Allora,
per
prima cosa, voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno letto. Quando
scrissi
i primi capitoli, non pensavo che la fic sarebbe durata così
tanto. Più volte
sono stata presa dalla tentazione di accorciare qualcosa ma ho
resistito. La
trama aveva bisogno dei suoi tempi ed io non volevo affrettare le cose.
I
personaggi
si sono evoluti nel tempo, come desideravo, con le loro debolezze ed i
loro
problemi. Madame ha
affrontato tutti i
suoi problemi, sistemando le cose con suo marito.
Ed ora
vi
lascio questo capitolo.
LETTERA
DI MARIE ALLA BADESSA
Reverenda
Madre del convento di **
immagino
che
la mia lettera vi stupisca. Persino io stento a credere a quello che
sto
facendo...Scrivervi una lettera!
Ebbene,
malgrado la cosa sia abbastanza bizzarra, sento il dovere di informarvi
a
proposito della mia decisione, anche se credo che voi lo abbiate sempre
saputo,
nel momento in cui mi avete dato il permesso di seguire Madame.
Vi
comunico
che non è assolutamente mia intenzione prendere i voti,
né ora né, di certo, in
futuro.
Un
tempo, mi
avete detto che cos'altro avrei mai potuto fare, date le mie origini
oscure.
Ripensandoci,
non saprei davvero darvi una risposta.
So
perfettamente che la mia condizione mi ha sempre portato disgrazie, al
punto da
credere di non essere più in grado di poter migliorare il
mio stato in alcun modo.
Ho
finito con
il credere di non meritare assolutamente niente delle cose belle di
questo
mondo...ed ora, alla luce di quanto ho vissuto, non posso fare a meno
di
riconoscere quanto sia sbagliato questo modo di pensare.
La
verità,
Reverenda Madre, è che nessuna delle persone che erano
presenti nel convento,
era libera di scegliere quanto me.
Io non
avevo
niente, abbastanza forte da frenarmi, ma ero troppo debole per credere
a
questo. Seguire Madame è stata la mia fortuna. Con lei, ho
scoperto di valere
molto di più di quanto credevo.
Ho
conosciuto
altre persone ed ora posso dire di essere felice.
Aspetto
un
bambino, sapete?
Un
bambino
che nascerà tra un paio di mesi.
Suo
padre mi
ha chiesto di sposarlo ed io ho accettato. Diventerò sua
moglie dopo averlo
dato al mondo, in modo che la mia salute non ne risenta...immagino che
a questo
punto storcerete il naso e mi guarderete male. Mi darete della
svergognata,
condendo il tutto con parole piene di biasimo.
A me,
in
tutta franchezza, non mi importa molto del vostro sconcerto.
Ho
imparato
che ho le forze necessarie per proteggere questa nuova vita e,
comunque, dopo
tutto quello che ho passato, dubito fortemente di non essere capace di
farmi
scudo e fortezza per questo bambino.
Non
temo la
solitudine, avendola sperimentata in tutta la mia vita. Ho gambe
abbastanza
forti da poter avanzare in questo mondo a testa alta.
L'uomo
che
amo mi sposerà.
E'una
persona
onesta e gentile.
Non gli
ho
nascosto niente e, se ancora mi tiene in simile considerazione, allora
vuol
dire che valgo qualcosa, anche se sono povera e orfana.
In
conclusione, Reverenda Madre, ritengo di essere una persona
più soddisfatta e
serena, in questo momento. Vi ringrazio per non avermi cacciato in
passato e
per avermi permesso di seguire questa dama tanto gentile.
Arrivederci
Marie
Chevalier
forse
De
Soisson
Marie
posò la penna e, perplessa, guardò la carta che
aveva vergato d'inchiostro.
Ancora non si capacitava del fatto di aver scritto una lettera del
genere ma,
alla fine, dopo tanto pensare, aveva ritenuto giusto farle sapere dove
fosse.
Un
leggero ronfare raggiungeva le sue orecchie...sorrise divertita,
scuotendo il
capo. Alain continuava a dormire, avvolto tra le lenzuola.
Come
biasimarlo?
fu il pensiero imbarazzato della donna.
Da
quando era tornato, aveva preteso di rimanere sempre con lei, senza mai
lasciare il suo fianco. Anche quella notte aveva preteso di dormire con
lei,
malgrado non fossero uniti in matrimonio.
La
luce dell'alba illuminava la stanza che ora divideva con lui, dopo mesi
di
solitudine. Marie socchiuse lo sguardo, mentre si avvolgeva il corpo
con la
vestaglia di lana pesante.
Il
vento dell'oceano era fresco ed umido ma non le dispiaceva.
Istintivamente,
si accarezzò il ventre che tendeva sulla stoffa.
Quel
posto era tranquillo e sereno, lontano dal trambusto che aveva
sperimentato a
Parigi. Avrebbe vissuto tranquilla lì, insieme al suo
bambino e ad Alain. Un
sorriso le nacque spontaneo. Doveva ammettere che era stato di parola.
Non era
da tutti, prendersi le responsabilità in quel modo.
Sì,
piccolo,
credo che il tuo testardo papà sia davvero in gamba pensò
nostalgica.
Madame
era tornata a casa della figlia, insieme a suo marito.
L'aveva
vista spuntare un giorno, sulla
porta
della casetta circondata dai muri a secco. A quel pensiero si morse il
labbro.
Non
aveva mai prestato molta attenzione al consorte di Madame.
Le
era sembrato un tipo alquanto austero ma non ne era troppo stupita. La
dama le
aveva detto che era stato un pezzo grosso dell'esercito per cui...
Marie
sbadigliò sonoramente.
Aveva
ancora sonno ma l'esserino che aveva nella pancia aveva cominciato a
muoversi e
lei, dopo tanto tentennare, aveva deciso di non tornare a letto, come
se fosse
in attesa di qualcosa.
Erano
diversi giorni che si sentiva irrequieta ma non riusciva a spiegarsene
la
ragione. Mancavano almeno un paio di mesi, stando alle parole del
medico, ma la
giovane continuava a percepire, almeno sottopelle una sottile e
bizzarra
frenesia.
Le
cose stavano andando benissimo.
Madame
aveva fatto pace con il generale.
Erin
pareva aver trovato un posto dove stare al maniero di quel cortese
nobile che
lei stessa aveva pescato dalla Senna.
I
coniugi Chatelet erano ritornati insieme.
Tutto
stava andando come doveva...e lei, in modo quasi bizzarro, non era per
nulla
abituata a questo genere di cose. Chissà
che dirà la madre superiora, se venisse a sapere come vivo?
le venne da
pensare.
-Marie-
fece la voce dell'uomo che riposava nella sua stanza.
Lei
si girò, vedendo Alain che se ne stava adagiato tra le
coltri con la testa sul
mento.
-Ti
sei svegliato- disse, passandosi una mano tra i capelli.
Lo
vide aggrottare la fronte. -Tu perché non dormi?- le aveva
domandato, con
un'espressione ancora assonnata.
-Non
ci riuscivo- rispose lei- e così ho pensato di scrivere una
lettera alla madre
superiora per informarla sulle mie condizioni.-
Alain
inarcò la fronte.
Marie
abbassò il capo. -Forse può sembrare strano il
mio modo di fare- fece incerta -
ma ho passato più di dieci anni della mia vita presso quel
convento e, anche se
non ci sono stata molto bene, non posso negare che ho avuto un tetto
sopra la
testa e che nessuno mi ha mai cacciato di lì. Non so come
spiegarlo ma...-
-E'come
una casa?- chiese lui.
Marie
annuì.
De
Soisson si alzò dal letto.
-Ma
non hai detto che quei gufi non ti piacevano?- fece con la sua solita
irriverente.
-Alain!-
esclamò piccata.
-Massì-
continuò questi imperterrito- aggiungi anche a quei gufi
spennacchiati che ti
hanno gentilmente ospitato in quel posto bigio che il sottoscritto,
Alain De
Soisson, un esimio esemplare della plebe parigina, il timore dei
gaglioffi, il
sogno proibito di ogni femmina dotata di un minimo di senno...-
-E
anche modesto, tra l'altro- commentò lei, scuotendo il capo.
Con
un sorriso malandrino, le cinse la vita, costringendola ad avvicinarsi
al suo
torace. Lei lo lasciò fare, non senza guardare preoccupata
quel braccio. Per
qualche strano motivo, aveva l'impressione che qualsiasi cosa potesse
comprimere la sua enorme pancia, facendo così del male al
bambino. Un'idea
assolutamente sciocca ma difficile da combattere, soprattutto
perché il padre
aveva un corpo quanto mai massiccio.
Marie
deglutì nervosamente, imponendosi di mantenere un minimo di
contegno.
-Io
dico solo la verità- disse lui, gonfiandosi come un
tacchino- sono il re della
sincerità.-
A
quelle parole, la signorina Chevalier scoppiò in una
profonda e incontrollabile
risata. -Sarà come dici- disse, fissandolo divertita- ma non
mi pare un grande
affare.-
La
presa si irrigidì improvvisamente.
-Ah,
no? Signorina ancora per poco Chevalier, questa me la paghi!-
esclamò, prima di
cominciare a farle il solletico.
Marie
provò a divincolarsi da quella presa ma Alain prevedeva
sempre le sue mosse,
impedendole di scappare. Le sue risate cominciarono ben presto a
riempire la
stanza, fino a mozzarle il respiro.
-Non
ho mai detto che intendo sposarti!-esclamò tra un singulto e
l'altro. Alain
intensificò il solletico, facendo ridere maggiormente la
donna che, invano,
tentò di divincolarsi.
-Oh
sì che lo farai- le bisbigliò all'orecchio- tu ed
io in quella bella chiesetta
sull'isola, vestiti di tutto punto, davanti a quel simpatico prete che
c'è a
Brehan...-
-Assolutamente
no!- esclamò la giovane - Io non intendo sposarmi con questo
pancione. Hai
detto che avresti riconosciuto il bambino in qualsiasi momento per cui
puoi
benissimo aspettare.-
Alain
inarcò la fronte.
Il
ragionamento non faceva una grinza. - E va bene- disse - facciamo come
dici. Tu
scarichi questo benedetto pargolo e poi ci sposiamo...senza se e senza
ma.-
Marie
si immobilizzò, colpita dalla risolutezza delle sue parole.
Non l'avrebbe
abbandonata, glielo aveva detto più volte. -Comunque- fece,
frenando l'emozione
che quel pensiero le suscitava- voglio far sapere alla madre superiora
cosa sto
facendo.-
-Fa'pure
ma dille anche che ora la signorina Chevalier è del signor
De Soisson e che dovranno
passare secoli, prima che pensi anche solo lontanamente di mettersi un
velo
sulla testa!- disse, prima di affondare la testa nel suo collo.
La
donna lasciò cadere la penna, colta alla sprovvista da
quella mossa. Poi, senza
nemmeno pensare, si mise ad accarezzare la testa del moro...sentendosi
a casa, per
la prima volta in vita sua. Dopo tanto tempo, cominciò a
fantasticare sulla
famiglia che avrebbe avuto, sui bambini che lei avrebbe stretto tra le
braccia
e su un marito solido, che la faceva sentire viva in ogni cosa che
faceva...e
sorrise, felice di questo pensiero.
Una
volta tanto, quelle fantasie non erano tanto lontane dal vero.
La
famiglia che aveva sognato da bambina ora poteva realizzarsi.
Istintivamente,
presa da questo pensiero, si staccò un momento da Alain. Lui
la guardò
interrogativo, prima di immobilizzarsi, non appena sentì le
labbra di Marie
posarsi sulle sue. Non ebbe nemmeno il tempo di chiudere gli occhi e fu
come
ricevere il primo bacio, quando non sai dove mettere le mani e sei
troppo
impacciato per capire cosa fare, nella paura di commettere qualche
fesseria.
-Grazie-
fece lei, staccandosi poco dopo.
-Per
cosa?- le chiese Alain, ancora imbambolato dalla mossa della donna.
Marie
sorrise.
-Per
il fatto che ci sei- continuò fissandolo con calore- e che
sei tu...per me.-
Ed ora
vado a
nascondermi. Non solo non aggiorno da un pezzetto ma addirittura vi
propino un
roba sdolcinata e stomachevole all'eccesso. Mi dispiace per gli
attacchi di
diabete che state avendo.
Non
volevo!!!
Ho finito da un paio di giorni uno degli esami che dovevo fare e per il
prossimo ho ancora un po'di tempo. Vorrei ringraziare tutti voi per
avermi
letto sinora. Fare la parte finale di questa fic è
complicato ma spero di non
fare delle schifezze. Grazie a tutti per aver letto anche questa roba.
Cicina.