

Bonnie non voleva cedere terreno, non voleva  chiedere apertamente scusa. Aveva cercato di scaricare la colpa delle sue azioni su di lui e nella confusione aveva praticamente affermato il contrario di quello che avrebbe desiderato.

In un modo contorto e tutto suo, aveva giustificato il suo comportamento.

Scuse accettate. Pensò Damon, buttandosi sul letto.

Le cose cominciavano infine ad andare al loro posto, ma la situazione aveva bisogno di una spintarella.

Bonnie aveva ragione: era colpa del vampiro se la fiducia in lui era venuta meno; e sarebbe stato compito suo rimediare.

Rotolò su un fianco e i suoi occhi si posarono sull’immagine di Elena incorniciata sul tavolino.

Non era per niente pentito della sua scelta. Dopo più di anno riconosceva senza problemi che quella per Elena era stata un’ossessione, una vendetta scambiata forzatamente per amore.

L’amore tende ad elevare l’anima di una persona; loro due si sarebbero trascinati a vicenda verso il fondo.

La prima volta che l’aveva vista, aveva pensato che aveva tutte le caratteristiche per diventare la perfetta compagna, la perfetta principessa delle tenebre.

Già dal soprannome avrebbe dovuto capire che non si sarebbe risolto in nulla di buono.

Per quanto potesse risultare banale, Bonnie era la sua unica e ultima possibilità di raggiungere la luce, una ventata di allegria e innocenza, stati sconosciuti a Damon fino a qualche mese prima.

Doveva assolutamente riprendersela. Doveva convincerla a lasciare andare il passato. Lei era sua. Era stata creata per liberarlo dalla trappola che il vampiro stesso si era costruito. Ora bisognava solo farglielo capire.

 

“I don’t know why I’m scared,
I’ve been here before,
Every feeling, every word,
I’ve imagined it all,
You’ll never know if you never try,
To forgive your past and simply be mine”.

 

La sua mamma era la più bella di tutte.

Ogni bambina lo pensava, ma Bonnie sapeva di aver ragione: la sua mamma batteva le altre.

Molleggiò sul letto e continuò ad osserva Monica che stava finendo di prepararsi per una cena con suo marito.

Indossava un bell’abito turchese, lungo fino alle caviglie, sbracciato, dalla figura morbida. Molto adatto alla corporatura della donna e che si abbinava perfettamente con il capelli color mogano che ricadevano in riccioli.

“Non hai freddo?” chiese Bonnie con una vocina sottile.

“Metterò un cappotto, tesoro” le rispose la madre indicando il soprabito appoggiato sulla poltrona.

“Dove andate tu e papà?” continuò.

“E’ una sorpresa” spiegò Monica “E’ un’idea di tuo padre”.

“Da grande voglio farlo anche io!” esclamò la piccola saltando giù dal letto per attaccarsi alla gonna della madre “Voglio un vestito così e una grossissima sorpresa” sognò.

“Ti servirà anche qualcuno che ti faccia la sorpresa” appuntò Monica.

“Me la potete fare tu e papà, vero?”.

Monica sorrise. Si piegò e prese in braccio la figlia “Certo che te la possiamo fare io e papà” le assicurò “Ma non preferiresti essere sorpresa da un ragazzo?”.

“Un principe azzurro?”.

“Beh … tipo” disse la donna “Ma non quello della ‘Bella addormentata nel bosco’. Non ti fidare degli uomini che dicono di averti incontrata in un sogno”.

“Lo so, mamma, non devo parlare con gli sconosciuti”.

“Brava bambina” si complimentò dandole un bacio sulla fronte. La adagiò nuovamente sul letto.

“Mamma” la richiamò “Ma se non posso fidarmi del principe azzurro, di chi mi fido?”. Aveva solo cinque anni ma non era certo stupida.

“Di un uomo che ti vuole bene. E tu devi voler bene a lui, ovviamente”.

“E come faccio a saperlo. Sono cose che si chiedono?”.

“Sono cose che si sentono”.

“Tu lo senti?”.

“Vediamo cosa ha combinato tuo padre per stasera” scherzò.

Bonnie rimase in silenzio a rimuginare su quelle nuove informazioni; poi ne venne fuori con una conclusione “Mamma”.

“Dimmi, tesoro”.

“Preferisco che la sorpresa me la fate tu e papà. È un problema?” azzardò stringendo il lembo del suo pigiamino.

Monica l’abbracciò forte “Assolutamente no” la confortò “Vuoi dormire nel lettone finché non torniamo?”.

 

Bonnie strinse il suo cuscino. Si morse il labbro. Un paio di lacrime erano già scese ma non voleva scoppiare in singhiozzi. Non piangeva da quando Damon era partito, perché doveva ricominciare ora?

Erano molti anni che non ripensava più alla sua mamma. All’inizio, quando la perdita bruciava come una ferita aperta, Bonnie aveva avuto serie difficoltà ad elaborare il lutto; lentamente si era ripresa. Aveva capito che concentrare l’attenzione su altro era l’unica maniera per superare il dolore. Ad un certo punto aveva funzionato.

Crescere senza genitori era diventato normale per lei. In un modo o nell’altro aveva imparato a vivere senza e ad accettarlo. Questo non significava che in alcuni momenti non li avrebbe voluti vicini. Spesso ne aveva sentito non solo la mancanza, ma anche il bisogno.

Zach era un fratello e non un padre. Le sue amiche e sua nonna erano sì figure femminili su cui poteva contare, ma non avrebbero mai sostituito sua madre.

Il destino era stata beffardo con lei: le aveva concesso la possibilità di avere due madri e gliele aveva tolte entrambe.

Alzò gli occhi sulla finestra e guardò fuori: era ancora notte fonda. Dopo quel sogno-ricordo, dopo quei pensieri tristi, non sarebbe più riuscita ad addormentarsi.

Chissà che altri brutti scherzi le avrebbe tirato la sua mente. Forse le avrebbe riproposto lo sterminio della sua famiglia; non ci teneva a riviverlo, le era bastata una volta.

Bonnie.

Quella voce le arrivò soffusa e dolce e quasi la cullò fino al sonno.

Posso entrare?

In condizioni normali lo avrebbe mandato a quel paese, ma in quel momento … aveva bisogno di lui e non lo voleva negare.

“Sì” sussurrò e agitò lievemente la mano sotto le coperte. La finestra si spalancò; dopo pochi attimi un corvo volò nella stanza.

Damon riprese la sua forma umana. Osservò Bonnie, rannicchiata nel suo lenzuolo, con gli occhi lucidi.

“Stai bene?” le chiese.

“No” rispose semplicemente lei e si spostò per fargli spazio.

Damon le si stese accanto ma non l’abbracciò, non mosse un muscolo. Non era ancora sicuro delle intenzioni della rossa e preferiva non irritarla.

Bonnie nascose il viso sul suo petto. Non aveva voglia di stupidi giochetti o d’inutili prese di posizioni per quella sera. Le serviva qualcuno che la stringesse, qualcuno che le facesse passare la paura dell’abbandono.

“Non voglio più perdere nessuno” gli confessò chiudendo gli occhi.

“Ci sono io, Sissi” le mormorò “Te l’ho già detto che non sei sola”.

La ragazza annuì “Puoi assicurarti che non faccia altri brutti sogni”.

Damon annuì “Non ti spaventeranno più”.

“Non sono spaventata, sono triste” obiettò lei “Sono stufa di essere triste”.

“Se ti promettessi che non lo sarai mai più, tu mi crederesti?”.

“Posso risponderti domani mattina?” bisbigliò Bonnie mentre lentamente scivolava nel sonno.

“Dormi, Sissi” e continuò ad accarezzarle i capelli fino a che non sprofondò anche lui nell’incoscienza.

La mattina dopo il sole entrava prepotentemente nella stanza abbagliando i due poveri addormentati. Bonnie si raggomitolò contro il torace del vampiro, nel vano tentativo di scappare dalla luce. Strofinò il naso contro la sua maglietta e trovò per poco un po’ di pace.

Qualcuno la stava cullando, il che era davvero piacevole. Nonostante il caldo estivo, sarebbe rimasta per sempre in quella posizione. C’era un qualcosa di sicuro in quel calore, di protettivo in quell’abbraccio. Perché mai avrebbe dovuto abbandonare un posto dove si stava così bene?

Stava sperimentando un tipo di tranquillità che non riusciva più a provare da molti mesi e che le era mancata. Ne ricordava il tocco, la sensazione ma, per quanto si fosse sforzata, non le era stato possibile ricrearla. Almeno fino a quel momento.

Lentamente si rese conto che qualcun altro stava occupando il suo letto.

“Damon?” chiamò, confusa.

Il vampiro mugugnò qualcosa e aumentò la stretta.

“Sei rimasto” constatò lei aprendo gli occhi per ulteriore conferma.

“Non sapevo cosa fare” ammise Damon “Avevo paura di farti arrabbiare in entrambi i casi: credevo che mi avresti bruciato il sedere se me ne fossi andato; poi ho pensato che me l’avresti bruciato se fossi rimasto. Dato che la prospettiva era sempre un po’ di pelle abbrustolita, ho preferito approfittarmene un po’. Ti dispiace?” tentennò.

“Ti avrei bruciato anche gli occhi se mi avessi lasciato sola, di nuovo” lo minacciò Bonnie “Ma ora te ne devi andare”.

Damon alzò leggermente la testa e la guardò stranito. Perché i ragionamenti di quella ragazza dovevano per forza procedere per contraddizioni?

“Mi stai cacciando dal tuo letto, sul serio?”. Non gli era mai capitato prima.

“Devo cambiarmi, devo uscire. Oggi escono i risultati dei miei ultimi esami” spiegò Bonnie scostando il lenzuolo che li copriva.

“Beh… se vuoi cambiarti ora, non mi offenderò di certo” ghignò lui mettendo le mani dietro alla nuca.

“Damon …” lo avvisò.

“Va bene, va bene” cedette infine. Abbandonò il letto e si diresse alla finestra “Se hai bisogno … io sono qui in giro” disse prima di volare via.

La rossa andò a chiudere le tende della finestra. Probabilmente l’aveva spiata per tutti quei mesi, ora che ne era al corrente voleva mantenere un minimo di privacy.

Dopo essersi lavata e vestita, incontrò alcune sue compagne in cucina per la colazione; insieme si diressero verso l’aula magna per controllare la bacheca degli esami.

Rimase esterrefatta davanti agli esiti. Controllò più volte che nome, numero di matricola e voto fossero sulla stessa linea e che non se li stesse confondendo con quelli sotto o sopra.

Aveva preso il massimo in due esami; il terzo era comunque un buon risultato, di certo superiore alla media che aveva ottenuto in quell’anno.

Non avrebbe mai pensato di poter andare così bene; tra Damon, la preparazione della festa, si sarebbe anche accontentata di passarli e basta.

Forse la sua rabbia e il nervoso si erano trasformati in una forte determinazione; forse, per l’ennesima volta, aveva voluto dimostrare di potercela fare da sola. E ci era riuscita, senza combinare casino. Decisamente un passo avanti.

Le sue amiche rimasero a scambiarsi i complimenti, lei preferì tornare alla confraternita. Voleva cominciare a radunare un po’ delle sue cose per fare le valigie; non c’era motivo di trattenersi oltre al campus.

“I complimenti sono dovuti, credo” si congratulò una voce alle sue spalle.

Bonnie sventolò la mano in segno di ringraziamento ma continuò a camminare.

“Non sei rimasta a festeggiare con le tue amiche” notò Damon affiancandola.

“Questo fine settimana parto. Devo sistemare le mie cose”.

“Torniamo al Pensionato?”.

Io torno al Pensionato” precisò la ragazza.

“Peccato, cominciava a piacermi qui” osservò Damon, come se non l’avesse nemmeno ascoltata “Dobbiamo rendere gli ultimi giorni indimenticabili”.

“N- non …” provò ad obiettare Bonnie.

“Mi dispiace, scricciolo. Oggi decido io!” la interruppe il vampiro “Ti porto fuori a cena” le propose.

“Cosa? NO!”.

“Dobbiamo festeggiare i tuoi esami. Hai preso degli ottimi voti; chissà quando ti ricapita” la prese in giro.

“Neanche per sogno” s’imputò Bonnie affrettando il passo.

“Ma dai, Sissi” insistette Damon “Sappiamo come divertirci insieme. Ricordi la nostra piccola gita a Greensboro?”.

“Intendi quella in cui per poco ci rimango secca per colpa di quei vampiri che ti odiavano? Vago e pessimo ricordo”.

“Dopo ci siamo divertiti, però” premette il vampiro “Tu ti sei divertita. Avrei dovuto fare un filmato di quello striptease …”.

“Non era uno striptease!” lo corresse indignata.

“Allora te lo ricordi!”.

Bonnie si fermò esasperata e sospirò rumorosamente “Se accetto il tuo invito, poi mi lascerai in pace?”.

 

“I know it ain’t easy giving up your heart,
I know it ain’t easy giving up your heart.
Nobody’s perfect.
Trust me I’ve learned it.
Nobody’s perfect.
Trust me I’ve learned it.
Nobody’s perfect”.

 

Si sentiva come un ragazzino al suo primo appuntamento. No, si sentiva come un ragazzino sfigato ad un appuntamento con la bella della scuola, il che era anche peggio.

Per mesi aveva sognato di avere quell’opportunità; l’aveva ottenuta e se la stava facendo addosso. Secoli di esperienza non servivano a nulla in quella particolare circostanza. Bonnie lo conosceva troppo bene, conosceva i suoi trucchetti, le sue bugie, le sue maschere. La sua straordinaria abilità di seduttore non lo avrebbe aiutato a riconquistarla, le sue battute ambigue l’avrebbero solo fatta arrabbiare.

Camminava davvero sul filo di un burrone. Un passo falso e ogni sua speranza si sarebbe frantumata al suolo, irrimediabilmente e per sempre.

Quella sera, però, nonostante l’agitazione, si sentiva piuttosto ottimista. Le sue intenzioni era state chiare fin dal principio: la rivoleva tutta per sé senza riserve, senza compromessi; soprattutto era ben deciso a non fermarsi finché non avesse raggiunto il suo intento e Bonnie lo sapeva bene.

C’era solo un modo per allontanarlo: ipnotizzarlo a dimenticarla; lei aveva quel Potere ma non lo aveva mai usato. Damon ne era sollevato.

Parcheggiò la macchina vicino alla confraternita e uscì con un nuovo spirito. Era vicino al traguardo, ce la poteva fare.

Le sue certezze iniziarono a traballare quando scorse la piccola figura della ragazza accovacciata sugli scalini della grande villa, vestita in tenuta da casa: calzoncini da ginnastica, magliettina bianca e anonima, i capelli legati in una coda un po’ sfatta.

Era bellissima comunque, ma trovarla così dismessa gli trasmise una certa inquietudine.

Lei sollevò la testa e lo salutò con la mano. Damon non si avvicinò neppure.

“Stai bene?” le chiese. Magari era malata.

“Sì” confermò la rossa “Stasera però preferisco non uscire”.

“Hai cambiato idea” intese Damon. Le diede le spalle, deciso ad andarsene, mortificato da quel rifiuto improvviso e inaspettato.

“No!” esclamò Bonnie con forza. Si lanciò giù dai gradini e lo bloccò prendendolo per una mano. Il vampiro si girò stupito.

“Seguimi” lo incitò la strega guidandolo verso il giardino “Dobbiamo parlare di tante cose; non avevo voglia di aver gente intorno. Ho pensato che qui saremmo stati più tranquilli” spiegò indicando il parco che circondava la confraternita.

I timori di Damon si calmarono in un istante.

Continuarono a camminare per allontanarsi il più possibile dalla villa e da occhi indiscreti. Damon osservò quasi incantato le loro mani che ancora si stringevano: era il primo contatto che condividevano da quando lui era tornato.

“Non hai fame?” le chiese; era ora di cena.

“Ho già mangiato” rispose tranquillamente lei “Qui può andare bene” e si sedette sul prato.

“E’ un gran bella villa” constatò Damon “Sei fortuna a vivere qui”.

“Mi ricorda un po’ il Pensionato” disse Bonnie “Non ci credevo quando mi hanno chiesto di far parte della confraternita. Hanno accettato prima me, sai? Prima di Caroline ed Elena” raccontò con un moto di orgoglio “Le cose hanno cominciato ad andare a posto da quel momento”.

“Ti hanno scelta per prima”.

“Già”.

Quello che non hai fatto tu, pirla. S’insultò da solo.

“Perché ci hai messo così tanto?” domandò Bonnie a bruciapelo “Hai detto che sono mesi che mi tieni d’occhio; perché non sei venuto subito da me?”.

“La prima volta che sono tornato, volevo solo controllare che andasse tutto bene. Dovevo partire la mattina dopo ma non ci sono riuscito, non potevo staccarmi. Non sono venuto subito da te perché non ne ho avuto il coraggio”.

“E poi, cos’è cambiato?”.

“Quante volte ti ho deluso, ferito o umiliato? Non sono proprio il ragazzo modello; ne ho fatte di cazzate, per me è normale. Un anno fa ti ho lasciato perché pensavo di proteggerti. Ero davvero convinto di fare la giusta, di fare il tuo bene. Dovevo sistemare delle cose nella mia vita, non volevo sconvolgerti ancora. Non potevo tornare e sparire un’altra volta”.

“Damon, perché sei qui?”.

“Lo sai perché”.

“Voglio sentirtelo dire lo stesso”.

“Ti amo”.

“Ed era così difficile da accettare anche prima?”.

“No, ma …” aveva un’idea ben precisa in testa “Nella mia vita ho conosciuto solo l’ossessione. Katherine ed Elena sono state amori a metà, non erano veramente mie. Non mi sono mai impegnato a cambiare la mia situazione perché pensavo di meritarmelo. L’ho accettato. Mi sono accontentato. Non pretendevo di più perché non credevo di esserne degno. Ci ho messo un po’ a capire che potevo finalmente cercare l’amore che volevo. Tu sei l’amore che voglio”.

“Non so se è un buon punto di partenza” ragionò Bonnie “Ci hai impiegato un anno per accorgertene e durante questo anno mi sei stato lontano. E se fosse solo un capriccio, Damon? Se ti stufassi ancora? Non ero un motivo sufficiente per convincenti a restare, non ero abbastanza. Magari non lo sono ancora”.

“Eri troppo” la corresse lui “Eri travolgente e … sì, lo ammetto: non sapevo come gestirti. Non ero adatto a te, alla tua sensibilità …”.

“Ora lo sei?” lo incalzò la strega.

“Probabilmente no” ghignò Damon “Ma sinceramente non me ne frega più niente.

Mi vuoi? Per me conta solo quello”.

“Te ne sei andato perché pensavi di non essere quello giusto e ritorni con la stessa idea? Che c’è di diverso?”.

“Non sono quello adatto, Bonnie, ma so per certo di essere quello giusto. Tra noi due è sempre stato così … giusto, ricordi? Non ho molte giustificazioni, anzi non ne ho nessuna. Vuoi sapere che cosa c’è di diverso? Ho imparato a non rovinare ciò che c’è di bello nella mia vita”.

Bonnie distolse lo sguardo ma annuì. Iniziava a vedere chiaro in quel discorso “Hai finalmente capito che c’è un lieto fine anche per te” asserì.

“Me ne sono reso conto da poco. Mi dispiace di averci messo così tanto”.

“E Gabby?” saltò su la ragazza.

“Gabby?”.

“Sì, Gabby!” ripeté indispettita “Era la tua accompagnatrice alla festa, ha vinto un appuntamento con te …”.

“Santo Cielo, streghetta, frena la fantasia” la interruppe “Volevo venire alla festa e vedere te, per quello ho accettato il suo invito. Non c’è mai stato nessun appuntamento; l’ho soggiogata perché se ne dimenticasse. Non provo alcun interesse verso di lei e non posso credere che tu stia facendo una scenata di gelosia” concluse ridacchiando.

“Non hai nemmeno bevuto il suo sangue?” premette sospettosa.

“Sono un vampiro, ho bisogno di sangue fresco. Quindi sì, in questi mesi mi sono nutrito di alcune ragazze, senza spingermi oltre. Sono ancora tutte in vita comunque. Ma no, non ho usato Gabby neanche per sangue. E se te lo stai chiedendo, tu sei l’ultima che ho toccato in quel senso”.

Bonnie si stese sull’erba e fissò il cielo in silenzio. La sua testa era in una gran confusione. Gli voleva parlare di molte cose, c’erano dei punti oscuri che dovevano essere chiariti; improvvisamente tutto era passato in secondo piano. Da quanto Damon era ricomparso, lei era stata piuttosto brava a tenere a bada i suoi sentimenti. Le era mancato, ma non aveva sentito il bisogno impellente di buttarsi tra le sue braccia. Qualcosa nella sua fermezza, ora, cominciava ad incrinarsi.

“Cosa hai sognato ieri notte?” le domandò il vampiro “Un altro incubo?”.

“Non hai frugato nella mia testa per controllare?” replicò Bonnie forse un po’ troppo acidamente.

“Non mi sembrava carino” considerò Damon “So che era qualcosa di brutto. Tremavi quando ti ho visto”.

“Era bello, invece” precisò lei “Ho sognato mia mamma, Monica. Non mi capitava da tanto tempo e mi hai lasciata un po’ scossa”.

“Mi hai detto di non voler più perdere nessuno” le ripeté “Includi anche me nella lista?” aggiunse con un mezzo sorriso.

“Non ti ho mai voluto perdere” ribatté la rossa “La prima volta è stato mio fratello a mandarmi via e la seconda te ne sei andato. Tra noi due, sei tu la mina vagante” gli fece notare. Allungò una mano fino a sfiorargli un ciuffo e glielo spostò delicatamente dagli occhi. Damon sussultò sorpreso dal gesto.

“C’è qualcosa di nuovo in te” sostenne Bonnie “Mi ostino ad ignorarlo ma è qui davanti a me. Credi davvero in tutto quello che mi hai detto e mi hai quasi convinto però … come faccio a sapere che non scoppierai di nuovo?” lasciò cadere la mano lungo il suo fianco e ritornò a guardare il cielo.

“Suppongo che mi dovrai concedere un po’ di fiducia; le cose si sistemeranno con il tempo. So che non è molto” abbassò il capo quasi a scusarsi “Te lo ripeto: non sarei mai tornato se non fossi stato sicuro che questo è il mio posto. Solo qui posso trovare la mia pace, la mia felicità”.

Bonnie si sarebbe aspettata che almeno una piccola parte del suo corpo le urlasse di mollarlo lì, di tagliarlo fuori dalla sua vita per sempre; invece ogni singola fibra era concentrata su un grandissimo ‘sì’. Adesso c’era solo da trovare il coraggio di pronunciarlo.

“Penso che prima tu debba sapere a cosa vai incontro, però” puntualizzò Damon.

“Che altro c’è?” chiese Bonnie preoccupata.

“Ricordi l’ultima notte che abbiamo passato insieme prima che tu scappassi per consegnarti a Klaus?” nel suo tono persisteva ancora una traccia evidente di rimprovero “Ti avevo proposto di scambiare il sangue. Nemmeno io so cosa ci sia dentro di me; sto cercando di capirlo, a fatica, ma non potrei dare una risposta certa. Probabilmente ci sono parti di me che non ti piacerebbero. Vorrei che le vedessi con i tuoi occhi”.

“Devo bere il tuo sangue?” domandò Bonnie un po’ incerta.

“Non ora” la tranquillizzò Damon “E’ qualcosa su cui devi riflettere bene. Sono sempre io, Sissi, sono sempre un gran casinista. Non ti biasimerei se rifiutassi di affrontare tutto il marcio che c’è in me”.

“Adesso” decise lei “Voglio farlo adesso. Hai ragione: dobbiamo partire con il piede giusto questa volta; niente segreti, totale sincerità”.

Magari riuscirò anche a dimostrarti che non c’è niente che non va in te. Pensò.

Damon acconsentì. La prese per la vita e se la portò sulle ginocchia “Ti devo avvisare che sarà una cosa molto intima: avrai libero accesso alla mia mente e io alla tua e … beh, ci sarà del contatto fisico. Se non vuoi …”.

“Non m’importa” protestò Bonnie. In realtà, l’idea di condividere un momento molto intimo con lui non la disturbava affatto.

I canini di Damon si allungarono e andarono a tagliare la pelle del suo polso.

“Piccoli sorsi, okay? Non t’ingozzare” scherzò.

La ragazza si portò lentamente la ferita alla bocca; dopo averla osservata con un’espressione poco convita, premette le labbra sul sangue.

Non era il suo sapore preferito ma c’era di peggio al mondo. Deglutì con delicatezza, quasi per paura di fargli male. Passato qualche secondo, iniziò ad imbronciarsi: non sentiva praticamente nulla, nessun piacere, nessun tipo di connessione.

I sensi del vampiro erano, al contrario, completamente all’erta. Si trattava di un appagamento che non poteva essere percepito da un umano, non senza un aiuto. Damon le accarezzò i capelli fino a spostarglieli di lato, scoprendo la pelle del collo. La vezzeggiò prima con la punta del naso poi con dei lievi baci, infine la morse, mentre le sue braccia la intrappolavano contro al suo corpo.

Una scarica di brividi fece tremare la piccola rossa. Era giunto anche per lei il momento di provare qualcosa. Si dimenticò di tutta la premura che aveva usato qualche momento prima e si avventò sul taglio aperto, colta da un’improvvisa assuefazione. Ne voleva di più, molto di più.

I suoni di apprezzamento che percorrevano la gola di Damon non facevano altro che mandarla ancor più su di giri.

Di colpo venne investita da una luce bianca, fortissima. Chiuse gli occhi s’istinto. Quando li riaprì, si trovò sola. Era finita in un luogo che non riusciva a riconoscere. Per un attimo il panico s’impossessò di lei.

Poi una voce alle sue spalle parlò.

“Ti conosco?”.

Bonnie si girò trovandosi di fronte un bambino: pallido, occhi neri, capelli scuri. Le ricordava qualcuno. Ma chi?

I suoi polsi erano incatenati.

“Chi ti ha fatto questo?” si affannò inginocchiandosi davanti al piccolo.

Lui” rispose quello “Non vuole che me ne vada in giro”.

“Lui chi è?”.

“Tu chi sei?” le girò la domanda.

“Mi chiamo Bonnie”.

Il volto del bambino s’illuminò di un sorriso “Lui parla spesso di te, anche se non se ne rende conto. Lui è felice con te”.

Bonnie diventava ad ogni minuto sempre più confusa.

“Grazie per avergli dato una seconda possibilità” proseguì il bambino “Da quando ti conosce, l’atmosfera quaggiù è più allegra. Le catene si sono quasi rotte del tutto. Tra poco sarò libero di volare via”.

A quel punto Bonnie comprese. Gli prese il volto tra le dita “Damon?”.

“Mi chiamavano così una volta” confermò l’altro “Occupati di lui, va bene?” la pregò “Anche se non è facile, occupati di lui. Ti vuole bene”.

La rossa annuì con forza e si asciugò gli occhi “Lo farò”.

Avvertì qualcosa tirarla via da quel mondo praticamente inesplorato e venne riportata di colpo alla realtà. Si staccò bruscamente dal polso del vampiro.

Damon abbandonò la presa sul suo collo e si tirò indietro allarmato. Tolse le mani dai suoi fianchi per non turbarla.

“E’ così brutto?” sussurrò mortificato e intimorito da ciò che Bonnie poteva aver visto. Si era giocato con le sue mani l’ultima chance si riaverla?

La rossa portò l’attenzione su di lui “No” mormorò scuotendo la testa; posò le sue mani sulle guance del vampiro così come aveva fatto con il bambino “No” ripeté con voce un pelo più alta.

Le loro fronti si toccarono. Bonnie sorrideva mentre le sue mani scendevano ad accarezzargli le spalle.

Damon era impietrito. Credeva che si fosse trovata faccia a faccia con il suo lato malvagio e sadico, per questo non capiva il suo comportamento affettuoso e comprensivo. Lei invece aveva scoperto la sua parte più ingenua e innocente, la parte che racchiudeva i suoi buoni sentimenti e la sua purezza. Non aveva bisogno di ulteriori prove sulla sua sincerità.

“Mi sei mancato” disse spingendosi verso di lui con tutto il corpo. Il bacio che seguì fu dei uno più naturali e agognati che avessero mai condiviso.

Si strinsero talmente tanto da farsi male ma non vi badarono. Bonnie strisciò sul suo torace, premendo sulle sue spalle e per poco non caddero sul prato.

“Ti amo” sospirò tra un bacio e l’altro Damon.

“Ripetilo” lo supplicò la strega.

“Ti amo”.

“Ancora”.

“Ti amo” questo venne accompagnato da un ansito di desiderio scosse entrambi. Si divisero, a malincuore, per evitare di mettere in scena un sexy show nel giardino della confraternita.

“Portami a casa, Damon” fu l’ultima richiesta di Bonnie.

 

Rientrarono al Pensionato la sera successiva. L’ambiente era buio e freddo, chiaramente disabitato da tempo. La ragazza non ci aveva messo più piede da quando era partita per il college.

“Qualcuno si è occupato di questo posto?” sbottò Damon posando a terra le valigie.

“Stefan è tornato qualche volta per dare una controllata”.

“Spero vivamente che funzioni l’acqua calda” e con un balzo raggiunse la scala.

Tipico di Damon: spariva per un anno e pretendeva che fosse tutto pronto e in ordine per il suo ritorno.

Bonnie lo seguì più lentamente trascinandosi dietro il suo borsone. Si fermò al primo piano davanti alla sua stanza.

Accese la luce e tirò le tende aprendo la finestra almeno per cambiare l’aria. Vedere la sua cameretta così dismessa e trascurata le provocò un moto di tristezza. I mobili erano leggermente impolverati e spogli. Erano rimasti solo i suoi giochi da bambina e alcuni vestiti che non aveva portato al campus.

Bisognava trovare una soluzione per gli anni seguenti. Non poteva lasciare che il Pensionato perdesse tutta la sua bellezza solo perché lei non aveva trovato il tempo di passare almeno un weekend nella villa. Quella era casa sua, dopotutto.

“Qual è il verdetto? La caldaia funziona ancora?” chiese avviandosi in camera di Damon. Si stese sul letto e osservò il vampiro controllare il rubinetto del suo enorme bagno.

“Sembra di sì” confermò lui “Il che mi fa venire in mente che sarebbe ora di una bella doccia; vuoi unirti?”.

“Potremmo lavarci …” suppose Bonnie “O potremmo usare questo” propose indicando il materasso su cui era stesa.

“Forse è più comodo” concordò Damon.

La rossa si tirò leggermente indietro e aprì le gambe per fargli spazio. Nel giro di un giorno le sue prospettive erano decisamente cambiate, in meglio. Qualcuno forse l’avrebbe considerata debole e sciocca per esserci ricascata così in fretta, ma Bonnie non sentiva di aver fatto la cosa sbagliata. Non c’era un momento giusto per cedere; avrebbe potuto impuntarsi, ottenendo l’unico risultato di allontanarlo. Avevano già perso un’infinità di tempo ed entrambi sapevano che sarebbero finiti di nuovo insieme; perché temporeggiare?

“Aspetta … aspetta” boccheggiò Damon interrompendo il loro bacio “C’è un’ultima cosa che ti devo dire riguardo sai … a quella questione sulla fiducia”.

“Damon, io …” provò ad interromperlo la strega senza successo.

“Sì, lo so, lo so! La metafora del bambino come simbolo dei miei sentimenti è molto poetica, ma non basta. Hai bisogno di una prova più concreta”.

Non le serviva nessuna conferma, invece. Bonnie lo aveva visto; aveva visto cosa c’era dentro di lui. Il piccolo Damon le aveva dato il suo cuore, senza esitazione, le aveva chiesto di prendersene cura. E sebbene si trattasse di un gesto bellissimo e nel contempo rischioso, lei aveva scelto di donargli il suo in cambio.

C’era altro da aggiungere?

“Ho pensato ad un patto di sangue” annunciò il vampiro. Fu come sganciare una bomba.

Bonnie saltò indietro e lo guardò sbalordita “Ma sei impazzito?” lo sgridò “Lo sai che succede se si rompe un patto di sangue?”.

“E’ proprio quello il punto!”.

“Io non ti voglio morto!” si oppose Bonnie “Devi rimanere con me perché lo vuoi e non per paura di morire”.

“Non ho paura di morire” specificò Damon “Ho paura di perdere te. Lo sto facendo per dimostrarti che sono sicuro delle mia scelta. Non voglio che tu stia sempre in ansia, non voglio darti insicurezze. Capiterà che litigheremo e capiterà che me ne andrò per sbollire la rabbia, non voglio che tu stia a tormentarti nel terrore che io non torni più indietro”.

“E’ una cosa vincolante. Non posso legarti a me in questo modo, non posso toglierti la possibilità di decidere della tua vita. Credo in quello che mi hai detto, credo nella tua sincerità. So che non mi abbandonerai ancora; ma anche se dovesse accadere, anche se ti dovessi innamorare di qualcun’altra, non potrei mai condannarti a rimanere con me per colpa di un patto”.

“Tornerò sempre da te, Bonnie, con o senza patto” affermò il vampiro “Non dubitare mai che i miei sentimenti possano essere influenzati da qualcosa che non sia il mio cuore. Non voglio ferirti mai più”.

“Mi basta questo” s’intestardì la giovane “Ho parlato con la tua parte più nascosta, so che non mi faresti del male di proposito”.

“Se mi credi, allora, fidati di me ancora una volta” la pregò “Non mi stai costringendo a fare niente; è una mia decisione. Ti appartengo e questa ne è la dimostrazione”.

Prese la mano di Bonnie e se la portò alla bocca; graffiò gentilmente la sua pelle in modo che uscisse qualche goccia di sangue. Poi ripeté la stessa operazione con la sua.

“Stringi la mia mano” le ordinò dolcemente. Intrecciarono le dita e il loro sangue si fuse pronto a compiere la magia.

“Damon” cercò di fermarlo un’ultima volta la ragazza.

“Non ti farò più soffrire, Sissi, e soprattutto non ti lascerò mai. Sono tuo e questa è una cosa che non cambierà mai”.

“Damon”.

“Lo giuro”. Ora non poteva più tirarsi indietro. Se mai avesse violato i termini, sarebbe morto ma il vampiro nemmeno la considerava come un’opzione. Era certo delle sue parole, delle sue intenzioni.

Fece per ritirare la mano ma Bonnie aumentò la presa e glielo impedì.

“Anche io sono tua” aggiunse “E mi riservo la clausola di rompere il patto qualora non ci siano più le condizioni per ritenerlo valido” sentenziò. Sciolse le loro mani e guardò il vampiro dritto negli occhi “Mi hai appena offerto la tua vita” gli disse “Questo patto non deve incombere su di noi come una condanna; preferirei vederlo come una promessa”.

“Io non rompo mai le mie promesse”.

“Lo so; ti credo” gli sorrise “Sappi comunque che per te c’è una via d’uscita; dobbiamo essere liberi di scegliere ogni giorno se rimanere insieme o no”.

“Sei la donna più testarda che io abbia mai conosciuto” sbuffò giocherellando con una ciocca dei suoi capelli infuocati “Mi lascerai mai fare qualcosa di carino per te senza ricambiare il favore?” chiese sarcastico.

Bonnie si morse un labbro “Avrei un paio d’idee in effetti”.

Damon sogghignò “Se implicano i nostri corpi nudi, sono a tua disposizione”.

Ritornarono a baciarsi, affamati e sognanti, desiderosi di sentirsi uniti dopo tanto tempo passati separati.

La maglia del vampiro fu il primo degli indumenti ad essere sacrificato, seguito subito dalla canotta di Bonnie.

Damon scese a lambirle il collo e la pelle attorno al reggiseno e ancora giù per tutto il suo ventre fino all’ombelico. La rossa stiracchiò le braccia sopra la testa e chiuse gli occhi. Le mani di lui le slacciarono il bottone dei pantaloni e toccarono la zip.

“Bonnie, sono a casa!” urlò una voce dal piano di sotto.

I due sul letto gelarono. Damon alzò malvolentieri la testa abbandonando il calore del corpo della sua streghetta e guardò incredulo la porta.

“Dimmi che era un’allucinazione” sperò.

“Temo di no”.

“Che cazzo ci fa qui?” sbraitò incredulo.

“Gli avevo detto che sarei tornata nel weekend. Forse non voleva lasciarmi a casa da sola” ipotizzò Bonnie.

“Non l’hai avvertito che c’ero anche io?”.

“No” confessò lei colpevole “Non volevo che tornasse prima del tempo e ti prendesse a calci”.

“Gran bel piano, Sissi” borbottò Damon “Sei riuscita a farlo tornare comunque prima del tempo”.

“Bonnie, ci sei?” la chiamò una seconda voce.

“O mio Dio, c’è pure la sua dolce metà” piagnucolò il vampiro “E’ una congiura?”.

“Dovremo scendere a salutarli” suggerì Bonnie.

“Oppure potresti lanciare un incantesimo su quella porta e sigillarla per tre giorni” fu l’alternativa più allentate di Damon.

“Non vedi tuo fratello da un anno” gli ricordò lei “Io e te abbiamo aspettato fino adesso; un paio d’ore in più non ci uccideranno. Hai detto che avevi un’eternità per aspettarmi”.

Damon allargò le braccia sconfitto e si lasciò cadere pesantemente sul materasso “Sapevo che prima o poi questa storia dell’immortalità mi si sarebbe rivoltata contro” si lamentò.

“Non essere così tragico” scherzò Bonnie “Un saluto veloce, al massimo una cena insieme. Poi possiamo spendere tutta la notte a parlare. Abbiamo parlato tanto in queste ultime settimana; mi piace come cosa” lo stuzzicò solleticandogli una spalla. Lo avrebbe mandato fuori di matto.

Damon sbiancò “Avrà mai un termine quest’astinenza?” soffiò esasperato.

Bonnie gli tirò un leggero schiaffo sul braccio e rotolò fino ad appoggiare la testa sul suo petto. Il vampiro la cullò dolcemente. Si ritrovò a sorridere come un ebete, felice e appagato. Completo e amato. Avrebbe lottato con le unghie e con i denti per difendere quella magnifica sensazione.

La streghetta poggiò il mento sul suo sterno e si soffermò sul suo profilo. Rimasero a lungo in quella posizione: gli sguardi incatenati e le dita intrecciate.

Finalmente erano a casa, insieme.

 

“I dare you to let me be  your one and only,
Promise I’m worth it,
To hold in your arms,
So come on and give me a chance
To prove I am the one who can walk that mile,
Until the end starts”.

 

Il mio spazio:

Ed eccoci alla fine.

Pensavo che sarei stata contenta una volta conclusa questa storia e invece mi ritrovo triste.

Il primo capitolo è stato pubblicato più di due anni fa e ammetto che non avrei mai immaginato di riuscire a completarla.

Sul mio profilo ci sono un paio di storie incomplete, sul mio computer ce ne sono molte altre. È assurdo che io sia riuscita ad arrivare fin qui.

Questa storia mi ha lasciato tanto e mi ha insegnato tanto. Non scrivo solo per piacere ma anche per sfogo e qui mi sono sfogata parecchio; mi fa davvero strano aver messo la parola fine.

Sono affezionata ad Ashes&Wine e ne sono anche orgogliosa. Mi sono resa conto di poter portare avanti un progetto lungo, cosa di cui non mi credevo capace fino a qualche tempo fa. Ero convinta di essere affetta da un inevitabile e cronico calo dell’ispirazione; ora sono più sicura.

E’ innegabile il contributo che mi avete dato anche tutte voi; il numero delle letture, dei preferiti, seguiti e ricordati e i vostri commenti mi hanno davvero aiutato ad impegnarmi; il merito è anche vostro.

Vi ringrazio di cuore. Il vostro supporto è stato toccante e prezioso.

Questa storia quindi si è conclusa con il lieto fine (dopo 42 capitoli mi sembrava il minimo); spero che siate soddisfatte dell’epilogo. Non ne avevo mai scritto uno e mi sono accorto che è veramente difficile elaborare un finale.

Ho volutamente sorvolato sulla questione “vampirismo”. Bonnie ha solo diciannove anni, è giovanissima. Lei e Damon avranno tutto il tempo del mondo per parlare di un’eventuale trasformazione.

A me Bonnie piace umana, perciò, per quanto mi riguarda, in futuro riuscirà a trovare un incantesimo che la mantenga giovane e bella per l’eternità. Ognuna di voi può scegliere la soluzione che preferisce. Questo punto è totalmente aperto.

Comunque non vi libererete di me: ci vediamo settimana prossima con il quinto capitolo di Crazy Little Thing Called Love!.

Ora i ringraziamenti speciali:

-      Bumbuni per aver creato il bellissimo banner che vedete all’inizio del capitolo.

-      meiousetsuna per avermi sempre incitato e supportato, per tutto l’incoraggiamento!

 

La canzone s’intitola “One and only” ed è di Adele.

 

 

Grazie ancora di cuore! Spero che sia stata una lettura piacevole per tutti.

Un bacio,

Fran;)

  
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