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Autore: AsfodeloSpirito17662    22/02/2013    6 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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SEDICESIMO CAPITOLO


Well, the time it takes to know someone

It all can change before you know it's gone, for it's gone

So close your eyes and feel the way

I'm with you now believe there's nothing wrong, nothing wrong

You think that I wanna run and hide

I'll keep it all locked up inside but I just want you to find me

I'm not lost, I'm not lost, just undiscovered

(James Morrison, Undiscovered)


Blaise sedette sul divano, accanto a Neville. Il calore che proveniva dalle fiamme del camino lo fece sentire meglio ancora una volta. Erano rincasati circa mezz'ora prima e guardando l'orologio appeso al muro, il ragazzo constatò che erano le tre e mezza del mattino.

Erano rimasti al cimitero esattamente tre ore, ma gli era parso molto, molto di più. Aveva i muscoli del corpo intorpiditi dal freddo e dall'acqua che si era preso, sopratutto quelli delle braccia (che fino a quando non era crollato, avevano stretto Mathias senza sosta).

Aveva dato a Neville degli asciugamani ed una coperta; stava per domandargli anche se avesse voluto farsi una doccia ma non l'aveva fatto. Sarebbe stato troppo strano.

I capelli umidi del Grifondoro erano stati frizionati dal panno asciutto, che ora pendeva intorno al suo collo. Si stringeva nella coperta che gli era stata data, mantenendosi vicino il fuoco affinché le ossa si riscaldassero come la pelle. Aveva asciugato i vestiti con un incantesimo, ma non ce n'era uno per scacciare anche il freddo. Si erano beccati un bell'acquazzone, entrambi.

Il riverbero delle fiamme illuminava il volto dei due giovani maghi che, poco a poco, iniziarono a scrutarsi a vicenda, ma in silenzio. Nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quella vigilia, per svariate ragioni.


"Sta dormendo" soffiò piano, Blaise, la voce cullata dal crepitio delle fiamme.


Neville annuì piano, socchiudendo gli occhi.


"Credo gli stia salendo la febbre. Non ne sono molto sicuro, non... non ho mai avuto a che fare con queste cose ma... credo che avrei dovuto... non lo so, prevederlo. Voglio dire, dopo tutta quell'acqua, la febbre mi sembra il minimo"

"Non avresti dovuto fare niente di più di quello che hai fatto, Blaise" abbozzò un sorriso stanco, i capelli arruffati intorno al volto dalle linee morbide.

"Davvero?" fu sarcastico, ma solo contro se stesso.

"Davvero. Anche se tu non lo pensi, l'hai aiutato. Mathias non dimenticherà questa serata, ti puoi fidare"


Blaise affondò il volto nelle mani, sospirando profondamente. Adesso che si era seduto, cominciava ad accusare anche lui una notevole stanchezza.


"Cosa faccio se si ammala sul serio?" le parole vennero in parte soffocate dai palmi che premevano sulla bocca.

"Abbiamo tutti avuto la febbre, Blaise"

"Io solo quando ero bambino e non ricordo come venivo curato. Facevano tutto gli elfi"

"Potresti preparare una pozione" Neville parlava in modo placido ed un po' roco, le palpebre socchiuse sugli occhi, la pelle del volto illuminata di una morbida luce arancione, quella delle fiamme.

"Non ho mai fatto pozioni di questo genere e non conosco gli ingredienti, anche se posso avere un'idea di cosa utilizzare..."

"Li conosco io. Ma devo andare a casa a recuperarli, al massimo te li faccio recapitare dal mio gufo"


Blaise tolse le mani dal viso ed inchiodò Neville con uno sguardo oscuro. Il Grifondoro vide delle ombre passare sul volto dell'altro e corrugò la fronte, avvertendo improvvisamente un certo disagio.


"Resta"


Sfarfallò le ciglia, credendo di aver capito male. Non che il Serpeverde avesse tentennato nel fare quella richiesta, anzi... del resto, non sarebbe stato nella sua natura; tuttavia Neville aveva percepito una sorta di insicurezza nella voce. Ma forse era stata solo una sua impressione.

In realtà, nemmeno Blaise sapeva cosa diavolo stava facendo o cosa gli fosse passato per la testa. Ma se avesse detto che la bocca s'era mossa prima del cervello, avrebbe mentito. Era arrivato il momento della resa dei conti e pure le pietre sapevano che quando lui prendeva una decisione, non c'era verso di farlo tornare indietro.


"Cosa?!" esclamò il Grifondoro, con aria quasi tramortita.

"Perché devi mandare il tuo gufo per farmi avere degli ingredienti?" Blaise era rimasto immobile, con le mani sospese a pochi centimetri dal volto, la schiena ancora piegata in avanti ed i gomiti poggiati sulle ginocchia.

"No, non deve essere per forza così, l'ho detto solo perché pensavo di-"

"Pensavi che tornare qui non sarebbe stato così facile, no?" il suo tono fu un po' sprezzante.

"Ma che diavolo dici?!"

"E' così quando devi rendere conto a qualcuno oltre te stesso, lo capisco"

"Blaise, se non avessi passato tutto il tempo con te potrei pensare che hai bevuto" Neville allentò la presa sulla coperta e sgranò gli occhi, completamente nel pallone. Non aveva idea di cosa stesse passando per la mente del Serpeverde. Neanche la più vaga.

"Lo so che c'è" insisté l'altro, perso in una consapevolezza tutta sua che il Grifondoro non riusciva ad afferrare.

"C'è cosa? Non guardarmi così, non riesco a capire cosa ti sta facendo arrabbiare!"

"Non sono arrabbiato!"

"No certo, ed io ho rinunciato alla carriera di cercatore per fare l'erbologo!" Neville schioccò seccamente la lingua contro il palato, ben lungi dall'essere ancora quel ragazzino che invece di rispondere a tono si impappinava nelle sue stesse parole.

"Non. Sono. Arrabbiato" scandì Blaise, guardandolo con estrema convinzione (la sua). Ma l'altro non mollò la presa.

"Non provare a troncare il discorso proprio adesso, sei tu ad essertene uscito blaterando delle assurdità e non ti lascerò fare come tuo solito!"

"Come mio solito cosa?!"

"Cambi discorso come meglio credi o glissi finché quello con cui parli non si stufa di insistere e va oltre per disperazione!"

Blaise arcuò le sopracciglia con aria fintamente lusingata.

"Non credevo di saper indurre alla disperazione così facilmente"

"Lo stai facendo anche ora!"
"Che cosa?"

"Stai glissando!" Neville allargò le braccia con esasperazione, ma il gesto fu nascosto dalla coperta pesante che lo avvolgeva. Le guance avevano assunto una deliziosa tonalità accesa, ma la causa poteva anche essere il camino così vicino.

"Non è vero" dichiarò Blaise, con un tono che lasciava intendere la fine del discorso. Distolse lo sguardo e lo piantò sulle fiamme, incrociando le braccia contro il petto. Neville non poteva credere ai suoi occhi... stava davvero facendo l'infantile con lui?! L'aveva già visto assumere atteggiamenti che poco si sposavano con la sua indole così maledettamente razionale, ma mai con lui! Strinse brevemente le labbra e si intestardì ancora di più.

"Dimmelo!"

"Niente!"

"Blaise, dimmelo!"

"Non me lo ricordo!"

"Bugiardo, dimmelo adesso!"


Neville allungò una mano ed afferrò il polso del Serpeverde in un gesto del tutto istintivo, senza abbassare lo sguardo per un attimo, perché sapeva che perderlo di vista avrebbe dato a Blaise la possibilità di ideare un piano di fuga. Tuttavia, non si rivelò una mossa molto brillante.

Il Serpeverde tirò indietro il polso imprigionato dall'altro, sbilanciò Neville in avanti e quando gli fu praticamente addosso, con la mano libera racchiuse la parte bassa del suo volto, parlandogli praticamente sulle labbra con una stizza così gelida che il Grifondoro non si sarebbe mai aspettato.


"Perché due forchette?"


Forchette. Oh Dio, l'odore del bagnoschiuma di Blaise. Sapeva di pulito e gli faceva venire voglia di affondare la faccia nell'incavo del suo collo! Forchette. La pelle scura come il cioccolato, sembrava così morbida e liscia, così da morso! E se l'avesse morso? La faccenda era seria, perché voleva farlo. Voleva morderlo. Forchette. Sentiva il contatto delle dita che lo stringevano sulle mascelle, lasciare impronte ardenti; ognuna gli bruciava la pelle dove la falange affondava senza troppa irruenza, ma con decisione. Si era sempre chiesto come sarebbe stato stringere le mani di Blaise... ma se erano loro a stringere lui, andava bene comunque. Due forchette? E, dannazione, doveva smetterla di fissarlo così! D'accordo, forse era un ragazzo un po' timido ma non è che fosse immune a certe provocazioni, perché quella lo era! Lo era eccome! Perché Blaise doveva essere sempre così Blaise? Se l'era già chiesto un'altra volta, ma non aveva ancora trovato una risposta. Come sarebbe a dire due forchette? E comunque poteva anche smetterla di respirargli così vicino, con tutto il diavolo di caldo che faceva lì dentro, gli sembrava il caso di starsene così appiccicato? Coperta? E chi diamine aveva bisogno di una coperta? La allontanò malamente, con distrazione. Che c'entravano le forchette? Sì ma non andava per niente meglio. Era troppo vicino e gli sembrava di sentire caldo anche nelle orecchie. E non poteva strapparsi le orecchie, no? Anche perché non aveva le mani. Cioè, sì, le mani ce le aveva, ma stavano facendo altro. Tipo testare la muscolosità imbarazzante delle spalle di Blaise. Merlino benedetto, era stato uno scempio coprirle con la maglia del pigiama. Che diavolo gli era passato per la testa? Chi gli aveva detto che poteva vestirsi in casa sua? Erano solide però. E calde. E solide. E non avrebbe mai più usato delle forchette. Se le forchette lo facevano arrabbiare, fanculo le forchette! Le avrebbe bruciate tutte una volta tornato a casa, ed avrebbe riso nel mentre. Una risata malvagia. Cattiva. Oddio, perché indossava ancora la stupida maglietta dello stupido pigiama?


"Preferisci le bacchette cinesi?"


Blaise si avventò sulle labbra di Neville come avesse aspettato fino ad allora un semplice pretesto. Non fu gentile, fu piuttosto irruente, si impose su di lui come si imponeva sulla vita, gli morse il labbro inferiore soltanto con il fine di fargli schiudere la bocca e quando questo accadde, si infiltrò in quel calore pulsante con una lingua pretenziosa.

Neville registrò distrattamente le mani di Blaise che gli afferravano interamente il volto con decisione, perché il resto del suo cervello era intento ad imprimere la sensazione che si poteva avere nell'affondare le mani nei suoi capelli scuri.

Non c'era dolcezza, c'era la frenesia che entrambi avevano covato per giorni e che finalmente era stata liberata; non potranno quindi esserci parole romantiche per raccontare come fu esattamente quel bacio. Va descritto con schiettezza, perché anche quella ne faceva parte.

Le labbra di Blaise erano morbide e sembravano volerlo mangiare, dall'intensità e la mancanza di pudore con le quali divoravano la sua bocca.

Come non sarebbe dovuto esserci un maledetto domani.

Lo suggeva con impeto, lo esplorava, lo conosceva, lo voleva.

Neville mugugnò qualcosa di così poco importante che non vale neanche la pena riportare.

Come volesse rendere quel contatto ancora più intimo e sfrontato e profondo, Blaise si tese verso di lui, costringendolo ad indietreggiare finché non si ritrovò con le spalle costrette contro il divano.

Neville si accorse di averlo sopra di lui solamente quando avvertì le dita fredde del Serpeverde esplorare ciò che c'era oltre il bordo della maglietta; mugolò per la sorpresa, ma i suoi vaneggiamenti furono soffocati ancora una volta dalla bocca di Blaise che gli leccava le labbra, gli lasciava una scia di baci umidi sulla mascella e si avventava sul collo, potendo scoprire finalmente cosa si provava nell'affondare i denti in quella pelle così maledettamente candida che per notti l'aveva destato in un bagno di sudore, con un'allegria in corpo davvero inopportuna per essere solo le tre (o cinque) del mattino.

Neville arcuò la schiena quando un brivido incontrollabile lo attraversò lungo la spina dorsale fino a raggiungere l'inguine.

Blaise aveva perso il controllo e lo stava facendo perdere velocemente anche a lui.

In quello stesso istante, il Serpeverde ne approfittò per far scivolare entrambe le mani sotto la maglietta del Grifondoro, guidandole lungo la spina dorsale a saggiarne le vertebre con i polpastrelli. Oddio, Neville era così morbido e la sua bocca sapeva di qualcosa di dolce ed era così caldo e le guance rosse e lentigginose ed i capelli sulla fronte e l'incavo del suo collo e porco di quel Salazar eremita del cazzo.

Lo voleva lì, sul divano, in quell'istante.

Non ci stava capendo più un accidente! Il suo sapore, il suo odore, l'avevano mandato letteralmente al manicomio.

Non aveva mai perso il controllo così. Mai. Solo che in quel momento gliene sbattevano altamente le palle del maledetto controllo. Gli avrebbe strappato i vestiti di dosso e l'avrebbe preso come diavolo voleva lui.

Neville fece scorrere le mani sulle sue braccia, odiando a tal punto le maniche della maglia del pigiama che ringhiò frustrato.

La lingua di Blaise risalì lungo il suo collo, seguendo la scia di una vena sottile e raggiunse l'angolo che c'è tra la mascella e l'orecchio, mordendolo con leziosità.


"Adesso resti?"


La sua voce calda ed arrochita d'eccitazione gli accarezzò l'orecchio, provocando un intenso tremito che gli causò la pelle d'oca. Socchiuse gli occhi verso il soffitto bianco, le mani impegnate nell'intento di far sparire una volta per tutte quell'odiosissimo pigiama; schiuse le labbra ma la sensazione delle dita bollenti di Blaise che lo tenevano saldo per i fianchi, gli impediva di recuperare lucidità.


"Non volevo andarmene" mormorò, voltando la testa verso di lui, ritrovandosi a parlare contro la sua guancia liscia.

Il Serpeverde abbassò le palpebre, sentiva letteralmente il sospiro caldo di Neville rotolare sulla sua pelle. Le sue dita affondarono maggiormente nel mare soffice dei suoi fianchi; dovette inspirare profondamente, per evitare di voltarsi e ricominciare a brutalizzare quella bocca come aveva fatto fino a quel momento. C'era una cosa che doveva sapere, prima. Poi avrebbe continuato a molestarlo.


"Non ti importa di quello che lei potrebbe dire?" replicò, senza guardarlo. Una morsa d'acciaio lo afferrò per lo stomaco, ma non disse altro.

"Lei chi?"


Neville intrufolò una mano tra i loro corpi e cercò il contatto con il volto di Blaise. Gli sfiorò una guancia, ma lui non lo guardava, sentiva ancora il suo respiro vicino l'orecchio. Il suo tocco si fece più deciso, voleva vederlo, voleva capire una volta per tutte cosa diavolo gli passasse per la testa perché il germe di un dubbio si era insinuato nella comprensione di Neville e se veramente quel germe aveva ragione, doveva troncare quell'ipotesi sbagliata sul nascere. Doveva farlo subito.

Con gentile fermezza, costrinse Blaise a voltare la testa verso di lui e quello che vide nei suoi occhi fu incertezza.

Di nuovo, Neville non si sarebbe mai aspettato di vedere un sentimento del genere provenire proprio da un tipo come Blaise. Lui, il maniaco del controllo, il sempre composto mai casuale Zabini, quello machiavellico che otteneva solitamente con facilità ciò che voleva, quello dalla risposta sempre pronta che anelava ad avere l'ultima parola su tutto. Quel genere di persona che non poteva davvero essere insicura di qualcosa! E, francamente, non ci credeva neanche un po'. Non credeva che proprio lui, Paciock l'imbranato, potesse essere la causa di un simile fenomeno astrologico, astrofisico, fantascientificamente catastrofico. La fine del mondo era vicina e lui non ne aveva saputo niente?


"Blaise, ma fai sul serio?"


Il Serpeverde corrugò la fronte. Non si aspettava una risposta del genere. Sopratutto non se il tono che il Grifondoro aveva usato era da ma guarda te 'sto deficiente.


"No... no va bé!"


Iniziò a ridere come un ebete, cercando di soffocarsi da solo per non svegliare Mathias. Il fatto che Blaise lo stesse praticamente uccidendo con gli occhi non fece altro che aumentare il suo divertimento.

No, sul serio! Blaise non stava scherzando! Si schiaffò le mani sulla bocca, cercando di darsi una calmata, un contegno, perché era sicuro che Blaise gli avrebbe stretto le mani attorno alla gola per ucciderlo se avesse continuato a ridere così. Ma era più forte di lui, non ce la faceva proprio! Strinse gli occhi, la pancia che gli doleva per lo sforzo di essere il più silenzioso possibile.

Oh per Merlino, era geloso! Blaise era geloso di lui! Questa consapevolezza lo gasò tantissimo. Si sentì potente, invincibile ed anche fico, se propri vogliamo dirla tutta. Godric sacrosantissimo, aveva nutrito qualche speranza quando aveva ingegnato quel piccolo piano malvagio quasi due mesi prima, ma davvero, neanche nelle sue più rosee aspettative avrebbe sperato che finisse così! Blaise era geloso e lui se la stava godendo alla grande, stava gongolando come un porco e sapeva che avrebbe dovuto darci un taglio ma ogni tanto voleva pure gioire delle sue scarse vittorie! E quella era stata clamorosa! Merlino quanto si sentiva potente.

Dal canto suo il Serpeverde, innervosito da quella che aveva interpretato come un'umiliazione bella e buona, liberò il corpo del Grifondoro dal suo peso e si mise seduto sul divano il più distante possibile, assalito da un improvviso freddo. Di scatto, con movimenti stizziti che celavano una sorta di incazzatura profonda, sfilò la coperta da sotto il corpo di Neville e se la gettò addosso, senza lasciarne un pezzettino disponibile. L'avrebbe fatto morire di freddo quel maledetto fedifrago e poi l'avrebbe sepolto in giardino a ci avrebbe fatto crescere sopra un albero di banane. Iniziò a vagliare tutte le maledizioni di cui era a conoscenza, indeciso su quale fosse più dolorosa. Certo, probabilmente dopo sarebbe stato definitivamente sbattuto ad Azkaban, ma ne sarebbe valsa la maledetta pena. Non avrebbe mai negato che, sì! Lui aveva ucciso Neville Paciock ed aveva provato gioia nel farlo! Tutto il mondo doveva sapere che era merito suo, che lui aveva posto fine alla sua inutile vita!


"Blaise..." Neville si era messo seduto e lo guardava con un'espressione che era un misto tra colpevolezza e divertimento, le labbra che ancora tremavano per colpa di risate che volevano uscire. Quindi si sentiva in colpa ma ne era comunque divertito! Vaffanculo l'albero di banane, ci avrebbe costruito sopra una maledetta piscina.


"Blaise!"

"Che vuoi?" soffiò, come un gatto incattivito.

"Non fare il bambino!"

"Prego?" lo fulminò con un'occhiata da maledizione senza perdono.

"Okayokayokay, niente! Comunque, credo tu ti sia fatto un'idea sbagliata..."

"Ah davvero? Ma non dirmelo" si ostinò a stringere la coperta, senza guardarlo. Ma la coperta aveva l'odore di Neville e Blaise non avrebbe potuto sopportarlo a lungo.

"Non conosco nessuna lei che potrebbe farmi la ramanzina se rientro tardi a casa..."

"Mh"

"E non c'è nessun lui in grado di dirmi cosa posso o non posso fare..."

"..."

"Ma se tu mi spiegassi cosa c'entrano le forchette in tutto questo delirio, forse potrei aiutarti a vedere la situazione da un'altra prospettiva"


Blaise gli lanciò un'occhiata bieca, soffermandosi particolarmente sulla bocca rossa e gonfia di baci. Era merito suo! Un sorriso felino gli piegò le labbra quando vide Neville arrossire. Ben gli stava!


"Quando sono venuto a prendere Mathias a casa tua, nel lavello c'erano dei piatti sporchi. Due. E c'erano anche delle forchette. Due" calcò bene la parola due, cosicché fosse palese la conclusione dei fatti.

"E quindi?" il Grifondoro sbatacchiò le palpebre con aria interdetta. La sua mente non era diabolica come quella di Blaise.

"Quindi, Paciock? Con chi vivi?"

"Ti sei incastrato il cervello su delle forchette?" le labbra tremarono di nuovo, ma Neville si fece violenza pur di non darlo a vedere: avrebbe altrimenti firmato la sua definitiva condanna a morte.

"Stai evitando la domanda"

"Non sto evitando la domanda, sto solo cercando di accettare il fatto che, per Godric, ti sei incastrato il cervello su delle forchette!"

Blaise sbuffò infastidito.

"Perché non rispondi e basta invece di incastrarti sul fatto che mi sono incastrato su delle forchette?"

"Perché non puoi aver sollevato tutta questa problematica per delle forchette! E se ne avessi usate due perché sono schizzinoso?"


Blaise allargò gli occhi, incredulo. Ma che diavolo... aveva parlato con Draco?!


"Stai offendendo la mia intelligenza" replicò, gelidamente.

"Disse quello che si era incastrato su delle forchette!" rispose l'altro, arcuando con eloquenza le sopracciglia.


Il Serpeverde si alzò dal divano, lasciando ricadere la coperta a terra. Era infastidito, si sentiva preso in giro e si sentiva anche stupido, perché Paciock aveva ragione. Non poteva davvero essere andato in crisi per delle stupide posate. Ma cosa gli aveva detto il cervello? Merlino com'era imbarazzante tutto quello, non lo sopportava! Gli lanciò un'occhiata, prima di aggirare il divano.


"Vado a dormire. Tu fa come ti pare" disse, con tono di voce incolore. Aveva già lasciato trapelare abbastanza, quel giorno.

No dai, scusami!” sentì dire dal divano, ma non si voltò, continuando a camminare verso la sua camera, aggiungendo un diplomatico “Buona notte”.


Neville dovette alzarsi velocemente, per impedire che Blaise lo mollasse lì per davvero come un babbeo. Con movenze un po’ goffe, perché lui alla fin fine era quel che era, gli si piazzò davanti con espressione dispiaciuta. Blaise lo trafisse con uno sguardo di acciaio, sembrando per nulla incline a lasciarsi fermare da lui. Il Grifondoro pensò che l’avrebbe calpestato, pur di passare; sapeva perfettamente che Blaise era un tipo abbastanza permaloso, quindi se l’era cercata. E dato che se l’era cercata, stava a lui mediare alla situazione. Quando aprì bocca per parlare, utilizzò il tono più sincero e serio che avesse. Perché rivivere quella discussione una seconda volta l’avrebbe gettato nel baratro dell’imbarazzo più profondo.


Vivo con qualcuno, Blaise”

Questo l’avevo capito”


Il francese sibilò infastidito. Lo sapeva, eppure sentirselo dire così era un’altra cosa. Veder confermare le sue supposizioni con tanta tranquillità, gli aveva fatto sentire il sapore della bile in bocca. Per fortuna, era una persona calma, che non cedeva alle manie di gelosia. Non aveva nessun diritto su Neville e non lo aveva anche per porgli domande del genere. Però, quando l’aveva baciato, era stato ricambiato (anche abbastanza allegramente, avrebbe azzardato a dire). Neville aveva partecipato eccome a quello scambio di... opinioni. E quindi? Qualcosa doveva pur significare, no? Oppure Blaise si stava comportando come la classica ragazzina di turno che costruiva castelli per aria, inventandosi di sana pianta storie infinite nella sua testa? La sola possibilità che potesse far parte di quella categoria di persone, lo fece rabbrividire disgustato. Mai si sarebbe abbassato a sospirare con aria sognante e a scrivere il nome di Neville ovunque, contornato da cuoricini. Mai. Corrugò la fronte... come diavolo era arrivato a pensare ai cuoricini?


Quel qualcuno si chiama Alberic. È una persona che mi sta molto a cuore e gli voglio un bene dell’anima...” la voce pacata di Neville lo riportò alla realtà. Sbatté le palpebre, concentrandosi su di lui.

Commovente” commentò, muovendo la lingua contro voglia sul palato.

... ed è mio cugino. Si trova qui a Londra per studio, mi sono offerto di ospitarlo perché non può permettersi di pagare un alloggio, oltre la scuola”


Colpito-affondato.

Suo cugino.

Neville viveva con suo cugino.

Perché l’ipotesi che il ragazzo potesse aver ospitato qualche amico, quella sera, o che potesse vivere con un maledetto parente non gli aveva mai neanche sfiorato la mente? Aveva pensato subito alla possibilità più catastrofica. E perché non ci aveva pensato nemmeno Draco? Era anche colpa sua, si disse; si sarebbe vendicato su di lui, considerando che con qualcuno doveva pur prendersela! Doveva giustificare la totale stupidità con la quale aveva fatto fronte alla situazione; aveva covato i suoi dubbi segretamente, alimentandoli sempre più con pensieri che non avevano fatto altro che allevarli nella luce sbagliata della prospettiva di cui Neville ora parlava. Restò immobile davanti a lui, respirando piano.


E’ tuo cugino” ripeté, cercando di salvare quella poca faccia che gli era rimasta.

Sì Blaise, è mio cugino”

Non è qualcun altro”

Non è nessuno con il quale sia solito fare...” Neville gesticolò con aria imbarazzata verso il divano e passò la mano dietro il collo con le guance accaldate. A Blaise quelle guance facevano venire voglia di smetterla di fare l'offeso.

Fare?” insinuò, senza pietà, perché offeso lo era ancora e Neville avrebbe dovuto pagare per le risate che si era fatto a spese della sua dignità.

Merlino, non bacio mio cugino così!” sbottò, avvampando fino alla radice dei capelli arruffati.

Vuol dire però che lo baci?”

Come si baciano i cugini!”

E come si baciano i non cugini?” socchiuse le palpebre e lo sguardo divenne provocatorio come il sorriso obliquo che lo accompagnava.

Mi stai mettendo in imbarazzo!”

Lo so, credo che la tua faccia scomparirà per autocombustione tra quattro, tre, due...”

Stronzo, lo stai facendo a posta!” gli mollò una manata sul braccio, ma avrebbe volentieri scavato una fossa nel terreno finché non fosse arrivato in Cina; doveva scegliere tra quello o morire presto per la vergogna.

Non posso proprio nasconderti niente” lo sbeffeggiò il Serpeverde, “Sei una volpe”


Ecco Blaise, hai avuto le tue risposte e adesso? Come esci da questa situazione, possibilmente salvando anche la faccia? Piegò con capriccio le labbra, inclinando di poco la testa da un lato, con aria assorta. La risposta sembrava essere una sola.


Considerando i fatti in nuova luce, possiamo anche riprendere da dove abbiamo lasciato”

Cos-”


Neville non poté mai finire di pronunciare la frase, perché le labbra di Blaise incollate alle sue gli tolsero tutto il fiato di cui disponeva.

















NOTE DELL'AUTORE: TA-TA-TA-TAAAN! L'ho betato da cima a fondo e se pubblico così tardi è perché ho modificato un bel po' di cose. Diciamo che rileggere i capitoli dopo parecchi mesi che li hai scritti te li fa guardare sotto una nuova luce (o prospettiva, tanto per restare in tema con il titolo, ahahah! :D) Finalmente Blaise e Neville si fanno una sana limonata, lo so che la stavate aspettando trepidanti da ben QUINDICI e dico QUINDICI capitoli. Alla faccia del 'abbiate un po' di pazienza' eh? Ahaha spero di non essere risultata stucchevole o troppo poco naturale, diciamo che questo genere di scene non sono il mio fiore all'occhiello ;) Vi lascio immaginare sino a che punto arriveranno dopo aver ripreso da 'dove si erano interrotti' :p Siamo al sedicesimo capitolo, sono passati praticamente due mesi, qualcosa doveva pur succedere prima o poi! Ma il bello deve ancora venire :) Ringrazio immensamente chi ogni volta commenta questa storia con tanta pazienza, chi la legge in silenzio, chi la segue, la preferisce e la ricorda: siete tutti così fantastici che non posso descrivervi. Ci terrei però a fare un ringraziamento molto particolare a BogartBacall aka Alice, che mi ha gettata nel baratro dell'imbarazzo più totale segnalando addirittura questa storia da inserire tra le scelte. Cioè, io davanti a queste cose mi metto a frignare in modo indecente, come faccio a salvare la mia immagina nonché reputazione di Serpeverde?! Accipicchia donna, come mi hai ridotta: ad una gelatina insulsa senza volontà. Grazie mille davvero...

Un abbraccio forte a tuuutti tutti!

   
 
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